venerdì 7 gennaio 2011

Schneider Marius, Pietre che cantano. Musicologia comparata.

MARIUS SCHNEIDER | PIETRE CHE CANTANO | (Singende Steine) STUDI SUL RITMO DI TRE CHIOSTRI CATALANI | DI STILE ROMANICO | 
TRADUZIONE DI AUGUSTO MENDUNI | CON UNO SCRITTO DI ELEMIRE ZOLLA |
Milano, Edizioni SE, 2005 [Testi e Documenti 155]

Interessantissimo testo: particolarmente alle dense pagine del Cap. II: Le melodie liturgiche nei chiostri di San Cugat e di Gerona (pp. 23-56).
Ivi, pp. 33 sgg. l'Autore si diffonde in una minuziosa analisi dei motivi icnografici ed in specie icnologici del tessuto musicologico-simbolico-narrativo dei cicli plastici di cui ai capitelli nelle emergenze architettoniche claustrali ed episcopali di Gerona.













Sade - Smooth Operator 1984
(Su: http://www.youtube.com/watch?v=sOI8ae3Lub8)
(Condivisione: http://youtu.be/sOI8ae3Lub8)
(Caricato da fritz51313 - 17-mar-2010 - si ringrazia)





Viaggiare.

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Progetto Parzifal


MARIUS SCHNEIDER | PIETRE CHE CANTANO | (Singende Steine) STUDI SUL RITMO DI TRE CHIOSTRI CATALANI | DI STILE ROMANICO | 
TRADUZIONE DI AUGUSTO MENDUNI | CON UNO SCRITTO DI ELEMIRE ZOLLA |
Milano, Edizioni SE, 2005 [Testi e Documenti 155]

Interessantissimo testo: particolarmente alle dense pagine del Cap. II: Le melodie liturgiche nei chiostri di San Cugat e di Gerona (pp. 23-56).
Ivi, pp. 33 sgg. l'Autore si diffonde in una minuziosa analisi dei motivi icnografici ed in specie icnologici del tessuto musicologico-simbolico-narrativo dei cicli plastici di cui ai capitelli nelle emergenze architettoniche claustrali ed episcopali di Gerona.













Sade - Smooth Operator 1984
(Su: http://www.youtube.com/watch?v=sOI8ae3Lub8)
(Condivisione: http://youtu.be/sOI8ae3Lub8)
(Caricato da fritz51313 - 17-mar-2010 - si ringrazia)







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Occhi. Lago di Nuvole.












- blog a cura di Giovanni Pititto
(E-mail:
parzifal.purissimo@gmail.com
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giovedì 6 gennaio 2011

Feuerbach Anselm. Opere. Edizione 1922.


Feuerbach ‹fòüërbakℎ›, Anselm
Pittore (Spira 1829 - Venezia 1880); nipote di Paul Johann Anselm.


Studiò a Düsseldorf, Monaco e Parigi, dove conobbe G. Courbet, fu allievo di Th. Couture, e dipinse alcuni quadri storici.


Feuerbach ‹fòüërbakℎ›, Anselm

(IIllustrazione in Der Stille Garten / Deutsche maler des ersten und zweiten drittels des 19. jahrhunderts  / Mit 94 Bildseiten / 209. bis 230. Tausend / 1922 / Karl Robert Langewiesche / Verlag - Konigstein im Taunus & Leipzig //, pag. 96).


 


 


Feuerbach ‹fòüërbakℎ›, Anselm
Pittore (Spira 1829 - Venezia 1880); nipote di Paul Johann Anselm. Studiò a Düsseldorf, Monaco e Parigi, dove conobbe G. Courbet, fu allievo di Th. Couture, e dipinse alcuni quadri storici (La morte dell'Aretino, 1854); fu poi a Venezia (1855) e a Roma (1856-73). Ispirandosi all'antichità classica, la interpretò romanticamente. Amico di A. Böcklin, diversamente da lui non conobbe mai il successo; chiamato all'Accademia di Vienna (1873), non poté rimanervi a lungo per le opposizioni incontratevi. Le sue opere (grandi composizioni su temi classici - Medea, Il convito di Platone, La battaglia delle Amazzoni - o figure solennemente drappeggiate in attitudini tragiche o nostalgiche, Ifigenia), sono il prodotto di un'appassionata volontà di fare una pittura carica di pensiero e di sentimento, com'è anche documentato dai suoi scritti, letterariamente notevolissimi.
(Cenni biografici da:
http://www.treccani.it/enciclopedia/anselm-feuerbach/)
























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SEZIONE

Libri di Losfeld

Scansioni di GP













Scarpa. Tiziano Scarpa, Stabat Mater.

