Sec. XVII. Chiese e cappelle di Piscopio.
Sec. XVII. Manuscripta legalia, e corrispondenze annesse.
Sec. XVII. Scritture riguardanti chiese, cappelle e benefici di S. Gregorio Superiore: parrocchiale, cappelle del SS. Sacramento, del Gesu', di S. Maria del Carmine, beneficio di S. Francesco di Paola della famiglia di Francica, della Concezione della famiglia di Natale, di S. Filippo e Stefano ; chiese: di S. Caterina alias S. Cono, di S. Fantino.
Sec. XVII. Atti compilati coi diversi reddenti e debitori delle badie di Seminara e di S. Giovanni Lauro, con varii documenti legali anche di epoche precedenti.
1600. Territorio di Mileto ed altri luoghi. Censi enfiteutici, ecc
1600. Chiesa di Mileto e benefici diversi.
1600. Istrumenti, vari atti notarili e concessioni ecclesiastiche.
1600-1700. Platea del Sacro Monte delle 50 messe eretto nella chiesa di S. Michele Arcangelo della città di Mileto. Notamento di istrumenti e scritture in favore del Monte.
1600-1700. Introito ed esito della Madonna della Sanità e Santa Rubba.
1600-1700. Chiese di Triparni e Santa Maria di Portosalvo di Bivona.
1601. VICARI. Pompeo MANGIONE. 1601.
1601-1698. Esenzioni dalle gabelle.
1602-1694. Benefici di Mileto. -Benefici dei Santi.
1602. COLLEGIO GRECO. PROTETTORI. GIULIO ANTONIO SANTORO. Card(inalis) Iulius Antonius Sanctorus; obijt 1602.1
1606. VICARI. Gio(vanni) Andrea STRATI.
1601. Domenicantonio DEL TUFO, episcopo di Mileto. Atti processuali contro Giovanni Domenico Marasco, chierico. Remissione di procedura alla competente curia tribunalizia abbaziale avente valore di attestazione esentiva medesima abbazia di Mileto.[20]
Acca(n)to [57]del quale vi sono due altri sepolcri,[58]pure di marmo, molto belli, tutti in un pezzo co(n) molte imprese in rilievo [59]d’intorno, di molta considerat(ione).” [60]
+ C O R P O R A (…) R O G E R I I B I S C A R D I +
Petrus Oderisii
Petrus Oderisius
+ C O R P O R A (…) R O G E R I I B I S C A R D I +
I primi rilievi atterrebbero al termine con cui impropriamente in tutta la pubblicistica moderna d’interesse per l’abbaziale di Mileto se ne vorrebbe in merito alla designazione tipologico-funzionale della cassa marmorea nota quale ‘Sarcofago di ruggero il Gran Conte”.
Che, pur a fronte dell’incrollabile certezza di alcuni, ne sarebbe maggiormente opportuno – riterremmo - definirlo "Mausoleo ritenuto ruggeriano".
Nessuna fonte infatti autorizza ad attribuire a quell’avello marmoreo la funzione di ‘Sarcofago di Ruggero’. Con "sarcophàgos", com’è noto, si designava letteralmente la triste ma necessaria funzione di "mangiatore di carne": termine che indica funzione che i greci indicavano assegnandolo ad un calcare corrosivo particolarmente atto a svolgere la sua orrida funzione all’interno delle casse funerarie.
Essendovi incertezza anche sul luogo del decesso ed ancor più del seppellimento di Roger d’Hauteville, condottiero normanno, se ne desume che un minimo di livello prudenziale ne sarebbe quantomai opportuno. Le più antiche cronache, infatti, solamente ne affermano che venne effettivamente seppellito in Mileto, sua abituale residenza in periodi di pace o di riposo negli affari di gestione delle defatiganti imprese belliche, ma, se ne rileva In Ecclesia.
Ed è maggiormente noto che con tale designazione nei glossari medievali usualmente se ne indicasse la chiesa maggiore, ossia la cattedrale. Ma anche su tale presunta sepoltura In Ecclesia non ne abbiamo che tarde cronache e memorie. Semplicemente, quindi, sul punto non esiste fonte degna di fede.
Altre, poi, completamente avverse alla destinazione del frale in Mileto, lo direbbero trasferito in luoghi della Sicilia. Ma anche su ciò nulla vi è di certo.
Unico elemento veramente di interesse, ne opineremmo, è la scoperta di una tomba d’impianto monumentale venuta alla luce nel corso dei saggi di scavo operati dall’archeologo Paolo Peduto (1995 – 1999) nell’area sub absidale della Trinità di Mileto. Anche se nella relazione scientifica dello stesso, presentata al II Congresso di Archeologia Medioevale nel settembre del 2000, se ne registra una adeguata attenzione al particolare manufatto, nulla in tale relazione dimostra di volersi riferire ad una qualunque attinenza con una ipotesi di essere stata tomba provvisoria predisposta per la funzione – appunto – di sarcophàgos del frale di Roger d’Hauteville, in attesa di una collocazione in luogo antistante il corpo chiesastico dell’abbaziale.
In mancanza pertanto di oggettivi riscontri, o in effetti repertizi od in autentiche fonti, non rimane che una minuta ricostruttiva delle vicende di detto sarcofago, condotta sulle fonti disponibili.
E la cosa non è proprio impossibile: non è menzionato in alcuna fonte - su quell'abbazia, e di quell'abbazia - prima dell'epoca moderna. Ivi compare letteralmente dal nulla. Esattamente in una menzione di pertinenza beneficiale, nel 1513: Beneficio dei Sansi.
Aggiungere altro – così come è stato fatto e con molto dato fantastico apologetico – ne dimostra, di chi così ha scritto, solo frutto di incontrollate ed inconfessabili ambizioni. Facilmente definibili di carattere apologetico.
Attestazione di una sua presenza se ne trova, se particolareggiata, nelle fonti archivistiche abbaziali solo dai primi del XVII. Precisamente negli Atti di visita. Che qui stiamo esaminando. In almeno 3. Menzioni varie, pure, si riscontrano nelle corrispondenze riservate dei vicari abbaziali.
Tra cui un atto controdeduttivo, ben particolare, di un vicario polacco, precisamente del 10 luglio1671. In esso se ne adduce sul predetto mausoleo ‘ruggeriano’ e sua conservazione, definita pessima.
Menzioni, citazioni, questioni varie se ne registrano ovviamente anche in momenti successivi. Seguono poi, 1698-1700, i lavori di ricollocazione e di risistemazione di Calcagni. E ciò è noto.
Il sarcofago ne ridiventa oggetto di questioni giuridiche e pubblicistiche nell'anno successivo: 1701.
Poi la questione: provenienza, destinazione, appartenenza, viene nuovamente agitata nel rovente (per l'abbazia) biennio 1718-20.
Placatasi la querelle per qualche decennio, riprende, virulenta, nel quindicennio da1759 a 1774. In cui alcuni elementi ridivengono centrali nelle controversie giurisdizionali: tale sarcofago; una messa di suffragio; una tabella delle messe. Come si ha modo di vedere, uno di qualche interesse storico-artistico, gli altri di nessun conto. Per noi. Ora.
Ma nell'infuocato clima di allora, a fronte dei ben corposi interessi (materiali), tali elementi divennero punti ora di accusa, ora di difesa. E vennero agitati nei tribunali della capitale. Ecco perché la storia delle varie posizioni, come della documentazione, su detto mausoleo (molto meno sugli ulteriori due elementi a corredo dell’impianto d’Heroon del 1287), è ben corposa.
Riprende la questione all'alba dell'Italia unificata, e la si porta sino al Senato del Regno. Continua sino agli ultimi decenni dell'800. Poi diviene solo materia di memorialisti, storici, archeologi. Finalmente.
Ad oggi se ne dovrebbe dire, sembra, che lo spirito dei tempi si sia in tutto rovesciato. Così come sino al 1774 si fece, disse, scrisse di tutto per negarne ogni autenticità (e si fece, disse, scrisse in modo lecito come anche del tutto illecito), oggi in tutto in quel della Mileto moderna ci si affanna a comportarsi esattamente al contrario. E, ironia della storia, per le stesse motivazioni; anche se rovesciate.
Sulla collocazione sua – al 1700 - all'interno della chiesa abbaziale ricostruita, agevolmente se ne può così affermare: è noto esservi state, nelle pertinenze del sarcofago, tre epigrafi. Due sulla parete retrostante, una sullo zoccolo murario su cui era collocato.
Se ne conosce anche la collocazione comparativa rispetto agli altari a lato ed a fronte.
Non vi sono dunque molti misteri sulle vicende moderne di tale mausoleo ‘ruggeriano’. Ma per motivi del ttto strumentali, che veramente ben poco avrebbero a che fare con quanto può interessare a ricercatori e seri studiosi, nella recente pubblicistica in materia se ne insiste, e molto, quanto impropriamente, proprio sulle epigrafi.
E tutto ciò senza che in alcuni studi che tanto ripropongono se ne abbia un minimo di possibilità di potervi riscontrare una effettiva conoscenza delle fonti. Come di alcuni equivoci.
Quindi, ne riterremmo, forse non è del tutto inopportuno fonti ed equivoci qui li si esponga pur se in sintesi.
1. Tre sono i principali equivoci, su detto sarcofago:
a) Calcagni (Historia...) lo indica quale
”Il tumulo del conte Ruggero a lungo giacque nel cimitero prossimo alla chiesa. Dopo parecchi anni fu rimesso nella chiesa, tra due colonne marmoree, con questa iscrizione scolpita sulla parete: Ruggero, conte di Calabria e della Sicilia/ fece questa sepoltura il maestro Pietro Oderisio/ romano in memoria./ Se leggi, dì un requiem //
Il tumulo era di un candido marmo, di lunghezza 9 palmi, per larghezza quasi 5, di altezza 8. Stanno sopra, a sinistra ed a destra del tumulo, due simulacri, l'uno di una donna, l'altro di un uomo, ma senza testa. Dicono che uno sia di Ruggero, l'altro forse di Eremburga. al termine del tumulo vi sono due colonne striate. Su di entrambe le fronti si vede una porta semiaperta, in entrambi i lati è scolpito lo stemma gentilizio del conte, ossia la croce chiusa tra i due fiumi. Questo, rovinato l'antico tempio giacque disprezzato per più anni. Costruito e terminato il nuovo tempio, affinché la memoria di un sì grande conte non perisse, fu posto nell'ala sinistra in forma migliore e più nobile. (Historia...)
b) L'altro, sempre su erronea lettura di Calcagni:
"I chierici di prima tonsura che dovevano prendere i minori o i maggiori ordini hanno le lettere di dimissione dal Padre vicario generale dell'Abbazia, ed i monaci, che servivano nella chiesa abbaziale passavano al presbiterato ed al chiericato. Di questi, otto cappellani cantano ogni giorno in coro le ore Canoniche ed i Vespri. La messa solenne celebrano tutti i giorni sul grande altare, per l'anima del conte fondatore, e, dopo i Vespri, recitano le preghiere dei defunti sul suo sepolcro." (Historia...)
c) Infine il terzo, più grave:
"Questa descrizione, è da aggiungersi dopo quella del tumulo marmoreo in cui fu riposto il corpo del conte Ruggero:
Ruggero, conte di Calabria e di Sicilia, figlio di Tancredi, fratello di Roberto il Guiscardo, padre di Ruggero primo re di Sicilia, caro a S. Brunone, nell'opera protetto della Beata Vergine, che scacciò dalla Sicilia i saraceni, che fondò e dedicò questa abbazia e basilica, dedicata alla Santissima Trinità, e cotruì un ampio monastero, perchè fosse abitato e retto dai monaci dell'Ordine di S. Benedetto, ed altri monasteri, abbazie, episcopati, in Calabria e Sicilia fondò, restaurò, dotò, morì in Mileto di oltre 70 anni l'11 Luglio del 1101, ed in questa basilica fu tumulato, con questa iscrizione: "Linquens terrenas penetravit dux ad amenas / Rogerius sedes, nam coeli detinet aedes.//
Rinnovata la memoria di tal principe e fondatore. Anno 1700//
APPENDIX AD HISTORIAM - Appendice alla Breve Storia Cronologica dell'Abbazia della Santissima Trinità di Mileto.
