SEZIONE BIVONA
Nuove Questioni.
A cura di
Giovanni Pititto
Sommario
Le Fonti documentarie
Presenza e persistenza del possesso su Bivona (VV); nelle Fonti documentarie dell’Abbazia di San Michele Arcangelo e della SS.ma Trinità di Mileto (1101-1804).
Apparati:
1. Il Castello, alla luce delle nuove indagini archivistiche.
3. 2. Il Codice delle
Meraviglie: Codice Romano Carratelli
ed il programma del Buon Governo: Le
grandi Torri regie.
Nota Archivistico - Bibliografica.
Apparati.
1.1. Abbazia di s. Michele Arcangelo e della SS. Trinità di Mileto. Una scheda.
1.2. Catalogo di Fonti Letterarie e Documentarie [1]
[1] Le Fonti letterarie e
documentarie vengono qui presentate secondo l’ordine cronologico di edizione o
di specificato altro.
1.1. Abbazia di S. Michele Arcangelo e
della SS. Trinità di Mileto. Una scheda.
Fu dedicata dapprima a S. Michele.
Pur con perplessità in ordine all'autenticità delle tavole fondative, è generalmente intesa quale una fondazione (1081) di Roger d’Hauteville conte di Calabria e di Sicilia.
Fu dotata sin dai primi giorni della sua fondazione di numerosi possedimenti. A distanza di pochi anni sembrerebbe aver aumentato notevolmente il proprio plateatico, come risulta dalla bolla di accettazione e di confermazione apostolica, che, promulgata a Bari da Urbano II, doveva porla - il 10 ottobre 1098 - sotto la protezione della Santa Sede.
Durante i secoli dal XII alla metà del XVI pontefici e re sono larghi di attenzioni e di protezione verso questa abbazia. Nello stesso tempo, peraltro, i papi sono costretti dover intervenire diverse volte con lettere e con legazioni, per appianare i litigi che mettono l'abbazia in opposizione con il potere regio. Cui seguono ulteriori legazioni pacificatorie per dirimere i contrasti per questioni di giurisdizione tra i vescovi di Mileto e gli abbati della SS.ma Trinità; che occupano la prima parte del s. XIV. Su ciò la Santa Sede deve intervenire per tentare di porvi termine.
La decadenza colpisce inesorabilmente questa abbazia, come tutti i centri monastici, dopo il 1350: si vende, si affitta al miglior offerente, senza preoccuparsi troppo degli interessi della comunità, e i papi si vedono costretti più volte a mettere un freno a codesta dilapidazione.
Ma, nonostante considerevoli perdite, la SS.ma Trinità è ancora, all'inizio del s. XV, un'abbazia riccamente dotata. Sino a quando, dal 1451, non sarà affidata dapprima ad un amministratore designato da Roma; poi definitivamente data ad un abbate commendatario.
E per più di un secolo l’abbazia rimase sotto il regime della commenda. In cui venne letteralmente dilapidata.
Assegnata nel 1581[1] al Pontificio Collegio Greco di Roma, ebbe – se non altro – il beneficio di una assidua cura e di una regolare amministrazione.
[1] 1563. (F. 15
r). Seculo Quinto. dal 1481 al 1581. L’anno 1563 il Card. Guido Ascanio Sforza
d.o il Card. di S.a fiora Commend.o dell’Abb.a mandò a Mileto il P. Nicolò Bobadilla uno dei compagni di S. Ignatio a visitare alcuni monasteri della
Calabria dal fervore del P.re La città di Catanzaro, e la Città di Mileto
domandarono un Colleggio, ma quello di Mileto presto svanì è probabile, che d.o
P.re dimorasse nel palazzo abbatiale di Mileto per riformare quei monaci che
non erano già silvestrini, ma Benedettini. Ex Sacchino in Histor. Soc. Jesu
libro 7° n° 25.
1675, febbraio 8. Roma. Pontificio Collegio Greco di
Sant'Atanasio. Pietro Paturlo, notaio del Collegio dei notai apostolici
capitolini di cui in calce segue autentica (11 marzo 1675, Roma) della
sottoscrizione, registrata nella Alma Camera Urbis dei Conservatori).