TIZIANO SCARPA |

Stabat Mater |

Einaudi ||


2008 e 2010
Einaudi
'Supercoralli'
pp. 148
ISBN 9788806171247


"È notte, l'orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una. Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte si sente perduta nel buio fondale della solitudine più assoluta.
Ogni notte Cecilia si alza di nascosto e raggiunge il suo posto segreto: scrive alla persona più intima e più lontana, la madre che l'ha abbandonata. «Ma sono lettere, queste? A me sembrano un abbraccio che si sporge alla finestra su un cortile vuoto, sono calci e pugni dati alla cieca, per aria, in solitudine».
La musica per lei è un'abitudine come tante, un opaco ripetersi di note. Dall'alto del poggiolo sospeso in cui si trova relegata a suonare, pensa «Io non sono affatto sicura che la musica si innalzi, che si elevi. Io credo che la musica cada. Noi la versiamo sulle teste di chi viene ad ascoltarci». Così passa la vita all'Ospedale della Pietà di Venezia, dove le giovani orfane scoprono le sconfinate possibilità dell'arte eppure vivono rinchiuse, strette entro i limiti del decoro e della rigida suddivisione dei ruoli.
Ma un giorno le cose cominciano a cambiare, prima impercettibilmente, poi con forza sempre piú incontenibile, quando arriva un nuovo compositore e insegnante di violino. È un giovane sacerdote, ha il naso grosso e i capelli colore del rame. Si chiama Antonio Vivaldi. Grazie al rapporto conflittuale con la sua musica, Cecilia troverà una sua strada nella vita, compiendo un gesto inaspettato di autonomia e insubordinazione.
«La musica di don Antonio entra dentro i nostri occhi, impregna le nostre teste, ci fa muovere le braccia.
Il gomito e il polso del braccio destro si snodano per manovrare l'archetto, le dita della mano sinistra si piegano sulle corde. Noi siamo attraversate dalla musica dei maschi».
(Da: http://www.einaudi.it/libri/libro/tiziano-scarpa/stabat-mater/978880617124)




















Tiziano Scarpa legge Stabat Mater.
- Caricato su Youtube da in data 17/mar/2009 - si ringrazia)

Tiziano Scarpa è nato a Venezia nel 1963. Ha scritto Occhi sulla Graticola (Einaudi 1996 e 2005), Amore® (Einaudi 1998), Venezia è un pesce (Feltrinelli 2000), Cos'è questo fracasso? (Einaudi 2000), Nelle galassie oggi come oggi (con Raul Montanari e Aldo Nove, Einaudi 2001), Cosa voglio da te (Einaudi 2003), Kamikaze d'Occidente (Rizzoli 2003), Corpo (Einaudi 2004), Groppi d'amore nella scuraglia (Einaudi 2005), Batticuore fuorilegge (Fanucci 2006), Amami (con Massimo Giacon, Mondadori 2007), Comuni mortali (Effigie 2007), L'inseguitore (Feltrinelli 2008), Discorso di una guida turistica di fronte al tramonto (Amos 2008), Stabat Mater (Einaudi 2008). Scrive su ilprimoamore.com.





"Signora Madre,

è notte fonda,
mi sono alzata e sono venuta qui a scrivervi.
Tanto per cambiare, anche questa notte l'angoscia mi ha presa d'assalto.
Ormai è una bestia che conosco bene, so come devo fare per non soccombere.
Sono diventata un'esperta della mia disperazione.

Io sono la mia malattia e la mia cura."



Vivaldi aries and concertos with Cecilia Bartoli
- caricato su Youtube da in data 17/nov/2011 - si ringrazia)
Licenza: Licenza YouTube standard





Händel- Olga Pyatigorskaya - Lascia ch`io pianga.
(Da: http://www.youtube.com/watch?v=navrmJ6Fnq4
- Caricato da in data 30/apr/2008
Olga Pyatigorskaya - Riga Dome Cathedral 26.11.07.
Licenza: Licenza YouTube standard






Händel - Farinelli - Lascia ch'io Pianga.
(Da: http://www.youtube.com/watch?v=WuSiuMuBLhM&feature=related
- Caricato su youtube da in data 07/mag/2009- si ringrazia)
Licenza: Licenza YouTube standard









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Progetto Parzifal
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Genova. Palazzo dei Principi Doria-Pamphilj. Giardino. Pavoni. 06.

mercoledì 5 gennaio 2011

Pomilio. Mario Pomilio, Quinto Evangelio.


I dubbi sacrosanti di un cattolico: ‘Il quinto evangelio’ di Mario Pomilio.
 di Alfredo Ronci
 
Immaginate in quegli anni turbolenti (1975/1976) una singolar tenzone: chi, alla fonte del sapere, s’abbeverava dello spirito ribelle, prima del vuoto pneumatico, di Rocco e Antonia (Porci con le ali), e chi, preso dal turbine organizzativo del nuovo cattolicesimo che sarebbe diventato potente – Comunione e Liberazione – rifletteva sui dubbi dogmatici di un libro (Il quinto evangelio) di uno scrittore prima quasi comunista e poi finito nelle file della Democrazia Cristiana: Mario Pomilio.
 
