1659-1700. MAST. Atti di gestione amministrativa. Vicariato. Mileto: Chiesa abbaziale SS.ma Trinità: Ricostruzione e "Questione Macerie". Bilanci mensili di Entrata - Uscita.
1659-1700. MAST. ATTI DI GESTIONE AMMINISTRATIVA. VICARIATO. BILANCI MENSILI DI ENTRATA- USCITA. VOCI DI: AFFITTI. AIELLO. ALIMENTI. BESTIAME. CAPITALI. CENSI. CERAMIDI. CHIESA. COLLEGIO SCOZZESE. COLTURE. CONTRIBUTIONI. DEBITI. DIVERSE. GERACE. GRANARO. LAUDEMIO. MANDRE. MASSERITIE. MORTAGGI. OLIO. PALMI. PENE. PENSIONE. RESTITUTIONI. RISARCIMENTI. SEMINARA. SPOSALITII. STALLA. TONNARA.
Di esse, ai fini di una ricerca sulla questione in oggetto, risultano pertinenti le seguenti: CERAMIDI. CHIESA. DIVERSE. MASSERITIE. PENE. PENSIONE. RISARCIMENTI.
1659. ABBAZIA. INTROITO COMPLESSIVO ANNUO. Lista dell’entrate ricente dalla n(ost)ra abbadia d(i) Calabria. Si agiunga a questa lista dell’entrate dell’abb(adi)a l’anno 1661 e 1662 fino a tutto (novem)bre.
1659, agosto 15. Monteleone. Pro vicariato ad interim Francesco PATIGNO (da 15 agosto 1659). Rettore del gesuitico collegio di Monteleone. In assenza ADINOLFI, vicario generale dell’abbazia di Mileto, è proprio su Patigno che grava tutto l’onere dei primi provvedimenti a seguito del sisma 1659. Patigno lascia la funzione di vicario MAST il 12 maggio 1661. Adinolfi era in quel periodo fuori sede, sottoposto a grave procedimento disciplinare interno per presunte irregolarità nella gestione economica dell’abbazia stessa.
1659. Introito fatto dal p. Francesco Patigno dell’entrate riscosse dal patrim(oni)o dell’Abb(adi)a della SS. a Trinità di Mileto, spettante al Colleg(i)o Greco di Roma dalli 15 d’agosto 1659 per tutto il mese di gennaro del 1661. Nota tergale: Conti dell'Abbadia dalli 15 agosto 1659 sin a tutto genn(aio) 1661.
1659. Introito fatto dal p. Francesco Patigno dell’entrate riscosse dal patrim. o dell’Abb. a della SS. a Trinità di Mileto, spettante al Colleg. o Greco di Roma dalli 15 d’agosto 1659 per tutto il mese di gennaro del 1661. Nota tergale: Conti dell'Abbadia dalli 15 agosto 1659 sin a tutto genn. 1661.
1659. Ag. -ott. Esito fatto dal p. Francesco Patigno dell’entrate riscosse dell’Abbatia di Mileto, à benef(ici)o della medes(im)a. Dalli 15 d’agosto 1659 per tutto genn(ai)o 1661. Nota tergale: Conti dell'abbadia dalli 15 agosto 1659 sin a tutto genn(aio) 1661.
1659, nov. 6 novembre 1659. Primo rapporto del rettore curato chiesa MAST, Antonio Villi, con informativa su sisma e distruzione chiesa, a poche ore dall’evento. Con interessanti particolari su effettivo stato danni e rovine.
1659, novembre. Corrispondenze Francesco Patigno, pro-vicario MAST pro tempore, del novembre 1659. Tra cui, importante, quella del 22. 11. 1659 di relazione sull’effettivo stato dei danni a chiesa MAST. Con dettagliate informative, minuziose, su cosa rimasto e cosa distrutto. E prima ipotesi del futuro piano di ricostruzione.
1659. nov. Esito fatto dal p. Francesco Patigno dell’entrate riscosse dell’Abbatia di Mileto, à benef(ici)o della medes(im)a. Dalli 15 d’agosto 1659 per tutto genn(ai)o 1661. Nota tergale: Conti dell'abbadia dalli 15 agosto 1659 sin a tutto genn(aio) 1661.
1659-1661. Introito fatto dal p. Francesco Patigno dell’entrate riscosse dal patrim. o dell’Abb. a della SS. a Trinità di Mileto, spettante al Colleg. o Greco di Roma dalli 15 d’agosto 1659 per tutto il mese di gennaro del 1661. Nota tergale: Conti dell'Abbadia dalli 15 agosto 1659 sin a tutto genn. 1661.