Ci sia consentito pertanto contribuire ad un doveroso quanto utile chiarimento:
Calcagni scrive l’operetta l’Historia…, non già come se ne suppone per motivazioni di natura celebrativa, bensì per maggiormente pragmatiche ragioni di gestione insite nelle dinamiche dell'intricata materia di giurisdizione. E la scrive e pubblica a corredo di una sinode abbaziale:
"Ai sinodi è da aggiungersi il sinodo celebrato nella Chiesa di S. Michele Arcangelo nel villaggio di Piscopio, nel 1698, il Lunedì di Pentecoste, ed il 19 maggio, essendo protettore il card. Fabrizio Spada, vicario Padre Diego Calcagni, dei Gesuiti, che fu pubblicato l'anno successivo alla Storia Cronologica Breve dell'Abbazia."
Diciamo quindi motivi d'ordine interno. E di rapporti con un inquieto clero abbaziale, posto sempre in tensione dalla locale sede episcopale.
Si è visto di sopra che la dizione precisamente ne è:
”Il tumulo del conte Ruggero a lungo giacque nel cimitero prossimo alla chiesa. Dopo parecchi anni fu rimesso nella chiesa…”
Nell'ottobre 1698 Diego Calcagni nei riservati atti di bilancio registrava le spese da cui ne possiamo desumere il senso vero di cosa intendesse con la dizione sua a stampa "Dopo parecchi anni fu rimesso nella chiesa....."
1698, ottobre [SPESE PER CHIESA]
· Per accomodare il tumulo del conte Rugiero.[62]
Era in atto, cioè, nel programma riedificativo della chiesa, il superamento della condizione sia descritta nel 1671 da Plevinowskji, sia nel 1698 da Calcagni: "Il tumulo del conte Ruggero a lungo giacque nel cimitero prossimo alla chiesa..."
Tanto nel 1700 fu completato sia con la messa a punto dell'apparato scenografico su cui è Calcagni stesso ad offrircene ogni ragguaglio, sia con ulteriori due operazioni.
Vediamole:
Nel successivo ottobre 1699 Diego Calcagni nei riservati atti di bilancio registrava le spese per il senso vero di cosa intendesse con l'ulteriore dizione a stampa
"Questa descrizione, è da aggiungersi dopo quella del tumulo marmoreo in cui fu riposto il corpo del conte Ruggero:
Ruggero, conte di Calabria e di Sicilia, figlio di Tancredi, fratello di Roberto il Guiscardo, padre di Ruggero primo re di Sicilia, caro a S. Brunone, nell'opera protetto della Beata Vergine, che scacciò dalla Sicilia i saraceni, che fondò e dedicò questa abbazia e basilica, dedicata alla Santissima Trinità, e costruì un ampio monastero, perché fosse abitato e retto dai monaci dell'Ordine di S. Benedetto, ed altri monasteri, abbazie, episcopati, in Calabria e Sicilia fondò, restaurò, dotò, morì in Mileto di oltre 70 anni l'11 Luglio del 1101, ed in questa basilica fu tumulato, con questa iscrizione:
"Linquens terrenas penetravit dux ad amenas / Rogerius sedes, nam coeli detinet aedes.//
Rinnovata la memoria di tal principe e fondatore. Anno 1700//
Ossia: ancora delle annotazioni a bilancio autografe di Diego Calcagni ne abbiamo nel
1699, ottobre [SPESE PER CHIESA]
· Per la lapida del sepolcro del conte Rugiero.[63]
E ne specifica, ulteriormente, oneri, provenienza, fattura:
1699, novembre [SPESE PER CHIESA]
· Per porto da Messina della lapida sepolcrale del conte Ruggiero.[64]
Rimarrebbe qualche precisazione:
--- Rispetto all'epigrafe:
Ruggero, conte di Calabria e di Sicilia, figlio di Tancredi, fratello di Roberto il Guiscardo, padre di Ruggero primo re di Sicilia, caro a S. Brunone, nell'opera protetto della Beata Vergine, che scacciò dalla Sicilia i saraceni, che fondò e dedicò questa abbazia e basilica, dedicata alla Santissima Trinità, e costruì un ampio monastero, perché fosse abitato e retto dai monaci dell'Ordine di S. Benedetto, ed altri monasteri, abbazie, episcopati, in Calabria e Sicilia fondò, restaurò, dotò, morì in Mileto di oltre 70 anni l'11 Luglio del 1101, ed in questa basilica fu tumulato, con questa iscrizione:
Linquens terrenas penetravit dux ad amenas / Rogerius sedes, nam coeli detinet aedes.//
Rinnovata la memoria di tal principe e fondatore. Anno 1700//
E' da precisarsi esservene altra, con la variante che "Anno 1700" è invece "Anno MDCXCIX".
Che, per essere alle prime cc. di un di certo non insignificante manoscritto su cui molto lavorò lo stesso Calcagni, come anche per essere di mano dell'amanuense di ACGR 79, è prevalente sull'erroneo testo a stampa.
E’ da ritenersene pertanto o correttiva di bozze o refuso il 1700.
In maggiore notizia, in detto manoscritto, Rogerius de Hauteville è menzionato quale "Defuntus tandem comes Rogerius in palatio melitensi..."
Ed ancora, medesimo luogo: "...ubi in presentem diem visitur eius amplium marmoreum sepulcrum"
Sul distico "Linquens terrenas penetravit dux ad amenas / Rogerius sedes, nam coeli detinet aedes" esiste poi tutta una dotta letteratura del XVIII.
Altra questione, ulteriore equivoco, è perché Calcagni citi "Il tumulo del conte Ruggero a lungo giacque nel cimitero prossimo alla chiesa...."
Per capire la qual cosa necessita conoscere cosa fosse, all'epoca di Calcagni, il cimitero abbaziale; e quale la condizione: originariamente in Borea(luogo posto dietro l'abside sx, avendo alle spalle l'ingresso principale), posteriormente al sisma 1659 tutto mutò.
Ma - al solito - diamo la parola ad un contemporaneo:
10 luglio 1671, Monteleone. Collegio S.J. Residenza abbaziale. Curia. Giorgio Plevinowskyj, S.J., vicario. Atto controdeduttivo avverso ricorso di Girolamo Tartaglia, monaco abbaziale.
”Rappresenta 2°: non v'esser luogo per dare sepoltura alli defunti.
--- A questo rispondo che, nel rovinare la chiesa, si spezzarono e si empirono di pietre e di sterro quasi tutte le sepolture, e quelle che rimasero intatte - perché sono allo scoperto, ad ogni piovere s'empiono d'acqua.
Per la qual cosa alcune famiglie, che vi hanno sepolture proprie non mai si sono curate di rassettarle, e neanche si è curata l'abbadia di nettare, et accomodare le comuni, sin a tanto che si conduca a perfettione la nuova chiesa.
Ma non per questo manca dove sepelirsi li defunti, mentre tutto quel grande spatio dell'antica chiesa serve come di cemeterio, scavando ognuno dove più gli aggrada; e se pure alcuno non si vol sotterrare dentro l'abbadia, si porta a seppellire a S. Angelo, che pure è chiesa nostra e tiene molte sepolture.
Rappresenta 3°: che il sepolcro della pia memoria del conte Ruggero sta negletto, e malamente tenuto.
--- Questa neglettezza io non saprei in che ella si consista, perché s'egli intende che detto sepolcro sta allo scoperto, dice il vero, perché questa è un'urna di marmo, contigua al muro esteriore dell'ala sinistra della nave maggiore, e verrà ad esser rinchiusa dentro la nuova chiesa, et intanto, per esser ben sigillata, nulla patisce dalle piogge.
S'egli dice che detto sepolcro è mal tenuto, perché quivi attorno vi è quantità di pietre, si deve ricordare che si stà in fabbrica, e non se ne può fare altrimenti.
Del resto, ogni dì, dopo compieta, esce tutto il coro, et ivi avanti, cantato il De Profundis, dice l'oratione pro animabus Rogerij, Adelasiae uxoris, filiorum, etc. “
Sec. XVII. Manuscripta legalia, e corrispondenze annesse.
Sec. XVII. Scritture riguardanti chiese, cappelle e benefici di S. Gregorio Superiore: parrocchiale, cappelle del SS. Sacramento, del Gesu', di S. Maria del Carmine, beneficio di S. Francesco di Paola della famiglia di Francica, della Concezione della famiglia di Natale, di S. Filippo e Stefano ; chiese: di S. Caterina alias S. Cono, di S. Fantino.
Sec. XVII. Atti compilati coi diversi reddenti e debitori delle badie di Seminara e di S. Giovanni Lauro, con varii documenti legali anche di epoche precedenti.
1600. Territorio di Mileto ed altri luoghi. Censi enfiteutici, ecc
1600. Chiesa di Mileto e benefici diversi.
1600. Istrumenti, vari atti notarili e concessioni ecclesiastiche.
1600-1700. Platea del Sacro Monte delle 50 messe eretto nella chiesa di S. Michele Arcangelo della città di Mileto. Notamento di istrumenti e scritture in favore del Monte.
1600-1700. Introito ed esito della Madonna della Sanità e Santa Rubba.
1600-1700. Chiese di Triparni e Santa Maria di Portosalvo di Bivona.
1601. VICARI. Pompeo MANGIONE. 1601.
1601-1698. Esenzioni dalle gabelle.
1602-1694. Benefici di Mileto. -Benefici dei Santi.
1602. COLLEGIO GRECO. PROTETTORI. GIULIO ANTONIO SANTORO. Card(inalis) Iulius Antonius Sanctorus; obijt 1602.1
1606. VICARI. Gio(vanni) Andrea STRATI.
ARCHIVIO STORICO
DELLA CALABRIA
( N. S. )
A CURA DI
Giovanni PITITTO
SEZIONE
MILETO
AMBITO
FONTI
MAST
ABBAZIA
DELLA SS. TRINITA’ DI MILETO
MONTELEONE. COLLEGIO S. J.
SEDE VICARIATO ABBAZIALE
CORRISPONDENZA UFFICI VICARIALI
1600
Sec. XVII. Chiese e cappelle di Piscopio.
Sec. XVII. Manuscripta legalia, e corrispondenze annesse.
Sec. XVII. Scritture riguardanti chiese, cappelle e benefici di S. Gregorio Superiore: parrocchiale, cappelle del SS. Sacramento, del Gesu', di S. Maria del Carmine, beneficio di S. Francesco di Paola della famiglia di Francica, della Concezione della famiglia di Natale, di S. Filippo e Stefano ; chiese: di S. Caterina alias S. Cono, di S. Fantino.
Sec. XVII. Atti compilati coi diversi reddenti e debitori delle badie di Seminara e di S. Giovanni Lauro, con varii documenti legali anche di epoche precedenti.
1600. Territorio di Mileto ed altri luoghi. Censi enfiteutici, ecc
1600. Chiesa di Mileto e benefici diversi.
1600. Istrumenti, vari atti notarili e concessioni ecclesiastiche.
[1600]. MAST. PERIODO POST 1581 MA ANTE GESTIONE GESUITICA (1622). GIURISDIZIONE. BENEFICI.