Detta così può sembrare boutade: macché, frotte di studenti con loden sbandieravano il libriccino con copertina di Pablo Echaurren da una parte, e dall’altra i meno smaliziati (ma poi valli a scoprire!) della nuova gioventù giussaniana s’accompagnavano con la copertina seriosa del tomo Rusconi. Uno scontro letterario-ideologico che non fece vittime, ma che lasciò qualche anima in pena.
Allora saltai ambedue gli ostacoli, questione di orticaria: gli anni mi avrebbero suggerito ben altre riflessioni e considerazione. Sì perché, tralasciando per ora Porci con le ali (ne riparleremo), Il quinto evangelio è un gran bel romanzo. Anche se sulla definizione di ‘romanzo’ ci si potrebbe andare coi piedi di piombo: diciamo piuttosto un congegno narrativo che ora andrebbe di moda se non fosse che Pomilio, perché intellettuale e scrittore di gusto, evitò la deriva nazional-popolare di un’indagine pseudo religiosa. Rimane di sicuro un’investigazione (investigazione essenzialmente sulla fede) ma attraverso un’apparecchiatura che si serve di testi veri e finti: un libro tutto d’immaginazione che però ha il suggello della più assoluta credibilità ed anche uno straordinario excursus storico che copre quasi dieci secoli di storia.
Andiamo con ordine. In Germania, precisamente a Colonia, nel 1945 un giovane ufficiale americano, Peter Bergin, trova alcuni documenti che lo mettono sulle tracce di un vangelo ancora inedito e dopo mille dubbi dedica la propria vita alla ricerca di questo e delle sue implicazioni.
Nella lettera che apre il libro e che il Bergin invia al segretario della Pontificia Commissione Biblica scrive: … ogni volta che il Cristianesimo affronta una delle sue svolte ovvero si prepara a una delle sue riscosse, riaffiora il miraggio d’un evangelo andato perduto, nel quale il cristiano traduce in termini sensibili quel tendere inappagato verso un contesto di verità ancora da scoprirsi – o propriamente, di valori ancora da attuarsi – che gli proviene dalla promessa di un supplemento di rivelazione.
Il libro si chiude con un’altra lettera, quella della ‘discepola’ (un caso la definizione che si sono dati i tanti che raccolsero l’opera del Bergin nel frattempo morto?) Anne Lee in cui ‘si aggiusta’ il rilievo da dare ad una ricerca storiografica e dogmatica. Su questa appunta: E’ vero semmai che essa includeva anche il bisogno, velleitario quanto si vuole, visionario quanto si vuole, di rincorrere un’evidenza per incontrare una speranza.
Nel mezzo, tra le due missive, una cavalcata apparentemente credibile, per l’impressionante precisione della costruzione, tra preti, monaci, semplici Viandanti certi della verità da trasmettere al popolo, martiri, poveri cristi (è il caso di dirlo!) e la Santa Inquisizione nella sua perentorio opera di dissuasione e di conservazione dello status quo.
Perché il quinto evangelio, nella forma data da Pomilio, cioè di una identità in continua trasformazione (Soltanto così potrei infatti esser sicuro di quanto incomincio a sospettare: che cioè questi Viandanti seguono in fondo il Vangelo di sempre, ma lo seguono così fedelmente da farlo parere irriconoscibile) è l’antitesi dell’immobilità dogmatica e politica della Chiesa. E dove questa stessa, nel romanzo, appare aggressiva solo ed unicamente per la conservazione dei propri privilegi. Qualcuno, all’interno, intuisce la grazia degli ‘eretici’, la loro verginità di fondo, l’amore disconnesso dal profitto: Non sono dei fanatici e tanto meno dei violenti. Né mettono in discussione uno solo dei nostri dogmi. Ma tu avverti lo stesso nel loro atteggiamento qualcosa d’inflessibile, che assomiglia alla indisciplina: come se, ecco, tralucesse al fondo dei loro occhi d’innocenza, nelle parole che pronunziano, nel modo in cui le pronunziano, l’equanime, tranquilla, inviolabile intransigenza di quelli di cui si dice San Paolo che non si sentono “sotto la legge, ma sotto la grazia”, e appunto questo fatto li invogliasse a considerarsi gli unici “figli di Dio senza macchia in seno ad una generazione perversa e sviata.
In questa finzione veritiera Pomilio sa di giocare carte ‘pesanti’: discettar di libero arbitrio, di drammi, di dogmi, della mano lunga del potere (quello ecclesiastico, certo!), di verginità spirituale, attraverso un espediente, quello della ricerca di un vangelo che sembra esserci ma che ogni volta sembra sfuggire di mano, come una sorta di santo Graal all’ennesima potenza, che testimonia però una ricerca genuina delle radici del Cristianesimo e dell’esplorazione della fede. Perché questa, ci permettiamo di dire, proprio come lo stesso ‘misterioso’ evangelio, secondo le parole di un altro discepolo di Bergin: toccherà di scoprirlo solo a chi veramente crede che ci sia.
Sconsiderata dunque, tornando alle radici iniziali, la contrapposizione ideologica e letteraria di quegli anni settanta: Porci con le ali voleva essere rivoluzionario, ma non ci riuscì e nemmeno fu creatura narrativa di gran rispetto; Il quinto evangelio, sorta di contraltare ideologico e ‘bibbia’ della nuova generazione di cattolici, era, oltre che romanzo riuscitissimo, una spina al fianco dell’immobilismo clericale. Quelli di Comunione e Liberazione non lo capirono, perché le punture di questo erano impenetrabili alla forte corazza di cinismo.
L’edizione da noi considerata è:
Mario Pomilio, Il quinto evangelio, Rusconi - 1975