MILETO ANTICA. CHIESA E COMPLESSO ABBAZIALE DESCRITTI. TERREMOTO. DISTRUZIONE.
1659, novembre 28. Monteleone. Francesco PATIGNO, rettore collegio gesuitico Monteleone e Provicario ad interim MAST, a [Francesco Maria GENTILE, rettore del Collegio Greco, Roma]. [1]
Quarto e conclusivo rapporto sul terremoto, con maggiore descrizione stato danni chiesa e complesso abbaziale.
Notizie su vittime e consistenza danni in Mileto, in Monteleone, nel Territorio.
Essendo missiva del Rettore di un Collegio gesuitico, in cui ci rivolge a proprio superiore in Roma, testo si diffonde anche su aspetti di questioni interne che non hanno interesse in questa sede; si stralcia quindi solamente quanto sul terremoto.
E siamo all’ultimo – dei quattro tutti importanti rapporti Patigno.
Francesco Patigno, S. J. , rettore del Collegio gesuitico di Monteleone, assume la gestione vicariale MAST non già in pienezza di poteri, bensì ad interim. Vicario titolare rimaneva pur sempre Adinolfi [1].
Alla rovina per evento sismico, dunque, di chiesa e monastero MAST, per una piena comprensione degli eventi immediati come in specie di quelli forieri di quanto poi ebbe a seguire - necessita associare il vuoto di potere decisionale diretto, e immediato, e s’intende sul luogo dei tragici eventi distruttivi.
A ciò uniscasi altri due non certo insignificanti particolari: la gestione economica MAST era stata per lunghissimi anni nelle mani di Francesco di Giovanni. Ma, già vicario era ormai vecchio, infermo, lontano. Patigno lo menziona; ne ha reprimenda dal Rettore del CG.
L’altro fu il recentissimo cambio di gestione al Rettorato dello stesso Collegio Greco.
Tanto, i tre dianzi menzionati problemi, si profilavano sullo sfondo di una situazione in cui ormai da decenni la verticistica catena e struttura di comando e gestione MAST nulla più aveva a che fare con il luogo, fisico: Mileto.
Da decenni infatti su quello che da sempre era il sito dell’abbazia, l’Abbazia di Mileto non c’era.
Esisteva il Vicariato. Ma da decenni era a Monteleone.
Ciò e tanto porta come portò a varie immediate sciagurate conseguenze:
- Impossibilità particolare e generale di prestare le prime provvidenze, atte almeno a salvare vite, ristorare e portare soccorso e conforto ai parrocchiani del “Borgho” (Quartiere del sobborgo abbaziale. E rompere l’atavica plurisecolare reciproca diffidenza e reciproca ostilità con l’ “altra” Mileto: quella della parrocchia del Vescovato. La sciagura era comune. Ma tutto questo era forse troppo, per una situazione sociale di allora [2].
- Organizzare una almeno minimale salvaguardia di suppellettili ed arredi di pregio della Chiesa, e complesso abbaziale [3].
- Coadiuvare il parroco Villi nella indispensabile opera di attivare e mantenere contatti celeri con la lunga catena di comando, da Mileto a Monteleone; e dal Vicariato sino a Roma [4].
1659, novembre 28. Monteleone. Francesco PATIGNO, rettore collegio gesuitico Monteleone e Provicario ad interim MAST, a [Francesco Maria GENTILE, rettore del Collegio Greco, Roma].
[f.1r]
“Molto r(everen)do in (Cristo) p(ad)re
Pax (Cristi)
(…)
“Con la passata non potei dar ragguaglio minuto alla reverenza vostra delle rovine dell’abbadia di Mileto, perché, essendo ritornato da fuori Monteleone, sì per la stanchezza, sì per il breve tempo di potere scrivere partendo la posta per Napoli, non potei farlo.
Lo faccio adesso, con questa (…)
Cascò dunque tutto il corpo di detta abbadia, sino alla testa dell’altare maggiore.
A p i o m b o.
Di modo che non si vede sotto le macerie un travo, o una colonna, <ancorché> siano grandissime, ma tutto <è> coperto di macerie; che, per essere livellate, sopra pare un lastrico.
La nicchia dell’altare maggiore <è> tutta per terra, essendosi spezzate tutte le catene, grosse, di ferro, poste l’anno passato; solamente <vi> restò parte del muro verso il giardino del nostro palazzo, dove (?), verso mezzogiorno, la catena di ferro di cui non si spezzò; -- e sarebbe stata meglio che anch’essa fosse caduta.