1. ARZONA. Parrocchiale. S.Nicola. Beneficio. Curato. Beneficiato. Burgo de A...ts ?, curato. Rendita (duc.) 250.Oneri (messe) n.i. [1]
2.BIVONA. Parrocchiale. Beneficio. Curato. I Titolo S.Pietro. Beneficiato. Stefano Ursello, di S.Gregorio. Rendita (duc.) 30. Oneri (messe) n.i. [2]
3.CRAMASTA. Parrocchiale. Beneficio. Curato. Titolo S.Onofrio. Beneficiato. vacante di rettore. Rendita (duc.) 40. Oneri (messe) n.i.
4.LONGOBARDI. Parrocchiale Assunzione di Maria. Beneficio. curato. Titolo Assunzione di S.Maria. Beneficiato. Michele di Alessio, di Monteleone. Rendita (duc.) 150. Oneri (messe) n.i.
5.1. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio. Semplice. Titolo SS. Annunziata. Beneficiato. ved. note. Rendita (duc.) 15. Oneri (messe) 1 settimanale. [3]
5.2. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice. Titolo SS. Annunziata di Larzona. Beneficiato Giovan Battista Solaro, napoletano. Rendita (duc.) 60. Oneri (messe) 2 settimanali. [4]
5.3. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice. Titolo S. Cataldo. Beneficiato. Francesco. Sanso. Rendita (duc.) 12. Oneri (messe) 1 settimanale.[5]
5.4. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice. Titolo S. Cataldo e S.Antonio della Piana. Beneficiato. Giovan Battista Solaro. Rendita (duc.) 40. Oneri (messe) 2 settimanali. [6]
5.5. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice. Titolo S. Caterina. Beneficiato. Vittorio Giraldini,di Amalia. Rendita (duc.) 30. Oneri (messe) 2 settimanali. [7]
5.6. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice. Titolo Collegio (del). Beneficiato.Vittorio Giraldini. Rendita (duc.) 30. Oneri (messe) 2 settimanali. [8]
5.7. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice. Titolo S.Croce. Beneficiato. Pietro ? Cavalieri. Rendita (duc.) 60. Oneri (messe) 1 settimanale. [9]
5.8. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice. Titolo S.Giorgio (I). Beneficiato. Salvatore Celia ? Rendita (duc.) 40. Oneri (messe) 2 settimanali.[10]
5.9. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice. Titolo S.Giorgio (II). Beneficiato. Michele .... ?Rendita (duc.) n.i. Oneri (messe) n.i. [11]
5.10. MILETO. Chiesa abbaziale. Beneficio.Semplice.Titolo S. Leonardo. [12]
6. PISCOPIO. Parrocchiale. [13]
7. PIZZINNI. Parrocchiale. [14]
8. S.GREGORIO INF.Parrocchiale. [15]
9. S.GREGORIO SUP.Parrocchiale. [16]
10. TRIPARNI. Parrocchiale. [17]
11. VENA INF. Parrocchiale. [18]
12. VENA SUP. Parrocchiale. [19]
1600-1700. Introito ed esito della Madonna della Sanità e Santa Rubba.
1600-1700. Platea del Sacro Monte delle 50 messe eretto nella chiesa di S. Michele Arcangelo della città di Mileto. Notamento di istrumenti e scritture in favore del Monte.
1600-1700. Chiese di Triparni e Santa Maria di Portosalvo di Bivona.
1601, marzo 14. MAST. Vicariato. Giurisdizione pastorale in territorio abbaziale. Costituti tridentini. Pompeo MANGIONI, vicario. MILETO CHIESA ABBAZIALE. VISITA.
Ad modus a...dus Pompeius Mangionus, V.I.D., vic(ariu)s g(e)n(era)lis Abb(atie)e San<c>t(issim)<a>e Trinitatis mileten(sis), annexe, et i(n)corporate ven(erabi)l(e) Colleggio Greco d’Urbe, ad protettione(m) ill(ustrissi)mo(rum) et r(everendissi)mo(rum) cardinaliu(m) d’ S.Sever(i)na, et Muntalto, incipie(n)do visit(atio)ne ecclesi(a)e p(rinci)pale, et omniu(m) alia(rum) ecclesia(rum) et loco(rum) pio(rum) totius iurisd(ictio)nis, nec non requirendo mandata p(re)terit(a)e visit(atio)nis p(er) ipsu(m) d(omnum) vis(cariu)m fatte, accessit primo ad ecclesia(m) ipsa(m) abb(atia)lem, ubi, audita missa celebrata p(er) d(everen)du(m) d(omnum) Benedictu(m) de Vecchis, monacu(m) eiusde(m) abb(atia)e, visitavit altare maius... (etc.).
1601-1698. Esenzioni dalle gabelle.
1602-1694. Benefici di Mileto. -Benefici dei Santi.
1603, novembre 14. MARCONE. Una polizza fatta à 14 (19 ?) novembre 1603 dall’abba(te) MARCONE ... di D 16. [21]
1605, dicembre 20. Obligat.ne contro Gio. Leonardo RUMBULA’ ? di D. 10, e salmi 4, et 1 tu.lo di g.no bianco, fatta à 20 (dicem)bre 1605.[22]
1606, agosto 19. Obligatione contro ........... ? <Leonardo ?> CORTI <CONTI ?> , di D. 33,[23] fatta à 19 d’agosto 1606.[24]
1606, ottobre 14. Cauthela d’Antonino SCARANO, di Pizzinni, di d. 12, fatta à 14 (otto)bre 1606.[25]
1606, ottobre 18. Cauthela contro Santo FOLLONE ? e Gio.i PATA, di Ionadi, di d. 30, fatta à 18 ? (otto)bre 1606.[26]
1606, ottobre 21. Cauthela dè[27]GILARDONI ? Pilato, di Pizzinni, di d. 12 e ½ , fatta à 21 (otto)bre 1606.[28]
1606. PLATEA DI CENSI. Una platea grande fatta l’anno 1606 coverta di carta perghimina, ove stano annotati li [29] censi à minuto, et all’engrosso di d.a abb.a consistente in cera, grano, dinari, [30] et alio, di carti scritte 290. [31]
1606-1612. Uno libro di granetteria del già vicario STRATI p. l’an.o 1606 (corretto) p. tutto l’1612 coperto di carta percimina no. cartulato in foglio. [34]
1606-1612. Un’altro libro di saldi dell’administratione del medesmo STRATI del’an.o 1606[35] p. tutto l’1612 saldato in Roma in foglio coperto di carta perghimina di carti scritti al numero 34. [36]
1606-1612. Un altro libro in foglio del medesmo <STRATI> della granetteria nella q.ale sono[37] notati residui di prestiti di censi, e stagli, in grano, et dinari e cera, di carte scritte 175.[38]
1607. MARINCOLA, episcopo di Teano. Fede attestante esentiva abbazia di Mileto. [39]
1609, gennaio 1. MAST. Vicariato. Giurisdizione pastorale in territorio abbaziale. Costituti tridentini. ANDREA GIOVANNI STRATI, vicario. MILETO CHIESA ABBAZIALE. Atti di Visita.
Processionalmente pervenuti nella navata laterale destra della chiesa abbaziale, ne effettua ricognizione delle ivi esistenti tre arche marmoree. Prima menzione attestativa in autentiche ed esenti da ogni dubbio fonti abbaziali dell'esistenza degli ivi esistenti tre marmorei monumentali reperti: un mausoleo e due sarcofagi.
Si interrogano su inveterata tradizione assegnantili quali rispettivamente attinenti alle spoglie di Roger d’Hauteville, condottiero normanno, Eremburga, coniuge, altro probabilmente di figli premorti allo stesso Roger, conte di Calabria e Sicilia.
1609, marzo 14. Obligat. contro Gio Lorenzo ? A....... ? dell’affitto della grang. di Castelvetere fatta 14 di marzo 1609, dice pagato d. ...[40]
1609, settembre 4. Obligat. contro Gio. Maria FABIANO, di D. 3 e ½ fatta à 4 settembre 1609. D. 3.2.10.[41]
1609, settembre 12. Oblig.ne contro Horatio PATRITI ?, di Triparni, di D. 15, fatta à 12 (sette)mbre 1609. D.15.[42]
1609, settembre 15 ? Oblig.ne contro Gio. Cola PASCALI, di Fiolandari, di D. 4, fatta à 15 (sette)mbre 1609. D.4.[43]
1609, settembre 17. Oblig. contro Lillo ? SORBILLI, p. l’affitto delli terri dell’abb.a, di D. 60 fatta à 17 di settembre 1609. D. dice<si come> sopra, restare D 30.[44]
1609, novembre 14 ? Obligat. contro Consalvo LA MAN (N)A di Mutari di D. 40 fatta à 14 ? novembre 1609. D. 40.[45]
CONTINUA
APPENDICE
1601, marzo 14. MAST. Vicariato. Giurisdizione pastorale in territorio abbaziale. Costituti tridentini. Pompeo MANGIONI, vicario. MILETO CHIESA ABBAZIALE. VISITA.
Ad modus a...dus Pompeius Mangionus, V.I.D., vic(ariu)s g(e)n(era)lis Abb(atie)e San<c>t(issim)<a>e Trinitatis mileten(sis), annexe, et i(n)corporate ven(erabi)l(e) Colleggio Greco d’Urbe, ad protettione(m) ill(ustrissi)mo(rum) et r(everendissi)mo(rum) cardinaliu(m) d’ S.Sever(i)na, et Muntalto, incipie(n)do visit(atio)ne ecclesi(a)e p(rinci)pale, et omniu(m) alia(rum) ecclesia(rum) et loco(rum) pio(rum) totius iurisd(ictio)nis, nec non requirendo mandata p(re)terit(a)e visit(atio)nis p(er) ipsu(m) d(omnum) vis(cariu)m fatte, accessit primo ad ecclesia(m) ipsa(m) abb(atia)lem, ubi, audita missa celebrata p(er) d(everen)du(m) d(omnum) Benedictu(m) de Vecchis, monacu(m) eiusde(m) abb(atia)e, visitavit altare maius... (etc.).
Viene qui stralciata parte dell’introduzione alla trascrizione integrale degli Atti di visita.
Gli atti di detto costituto, visita del vicario Pompeo Mangione, o Mangioni, iniziano con quelli afferenti a minuziosa ispezione allo stato applicativo dei dettami tridentini nella principale chiesa MAST, quella abbaziale, in die 14 mensis martij 1601.
Da cui già emerge, come per quasi tutti gli atti di visite abbaziali 1574-1698, un rilevante problema che non può essere ignorato dal trascrittore. Se pur fonti importanti, a noi pare, nella loro icastica oggettività, limitantesi - quindi per ciò stesso attendibili - meramente al dover proprio: descrivere, e lo espletano con minuzioso, ossessivo, realismo, presentano non indifferenti problemi sul piano linguistico.[46]
Problemi, dunque. Testuali. Spesso gravi, per questione ove una sola lettera muta l’intepretazione su di una topografica collocazione di un altare, sul numero dei litici, sulle decorative od opere varie. Ma se ciò s’intende man mano superare, con esaustive alfabetiche minuziose premissive tavole, come anche di volta in volta introduzioni a che su varie lessicali proprietà e menda s’intenda chiarire ed anteporre, rimangono pur sempre fonti importanti. Molto.[47]
1601, ottobre 6. MAST. Vicariato. Giurisdizione pastorale in territorio abbaziale. Costituti tridentini. Pompeo MANGIONI, vicario. Apud S.Mariae de Fallaconi. VISITA.