[Si desume da esemplare in ASN: Archivio Pignatelli Aragona Cortès, Diplomatico. N° 0001[1]]
||62|| Diploma del conte Ruggero del 1101 [scritto a
penna]
1421, 4 marzo [appuntato in margine a penna]
In nomine Domini Amen. Anno eiusdem Domini millesimo
quadringentesimovigesimo primo die 4° mensis Marti, quintadecima Indictionis.
Apud nostram personalem presentiam Calabrie ulterioris. Regnante Ill.mo D.
nostro D. Rege Lodovico III Dei gratia Jerusalem et Sicilie Ducatus Apulie,
Pricipatus Capue Duce Andegavie Comitatus Folcalquerij Cenomanie Comitis,
Regnorum vero suorum Anno 4° feliciter Regnante.
Nos Jacobus Sufla de Arenis, Annalis Judex predicte
terre Arenarum.
[In nome del
Signore. Amen. Nell'anno 1421 del medesimo Signore l'1 marzo, quindicesima
indizione.
Alla nostra
personale presenza in Calabria Ulteriore.
Sotto il regno dell'Illustrissimo Nostro Ludovico III per grazia di Dio Re di Gerusalemme e di Sicilia, del ducato di Puglia, del pricipato di Capua, duca d'Angiò, conte di Folcaquier, conte di Cenomani, nel felice anno quarto dei suoi regni.]
Marcus Conduri de Castro veteri publicus ubilibet
per Ducatum Calabrie Regia auctoritate Notarius et Testes subscripti ad hoc
vocati specialiter, et rogati. Presenti scripto publico transumpto notum
facimus, et testamur quod predicto die in predicta terra Arenarum apparuit
coram Nobis, et testibus infrascriptis Nobilis Juvenis Robertus de Martino de
Mileto Procurator Generalis et universorum Bonorum Monasterii, et Ecclesie
Sancte Trinitatis de Mileto constitutus, et ordinatus per R.mum in X.pto Patrem
Dominum Fratrem Robertum Abbatem Rectorem, et Gubernatorem Monasterii et
Ecclesie predicte nec non et per eiusdem Monachos, et conventum, de cuius
procuratione Nobis constitit per instrumentum publicum et Nos amanter rogavit,
nostrum officium implorando pro parte Monasterii prelibati ac Abbatis, ac
Conventus predicti quia ipsum oportet transumptare et copiam facere de quodam
Privilegio facto, et concesso a quondam Domino Rogerio Calabrie et Sicilie
Comite quod Nobis ostendit, et presentavit et tradidit Privilegium ipsum
portando et ostendendo si [2],
et quovis modo ubicumque sua, vel alterius, ....[puntini del
testo lacunoso] nomine predicti
Monasterij, et quovis supra propter fluviorum et viarum dispendia posset
deperdi, et aliquantenus deguastari, Privilegium ipsum in formam publicam
redigi, et exemplari, ex nostri auctoritate officij || 63|| faciremus ut per
ipsius tramsumptum tamquam de originali fieret coram omnibus plena fides. Nos
autem suis iustis precibus ut potè annuentes quia vidimus, et legimus
Privilegium prefatum omni vitio ac suspicione carentem sigillatum sigillo
plumbeo pendenti dicti Domini Comitis Rogerii, ipsum de verbo ad verbum nihil
addito, mutato, aut diminuito in publicam formam duximus redigendum, cuius
Privilegii tenor per omnia talis est.
[Marco Conduri di Castelvecchio, per regia autorità pubblico notaio in ogni parte del ducato di Calabria, e i testimoni sottoscritti, chiamati e richiesti al particolare scopo.