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Paesaggi dell'Anima. 0003.

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Dentro. Fuori.


 
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domenica 26 dicembre 2010

QUANDO LA CITTA' ERA ... UNA CARTOLINA!

Splendido libro quello di Antonio Manco, che dire. “La cartolina. Monteleone – Porto Santa Venere, Vibo Valentia - Vibo Valentia Marina Testimonianze del Novecento”.

Attraverso questa raccolta di cartoline viaggiate e non, si percorrono due secoli, due monarchie, una in macerie e già cancellata da qualche decennio, quella dei Borbone delle Due Sicilie, un’altra in auge ma destinata a perire per contrappasso della storia, quella dei Savoia. C’è la dittatura fascista, regime d’operetta e cartapesta, ed una repubblica nata sulle speranze e agonizzante poi nell’inganno. Non si trovano in questa raccolta, grazie a Dio, le moderne vedute, quelle dove non si trovano più gli antichi declivi, i giardini, le colline, gli alberi, le spiagge, le belle facciate dei palazzi ed alcuni vicoli, i basolati, le antiche illuminazioni. Non ci sono le cartoline vista tangenziale indicata dai cartelli stradali ma mai aperta perché costruita sulle sabbie mobili. Non c’è l’ospedale nuovo panoramicissimo non costruito con fior fiore di mazzette, passate, presenti e future. Non ci sono i quartieri nuovi senza un negozio, una chiesa, un bar, un giardinetto dove portare il proprio bambino a giocare o il cane a pisciare. Ci sono però cartoline che hanno immortalato epoche e momenti di vita della nostra comunità, comunità devastata da cataclismi naturali, il terremoto del 1905, e umani, una classe dirigente inadeguata che ne ha determinato lo scempio e la distruzione di quanto di bello ci fosse e non c’è più. Del “Giardino sul Mare” è rimasto solo lo slogan pubblicitario. Cartoline che testimoniano la perdita del nome da parte di Porto Santa Venere trasformato senza alcun atto amministrativo in quello di Vibo Marina. Perse anche le persone, le barche, le reti stese ad asciugare, persi gli antichi mestieri, le arti e tutto quanto era frutto del sudore e del sacrificio. Appare arduo ritrovare alcuni scorci, facciate di palazzi o l’antico Teatro Comunale, detto il piccolo San Carlo per la sua acustica perfetta. Su qualche facciata si intravedono i faccioni di Mussolini e le scritte inneggianti al duce e al regime. Il teatro non c’è più, ed oggi in un capoluogo immiserito e triste ci si accapiglia su dove costruirne uno nuovo. Che miseria. In qualche cartolina appaiono uomini eleganti con bastone e paglietta, donne nei costumi tipici e bambini sulla spiaggia sotto ombrelloni colorati. Dov’è tutta questa gente, che fine ha fatto, cosa ha fatto per il nostro paese, com’è vissuta, dov’è andata, chissà cos’è diventata e ora non è più. Inclemenza dell’anagrafe e del tempo. Amarezza e gioia sfogliando le pagine di questo libro, amarezza per un’epoca in cui si guardava al futuro con speranza, e noi, che siamo quel futuro che anelavano i nostri antenati, ci rendiamo conto che qualcosa forse non è andato come doveva andare. Viviamo il futuro guardando un passato che pur non essendo stato esaltante, pur nella pochezza di mezzi e risorse, aveva ideali, coraggio, voglia di fare. C’era l’entusiasmo del vivere e del realizzare, la forza nel credere nelle idee e la consapevolezza della certezza del progresso. L’eleganza dei palazzi pur nella modestia dei materiali. Oggi tutto è cambiato. I nostri padri sicuramente non avrebbero approvato o forse neanche immaginato una Vibo com’è quella di oggi. Disordinata, sporca, maleducata, cresciuta a dismisura senza regole morali ed estetiche. Nelle vecchie cartoline tutto è ordinato, pulito. Oggi sarebbe difficile scattare una foto non includendovi un sacco della spazzatura, cartacce o altri rifiuti abbandonati o qualche SUV sul marciapiedi o qualche insegna al neon su una facciata ottocentesca. Facciate violentate dalla sventura e dall’ignoranza, antichi infissi in legno hanno lasciato il posto a volgare alluminio anodizzato, nuovi balconi a devastare rigore e stile. Sfogliare questo libro è come aprire un cassetto e trovarvi dentro le foto dei nonni, dei bisnonni, dei propri genitori o di noi stessi, quando eravamo giovani, sani, belli, magari con tanti capelli e pure magri. Oggi, facendo il confronto tra la Vibo che fu e quella che è, siamo di fronte ad un anziano decaduto nel corpo e nella mente, dove i nipoti scappano per un futuro migliore in altri luoghi ed altre terre, recidendo radici, sogni e speranze di una rinascita che stenta a trovare humus, contadino e bastone adatto a dargli una crescita dritta e rigogliosa. La fascetta con il Patrocinio di Comune e Provincia di Vibo Valentia non importa se solo morale o anche pecuniario. Non vale né il primo, né il secondo. È un ulteriore arrogante e vergognoso limite dei nostri piccoli amministratori. Segno di un declino inarrestabile, controsenso quasi volgare poiché la memoria non la si tutela solo con un libro, per quanto nobile e utile. La memoria si tutela, giusto per fare un esempio, salvando magari le barche logorate dalle intemperie fuori dalla Tonnara di Bivona. Quelle barche che hanno scritto la storia della marineria calabrese, bagnate di sangue di tonni e sudore di pescatori, quelle barche che hanno sfidato i flutti del mare ma sono invece affondate sulla terraferma, nella procella dell’ignoranza dell’amministrazione comunale vibonese. Barche che noi non vedremo più in un museo, ma forse in una prossima pubblicazione di un altro romantico Antonio Manco, magari tra 100 anni. Ed i nostri discendenti si chiederanno come noi oggi che fine abbiano fatto quelle barche, che fine abbia fatto la nostra memoria.