STRALCIO
TABULA ALPHABETICA
Predetta. A titolo di serbativa memoria titulationis. ac etiam faciat unam campanam. Accertamento stato plateatico. afferente a benefici di libera collazione. Al rettore del predetto casalis (...) fuit ordinatum. Alla quale risulta annessa(m). parrochiali ecc(lesia)e Piscopij. annessa(m) parrochiali ecc(lesia)e Piscopij. annesse. Annesse chiese. annessi. Annessi ditte eclesie. Antonij. aperture que reperiuntur in muris ditte ecc(lesi)e. Apud S.Mariae de Fallaconi. arredi . celebratur. Costituti tridentini. cui ecclesiae Sanctae Mariae sunt annesse. da. Data. de Mont(eleo)ne. depingat in ditta ecclesia imagine(...) s(anc)ti Nicolai. di cui implicitamente se ne indica status di materia . di cui se ne indica condizione in atto: ... jam dirute. Die 6 mensis (octo)bris1601. Disponga risanamento. distintamente indicate: ... de Mont(eleo)ne. ditte. dominus vic(ariu)s visitavit. E tale è in Sabato. eccl(lesi)e. eccl(lesi)e Sanctorum Nicolai de Pauperis. ecclesie. eclesiam Sancte Marie de Fallaconi. eclesiam Sancte Marie de Fallaconi.eclesie. et Antonij. et de novo faciat portam minorem. et finiatur sacristia sane ? incepta. et reficiat (...). aperture que reperiuntur in muris ditte ecc(lesi)e. et renovetur superficies imaginis Sante Marie virginim et santi Antonij. Ex novo faciat portam minorem. faccia dipingere. Fuit ordinatum r(everen)do rettori ditti casalis pro.ti (...?) quot. Giurisdizione. Habet param(n)ta necessaria. hebdomada(m). Idem dominus vic(ariu)s visitavit . imagine(...) s(anc)ti Nicolai, et santi Antonij. In 6 mensis (octo)bris1601. in ditta ecclesia [di S.Maria di Fallaconi]. in quanto in Sabato. jam dirute. luogo. MANGIONI Pompeo, vicario. Mariae. MAST. missa. missa. Nicolai de Pauperis . Ordini: param(n)ta necessaria Provveda. Provveda per restauro pittorico della. Ricognizione. Risulta provvista di. Sanctae Sanctorum. settimanale. soggetto giuridico. stato.sunt. superficies imaginis Sante Marie virginim. suppellettile. Tabella missarum. Termini sacristia sane ? incepta. unam . unam campanam. Vicariato. vicario. Visite.
1601, ottobre 6. Apud S.Mariae de Fallaconi. MAST. Vicariato. Giurisdizione. Costituti tridentini. Visite. Pompeo MANGIONI, vicario.
Data, luogo, visita a soggetto giuridico
In 6 mensis (octo)bris1601 dominus vic(ariu)s visitavit eclesiam Sancte Marie de Fallaconi.
Accertamento stato plateatic
Alla quale risulta annessa(m) parrochiali ecc(lesia)e Piscopij.
A predetta ecclesie Sanctae Mariae sunt annesse eccl(lesi)e
– Sanctorum Nicolai de Pauperis
– Antonij,
Annesse chiese, distintamente indicate: ... de Mont(eleo)ne,
Annesse chiese, di cui se ne indica condizione in atto: ... jam dirute.
Annesse chiese, di cui implicitamente se ne indica status di materia afferente a benefici di libera collazione.
Ricognizione stato arredi e suppellettile
Risulta provvista di param(n)ta necessaria <ut?> celebratur unam missa hebdomada(m).
Tabella missarum
1, settimanale. E tale è in sabato.
Ordini
Al rettore del predetto casalis (...) fuit ordinatum:
A titolo di serbativa memoria titulationis, faccia dipingere, in ditta ecclesia [di S.Maria di Fallaconi], imagine(...) s(anc)ti Nicolai, et santi Antonij, [in quanto] annessi [da] ditte eclesie,
Provveda al restauro pittorico della superficies imaginis Sante Marie virginim
Provveda per unam campanam,
Disponga risanamento aperture que reperiuntur in muris ditte ecc(lesi)e,
Ex novo faciat portam minorem,
Termini sacristia sane ? incepta.
Die 6 mensis (octo)bris1601. Idem dominus vic(ariu)s visitavit eclesiam Sancte Marie de Fallaconi, annessa(m) parrochiali ecc(lesia)e Piscopij, cui ecclesiae Sanctae Mariae sunt annesse / [5] eccl(lesi)e Sanctorum Nicolai de Pauperis et Antonij, de Mont(eleo)ne, jam dirute. Habet param(en)ta necessaria <ut?> celebratur unam missa hebdomada(m), in sabato.Fuit ordinatum r(everen)do rettori ditti casalis pro.ti(...?) quot depingat in ditta ecclesia imagine(...) /[10] s(anc)ti Nicolai, et santi Antonij, annessi ditte eclesie, et renovetur superficies imaginis Sante Marie Virginim ac etiam faciat unam campanam,et reficiat(...) aperture que reperiuntur in muris /[15] ditte ecc(lesi)e,et de novo faciat portam minorem, et finiatur sacristia sane ?/[17] incepta //
1609. FIRENZE. MUSEO NAZIONALE, detto del BARGELLO. ANDREA STRATI. SIGILLO 681. “GIOVANNI ANDREA STRATI, VICARIO DELL'ABATE DI SANTA TRINITA' IN MILETO E DOTTORE DELLE DUE LEGGI”. XVII secolo. Bronzo. Provenienza: Coll.Trivulzio. Firenze, al Bargello dal 1876. Piatta, circolare d.46; pinna dorsale sagomata e forata: /ABB.IO.AND.STRATI.V.I.D.VIC.ABB.S.TRINIT.MIL./ Uno scudo a targa sannitica a cartocci con l'arme Strati sormontato da due putti seduti e da una testa di cherubino. La legenda è delimitata internamente da un filetto ed esternamente da un fregio. [48]
1609, gennaio 1. MAST. Vicariato. Giurisdizione pastorale in territorio abbaziale. Costituti tridentini. ANDREA GIOVANNI STRATI, vicario. MILETO CHIESA ABBAZIALE. Atti di Visita.
Processionalmente pervenuti nella navata laterale destra della chiesa abbaziale, ne effettua ricognizione delle ivi esistenti tre arche marmoree. Prima menzione attestativa in autentiche ed esenti da ogni dubbio fonti abbaziali dell'esistenza degli ivi esistenti tre marmorei monumentali reperti: un mausoleo e due sarcofagi.
Si interrogano su inveterata tradizione assegnantili quali rispettivamente attinenti alle spoglie di Roger d’Hauteville, condottiero normanno, Eremburga, coniuge, altro probabilmente di figli premorti allo stesso Roger, conte di Calabria e Sicilia.
Stralcio dagli indicati Atti di Visita
d’interesse per ricognizione mausoleo e sarcofagi. [49]
“Nella destra qua(n)do s’entra p(er) la porta maggiore v’è uno sepulcro di marmo bia(n)co[50] tutto in un pezzo di molta bellezza, in molta considerat(ion)e. [51]
Co(n)sistere p(er) cosa molto insigne, di lunghezza palmi 10, d’altezza palmi 9 co(n) la cupola, di larghezza p(almi) 6, i(n) dentro del quale si ritiene che sia seppellito [52] il corpo di conte Ruggero,[53]fondatore di essa abb(ati)a, co(n) una inscriptione nel muro, in una croce di marmo,[54]<la> quale dice:
Hoc quic(unque) leges dic sit ei req(ui)es.
Ha(n)c sepultura(m) fecit[55] Petrus Rocerisius,
mag(iste)r romanus,
in memoria(m) Rugerij comitis Calab(ri)e et Sicilie. [56]
Acca(n)to [57]del quale vi sono due altri sepolcri,[58]pure di marmo, molto belli, tutti in un pezzo co(n) molte imprese in rilievo [59]d’intorno, di molta considerat(ione).” [60]
E’ d’interesse notare come in fonte 1616. Mileto. Abbazia. VICARIO Luca FELICELLI. ATTUARIO. NOTAIO. Paolo RENZIO. Atti di visita, si ha memoria che la parete a tergo del mausoleo ritenuto ruggeriano ancora conservasse, se pur parzialmente, una dipinta epigrafe, che ivi è detta
…vetustate cancellata…
Epigrafe che, questa:
(ZOOM)
Dagli indicati elementi, questi sì attestati nelle fonti, ne avremmo il seguente impianto di documentato corredo.
Con la prima, ossia la dipinta epigrafe deinde scialbata dal tempo
+ C O R P O R A (…) R O G E R I I B I S C A R D I +
cui seguono elementi di bios, dichiarato programma ne è il con forza affermare di un detenersene, per l'abbaziale ecclesia, non già l'astratta memorazione bensì la serbativa della corporeità stessa di chi con forza qui se ne celebrava.
Il Dux.
Autocelebrandosene.
In materializzazione di un consistente tributo. In un compiacimento di un vedere ma in specie di un far sentire la primazìa
dell'escatologico memento.
Rispetto all'immanente rivale abbaziale: l'episcopata sede locale.
Siamo in effetti non già e non solo nei confini dell'arte bensì di tutta la cultura della simbolica del potere.
Tutto il contrario della concettualità di una corporeità di cui all'artistica lezione della meta-tematica di un concetto di Morte, e di posizione nei confronti della morte, nella tradizione occidentale della raffigurazione plastica del gisant nel XIII.
Ci chiediamo, quindi, se è mai possibile che le imperative ragioni politico-giurisdizionali della committenza, ossia di Rogerius,
abate della SS.ma Trinità di Mileto,
in quel 1287, abbiano potuto indurre lo scultore romano Pietro Oderisio ad accettare un programma di rammemorazione in phasti che si sarebbe presentato, se mai effettivamente e compiutamente realizzato, quale tutto il contrario della concettualità di una raffigurazione della corporeità allo stesso così confacente e tipica in sua produzione nota.
E produzione di cui all'artistica lezione della meta-tematica di un concetto di Morte, e di posizione nei confronti della morte, quale si ha nella tradizione occidentale della raffigurazione plastica del gisant nel XIII; come anche ed in specie per il portato dell'opera di Arnolfo di Cambio e socio suo Pietro medesimo.
Se l'ordito dei riferimenti in fonti nel diplomatico abbaziale consente di portare con adeguato limite di precisione alla piena comprensione delle condizioni di contesto non solo atte bensì imperative verso una commissione di tale elevato tasso simbolico, questo elemento, nell'accezione di un mutamento in Pietro Oderisio verso una applicativa di muto ed essenziale mausoleo, privo dei signa della significanza di una plastica raffigurazione giacente, orante all'Infinito nel suo materialmente visibile concedersi all'eterno del Tempo, molto - lo diciamo - ci lascia perplessi. Poiché inficia da sé, e subito, ogni significanza di una certa e sicura attribuzione in opus.
Salvo, s'intende, no se ne postuli che i reperti consegnatici dalla storia ne sono così manchevoli, dell'ipotetico suo scenografico intervento, da solo così giustificarsene proprio ciò che manca: il gisant.
Ma nessun elemento noto ci consente di intraprendere strade che, se pur tipologicamente possibili, se di Pietro necessita intendere, di quel Pietro, immediatamente porterebbero alla duplice conclusione: o di escludere o di ritenerne deperdito per sempre proprio l'unico elemento che ne sarebbe stato centrale: una statua giacente. Una pur di molto tardiva rammemorazione del defunto, così in phasti di un monumentale heroon ideato in quella chiesa abbaziale.