Cascò <invece>gran parte di detto muro, sopra le camere dove stavano li monaci, e le mandò tutte per terra.
Al presente, di detta chiesa non v’è altro che le mura delle due ali.
L’ala che sta verso tramontana non è rimasta dritta, ma alquanto inclinata; quella verso mezzogiorno sta dritta.
Il muro della porta della chiesa sta sano.
Del campanile (che stava attaccato a detto muro di chiesa, dalla parte destra, verso mezzogiorno), poiché *aveva una grossa scarpa di fabbrica sotto, non se ne distrusse la parte inferiore, ma cadde dalla parte di sopra, solamente; et sfondò, da sopra, una camera dell’abitatione del vicario.
Restò, in detto campanile, la campana grande, appesa; ma la mezzana, che sarà da 20 cantara, il terremoto la sciolse d’onde era appesa et la lasciò sopra la finestra verso mezzogiorno di detto campanile.
<Poggiata> sopra un globo, <grande> quanto una carrozza, d’un muro caduto di sopra <e> che si fermò tra l’apertura di detta finestra.
La campana per gratia di nostro Signore è sana, ma non so come si potrà calare a basso.
L’altra campana picciola cadde, ma restò sana et illesa.
(…)
Se il muro dell’ala della chiesa verso tramontana, che pare inclinato, non risulti troppo danneggiato, allora si potrebbe pensare di servirsi dei muri delle ali et del muro della porta et fare per traverso una nuova chiesa.
<In questo caso> non si farebbe altro che un muro per traverso tra l’ala di mezzogiorno et quella di tramontana et si dovrebbero alzare un poco più dette ali, per essere troppo basse.
Questa sarebbe la minore spesa, oltre che con le pietre cadute si potrebbero fare le calcare di calce.
Ma sterrare et levare le macerie cadute, comporta grandissima spesa; et dicono i competenti che non bastano duemila ducati.
Certo è che la se la chiesa nuova, da farsi, non si fa nel suddetto modo, sarà impossibile farla in altro modo, o in un altro sito, quale non v’è.
Ho voluto discendere a tante minuterie, acciò la reverenza vostra resti bene informata.
In Mileto, nella nostra giurisdittione, vi sono due chiesette, piccole.
Una, detta s. Rocco, poco più grande d’una camera, dove al presente sta riposto il SS.mo et s’officia, et non v’è che un piccolo altare, che non ha patito molto.
L’altra è di s. Angelo, con tre altari, più grandetta, ma sta tutta scoperta, con i muri d’ogni parte rotti et sconquassati.
Questo è lo stato delle rovine <, in Mileto>.
(…)
Riverisco infine con tutto l’affetto la reverenza vostra <e> alli suoi santi sacrifici et orationi mi raccomando.
Monteleone, 28 novembre 1659.
(…)
Umilissimo servo nel Signore,
d(on) Francesco Patigno. //
NOTE
[1] Che trovavansi inquisito, prima carcerato a Napoli, poi tradotto sotto processo a Roma; infine prosciolto. Accusa? Essersi “distratto” con la cassa abbaziale. Nulla di diverso da altre cento analoghe accuse a carico de vicari precedenti. Patigno, come se ne legge, non ha acrimonie personali avverso Adinolfi: egli lo richiama più volte nelle sue. Motivo in più per supporre; ed alla luce di altre e numerose fonti convincersi, che se mai il problema era insito nel sistema stesso delle finanze abbaziali.
[2] Ma comune non venne sentita. Anzi: ved. nota successiva.
[3] Adoperarsi per una adeguata – nel tempo - protezione da sciacallaggi e furti vari (che vi furono; e come se vi furono!) di inerti e litici artisticamente preziosi;
[4] La gerarchia di comando romana dell’Abbazia di Mileto era subordinata alla Compagnia di Gesù; facendone parte ai massimi livelli. E la struttura fortemente gerarchizzata e quasi militare gesuitica, è noto, non prevedeva come non avrebbe nell’aspetto pratico neanche consentito tutto ciò.
***
Le trascrizione integrali dei mss. a cura di GP e la conseguente elaborazione dati, fanno parte delle Ricerche pubblicate su: "© Archivio Storico della Calabria - Nuova Serie. Diretto da Giovanni Pititto. Edito dalla Casa Editrice Pellegrini. Cosenza. Direttrice di Sezione d.ssa Marta Pellegrini
Paesaggi dell'Anima. 0031.