Roberto Maria Naso

martedì 16 novembre 2010

ITALCEMENTI, CDR E PFU: UN PROGETTO DA RIFIUTARE PERCHE' CARENTE (COME DA VERBALE)!

La nostra contrarietà a trasformare l'Italcementi in un inceneritore è nota, così come sono note le ragioni. Basta cliccare sull'argomento CDR del nostro blog per riportarle a memoria.
E' triste però notare come all'aumento delle paure per tale proposta, la politica nostrana - con la solita preoccupante cecità e superficialità di giudizi - preferisca dividersi sul niente, piuttosto che informare i cittadini.
Noi preferiamo continuare ad informare sui fatti. Lo avevamo fatto pubblicando il Progetto
[Relazione Tecnica sull'uso del CDR (8 mb); Relazione Tecnica sull'uso del PFU (5,3 mb); Relazione SIA completa (10,5 mb)], e sfogliandolo semplicemente, ci sorprese l'assoluta uniformità di quel progetto con la Relazione Tecnica dell'Italcementi di Vibo e quella della stessa società per lo stabilimento di Scafa (a parte l'altezza ed il diametro della ciminiera -la nostra è più grande - le relazioni non hanno praticamente molte differenze: stesse parole, stessi capitoli, stesse procedure, stesso anno d'elaborazione (2007). Date un'occhiata per verificare! Nessuno di noi azzardò che fosse una copia perfetta, ma il dubbio che non fosse proprio realizzato secondo le caratteristiche della nostra cementeria, in pieno centro urbano ed in un territorio che punta il suo futuro sul turismo, era più che leggittimo.
Che quel progetto presentasse "anomalie" dunque, rispetto alla sicurezza ambientale richiesta per un simile impianto, era prevedibile ma tutto ci aspettavamo meno che rilevarlo dalla Conferenza di Servizi che in qualche modo avrebbe dovuto dare il via alla fabbrica. Oltre a non specificare come fronteggiare l'aumento del traffico di mezzi pesanti, il controllo sulle polveri, le ceneri incombuste dei rifiuti, gli imprevisti, le autorizzazioni pregresse (avute o meno)etc. ... gravi lacune presenta rispetto al sistema di monitoraggio delle emissioni in atmosfera!
Insomma ... la comunità corre grossi rischi consentendo alla fabbrica di alimentarsi con i rifiuti (provenienti da chissà dove) solo per spendere sempre meno - anzi guadagnandoci - in combustibili, aumentando così i suoi profitti.