Ma anche in tal caso ne saremmo nella tipologia del mausoleo. Sarcofago non sarebbe stato di certo possibile. Ma il programma della committenza, dell'abate Rogerius ne era proprio questo: la rammemorazione in arce coeli dell’ormai mitizzato
ROKERIUS.
Vi era dunque un Gisant ?
Ne crederemmo infatti questo l'interrogativo preminente.
***
Tipologia dei monumenti funerari pontifici e l’opera di Pietro d’Oderisio.
Analogie con i mausolei funerari già nella chiesa abbaziale della
SS. Trinità di Mileto.
(Parte prima)
Il problema dei monumenti funerari é stato oggetto di importanti ricerche storico-artistiche e monumentali, scrive PARAVICINI BAGLIANI. Che pone un punto fermo nell'affermazione della raffigurazione veristica del gisant in terra italiana, il 1268:
... morendo, il papa ritorna ad essere uomo.
Il monumento sepolcrale di [Clemente IV (1264-68)], conservato oggi nella chiesa dei Francescani di Viterbo, offre (...) spunti di grande interesse.
Pietro d’Oderisio
Clemente IV
Viterbo, chiesa dei Francescani, monumento sepolcrale.
Particolare del Gisant.
(Già in S. Maria de Gradi)
***
Il gisant - prosegue Paravicini Bagliani - il primo sul suolo italiano con tratti che sembrano colti dal vero - rappresenta il viso di un vecchio con occhi chiusi.
Il realismo non raffigura tanto la vecchiaia del defunto ma la caducità fisica.
Respingendo tutti gli attributi della bellezza fisica, il viso stanco e vecchio di Clemente IV esprime la verità della morte.
La sensibilità collettiva - ci permettiamo di esprimere in personali notazioni su tale metatematica - nei confronti del destino ultimo dell’umano (atteggiamento nei confronti della sopravvivenza) ed individuale (angoscia di morte, cessazione, ignoto nella volitività di una pulsione al sé permanente) ha assunto, pur nelle varianti di volta in volta, certo in ogni tempo e per ogni popolo, una fonte inesauribile, sentita, varia, di ispirazione per l’attività artistica.
Translando dall’originario concetto di heroon: camera della eroica morte idealizzata, e ritualizzata, erede quindi di una lunga e plurisecolare serie di analogie in campo antropologico ed artistico del più vasto campo del metaconcetto di rappresentazione del defunto, lo specifico problema del gisant rappresenta molteplici valenze d’interesse sia artistiche sia delle relazioni psicologico - culturali dell'Umano nei confronti della Morte.
Propria ed altrui.
Di questo Assoluto.
La tematica generale, in epoca tardo-antica assunta preminentemente in ambito cristiano, translando foneticamente dal greco ultimo, ha in tale dottrina il termine di Escatologia.
E, per tale epoca, per tale cultura, ai fini di una adeguata conoscenza su quali concetti, quali forme assunse, dunque, nel tempo, la produzione artistica inerente la raffigurazione del defunto non ci si può sottrarre dal prioritariamente sondarne la specifica letteratura d’ambito.
Teologicamente, la Morte , per la Chiesa , altro non é che ...anche la pena del peccato. La tradizione paolina, infatti, centra e fissa l’assioma in quell’icastico sillogismo:
...per un solo uomo entrò nel mondo il peccato ed a causa del peccato
la morte.
(Paol., Rom., V, 12).
Rimase dunque alla cultura cristiana l’antichissimo concetto della psicostasìa, rigidamente assunto; nè tempi e contesti mutarono la cristallizzata teoria della raffigurazione tripartita: in alto i beati e gli assunti, al centro Cristo in funzione psicompòpa, in basso i dannati.
Di tanto in tanto s' innovò non tanto la sostanza di tale precetto, quanto il pathos raffigurativo -- risolvendolo in un turbinìo partecipativo-impositivo: beati violentemente ascesi, dannati turbinosamente a grappoli risucchiati dalle potenze ctonie.
Maligno, Diabolos, o Demoni che siano, sempre concettuali eredi delle Forze incontrollabili e perciò oscure, degli Arhiman, delle Astarti, dell’immanente dionisiaco, insomma di un tutto antiapollineo mondo schiacciato rifiutato denegato all’umano dal purismo militante di una Chiesa delle origini.
Non sembra - pur in tale comunque corale partecipazione, quindi condivisione - superata la rigida medioevale tripartizione delle Anime Dannate, Anime Beate, Cristo non condiviso.
In ambito di una raffigurazione artistica degli ermeneutici escatologici cristiani, tre, dei quattro fini ultimi dell’uomo (in tale dottrina designati Novissimi: Morte, Giudizio, Paradiso, Inferno), risultano di repertorio al primo: la Morte.
Il Peccato, dunque, eversività sempre altrui, non può, per definizione, essere assunto; il Male, alterità fuori da un sé che nel gisant si intende rammemorare, é, appunto in quanto tale, alieno ed espulso dal ruolo centrale dello spazio compositivo.
Le partizioni di una narrazione, fattori offerti ad un computazionale psicostatico, attengono ai registri inferiori; il gisant non é narrazione, né rappresentazione, non vi é alcuna azione scenica, né comparse.
Nel punto focale del monumento funerario del XIII, nel gisant: la rammemorazione non altri raffigura che un concetto, una cultura, una denuncia di mutato pensare, una esplicita speranza infine: qualunque la funzione, la carica, il blasone, l’uomo consegna la propria esclusiva corporeità, nient’altro che la propria caducità, lo spietato realismo d’una semplice umanità nella
...verità della morte.
Il Gisant
Il giacente, il memento funerario
avente aspetto di statua giacente non raffigura né offre altri al Giudizio – che le proprie stanche membra, la propria scarnificata corporeità, il proprio disfatto volto.
Non é, pertanto, né Monumento,
né Ritratto di Stato.
-E’ solo
Silentium.
Il resto, per Mileto, oltre agli interrogativi, è solo un problema ricostruttivo, da fonti.
Ed attributivo.
E si perviene dunque, affascinante punto di snodo, al da sempre enigmatico Pietro Oderisio.
Punto di partenza per la ricostruzione dell'attività di Pietro è il monumento funebre di papa Clemente IV (m. nel 1268), attualmente nel braccio sinistro del transetto di S. Francesco alla Rocca a Viterbo - scrive Anna Maria D'ACHILLE in una recente quanto densa opera di possibile ricostruttiva filologica inerente l'enigma del Petrus - ma originariamente collocato nella chiesa viterbese di S. Maria di Gradi -, quasi unanimemente attribuito all'artista sulla base della testimonianza del Papebroch (1687), che, fornendo la prima ampia descrizione del sepolcro, ne citava lepigrafe che si trovava sul fondo, sotto la curvatura dell'arco,
Petrus Oderisii
sepulchri
fecit hoc opus,
già allora solo parzialmente leggibile e andata poi distrutta.
Tralasciandosi per il momento ulteriori notazioni, che pur su Mileto vengono formulate da Anna Maria D'ACHILLE,[61] ci soffermiamo sul problema qui d'interesse.
Il ricordo di un'epigrafe con il nome
Petrus Oderisius
- ne scrive D'Achille - ha consentito infine di riferire a Pietro d'Oderisio il monumento funebre del conte Ruggero d'Altavilla (m. nel 1101) e di sua moglie Eremburga.
Anche detta studiosa, e ne diremmo sulla scorta del CLAUSSEN (che a sua volta ne pubblica una inaccettabile ricostruttiva grafica) pertanto ne rivolge l’attenzione ad un ovoidale cartiglio marmoreo che nelle memorie tardo seicentesche e settecentesche ci viene detto affisso sul monumentale avello marmoreo ritenuto il sarcofago di Roger d’Hauteville, conte di Calabria e Sicilia, nella chiesa abbaziale di Mileto.
Dette memorie così ce lo presenterebbero:
Prima corona (interno)
+ HANC + SEPOLTURAM + FECIT +PETRUS + ODERISIUS
+ MAGISTER + ROMANUS +
Seconda (esterna)
+ IN + MEMORIAM
+ ROGERII + COMITIS + CALABRIAE ET + SICILIAE.
+ HOC + QUICUMQUE + LEGES,
+ DIC + SIT + EI + REQUIES+
Mentre la menzionata dipinta, muraria, non altro la dovremmo ritenere che lacerto residuale elemento del ben complesso monumentale heroon del XIII secolo, scenograficamente allestito in rammmorativo mausoleo atto ad una ben visiva attestazione – in quella basilica – di una simbolica del potere.
Tempo infatti
- molto -
era passato dall’ultima memoria di Roger d’Hauteville
e
del signore feudale suo: Roberto il Guiscardo.
Tempo.
Troppo.
Tanto da ritenersi assimilato l’uno all’altro.
ROKERIUS,
di una ben più arcaica testimonianza,
ora,
nella dipinta epigrafe deinde scialbata dal tempo
+ C O R P O R A (…) R O G E R I I B I S C A R D I +
in tutto ne diviene.
I ruoli sono rovesciati.
Il ben congegnato meccanismo della glorificazione in heroon raggiunto.
Con il
CORPORA
finalmente assume materializzazione una translativa giurisdizionale necessità abbaziale.
ABBATIALIS Heroon
Spazio monumentale ritualizzato della Morte Eroica.
Con l’assimilazione a
BISCARDUS,
finalmente
ROKERIUS
assume veramente la dignità in Mito
di DUX.
Rimarrebbe da dire ad opera probabilmente di chi.
Risposta ne sembrerebbe possibile.
Ne riterremmo dal raffinato Maestro autore della pontificale funerarie edicola in Viterbo, nonchè dell'ivi molto interessante gisant. Pur con molti quesiti aperti la risposta possibile è solo quella indicata dalle fonti stesse Pietro Oderisio magister romanus
***
Sul resto
BISCARDUS,
ROKERIUS
DUX.
E’ veramente pronto tutto il portato del tranfert per il successivo glorificante distico
Linques Terrenas penetravit Dux ad amenas
Rogerius Sedes, nam coeli detinet Aedes.
Ma nel 1609 è ancora presto. Si è ad una mera fase ricognitiva. Come anche in 1616. Non vi erano ancora i problemi veri.
Di Hoc quic(unque) leges dic sit ei req(ui)es./ Ha(n)c sepultura(m) fecit Petrus Rocerisius, /mag(iste)r romanus, / in memoria(m) Rugerij comitis Calab(ri)ae et Sicilie.//,
come abbiamo visto attestata in Visita STRATI, 1608, in 1616 rimane solamente Rugerij comitis Calab(ri)ae et Sicilie.//
Che pur …sed appare(n)t huiusmodi verba… è modificata o comunque resa solo quale Comitis Rugerij comitis Calab(ria).//
Ne dovremmo pertanto desumere che a distanza di veramente pochi anni l’iscrizione siasi deleta.
E’ anche d’interesse notare come in Calcagni (Historia, 1699, p. 9), si conservi memoria di tale epigrafe, ma derivata da non altri che dalla citata fonte Atti di visita Felicelli, 1616.
Derivata, e modificata.
Da
Hoc quic(unque) leges dic sit ei req(ui)es./ Ha(n)c sepultura(m) fecit Petrus Rocerisius, /mag(iste)r romanus, / in memoria(m) Rugerij comitis Calab(ri)e et Sicilie.// infatti in Calcagni diviene Rogerius comes Calabri(a)e, ( et) Sicili(a)e./ Hanc sepulturam fecit Petrus Oderisius, magister / romanus in memoriam.//
Vi era dunque un Gisant ?, ci chiedevamo.
E - sempre se così - come ne dovremmo supporre lo scenografico apparato dell'heroon ?
Si procedette in tipologia di adattamento 1 ?
Si procedette in tipologia di adattamento 2 ?