Viaggiare.
Dentro. Fuori.
MILETO ANTICA. CHIESA E COMPLESSO ABBAZIALE DESCRITTI. TERREMOTO. DISTRUZIONE.
1659, novembre 6. Mileto. Antonio VILLI, rettore della Parrocchia abbaziale di Mileto, a Francesco PATIGNO, S.J., rettore del Collegio gesuitico di Monteleone e Provicario ad interim dell'Abbazia della SS.ma Trinità.
Nella notte tra il 5 e 6 novembre vi è uno spaventoso terremoto.
Tutta la Calabria è colpita.
All'alba del 6 giungono da Francesco Patigno le prime urgentissime richieste di informazioni.
Pur al centro di una situazione che - giustamente - vive quale apocalittica, entro poche ore il parroco Antonio Villi ottempera e risponde.
Questa è una Fonte straordinaria, in quanto è la prima in assoluto informativa sull'avvenuto terremoto in Mileto, nonché la prima ed unica informativa immediata con pur sommaria ma del tutto chiarissima descrizione dello stato dei danni alla Chiesa e complesso abbaziale.
Molto si è scritto e molto si è detto, sulla distruzione di quella chiesa. Particolarmente che il terremoto del 1659 la rase al suolo.
La pubblicazione di questa come di altre Fonti chiarirà, si spera definitivamente, che non fu certo il terremoto a distruggere - sistematicamente - quella meravigliosa basilica romanica.
Villi, nella presente sua informativa offre anche sintetiche notizie su vittime (per fortuna poche) e consistenza danni in urbano.
PUBBLICAZIONE IN QUESTA SEDE:
- SI OFFRONO TRE DISTINTE COMUNICAZIONI DELLO STESSO TESTO DOCUMENTARIO:
- La prima, senza alcun tipo di intervento (che pure ci sono resi obbligatori dai metodi), diciamo è la semplice trascrizione del testo.
- La seconda, è il livello intermedio: si indicano gli scioglimenti dei compendi, ed ove utile le integrazioni al testo (debitamente racchiuse in: < >)
- La terza è l'Edizione della Fonte documentaria, in metodo detto "diplomatico".
PRIMA
[f.1r]
Molto illus.e e rev.d.mo sig.re, p.ne sempre oss.mo.
Veggo quanto v. s.a rev.d.ma dice nella sua, et io, con pena prendo la penna per scriver questa. E non posso senza molte lacrime, che versano gli occhi miei, avvisarla come l’Abbatia cascò tutta a terra et anco il Monastero di essa badia, con sconquassarsi molte cose, ma non facendosi troppo danno al Palazzo, perché è rimediabile. Cose veramente di spavento, e di terrore; che ognuno trema, e stupisce tal flagello. Cascarono anche molte case, ma, per gratia del Sig.re, non morirono persone, fuorchè il maestro di casa di Monsig.re, et il garzonello del sig.r Diego Santoro. Il Vescovado tutto rovinato.
Il S.s.o n.ro, dell’Abb.a, ancora non l’abbiamo potuto ritrovare, per le molte fabbriche vi sono di sopra; e questa mattina, appunto stavamo scavando per trovarlo, sopravvennero due terremoti e siamo stati costretti a fuggire, per paura non cadesse addosso un pezzo di lamia che restò.
Ho trovato i vasi degli olii sacri, e vedendo che stavamo senza il sacro tesoro del corpo di Gesù Cristo ho detto messa nella chiesa di S. Rocco, mentre le due altre sono alquanto ruinate.
Consacrai alcune particole del corpo di Gesù Cristo, e poste dentro un calice (quale ho posto dentro una custodietta), lo riposi in d.a chiesa di S. Rocco, con il solito lume, et ho subito fatto l’acqua benedetta, et tutto il popolo confluì in d.a chiesa per honorar sua divina maestà; et quelli che vengono a veder l’abb.a, così rovinata, versano rivi di amore lacrime.
[f.1v]
Alcune cose che si sono potute recuperare, le abbiamo fatto portare al Palazzo.
Io non posso qui raccontare a pieno tutte le cose; basta solamente dire a V. s.a rev.d.ma che vi è grandissima rovina nell’Abb.a; et in Mileto il p. d. Luca appena scampò la vita.
Potrà avvisare, v. p. rev.d.ma, se le pare, che noi officiamo in d.a chiesa di S. Rocco, dove sta il SS.mo, sino a che non si accomoderà la chiesa di S. Michele Arcangelo.