Ma più delle nostre osservazioni valgono gli atti, percui pubblicando l'intero verbale della Conferenza di Servizi tenutasi il 15 settembre 2010 [clicca quì per scaricarlo in pdf], presso il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, diamo a tutti la possibilità di comprendere la complessità della trasformazione dell'impianto e le posizioni effettive degli enti intervenuti, che in breve riassumiamo, anche se è utile preliminarmente sottolineare le due sorprendenti "discrasie politiche" che emergono dal verbale: Seppur sulla stampa locale emerge una posizione "quasi favorevole" del comune di Vibo (al pari dello schieramento di destra) sul CDR, nel verbale risulta in realtà molto riluttante: non esprime alcun parere, subordinandolo alla piena conoscenza dei dati pregressi e del futuri, oltre che alla stipula di una convenzione compensativa. Stesso discorso per la Provincia: seppur sulla stampa locale emerge una posizione contraria (al pari dello schieramento di sinistra), l'Ente si esprime favorevolmente sul CDR, con qualche riluttanza sulle emissioni in atmosfera.
Ma leggiamo attentamente le posizioni espresse dagli enti presenti alla riunione:

Il Comune di Vibo Valentia ritiene fondamentale che il monitoraggio sia specificamente dettagliato da ARPACal, con particolare riferimento alla necessità della ditta di utilizzare CDR come combustibile alternativo, le cui ricadute non sono note al Comune. Il Comune chiede che gli sia chiarito l'iter concessorio dello stabilimento e gli aspetti urbanistici, oltre a conoscere quali siano le emissioni che si individueranno al camino, con particolare riferimento al rispetto dei limiti di legge. Ulteriore richiesta da parte del Comune è sapere qual è la compensazione ambientale agli eventuali impatti ambientali arrecati al territorio, e che venga stipulata apposita convenzione prima del rilascio del parere conclusivo. Ritiene inoltre che, per poter esprimere il proprio parere di competenza, sia necessario acquisire preventivamente la VIA.

II Consorzio Industriale di Vibo Valentia fermo restando il rilascio dei previsti pareri ambientali, ricorda che è opportuna la stipula di un atto aggiuntivo alla convenzione in essere con la ditta perché sia migliorato l'afflusso all' impianto in modo da alleggerire la viabilità esistente prima della conclusione dell 'iter del procedimento.

L'ARPACal per gli aspetti ambientali, che specifica la necessità di acquisire la compatibilità ambientale, senza la quale non si ritiene possa essere chiuso il procedimento. Chiede che il piano di monitoraggio sia rettificato ed integrato con una serie di indicazioni che vengono allegate, che la ditta si riserva di presentare. Entrando nei contenuti le prescrizioni introdotte servono ad effettuare controlli più stringenti sulle emissioni (controllo in continuo con accesso da parte di ARPACal) per la verifica dei limiti di legge, oltre ad avere analisi periodiche sui prodotti (rifiuto) in ingresso ed in uscita all'impianto. In merito all'utilizzo del CER 16.01.03 sia specificato che si tratta esclusivamente di pneumatici fuori uso e non altre parti di gomma dei veicoli. Particolare attenzione deve essere anche dedicata alle caratteristiche del cdr in ingresso utilizzato come combustibile. L'ARPACal segnala l' esigenza di poter fare un sopralluogo sull'impianto.

La Provincia, in linea di massima rilascia parere favorevole relativo ai rifiuti a condizione che vengano rispettati i limiti previsti dalla legge, mentre per le emissioni in atmosfera si riserva di rilasciare il parere previa valutazione del piano di monitoraggio delle emissioni diffuse e convogliate.

L'ASP di Vibo Valentia fa proprie le prescrizioni dell 'ARPACal vista la necessità di conoscere quali siano le emissioni dei camini e di averne un controllo in continuo e comunque vincola il proprio parere al parere di compatibilità ambientale.


Se dunque quel progetto presenta tali carenze, come messo a verbale, è di fatto del tutto inattuabile, dunque non approvabile da nessun ente per come è stato presentato!
Ma una domanda però ci gira in testa come un tarlo:
Come è possibile che si discuta di autorizzare o meno CDR e PFU, modificando l'impianto di una azienda che ancora oggi immette nell'atmosfera i suoi fumi, filtrati o meno, senza/priva (come risulta dal verbale pubblicato oggi) l'Autorizzazione Integrata Ambientale e ... ancor più la Valutazione d'Impatto Ambientale per l'attuale impianto?

domenica 12 settembre 2010

Saramago. José Saramago, Caino.

José Saramago, Caino (Caim), 2010, Feltrinelli.