Al presente pubblico transunto scritto, noi rendiamo noto e testimoniamo che nel predetto giorno nel predetto territorio di Arena comparve davanti a noi, e ai testimoni sottoscritti il nobile giovane Roberto de Martino di Mileto procuratore generale e di tutti quanti i beni del Monastero riconosciuto e nominato dal Reverendissimo Padre Signor, Fratello in Cristo, Roberto abate, rettore e governatore del Monastero e della predetta chiesa, nonché dai monaci dello stesso e dal convento, cosa che a noi fu evidente dalla procura dello stesso abate per un pubblico documento, e amabilmente ci pregò, implorando i nostri servigi in ragione del Monastero succitato e dell'abate e del predetto convento, poiché era necessario fare il transunto dello stesso <documento> e farne copia da un certo privilegio fatto e concesso un tempo dal Signore Ruggero Conte di Calabria e Sicilia, e consegnò il privilegio stesso porgendolo e mostrandolo, se mai, sia in qualunque luogo ovunque per sua o di altro... a nome del predetto monastero, sia in qualunque luogo possa esser perso per i danni dei fiumi e delle vie e guastarsi in una certa misura, facciamo che il previlegio stesso sia redatto in forma pubblica, e in un esemplare, dall'autorità del nostro ufficio, affinché risulti la piena attendibilità dinanzi a tutti, per il transunto tanto quanto dall'originale.
Noi, poi, alle sue giuste preghiere, confermando come è possibile, poiché abbiamo visto e letto il Privilegio predetto, privo di ogni vizio e sospetto, sigillato con sigillo di piombo pendente, detto un tempo del signor Conte Ruggero, abbiamo ritenuto che lo stesso <privilegio>fosse da redigersi in forma pubblica per nulla alterato nè aumentato né diminuito, ma <transunto> parola per parola.
Il tenore di quest'ultimo Privilegio è uguale in tutto e per
tutto all'originale.]
In nomine Sancte et Individue Trinitatis. Anno ab
Incarnatione Domini nostri Jhesu Christi 1101. Indictione X.
Ego Rogerius Comes Calabrie et Sicilie divina
inspiratus dignatione pro salute anime mee nec non et parentum meorum seu
fidelium meorum et Domini mei Ducis Fratris vidilicet mei, cuius beneficio
totius honoris mei summam retineo construxi Monasterium ad honorem S.S.
Trinitatis Sancteque perpetue Virginis Marie atque S. Michaelis Archangeli et
aliorum Sanctorum quorum ibidem nomina et reliquiae continentur. Hanc
donationem facio ego predictus Rogerius Castellarium scilicet cum Bibona et
portu et Tunnaria et omnibus eorum pertinentiis videlicet culturis et vineis,
sicut ego uno die et una nocte tenui. Iste vero sunt divisiones a capite
tramitis, qui
vocatur Campuli, sicut flumen descendit
ipsius, quod vocatur Trainiti usque ad mare. Iterum autem incipit super Campuli
et vadit ad locum, qui vocatur Catasphagium inde vero ascendit per vallem que
est ante Corravium contra orientem et descendit usque ad flumen, quod est in
divisione Castellarij et Sancti Gregorij, et a descensione fluminis usque ad
locum, qui vocatur Condisphama, deinde vadit usque ad flumen, quod descendit de
Planporu. Inde vero ascendit ad locum, qui dicitur Stephanacones, et inde vero
ad montem Bibone et a monte Bibone vadit supra S. Honuphrium usque ad locum qui
vocatur || 64||Asirum, et inde descendit ad locum qui vocatur Castellarium, et
inde claudit et descendit usque a mare. Hec omnia supra scripta concedo in
supradictum Monasterium iam D. Rogerio Abbati, et omnibus fratibus et villanos
quos in nostra Platia .......... [nel testo] [scribere feci, in Orbini], et sigillo meo sigillavi debere habeatis
pepetualiter in secula seculorum.
[In nome delle
Santa e Indivisibile Trinità. Nell'anno dell'Incarnazione di nostro Signore
Gesù Cristo 1101 Indizione X.
Io Ruggero Conte di Calabria e Sicilia, ispirato dal divino favore per la salvezza della mia anima, nonché sia di quella dei miei familiari o dei miei fedeli sia di quella del mio Signore Duca, invero mio fratello, per beneficio del quale possiedo la somma di tutti i miei onori, ho costruito un Monastero in onore della SS. Trinità e della Santa e sempre Vergine Maria e di S. Michele Arcangelo e degli altri Santi, dei quali i nomi e le reliquie son tenuti egualmente insieme.
Questa donazione faccio io, il predetto Ruggero:
Castellario di sicuro con Bibona e col Porto e la Tonnara e con tutte le loro pertinenze, naturalmente con le culture e le vigne, come io le tenni per un giorno e una notte.