La cura delle anime mi è necessario esercitarla mentre tutto questo popolo si vuole confessare e comunicare.
La casa del cle. Giuseppe Bisogno, quella del sig.r Diego Santoro, di d. Antonino Orlando et altre innumerevoli cascarono a terra.
Et si va adempiendo quel che disse la veridica bocca di Gesù: “ … et erunt terremotus magni per loca et q….tun non custodierint precepta mea visitabo in vin… ? ferrea iniquitates eorum et in verberibus peccata eoru. finiter ?
Io, ma con gl’occhi d’amaro pianto, et per fine, le bacio umil(men)te le mani.
Mileto, li 6 di 9bre 1659
di v. s.a rev.d.ma Humilissimo ser(vito)re, d. Antonio Villi //
SECONDA
[f.1r]
Molto illus(tr)e e rev(eren)d(issi)mo sig(no)re, p(adro)ne sempre oss(ervantissi)mo.
Veggo quanto v(ostra) s(ignorì)a rev(eren)d(issi)ma dice nella sua, et io, con pena prendo la penna per scriver questa.
E non posso senza molte lacrime, che versano gli occhi miei, avvisarla come l’Abbatia cascò tutta a terra et anco il Monastero di essa badia, con sconquassarsi molte cose, ma non facendosi troppo danno al Palazzo, perché è rimediabile.
Cose veramente di spavento, e di terrore; che ognuno trema, e stupisce <di> tal flagello.
Cascarono anche molte case, ma, per gratia del Sig(no)re, non morirono persone, fuorchè il maestro di casa di Monsig(no)re, et il garzonello del sig(no)r Diego Santoro.
Il Vescovado <è> tutto rovinato.
Il S(anti)s(sim)o n(ost)ro, dell’Abb(ati)a, ancora non l’abbiamo potuto ritrovare, per le molte fabbriche <che> vi sono di sopra; e questa mattina, appunto <mentre> stavamo scavando per trovarlo, sopravvennero due terremoti e siamo stati costretti a fuggire, per paura non <ci> cadesse addosso un pezzo di lamia che restò.
Ho trovato i vasi degli olii sacri, e vedendo che stavamo senza il sacro tesoro del corpo di Gesù Cristo ho detto messa nella chiesa di S. Rocco, mentre le due altre <chiese> sono alquanto ruinate.
Consacrai alcune particole del corpo di Gesù Cristo, e poste dentro un calice (quale ho posto dentro una custodietta), lo riposi in d(ett)a chiesa di S. Rocco, con il solito lume, et ho subito fatto l’acqua benedetta, et tutto il popolo confluì in d(ett)a chiesa per *onorar sua divina maestà; et quelli che vengono a veder l’abb(ati)a, così rovinata, versano rivi di amore<voli> lacrime.
[f.1v]
Alcune cose che si sono potute recuperare, le abbiamo fatto portare al Palazzo.
Io non posso qui raccontare a pieno tutte le cose; basta solamente dire a V(ostra) s(ignorì)a rev(eren)d(issi)ma che vi è grandissima rovina nell’Abb(ati)a; et in Mileto il p(adre) d(on) Luca appena <vi> scampò la vita.
Potrà avvisare, v(ostra) p(aternità) rev(eren)d(issi)ma, se le pare, che noi officiamo in d(ett)a chiesa di S. Rocco, dove sta il SS.mo, sino a che non si accomoderà la chiesa di S. Michele Arcangelo.
La cura delle anime mi è necessario esercitarla mentre tutto questo popolo si vuole confessare e comunicare.
La casa del cle(rico) Giuseppe Bisogn[i], quella del sig(no)r Diego Santoro, di d(on) Antonino Orlando et altre innumerevoli cascarono a terra.
Et si va adempiendo quel che disse la veridica bocca di Gesù (Cristo): “ … et erunt terr<a>emotus magni per loca et q….tun non custodierint pr<a>ecepta mea visitabo in vin… ? ferrea iniquitates eorum et in verberibus peccata eoru(m) finiter ?
Io, ma con gl’occhi d’amaro pianto, et per fine, le bacio umil(men)te le mani.
Mileto, li 6 di (novem)bre 1659
di v(ostra) s(ignorì)a rev(eren)d(issi)ma
*Umilissimo ser(vito)re,
d(on) Antonio Villi
TERZA
MILETO ANTICA. CHIESA E COMPLESSO ABBAZIALE DESCRITTI. TERREMOTO. DISTRUZIONE.