Alla Clemente IV, alla De Braye, oppure - forse più propriamente -
secondo la ricostruttiva del monumento Annibaldi in S. Giovanni in Laterano ?
Indubbiamente le analogie sono evidenti. Anzi, rimarchevoli:
Monumento funebre di Clemente IV c
con il ripristino visuale della facciata originaria della cassa marmorea, a seguito dei bombardamenti del 1944 e dopo il parziale restauro del 1946 – 1949.
Non può non essere rimarcata la similitudine della forma strigliata, utilizzata da Pietro d’Oderisio, comprensiva al centro di porta a ditis.
Indubbiamente saremmo portati a supporre che un Pietro Oderisio non poté ricevere una così non di certo insignificante commissione solo per limitarsi a scolpire le due rozze croci nei timpani superiori laterali di un lontano avello di spolia, romano, od addirittura per incidere poche parole in un duplice marmoreo ovoidale da apporre a memento alla parete. Petrus, quel Petrus, non era affatto un semplice lapicida. Né quelli infatti avrebbero potuto essere, tantomeno erano, commissioni da affidare ad un grande Magister quale Petrus indubbiamente fu.
Monumento funebre di Clemente IV Sovraimposizione nella parte superiore di similitudine della forma strigliata, con porta a ditis, dell’avello marmoreo già nella Trinità di Mileto, ritenuto ‘Sarcofago di Roger d’Hauteville’’, conte di Calabria e Sicilia
Napoli, Museo Archeologico.
Mausoleo rammemorativo già nella chiesa abbaziale della SS. Trinità di Mileto, ritenuto ‘Sarcofago di Roger d’Hauteville’’, conte di Calabria e Sicilia. Particolare della vista frontale. Notasi similitudine della forma strigliata, con porta a ditis.
Monumento funebre di Clemente IV Sovraimposizione nella parte inferiore del fregio laterale della cassa marmorea nota quale ‘Sarcofago di Eremburga’, seconda moglie del medesimo conte e già nella stessa abbaziale della SS. Trinità di Mileto.
Fregio della cassa marmorea nota quale ‘Sarcofago di Eremburga’, seconda moglie del medesimo conte e già nella stessa abbaziale della SS. Trinità di Mileto.
Pochi elementi, ma significativi, ne riteniamo, ci indurrebbero poi a poter continuare queste ipotesi analogiche, ma con il monumento Annibaldi. Cosa che si farà in altro luogo.
Da alcune fonti mss. abbiamo infatti modo di sapere che il mausoleo ruggeriano non era consistente meramente in una cassa marmorea adagiata sul piano di calpestio, bensì si presentava quale poggiante su quattro basi.
Vi è poi un necessitante vuoto, come ci rappresenta l'affissione stessa del duplice cartiglio ovoidale. Che la collocano quindi ad un terzo livello rispetto alla quota del pavimento.
Da altre, edite nel 1784, in cui e l'iscrizione dipinta, di cui sopra, venne ritrovata - sulla parete, e sotto uno strato moderno di calce, e in rame illustrata, essa si attesta e si presenta in una posizione ben elevata. E con tale livello ne registriamo un quarto.
Non vi è elemento noto alcuno, però, che ci consenta di chiudere con il necessitante quinto: la teoria in asse verticale concettualmente - e in effetto tipologicamente - concludentesi con l'Arce Coeli e la Vergine in Trono.
Benedicente.
Cui una effige dello stesso Rogerius, in versione del XIII, si rivolgeva plorante.
Rokerius.
Comite.
Il Memento del Glorificato in Heroon di un Mito.
Come quell’omonimo
Rogerius,
abate, committente.
Che, probabilmente nella marmorea figurazione in alto sì posita, nel presentarlo
alla Benedicente, alla Comprensiva,
all'Intercedente,
analogamente
dal Morphai della Morte
anch'esso e di sé e per sé plorava.
E tale ne è, come anche per Mileto ne potrebbe essere, la lectio del modello ravvisabile in Orvieto, S. Domenico, monumento funerario di Guglielmo De Braye. Ma con vistose maturazioni compositive globali.
Nessun elemento, ovviamente, di tale apparato, oltre l'arca, il cartiglio, l'epigrafe dipinta. S'intende.
Salvo non se ne richiamino quali pertinenti e propri altri due: una coppia di tortili colonnine marmoree ed una Madonna in Trono.
Presenti nelle collezioni dell'odierna Mileto. E di cui v'è incontestabile memoria in fonti del XIX quali provenienti dalle rovine della chiesa abbaziale.
Odiernamente ed impropriamente si trovano nella cattedrale, 'Sacello dei defunti episcopi'.
Pur su tali scarsi elementi se ne può ragionevolmente opinare che l'apparato probabilmente presentasse delle convincenti analogie con il monumento Annibaldi: ed in cui il cassone marmoreo, del mausoleo ruggeriano, fosse sospeso.
Esattamente sopra il livello del cartiglio ovoidale ed immediatamente sottostante alla epigrafe dipinta.
Su cui l'Arce Coeli.
Pur riluttanti poiché necessita anticipare posizioni di fonti che maggiormente attengono al periodo del vicariato del veramente erudito gesuita Diego CALCAGNI (1695 –1701),
Che, pur a fronte dell’incrollabile certezza di alcuni, ne sarebbe maggiormente opportuno – riterremmo - definirlo "Mausoleo ritenuto ruggeriano".
Nessuna fonte infatti autorizza ad attribuire a quell’avello marmoreo la funzione di ‘Sarcofago di Ruggero’. Con "sarcophàgos", com’è noto, si designava letteralmente la triste ma necessaria funzione di "mangiatore di carne": termine che indica funzione che i greci indicavano assegnandolo ad un calcare corrosivo particolarmente atto a svolgere la sua orrida funzione all’interno delle casse funerarie.
Essendovi incertezza anche sul luogo del decesso ed ancor più del seppellimento di Roger d’Hauteville, condottiero normanno, se ne desume che un minimo di livello prudenziale ne sarebbe quantomai opportuno. Le più antiche cronache, infatti, solamente ne affermano che venne effettivamente seppellito in Mileto, sua abituale residenza in periodi di pace o di riposo negli affari di gestione delle defatiganti imprese belliche, ma, se ne rileva In Ecclesia.
Ed è maggiormente noto che con tale designazione nei glossari medievali usualmente se ne indicasse la chiesa maggiore, ossia la cattedrale. Ma anche su tale presunta sepoltura In Ecclesia non ne abbiamo che tarde cronache e memorie. Semplicemente, quindi, sul punto non esiste fonte degna di fede.
Altre, poi, completamente avverse alla destinazione del frale in Mileto, lo direbbero trasferito in luoghi della Sicilia. Ma anche su ciò nulla vi è di certo.
Unico elemento veramente di interesse, ne opineremmo, è la scoperta di una tomba d’impianto monumentale venuta alla luce nel corso dei saggi di scavo operati dall’archeologo Paolo Peduto (1995 – 1999) nell’area sub absidale della Trinità di Mileto. Anche se nella relazione scientifica dello stesso, presentata al II Congresso di Archeologia Medioevale nel settembre del 2000, se ne registra una adeguata attenzione al particolare manufatto, nulla in tale relazione dimostra di volersi riferire ad una qualunque attinenza con una ipotesi di essere stata tomba provvisoria predisposta per la funzione – appunto – di sarcophàgos del frale di Roger d’Hauteville, in attesa di una collocazione in luogo antistante il corpo chiesastico dell’abbaziale.
In mancanza pertanto di oggettivi riscontri, o in effetti repertizi od in autentiche fonti, non rimane che una minuta ricostruttiva delle vicende di detto sarcofago, condotta sulle fonti disponibili.
E la cosa non è proprio impossibile: non è menzionato in alcuna fonte - su quell'abbazia, e di quell'abbazia - prima dell'epoca moderna. Ivi compare letteralmente dal nulla. Esattamente in una menzione di pertinenza beneficiale, nel 1513: Beneficio dei Sansi.
Aggiungere altro – così come è stato fatto e con molto dato fantastico apologetico – ne dimostra, di chi così ha scritto, solo frutto di incontrollate ed inconfessabili ambizioni. Facilmente definibili di carattere apologetico.
Attestazione di una sua presenza se ne trova, se particolareggiata, nelle fonti archivistiche abbaziali solo dai primi del XVII. Precisamente negli Atti di visita. Che qui stiamo esaminando. In almeno 3. Menzioni varie, pure, si riscontrano nelle corrispondenze riservate dei vicari abbaziali.
Tra cui un atto controdeduttivo, ben particolare, di un vicario polacco, precisamente del 10 luglio
Menzioni, citazioni, questioni varie se ne registrano ovviamente anche in momenti successivi. Seguono poi, 1698-1700, i lavori di ricollocazione e di risistemazione di Calcagni. E ciò è noto.
Il sarcofago ne ridiventa oggetto di questioni giuridiche e pubblicistiche nell'anno successivo: 1701.
Poi la questione: provenienza, destinazione, appartenenza, viene nuovamente agitata nel rovente (per l'abbazia) biennio 1718-20.
Placatasi la querelle per qualche decennio, riprende, virulenta, nel quindicennio da
Ma nell'infuocato clima di allora, a fronte dei ben corposi interessi (materiali), tali elementi divennero punti ora di accusa, ora di difesa. E vennero agitati nei tribunali della capitale. Ecco perché la storia delle varie posizioni, come della documentazione, su detto mausoleo (molto meno sugli ulteriori due elementi a corredo dell’impianto d’Heroon del 1287), è ben corposa.
Riprende la questione all'alba dell'Italia unificata, e la si porta sino al Senato del Regno. Continua sino agli ultimi decenni dell'800. Poi diviene solo materia di memorialisti, storici, archeologi. Finalmente.
Ad oggi se ne dovrebbe dire, sembra, che lo spirito dei tempi si sia in tutto rovesciato. Così come sino al 1774 si fece, disse, scrisse di tutto per negarne ogni autenticità (e si fece, disse, scrisse in modo lecito come anche del tutto illecito), oggi in tutto in quel della Mileto moderna ci si affanna a comportarsi esattamente al contrario. E, ironia della storia, per le stesse motivazioni; anche se rovesciate.
Sulla collocazione sua – al 1700 - all'interno della chiesa abbaziale ricostruita, agevolmente se ne può così affermare: è noto esservi state, nelle pertinenze del sarcofago, tre epigrafi. Due sulla parete retrostante, una sullo zoccolo murario su cui era collocato.
Se ne conosce anche la collocazione comparativa rispetto agli altari a lato ed a fronte.
Non vi sono dunque molti misteri sulle vicende moderne di tale mausoleo ‘ruggeriano’. Ma per motivi del ttto strumentali, che veramente ben poco avrebbero a che fare con quanto può interessare a ricercatori e seri studiosi, nella recente pubblicistica in materia se ne insiste, e molto, quanto impropriamente, proprio sulle epigrafi.
E tutto ciò senza che in alcuni studi che tanto ripropongono se ne abbia un minimo di possibilità di potervi riscontrare una effettiva conoscenza delle fonti. Come di alcuni equivoci.
Quindi, ne riterremmo, forse non è del tutto inopportuno fonti ed equivoci qui li si esponga pur se in sintesi.