Sinossi
A vent'anni dal Vangelo secondo Gesù Cristo, José Saramago torna a occuparsi esplicitamente di religione con una prova narrativa impeccabile per stile e ironia. Se in passato il premio Nobel portoghese ci aveva dato la sua versione del Nuovo Testamento, ora si cimenta con l’Antico. E per farlo, sceglie il personaggio più negativo, la personificazione biblica del male, colui che uccide suo fratello: Caino. Capovolgendo la prospettiva tradizionale, Saramago ne fa un essere umano né migliore né peggiore degli altri. Al contrario, il dio che viene fuori dalla narrazione è un dio malvagio, ingiusto e invidioso, che non sa veramente quello che vuole e soprattutto non ama gli uomini. È un dio che rifiuta, apparentemente solo per capriccio e indifferenza, l’offerta di Caino, provocando così l’assassinio di Abele. Cacciato e condannato a una vita errabonda, il destino di Caino è quello di un picaro che viaggia a cavallo di una mula attraverso lo spazio e il tempo, in una landa desolata agli albori dell’umanità. Ora da protagonista, ora da semplice spettatore, questo simpatico avventuriero un po’ mascalzone attraversa tutti gli episodi più significativi della narrazione biblica: la cacciata dall’Eden, le avventure con l’insaziabile Lilith,il sacrificio di Isacco, la costruzione della Torre di Babele, la distruzione di Sodoma, l’episodio del vitello d’oro, le prove inflitte al povero Giobbe, e infine la vicenda dell’arca di Noè (alla fine della quale, con un colpo da maestro, l’autore cambia radicalmente il corso della storia umana). Riscrittura ironica e personalissima della Bibbia, Caino è un’eccezionale invenzione letteraria e una potente allegoria che mette in scena l’assurdo di un dio che appare più crudele del peggiore degli uomini. L’opera maggiore di uno scrittore nel pieno della sua maturità, forse mai così libero, lucido e vivace.
Altre informazioni
Genere:letteratura internazionale
Parole chiave la Feltrinelli:narrativa moderna e contemporanea (dopo il 1945), NarrativaModerna, Nobel Saramago, Levi Narrativa
Traduttori Rita Desti
Titolo Caim
Listino€ 15,00
Editore Feltrinelli Collana I Narratori
Data uscita21/04/2010
Pagine144
LinguaItaliano
EAN9788807018060
(Da: http://www.lafeltrinelli.it/products/9788807018060/Caino/Jose_Saramago.html)

In sintesi
Caino è protagonista e voce narrante. È lui che racconta della blasfema convivenza fra Eva e il cherubino Azaele, l'assassinio del fratello Abele e il suo successivo dialogo filosofico con dio, la maledizione, il marchio e l'incontro con l'insaziabile Lilith nella città di Nod. E attraverso i suoi occhi che assistiamo al sacrificio di Isacco, alla costruzione della Torre di Babele, alla distruzione di Sodoma. E lui che dialoga con Mosé in attesa sul monte Sinai e che vede nascere l'identità israelita, fino a un ultimo duro confronto con dio. Se nel Vangelo secondo Gesù Cristo José Saramago ci ha regalato la sua visione del Nuovo Testamento, con Caino irrompe l'Antico, e ancora una volta Saramago, dichiaratamente non credente, rivendica il diritto a dire la sua in materia di religione. E lo fa, anche questa volta, a voce ben alta, con quella sua inconfondibile ironia capace di trasformare in sublime letteratura la storia di un Caino che accetta, si, il proprio castigo per l'uccisione di Abele e il destino di errante, ma, insieme, insorge contro un dio crudele e sanguinario che considera corresponsabile. E a questo dio che Saramago, per voce di Caino, chiede spiegazioni, per affermare ancora una volta che "la storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con dio, perché lui non capisce noi, e noi non capiamo lui". Ed è essenzialmente l'uomo, nella cui mente solo esiste il dio, a essere il protagonista di queste pagine. 
Dettagli del libro italiano
Titolo: Caino
Autore: José Saramago
Traduttore: Desti R.
Editore: Feltrinelli
Collana: I narratori
Data di Pubblicazione: Aprile 2010
ISBN: 8807018063
ISBN-13: 9788807018060
Pagine: 142
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea
Formato: brossura
(Da: http://www.libreriauniversitaria.it/caino-saramago-jose-feltrinelli/libro/9788807018060)