1659, novembre 6. Mileto. Antonio VILLI [1], rettore chiesa MAST, a Francesco PATIGNO, S.J., rettore Collegio gesuitico Monteleone e Provicario ad interim MAST.
Prima informativa su terremoto in Mileto, con sommaria descrizione stato danni chiesa e complesso abbaziale. Notizie su vittime e consistenza danni in urbano.
Sisma distruttivo del 5. Spavento. Terrore. Stupore collettivo al flagello.
· Descrive, con ovvia emozione i danni causati del sisma, rispondendo a missiva urgente Patigno.
· La distruzione della chiesa è notevole, ma non totale.
· Non fornisce distinta danni al Monastero e complesso abbaziale.
· Danni al Palazzo abbaziale: sono rimediabili.
· Mileto, urbano: 2 vittime: maestro di casa del vescovo e garzone di Diego Santoro.
· Luca Pilato, cappellano MAST: illeso ma fu in pericolo.
· Complesso episcopale rovinato.
· Chiese minori giurisdizione abbaziale: s. Antonio e s. Michele, danneggiate.
· Crollate case, tra cui quella del chierico Giuseppe Bisogni, di Diego Santoro, di Antonino Orlando, cappellano MAST, ed altre.
Ulteriori utili notizie:
· Primo intervento scavi si concentra in zona absidale, coro centrale, altare maggiore.
· Ivi impedimento e rilevanti rischi causa molte fabbriche soprastanti.
· Coro centrale era con volta in muratura (lamia).
· Tale rimasta per una parte, minaccia ulteriori crolli.
· A motivo di due altre scosse sismiche nella mattina del 6, abbandono di scavi e fuga.
· Recupero suppellettili ed altro: trasporto al Palazzo.
· Ritrovati vasi con olii sacri in chiesa abbaziale, ma con insistenza ancora vanamente cercato tabernacolo; celebrerà messa in quella di S. Rocco.
· Quivi funzioni, preavvisa, sino a riparazioni della chiesa di S. Michele Arcangelo.
Due i punti veramente importanti di tale prima in assoluto informativa, effettuata veramente a poche ore dal sisma:
1. Cascò tutta a’ terra piana è da intendersi: … quali l’essersi le imponenti strutture murarie superiori e del tetto, proprio atterrate, precipitate in verticale sul piano del pavimento.
Tale senso, importante per una migliore comprensione della dinamica del sisma, verrà maggiormente ripreso in una successiva informativa; indi nel rapporto Patigno: ove si insiste nell’espressione che le masse murarie caddero … a piombo … e che le macerie nell’invaso navatale risultavano talmente compatte (in orizzontale) da sembrare un …lastrico…
Non è la descrizione di uno sbriciolamento, di uno sfaldamento, di slittamenti.. di masse.
No. E’ un solo dire per solo significare quella che fu la brutale spaventosa realtà: che le scosse furono prima sussultorie e poi ondulatorie: che le imponenti Masse verticali delle mura perimetrali vennero prima balzate in alto; poi di lato e si aprirono; e il tutto: cupola forse doppia cupola e il tetto ed il campanile enorme, tutto precipitò – a piombo: in zenitale – proprio precipitando in quell’enorme apertasi voragine.
Tutto travolgendo. Tutto frantumando. Tutto spezzando. Tutto sommergendo. E tutto delle Memorie dei secoli nella polvere enorme soffocando.
Ed ecco che, allo sguardo attonito nella spettrale prima luce dell’alba la realtà orrenda rifuggiva dall’essere con piena immediata comprensione percepita.
L’Esistente ai loro occhi da Sempre, ora non Era. Più.
L’Immutabile, era cessato. Finito.
E s’aggiravano, terrorizzati dagli occhi come spettri – scavati nelle convulse pieghe della loro Desolazione.
2. Il S(anti)s(sim)o n(ost)ro, dell’abb(ati)a, ancora non l’havemo pottuto ritrovare, per le molte fabriche stevamo di sopra; e questa mattina, appunto <mentre> stavamo scavando per trovarlo, sopravennero dui <doi> terremoti e semo stati costretti di fuggire per la paura di non caderci adosso un pezzo di lamia che restò.
Dal che inequivocabilmente se ne desume che l’abside centrale – e presumibilmente tutto il blocco del vasto Coro e le tre absidi - erano coperti con soffitto in muratura.