Codeste sono divisioni <che partono> dall'inizio della via battuta, che si chiama Campulo,
scende come il fiume dello stesso, che si chiama Trainiti, fino al mare.
Di nuovo poi inizia sopra Campulo e va verso il luogo che si chiama Catafagio.
Sale poi attraverso la valle, che è davanti Corravio, di contro a oriente, e discende fino al fiume, che separa Castellario e San Gregorio, e dalla discesa del fiume fino al luogo, che è chiamato Condisfama, quindi va fino al fiume che discende da Planporo.
Di poi sale al luogo chiamato
Stefanaconi, e da quel luogo al monte di Bibona, e dal monte di Bibona va sopra
Sant'Onofrio fino al luogo chiamato Asiro, e di là scende al luogo chiamato
Castellario, quindi si arresta e scende fino al mare.
Tutte queste
cose sopra scritte le concedo al sopraddetto Monastero, in questo momento
all'abate Ruggero e a tutti i fratelli, e ho fatto scrivere i villani che
<si trovano > nella nostra Platea, e col mio sigillo ho sigillato, che voi
riteniate d'essere vincolati perpetuamente nei secoli dei secoli.]
Insuper concedimus vobis, ut omnes homines qui in
Bibona voluerint habitare nullus stratiotus, neque nullus Balius constringendi
vel deprehendendi habeant potestatem nisi eam in suo sigillo monstraverint;
adhuc quia volumus, atque precipimus ut in omnibis pertinentiis Castellarij
vidilicet et Bibone nullus Græcus sive Latinus aliquam presumptionem
calumniandi aliquid sumpsisse videatur super Dom. Abbatem Monacosque
concessimus, ut supra diximus in suo sigillo firmissima ratione monstraverit,
nec suum esse dicere presumat. Quicumque autem de meis heredibus hanc donatione
contradicere voluerit, ex parte dei Omnipotentis ac B. Marie semper Virginis
Santique Machaelis Archangeli et omnium Sanctorum sit excomunicatus et
maledictus in secula seculorum. Cuius concessionis testes sunt hii
Robertus de Lucano
Robertus Borellus
Altavilla Villanum
Culphiberth Cunderenillo
Valerius de Canna
Robertus de Tarsa
D. Ansgerius Catanensis Episcopus
Et D. Robertus de Parisio Militensis
[Inoltre concedo
a voi e a tutti gli uomini che in Bibona volessero abitare che nessun soldato o
balio abbiano la potestà di costringerli in vincoli e di arrestarli se prima
non la [la potestà] abbiano mostrata <impressa>nel proprio sigillo.
Inoltre poichè vogliamo e prescriviamo, che, in tutte le pertinenze di
Castellario, naturalmente, e di Bibona, nessun greco o latino creda di potersi
arrogare una qualche temerarietà di falsare qualcosa sopra l'abate e i monaci,
permettiamo che lo debba dimostrare con dimostrazione solidissima, nel proprio
sigillo come sopra abbiam detto, e non presuma di dire sempre la sua.
Chiunque poi dei
miei eredi vorrà dire qualcosa contro questa donazione, sia scomunicato e
maledetto nei secoli dei secoli dal signore Onnipotente e dalla Beata Maria
sempre Vergine e da San Michele Arcangelo e da tutti i Santi.
I testimoni di
questa concessione sono:
Roberto di
Lucano
Roberto Borello
Altavilla Villano
Culfiberto
Cunderenillo
Valerio di Canna
Roberto di Tarsa
Don Ansgerio
vescovo catanese
E Don Roberto di
Parisio miletese]
Et ego Rogerius Comes hanc donationem scribere feci
et sigillo meo eam sigillavi. Ut igitur de tenore ipsius privilegii apud omnes fides
indubia adhibeatur, factum est exinde presens stipulans publicum transumptum
per manum mei publici Notarij supradicti scriptum et subscriptum, meoque ||65||
solito signo signatum meique supra judicis et subscriptorum Testium signis et
subscriptionibus roboratum. Anno, die, mense, loco, indictione premissis.
Ego Jacobus Sufla qui supra annalis Iudex terre
predicte transumptioni predicte interfui tamquam Iudex et me subscripsi meamque
iudicialem auctoritatem interposui graviter, et decretum.