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Caino
Classificazione: Letteratura portoghese
Autore: Jose Saramago
Casa editrice: Feltrinelli
La trama e le recensioni di Caino, romanzo di José Saramago edito da Feltrinelli. 
A vent'anni dal Vangelo secondo Gesù Cristo, José Saramago torna a occuparsi esplicitamente di religione con una prova narrativa impeccabile per stile e ironia. Se in passato il premio Nobel portoghese ci aveva dato la sua versione del Nuovo Testamento, ora si cimenta con l’Antico. E per farlo, sceglie il personaggio più negativo, la personificazione biblica del male, colui che uccide suo fratello: Caino. Capovolgendo la prospettiva tradizionale, Saramago ne fa un essere umano né migliore né peggiore degli altri. Al contrario, il dio che viene fuori dalla narrazione è un dio malvagio, ingiusto e invidioso, che non sa veramente quello che vuole e soprattutto non ama gli uomini. È un dio che rifiuta, apparentemente solo per capriccio e indifferenza, l’offerta di Caino, provocando così l’assassinio di Abele. Cacciato e condannato a una vita errabonda, il destino di Caino è quello di un picaro che viaggia a cavallo di una mula attraverso lo spazio e il tempo, in una landa desolata agli albori dell’umanità. Ora da protagonista, ora da semplice spettatore, questo simpatico avventuriero un po’ mascalzone attraversa tutti gli episodi più significativi della narrazione biblica: la cacciata dall’Eden, le avventure con l’insaziabile Lilith,il sacrificio di Isacco, la costruzione della Torre di Babele, la distruzione di Sodoma, l’episodio del vitello d’oro, le prove inflitte al povero Giobbe, e infine la vicenda dell’arca di Noè (alla fine della quale, con un colpo da maestro, l’autore cambia radicalmente il corso della storia umana). Riscrittura ironica e personalissima della Bibbia, Caino è un’eccezionale invenzione letteraria e una potente allegoria che mette in scena l’assurdo di un dio che appare più crudele del peggiore degli uomini. L’opera maggiore di uno scrittore nel pieno della sua maturità, forse mai così libero, lucido e vivace.

José Saramago, nato ad Azinhaga, in Portogallo, nel 1922, è narratore, poeta, drammaturgo e giornalista. Considerato il più importante scrittore portoghese contemporaneo, ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1998.
(Da: http://www.qlibri.it/narrativa-straniera/romanzi/caino/)

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Josè Saramago e Caino: l'arte di essere blasfemi
Il premio nobel portoghese torna a parlare di Dio e religione con Caino, una divertita apologia del più famoso condannato della storia

27-04-201015:54  
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Josè Saramago e Caino: l'arte di essere blasfemi
di Fabio Deotto
Il premio nobel portoghese torna a parlare di Dio e religione con Caino, una divertita apologia del più famoso condannato della storia.
Alcuni lo chiamano realismo magico, altri satira biblica, altri ancora la liquidano come blasfemia. La prosa dell'ottantottenne Josè Saramago è tra le più originali della letteratura contemporanea, e versatile al punto da poterla utilizzare per filtrare qualsiasi tema: in questo caso, la religione.
In Caino (142 pagine, Feltrinelli), come già aveva fatto vent'anni fa ne Il vangelo secondo Gesù Cristo ,  Saramago prende le sacre scritture e le scalda fino a renderle duttili, plasmabili, e in definitiva, un ottimo materiale narrativo. Così può succedere che il cherubino posto a sorvegliare come un buttafuori le porte del Paradiso possa essere corrotto da una languida Eva, l'angelo inviato da Dio per fermare la mano di Abramo possa arrivare in ritardo a causa di problemi con l'ala destra e Caino possa ritrovarsi a essere l'improbabile salvatore di Isacco. Nel romanzo dunque Caino non è solo un fratricida condannato alla colpa eterna, assomiglia di più a un viandante a cavallo della sua mula, un ribelle condannato, da un Dio "malvagio, rancoroso" e incapace di amare gli uomini, ad attraversare momenti leggendari quali la distruzione di Sodoma e la costruzione dell'Arca di Noè.
Non è la prima volta che lo scrittore portoghese si cimenta con un tema religioso. Già nel 1991, con Il vangelo secondo Gesù Cristo, il futuro premio Nobel si era attirato l'odio della chiesa cattolica romana e portoghese, per aver riscritto la storia di Cristo infarcendola di sesso, peccato e sfumature volutamente blasfeme. Come in Caino, il Dio di cui Saramago (dichiaratamente ateo) scriveva nel 1991 era un personaggio crudele e doppio, capace di includere in sè sia il bene che il male e di trattare con il Diavolo come farebbero due leader politici alla tavola di un pranzo formale.
Al tempo le pressioni degli ambienti cattolici avevano convinto l'autore a trasferirsi dal Portogallo all'Isola di Lanzarote, nelle Canarie, dove attualmente vive assieme alla moglie Pilar (che è anche traduttrice ufficiale delle sue opere in spagnolo.) Probabilmente questa volta le critiche saranno meno roventi (non si parla di sesso tra Gesù e Maria Maddalena, solo di un uomo che uccide il fratello dopo una scaramuccia con il padreterno), ma di certo Caino non sfuggirà alla penna rossa del Vaticano che lo includerà sicuramente sullo scaffale dei "libri sconsigliabili", dove già prendono polvere Dan Brown e altri moderni Giordano Bruno.
(Da: http://cultura.panorama.it/libri/Jose-Saramago-e-Caino-l-arte-di-essere-blasfemi)

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