1. Tre sono i principali equivoci, su detto sarcofago:
a) Calcagni (Historia...) lo indica quale
”Il tumulo del conte Ruggero a lungo giacque nel cimitero prossimo alla chiesa. Dopo parecchi anni fu rimesso nella chiesa, tra due colonne marmoree, con questa iscrizione scolpita sulla parete: Ruggero, conte di Calabria e della Sicilia/ fece questa sepoltura il maestro Pietro Oderisio/ romano in memoria./ Se leggi, dì un requiem //
Il tumulo era di un candido marmo, di lunghezza 9 palmi, per larghezza quasi 5, di altezza 8. Stanno sopra, a sinistra ed a destra del tumulo, due simulacri, l'uno di una donna, l'altro di un uomo, ma senza testa. Dicono che uno sia di Ruggero, l'altro forse di Eremburga. al termine del tumulo vi sono due colonne striate. Su di entrambe le fronti si vede una porta semiaperta, in entrambi i lati è scolpito lo stemma gentilizio del conte, ossia la croce chiusa tra i due fiumi. Questo, rovinato l'antico tempio giacque disprezzato per più anni. Costruito e terminato il nuovo tempio, affinché la memoria di un sì grande conte non perisse, fu posto nell'ala sinistra in forma migliore e più nobile. (Historia...)
b) L'altro, sempre su erronea lettura di Calcagni:
"I chierici di prima tonsura che dovevano prendere i minori o i maggiori ordini hanno le lettere di dimissione dal Padre vicario generale dell'Abbazia, ed i monaci, che servivano nella chiesa abbaziale passavano al presbiterato ed al chiericato. Di questi, otto cappellani cantano ogni giorno in coro le ore Canoniche ed i Vespri. La messa solenne celebrano tutti i giorni sul grande altare, per l'anima del conte fondatore, e, dopo i Vespri, recitano le preghiere dei defunti sul suo sepolcro." (Historia...)
c) Infine il terzo, più grave:
"Questa descrizione, è da aggiungersi dopo quella del tumulo marmoreo in cui fu riposto il corpo del conte Ruggero:
Ruggero, conte di Calabria e di Sicilia, figlio di Tancredi, fratello di Roberto il Guiscardo, padre di Ruggero primo re di Sicilia, caro a S. Brunone, nell'opera protetto della Beata Vergine, che scacciò dalla Sicilia i saraceni, che fondò e dedicò questa abbazia e basilica, dedicata alla Santissima Trinità, e cotruì un ampio monastero, perchè fosse abitato e retto dai monaci dell'Ordine di S. Benedetto, ed altri monasteri, abbazie, episcopati, in Calabria e Sicilia fondò, restaurò, dotò, morì in Mileto di oltre 70 anni l'11 Luglio del 1101, ed in questa basilica fu tumulato, con questa iscrizione: "Linquens terrenas penetravit dux ad amenas / Rogerius sedes, nam coeli detinet aedes.//
Rinnovata la memoria di tal principe e fondatore. Anno 1700//
APPENDIX AD HISTORIAM - Appendice alla Breve Storia Cronologica dell'Abbazia della Santissima Trinità di Mileto.
Ci sia consentito pertanto contribuire ad un doveroso quanto utile chiarimento:
Calcagni scrive l’operetta l’Historia…, non già come se ne suppone per motivazioni di natura celebrativa, bensì per maggiormente pragmatiche ragioni di gestione insite nelle dinamiche dell'intricata materia di giurisdizione. E la scrive e pubblica a corredo di una sinode abbaziale:
"Ai sinodi è da aggiungersi il sinodo celebrato nella Chiesa di S. Michele Arcangelo nel villaggio di Piscopio, nel 1698, il Lunedì di Pentecoste, ed il 19 maggio, essendo protettore il card. Fabrizio Spada, vicario Padre Diego Calcagni, dei Gesuiti, che fu pubblicato l'anno successivo alla Storia Cronologica Breve dell'Abbazia."
Diciamo quindi motivi d'ordine interno. E di rapporti con un inquieto clero abbaziale, posto sempre in tensione dalla locale sede episcopale.
Si è visto di sopra che la dizione precisamente ne è:
”Il tumulo del conte Ruggero a lungo giacque nel cimitero prossimo alla chiesa. Dopo parecchi anni fu rimesso nella chiesa…”
Nell'ottobre 1698 Diego Calcagni nei riservati atti di bilancio registrava le spese da cui ne possiamo desumere il senso vero di cosa intendesse con la dizione sua a stampa "Dopo parecchi anni fu rimesso nella chiesa....."
1698, ottobre [SPESE PER CHIESA]
· Per accomodare il tumulo del conte Rugiero.[62]
Era in atto, cioè, nel programma riedificativo della chiesa, il superamento della condizione sia descritta nel 1671 da Plevinowskji, sia nel 1698 da Calcagni: "Il tumulo del conte Ruggero a lungo giacque nel cimitero prossimo alla chiesa..."
Tanto nel 1700 fu completato sia con la messa a punto dell'apparato scenografico su cui è Calcagni stesso ad offrircene ogni ragguaglio, sia con ulteriori due operazioni.
Vediamole:
Nel successivo ottobre 1699 Diego Calcagni nei riservati atti di bilancio registrava le spese per il senso vero di cosa intendesse con l'ulteriore dizione a stampa
"Questa descrizione, è da aggiungersi dopo quella del tumulo marmoreo in cui fu riposto il corpo del conte Ruggero:
Ruggero, conte di Calabria e di Sicilia, figlio di Tancredi, fratello di Roberto il Guiscardo, padre di Ruggero primo re di Sicilia, caro a S. Brunone, nell'opera protetto della Beata Vergine, che scacciò dalla Sicilia i saraceni, che fondò e dedicò questa abbazia e basilica, dedicata alla Santissima Trinità, e costruì un ampio monastero, perché fosse abitato e retto dai monaci dell'Ordine di S. Benedetto, ed altri monasteri, abbazie, episcopati, in Calabria e Sicilia fondò, restaurò, dotò, morì in Mileto di oltre 70 anni l'11 Luglio del 1101, ed in questa basilica fu tumulato, con questa iscrizione:
"Linquens terrenas penetravit dux ad amenas / Rogerius sedes, nam coeli detinet aedes.//
Rinnovata la memoria di tal principe e fondatore. Anno 1700//
Ossia: ancora delle annotazioni a bilancio autografe di Diego Calcagni ne abbiamo nel
1699, ottobre [SPESE PER CHIESA]
· Per la lapida del sepolcro del conte Rugiero.[63]
E ne specifica, ulteriormente, oneri, provenienza, fattura:
1699, novembre [SPESE PER CHIESA]
· Per porto da Messina della lapida sepolcrale del conte Ruggiero.[64]
Rimarrebbe qualche precisazione:
--- Rispetto all'epigrafe:
Ruggero, conte di Calabria e di Sicilia, figlio di Tancredi, fratello di Roberto il Guiscardo, padre di Ruggero primo re di Sicilia, caro a S. Brunone, nell'opera protetto della Beata Vergine, che scacciò dalla Sicilia i saraceni, che fondò e dedicò questa abbazia e basilica, dedicata alla Santissima Trinità, e costruì un ampio monastero, perché fosse abitato e retto dai monaci dell'Ordine di S. Benedetto, ed altri monasteri, abbazie, episcopati, in Calabria e Sicilia fondò, restaurò, dotò, morì in Mileto di oltre 70 anni l'11 Luglio del 1101, ed in questa basilica fu tumulato, con questa iscrizione:
Linquens terrenas penetravit dux ad amenas / Rogerius sedes, nam coeli detinet aedes.//
Rinnovata la memoria di tal principe e fondatore. Anno 1700//
E' da precisarsi esservene altra, con la variante che "Anno 1700" è invece "Anno MDCXCIX".
Che, per essere alle prime cc. di un di certo non insignificante manoscritto su cui molto lavorò lo stesso Calcagni, come anche per essere di mano dell'amanuense di ACGR 79, è prevalente sull'erroneo testo a stampa.
E’ da ritenersene pertanto o correttiva di bozze o refuso il 1700.
In maggiore notizia, in detto manoscritto, Rogerius de Hauteville è menzionato quale "Defuntus tandem comes Rogerius in palatio melitensi..."
Ed ancora, medesimo luogo: "...ubi in presentem diem visitur eius amplium marmoreum sepulcrum"
Sul distico "Linquens terrenas penetravit dux ad amenas / Rogerius sedes, nam coeli detinet aedes" esiste poi tutta una dotta letteratura del XVIII.
Altra questione, ulteriore equivoco, è perché Calcagni citi "Il tumulo del conte Ruggero a lungo giacque nel cimitero prossimo alla chiesa...."
Napoli, Museo Archeologico.
Mausoleo rammemorativo già nella chiesa abbaziale della SS. Trinità di Mileto, ritenuto ‘Sarcofago di Roger d’Hauteville’’, conte di Calabria e Sicilia.
Utilizzo in spolia ad opera di Pietro de Oderisio, in apparato di Heroon comprensivo di Gisant oggi disperso, su committenza dell'abate Rogerius. Presumibilmente 1267-1287.
L'illustrazione evidenzia una ricostruttiva web della parziale sistemazione di Diego Calcagni, vicario della medesima abbazia, nel 1698-1700. E' evidente la costruzione di una base in muratura, su cui affissa la lunga epigrafe di dettato dello stesso Calcagni.
La si presenta:
+ ROGERIUS COMES CALABRIAE, & SICILIAE,
TANCREDI FILIUS, ROBERTI GUISCARDI, FRATER, ROGERII PRIMI REGIS SICILIAE PATER, S. BRUNONI CARUS, DEIPARAE VIRGINIS OPE IUGITER PROTECTUS, PULSIS A SICILIA SARACENIS, FUNDATA,
& DITATA HAC ABBATIA, & BASILICA, & SANCTISSIMAE TRINITATI DICATA, EXTRUCTO AMPLO MONASTERIO, & MONACHIS ORDINIS S. BENEDICTI AD INHABITANDUM, & REGENDUM TRADITIO, PLURIBUS ALIIS MONASTERIIS, ABBATIIS, EPISCOPATIBUS, PER CALABRIAM, & SICILIAM FUNDATIS, REPARATIS, DITATIS, ANNUM AGENS SUPRA SEPTUAGESIMUM MILETI MORITUR UNDECIMO KALENDAS JULII ANNO M.C.I. & IN HAC BASILICA
REGIO FUNERE TUMULATUR HAC EPIGRAPHE.
Linques Terrenas penetravit Dux ad amenas
Rogerius Sedes, nam coeli detinet Aedes.
INSTAURATA TANTI PRINCIPIS,
& FUNDATORIS MEMORIA +
Per capire la qual cosa necessita conoscere cosa fosse, all'epoca di Calcagni, il cimitero abbaziale; e quale la condizione: originariamente in Borea(luogo posto dietro l'abside sx, avendo alle spalle l'ingresso principale), posteriormente al sisma 1659 tutto mutò.
Ma - al solito - diamo la parola ad un contemporaneo:
10 luglio 1671, Monteleone. Collegio S.J. Residenza abbaziale. Curia. Giorgio Plevinowskyj, S.J., vicario. Atto controdeduttivo avverso ricorso di Girolamo Tartaglia, monaco abbaziale.
”Rappresenta 2°: non v'esser luogo per dare sepoltura alli defunti.
--- A questo rispondo che, nel rovinare la chiesa, si spezzarono e si empirono di pietre e di sterro quasi tutte le sepolture, e quelle che rimasero intatte - perché sono allo scoperto, ad ogni piovere s'empiono d'acqua.
Per la qual cosa alcune famiglie, che vi hanno sepolture proprie non mai si sono curate di rassettarle, e neanche si è curata l'abbadia di nettare, et accomodare le comuni, sin a tanto che si conduca a perfettione la nuova chiesa.
Ma non per questo manca dove sepelirsi li defunti, mentre tutto quel grande spatio dell'antica chiesa serve come di cemeterio, scavando ognuno dove più gli aggrada; e se pure alcuno non si vol sotterrare dentro l'abbadia, si porta a seppellire a S. Angelo, che pure è chiesa nostra e tiene molte sepolture.