Ego Petrus Plutinus de Stilo predicte transumpsioni
tamquam testis interfui, et ideo me subscripsi
Ego Notarius Antonius de Neapoli premissis interfui,
et me subscripsi
Ego Angelus de
Caristina testor
Ego Iulianus
Cholerius premissis interfuit, testor
Ego Nicolaus de Rogero premissis interfui
Ego Antonellus Sarlij testor.
Ego Matheus Guillet Notarius testor
Ego qui supra Marcus Conduri de Castroveteri
publicus ubilibet per Ducatum Calabrie Regia auctoritate Notarius presens
transumpti prefati instrumentum scripsi et me subscripsi.
[Ed io Ruggero
Conte feci scrivere questa donazione e col mio sigillo l'ho sigillata. Affinchè
si mostri presso tutti l'indubbia fedeltà del tenore di questo privilegio, il
presente fu fatto stipulando un pubblico transunto scritto e sottoscritto per
mano del pubblico notaio sopraddetto, e contrassegnato col mio solito sigillo e
corroborato con segni e sottoscrizioni del mio giudice sopra <citato> e
dei testimoni sottoscrittori.
<Atto
stilato> nell'anno, nel giorno, nel luogo, e nell'indizione sopra indicati.
Io Jacopo Sufla,
che sono giudice sopra i registri annuali delle terre predette, ho preso parte
alla stesura del predetto transunto in qualità di giudice e ho sottoscritto me
e ho fatto valere la mia autorità di giudice con gravità, e il decreto.
Io Pietro
Plutino di Stilo ho preso parte al predetto transunto come teste e perciò mi
sottoscrivo
Io notaio
Antonio di Napoli sono stato presente a quanto premesso e mi sottoscrivo
io Angelo di
Caristina testimonio
Io Giuliano
Colerio presente a quanto detto sopra, lo testimonio.
Io Nicola di
Rogero sono intervenuto a quanto sopra riferito.
Io Antonello
Sarli testimonio
Io Matteo
Guillet notaio testimonio]
Ego infrascriptus notarius Apostolicus fidem facio
redisse et legisse et in quantum potui collationatum fuisse supra originali
actum Roma die 8 february 1675.
Ego Petrus Paturlus notarius Apostolicus
Insuper fidem facio predictum originale servari in
Archivio Collegij Grecorum Urbis in pervetusta carta pergamena unde ego
presentem scripturam de verbo ad verbum fideliter collettionavi personaliter
illuc accedens adhuc tantum R. C. Joseph Massai Soc. Jesu Rectorij eiusdem
Collegij
Ego Petrus Paturlus notarius Apostolicus
||66|| Camera Alma Notarij Conservatorij
Fides facimus, et
attestamur unij et singulij inspecturis ... D.
Petrum Paturlum sic talem qualitate facit scriptuntque hiis publicis in
inditione ...indubiam adhibitam.... [segue scrittura di difficoltosa
interpretazione]
[Io notaio
apostolico, sottoscritto, faccio fede di aver redatto e letto e per quanto ho
potuto che <il transunto>è stato trascritto parallelamente all'originale.
L'atto <steso> in Roma 8 febbraio 1675.
Io Pietro
Paturlo notaio apostolico
Oltre a ciò
faccio fede che il predetto originale era conservato nell'archivio del Collegio
dei Greci a Roma in assai antica carta pergamena, da cui la presente scrittura
da parola a parola io ho fedelmente trascritto, colà accedendo finora soltanto
R. C. Giuseppe Massei Gesuita Rettore del medesimo Collegio.
Io Pietro Paturlo notaio apostolico.]
[1] Qui si presenta la trascrizione e traduzione interlineare di Maura Pini.
Che molto si ringrazia.
[2] in Orbini ACGR Doc. n. 140. I.VIII. Rogerii Comitis
Calabrie et Sicilie. Apographum [2]
An. 1421. ..."si et ||51r|| quo … [puntini nel testo] ubicumque sua vel alterius intererit nomine
et pro parte predicti Monasterii et quorum supra propter fluviorum et viarum
dispendia posset deperdi, et aliquantenus deguastari, ..."
ASN. Archivio Pignatelli Aragona Cortès. Diplomatico. n° 001, ff. 1v-2v (Omissis)