[F.1r]
Molto illus(tr)e e rev(eren)d(issi)mo sig(no)re, p(adro)ne sempre oss(ervantissi)mo.
Veggo quanto v(ostra) s(ignorì)a rev(eren)d(issi)ma dice nella sua, et io, con pena [2] prendo la penna per scriver questa.
E non posso senza molte lacrime, che versano gli occhi miei [3], avvisarla [4] come l’Abbatia cascò tutta a terra [5]et anco il Monastero [6] / |05| di essa badia, con sconquassarsi [7] molte cose, ma non facendosi troppo danno al Palazzo, perché è rimediabile.
Cose veramente di spavento, e di terrore; che ognuno [8] trema, e stupisce <di> tal flagello.
Cascarono anche [9] molte case, ma, per gratia del Sig(no)re, non morirono persone [10], fuorchè il maestro di casa di Monsig(no)re, et il garzonello del sig(no)r Diego Santoro. /
|10| Il Vescovado <è> tutto rovinato [11].
Il S(anti)s(sim)o n(ost)ro, dell’Abb(ati)a [12], ancora non l’abbiamo potuto [13] ritrovare, per le molte fabbriche [14]<che> vi sono [15] di sopra; e questa mattina, appunto <mentre> stavamo scavando per trovarlo, sopravvennero due [16] terremoti e siamo [17] stati costretti a fuggire [18], per paura non <ci> cadesse addosso [19] un pezzo di lamia che restò.
Ho trovato i vasi degli olii sacri [20], e vedendo / |15| che stavamo [21] senza il sacro tesoro del corpo di Gesù Cristo [22] ho detto[23] messa nella chiesa di S. Rocco, mentre le due altre <chiese> sono alquanto ruinate.
Consacrai alcune particole [24] del corpo di Gesù Cristo, e poste dentro un calice (quale ho posto dentro una custodietta), lo riposi in d(ett)a chiesa di S. Rocco, con il solito lume, et ho subito [25] fatto l’acqua / |20| benedetta, et tutto il popolo [26] confluì [27] in d(ett)a chiesa per *onorar sua divina maestà; et quelli che vengono a veder l’abb(ati)a, così rovinata, / |25| versano rivi [28] di amore<voli> lacrime.
[f.1v]
Alcune cose che si sono potute // recuperare, le abbiamo fatto portare al Palazzo [29].
Io non posso qui raccontare a pieno tutte le cose; basta solamente dire a V(ostra) s(ignorì)a rev(eren)d(issi)ma che vi è grandissima rovina nell’Abb(ati)a; et in Mileto il p(adre) d(on) Luca appena <vi> scampò la vita [30].
Potrà avvisare [31], v(ostra) p(aternità) rev(eren)d(issi)ma, se le [32] pare, che noi officiamo in d(ett)a chiesa di S. Rocco, dove sta il / |05| SS.mo, sino a che non si accomoderà la [33] chiesa di S. Michele Arcangelo [34].
La cura delle anime mi è necessario esercitarla mentre tutto questo popolo si vuole confessare e comunicare [35].
La casa del cle(rico) Giuseppe Bisogn[i] [36], quella del sig(no)r Diego Santoro, di d(on) Antonino Orlando et altre innumerevoli cascarono a terra [37].
Et si va adempiendo [38] quel che disse la veridica bocca di / |10| Gesù (Cristo): “ … et erunt terr<a>emotus magni per loca et q….tun non custodierint pr<a>ecepta mea visitabo in vin… ? ferrea iniquitates eorum et in verberibus peccata eoru(m) finiter ? [39]
Io, ma con gl’occhi d’amaro pianto, et per fine, le bacio umil(men)te le mani.
Mileto, li 6 di (novem)bre 1659 /
[15] di v(ostra) s(ignorì)a rev(eren)d(issi)ma
*Umilissimo ser(vito)re, /
|17| d(on) Antonio Villi //
NOTE
[1] txt 1rv. Specchio scrittorio: righe: 1r = 25; 1v = 17; tot. 42. Stato conservazione: buono; note tergali: in 1v: 6 (novem)bre 1659 di mano sembra Ottolini.
Nei registri di stato civile della parrocchia MAST, nel periodo dal 10.10.1616 al 26.09.1649 è rettore Marco Antonio SICOLI. Anche come Antonello.
Seguì Antonio VILLI, che fu per molti anni rettore della chiesa MAST. Detta curatìa gli venne conferita dal vicario Francesco DI GIOVANNI nel novembre del 1649, a seguito del decesso del precedente rettore, Antonello SICOLI, avvenuto il 25.12.1649.
La data iniziale e terminale delle registrazioni di Antonio VILLI è da 10.02.1649 al maggio 1687; ma al 18.09.1687 era ancora rettore: il vicario Antonio BATTAGLIA riceve lo "ius mortuorum" da Antonio VILLI: “Alli 18 (settem)bre 1687 si pagarono all'abbadia li suddetti mortaggi. Antonio Battaglia, vicario generale”.
Negli stessi si sottoscrive quale autore nelle seguenti registrazioni agli Atti di Stato Civile: A: BATTESIMO. B: MATRIMONIO. C: MORTE.
C. 10.02.1649 - 26.09.1649.[Antonio VILLI] Economo indi rettore.
C. 16.11.1649 - 17.11.1662.
B. 24.11.1649 - - .05.1687.
C. 22.11.1651.
B. 28. 12. 1659: “…li ho congiunto in matrimonio in casa durante il tempo dell’Avvento, e prop(riamen)te li 28 (dicem)bre 1659, giorno di dom(eni)ca, con licenza del p(adre) Fran(ces)co Patigno, vicario…"
C. 12.1662 - 08.10.1663.
C. 13.10.1663 - 06.10.1670.
C. 28.10.1670 - 19.04.1687. 29. 1.1674 - 30. 1.1687. A. 03.09.1684 - 24.11.1684. A. 10.12.1684 - 06.01.1685. 28.07.1685 - 29.03.1686. Dal 25.07.1687 al 07.07.1694 gli succede Antonio TALOTTA
[2] a’ pena dato il particolare stato psichico, la dizione è da intendersi nel senso di 'con pena rispondo…'
[3] che versano dall’occhi miei
[4] Avisarli
[5] cascò tutta a’ terra piana
[6] Monasterio, con piccola macchia d’inchiostro su na
[7] conquassarsi corretto da qonquassarsi
[8] ogni uno
[9] cascorno anco
[10] non morsero Genti
[11] et il vescovado tutto rovinato, con correzione su rovinato.
[12] con piccola macchia d’inchiostro
[13] non l’havemo pottuto
[14] fabriche
[15] stevamo
[16] sopravennero dui doi
[17] semo
[18] di fuggire
[19] per la paura di non caderci adosso
[20] sì bene ho trovati li vasi delli ogli
[21] e vedendo …stevamo seguito da altro, non ben interpretabile, comunque non essenziale.
[22] Giesù christo e così in tutti gli altri luoghi salvo l’ultimo, che è Giesù xpo
[23] ditto
[24] et consecrai alquante particule
[25] subbito
[26] populo e così in tutti gli altri luoghi
[27] lettura non certa
[28] piccola macchia d’inchiostro su vengono a …rivi
[29] hanno potuto ricuperare le havemo
[30] a’ pena scappò la vita: Luca PILATO, cappellano MAST. Era vivo in 08.03.1660, per cui il senso non può essere che quanto sopra. Da una informativa Patigno però abbiamo modo di meglio capire: venne tratto da sotto le macerie e risultava ancora in pericolo di vita. La questione, ben esulando dall’aspetto personale, era di grande importanza per le sorti istituzionali dell’abbazia tutta. L’esentiva dall’ordinario si reggeva sulla finzione ne fosse in effetti giuridicamente un monastero: Luca Pilato era l’ultimo fisico residuale di tale artificiosa situazione..
[31] avisare e così in tutti gli altri luoghi
[32] li e così in tutti gli altri luoghi
[33] insino a’ tanto non si accomoderà la
[34] Michiele Archangelo.
[35] communicare.
[36] Bisogn[i] erosa e in mg dx f.; comunque usualmente in fonti le forme erano: Bisogno; Bisogni.
[37] innumerabil(ment)e cascorno
[38] adimphendo
[39] La citazione dalla Passioè in txt ms.resa talmente infarcita di irregolari compendi, come anche interessata a grafemi che ben rivelano lo stato fortemente emotivo, da renderla molto scarsamente leggibile.
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Le trascrizione integrali dei mss. a cura di GP e la conseguente elaborazione dati, fanno parte delle Ricerche pubblicate su: "© Archivio Storico della Calabria - Nuova Serie. Diretto da Giovanni Pititto. Edito dalla Casa Editrice Pellegrini. Cosenza. Direttrice di Sezione d.ssa
Marta Pellegrini
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- a cura di Giovanni Pititto
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