Rappresenta 3°: che il sepolcro della pia memoria del conte Ruggero sta negletto, e malamente tenuto.
--- Questa neglettezza io non saprei in che ella si consista, perché s'egli intende che detto sepolcro sta allo scoperto, dice il vero, perché questa è un'urna di marmo, contigua al muro esteriore dell'ala sinistra della nave maggiore, e verrà ad esser rinchiusa dentro la nuova chiesa, et intanto, per esser ben sigillata, nulla patisce dalle piogge.
S'egli dice che detto sepolcro è mal tenuto, perché quivi attorno vi è quantità di pietre, si deve ricordare che si stà in fabbrica, e non se ne può fare altrimenti.
Del resto, ogni dì, dopo compieta, esce tutto il coro, et ivi avanti, cantato il De Profundis, dice l'oratione pro animabus Rogerij, Adelasiae uxoris, filiorum, etc. “
***
Essendo proprio quella apposta da Calcagni, di proprio dettato, e dallo stesso commissionata a Messina, la terza nell’indicata serie, rimarrebbe ora da precisare la questione della prima epigrafe.
Quella che, come già si è indicato, in 1616. da Luca FELICELLI e dall’attuario Paolo RENZIO negli Atti di visita così descrivevano: ancora conservata, se pur parzialmente, una dipinta epigrafe, ivi detta:Essendo proprio quella apposta da Calcagni, di proprio dettato, e dallo stesso commissionata a Messina, la terza nell’indicata serie, rimarrebbe ora da precisare la questione della prima epigrafe.
…vetustate cancellata…
E’ a questo archetipo infatti, che per le particolarità necessiterebbe di maggiore studio, cui ci rinviano gli accademici nella relazione di Miche Sarconi del 1784: CHIESA. SS.Trinità. CHIESA POST 1659. Sisma 1783. Effetti. Muro perimetrale destro. Consistenza intonaco interno. Lacerto di epigrafe sotto lo strato d’intonaco antico.
Questa:
(ZOOM)
In cui, e non di certo a Berna inutilmente scomodando Petrus de Eboli nel Liber in hoorem Augusti,[65] da eventualmente ricercarsi ogni risposta sul mausoleo già nell’abbaziale di Mileto, ritenuto ‘ruggeriano’.
1760. xii. 29. Mileto. 019. Giovanni DE IORIO. Rapporto su propria ispezione a chiesa MAST: dichiarativa esistenza di mausoleo e sarcofago [mancante il terzo] ed un dipinto.
“ Si certifica p(er) me, sottouff(icia)le della reg(i)a Ud(ienz)a di q(ues)ta prov(inci)a di Calabria Ultra, qualm(ent)e oggi sotto giorno sendomi conferito nella badial chiesa di questa città di Mileto, ivi ho osservato esservi esistente due nobili mausolei in marmo. Uno del serenis(si)mo conte Ruggiero, sotto del quale vi sta la iscrizz(io)ne del med(esi)mo intagliata in marmo colle sig(uen)ti parole:
+ ROGERIUS COMES CALABRIAE,
& SICILIAE,
TANCREDI FILIUS, ROBERTI GUISCARDI, FRATER, ROGERII PRIMI REGIS SICILIAE PATER, S. BRUNONI CARUS, DEIPARAE VIRGINIS OPE IUGITER PROTECTUS, PULSIS A SICILIA SARACENIS, FUNDATA,
& DITATA HAC ABBATIA,
& BASILICA, & SANCTISSIMAE TRINITATI DICATA, EXTRUCTO AMPLO MONASTERIO,
& MONACHIS ORDINIS S. BENEDICTI AD INHABITANDUM,
& REGENDUM TRADITIO, PLURIBUS ALIIS MONASTERIIS, ABBATIIS, EPISCOPATIBUS, PER CALABRIAM,
& SICILIAM FUNDATIS, REPARATIS, DITATIS, ANNUM AGENS SUPRA SEPTUAGESIMUM MILETI MORITUR UNDECIMO KALENDAS JULII ANNO M.C.I.
& IN HAC BASILICA REGIO FUNERE TUMULATUR HAC EPIGRAPHE.
Linques Terrenas penetravit Dux ad amenas
Rogerius Sedes, nam coeli detinet Aedes.
INSTAURATA TANTI PRINCIPIS,
& FUNDATORIS MEMORIA +
Un altro, anche in marmo, che si dice essere della moglie di d(ett)o regal fondatore conte Ruggiero.
Come pure ho osservato un quadro grande, situato in mezzo il muro dentro il coro di d(ett)a chiesa, nel quale vi sta dipinta la SS.ma Triade in mezzo; di sotto poi di una parte il p. San Benedetto, e da un’altra parte il rif(eri)to conte Ruggiero inginocchiato.
Ed a fede...
Mileto, li 29 decembre 1760.
Giovanni De Ioro, (sotto)uff(icia)le della reg(i)a Prov(incia)le Ud(ienz)a di Calabria Ultra, a fede.” //[66]
Progetto A.S.C. (N.S.)
www.archiviostoricodellacalabria-ns-giovannipititto.it
Continuazione dell’Archivio Storico della Calabria,
fondato e diretto da Francesco Pititto e da Ettore Capialbi; edito in Mileto (1912 - 1918)
© Giovanni Pititto.
[1]Note: gravato da onere di pensione di ducati 100: 50 a favore dell'abate napoletano Giovan Battista Solaro e 50 all'abate Giovan .... Iazzolino.
[2]Note: Non vi è rettore. Officia Stefano Ursello, di S.Gregorio, con provvisione di ducati 30.
[3]Note:Beneficio conferito a discrezione del cardinale.
[4] Sull'abate napoletano Giovan Battista Solaro ved. sia Arzona, sia Mileto, chiesa abbaziale, beneficio di S. Cataldo e S.Antonio della Piana.
[5]Francesco Sanso, di Mileto, era anche rettore di Piscopio.
[6]Sull'abate napoletano Giovan Battista Solaro ved. Arzona.
[7]Vittorio Giraldini, in ms. indicato di Amalia; trattasi di Amelia, in Liguria ? Si rammenta che Tullio Giraldini fu vicario MAST nel 1594.
[8]Su Vittorio Giraldini ved. anche beneficio semplice di S. Caterina.
[9] Di Pietro Cavalieri, nipote del card. Pellotta ? non se ne indica provenienza.
[10] Vi erano 2 benefici, omonimi, titolati a S.Giorgio.
[11]Sotto medesimo titolo di S.Giorgio vi erano 2 benefici, con distinto beneficiato. Ma rendita ed oneri del secondo non vengono indicati distinti.
[12]Beneficiato non precisato.
[13]Beneficiato non precisato.
[14]Beneficiato non precisato.
[15]Beneficiato non precisato.
[16]Beneficiato non precisato.
[17]Beneficiato non precisato.
[18]Beneficiato non precisato.
[19] Beneficiato non precisato.
[20]1601.”Un processo formato dal vescovo di Mileto del 1601 col chierico Gio(van) Dom(enic)o Marasco per un delitto, che commesse in Monteleone, et egli rimesse la causa al vicario dell'abb(adi)a.” Sulla questione ved. 1616. MAST. Vicariato. Claudio VACCARI, vicario generale MAST. Memorie ed atti difensivi. Allegativi presentati in Roma, esibiti a m.r Volpe, in causa vertente fra Abbazia e sede episcopale di Mileto.
[21] ? macchia inchiostro, che interessa anche lemma successivo ACGR, 85, f .
[22] ACGR, 85, f . 24v
[23] 33 <con macchia>
[24] ACGR, 85, f . 25r
[25] ACGR, 85, f . 24r
[26] ACGR, 85, f . 24v
[27] <corretta da delli
[28] ACGR, 85, f . 24r
[29] con macchia inch.
[30] con macchia inch.
[31] ACGR, 85, f . 24r
[32] <macchia>
[33] ACGR, 85, f . 24r
[34] ACGR, 85, f . 24r
[35] 1606 (corretto)
[36] ACGR, 85, f . 24r
[37] sono <macchia>
[38] ACGR, 85, f . 24r
[39]“1.Monsig.r Marincola vescovo di Tiano fede all' ill.mo Datario nel 1607 come l'abbatia ha il nullius, e d(ett)a fede si trova in archivio della Dataria il d(ett)o anno con le bolle spedite all' abb(at)e Marasco.” Sulla questione ved. 1616. MAST. Vicariato. Claudio VACCARI, vicario generale MAST. Memorie ed atti difensivi. Allegativi presentati in Roma, esibiti a m.r Volpe, in causa vertente fra Abbazia e sede episcopale di Mileto
[40] ... (manca somma) ACGR, 85, f . 25v
[41] ACGR, 85, f . 25v
[42] ACGR, 85, f . 25v, H 157/28
[43] ACGR, 85, f . 25v, H 157/29
[44] ACGR, 85, f . 25v
[45] ACGR, 85, f . 25v, H 153/25
[46] Come anche variamenti attinenti alle singole personalità.
Vicari, pomposi ed a volte meramente vuote conchiglie d’un potere comunque lontano, potevano negli Atti di Visita mai avere contezza che la storia, antecedente e susseguente, sarebbe poi stata così e tanto adulterata ? Loro compito era visitare, ed a volte dall’aridità delle descrizioni sembrerebbe ne fosse stata solo visita, si, ma invero di mera cortesia.
Per quelle più tarde, poi, anzichè territoriali Visite a volte ne paiono dei meri prodotti da tavolino. Probabilmente inseguivano meramente la ben interessante topografia delle macchie sui muri imbiancati nella di loro fossilizata stanza.
E le stationes le indicavano lì, e nei punti, ove il lume non rischiarava bastante.
Tanto ne rileviamo, a fronte di quelle - analitiche pur se linguisticamente pessime - del tardo XVI e primo trentennale XVII.
Ma sono sempre una importante fonte, per quelle da XVI a meta XVII attinenti alle poche che possano veramente apportare luce sul reale stato di fatto e della chiesa abbaziale e delle altre di giurisdizione.
Come, e ciò è veramente importante a che la si dismetta con fantasie odierne varie, sulla descrittiva minuta dello stato economico e sociale del territorio.
Interessanti fonti, dunque.
Ma, se tale la tela di fondo, e la loro collocazione in più ampio contesto, rimane, e non può per chi le conosce rimanere, un principale aspetto e per il trascrittore problema: il lessico.
A volte terribile, sempre scorretto, latineggiante ma non certo latino, costrutti spezzati, salti logici, esasperanti dialettismi, in una una trasposizione scrittoria che in tutto risente di un meramente fonetico.
E poi gli iterati problemi d’una psicodinamica della scrittura: tormentata, piena di tics, attinenti ad una formula ormai desueta, stancamente ripetitiva nelle contrazioni, nelle elisioni.
Assolutamente anarchica, ma senza l’intrinseca sua nobiltà di pensiero, nei compendi; semplicemente se ne dice: non esiste una sola regola.
In sintesi, e concludiamo, in tutto prodotto - ne sembra - d’uno psicodinamico celebrale di chi (i segretari che affiancavano), ascoltando vicarial dettato prima ne pensa in dialetto, indi traduce in italico idioma, infine ne transla in latino con abbondante ristagno dei tre preliminari mentali passaggi.
Il trascrittore trovansi quindi - da ben obbligate editoriali norme- a doverose scelte a beneficio del fruitore di queste pagine web:
–appesantire all’eccesso lo scioglimento di compendi (che come si è detto comunque in mss. non obbediscono ad alcun precetto consolidato);
–abbondare nelle notazioni dei caratteri estrinseci testuali, e rendere così illeggibile il proprio prodotto;
–dare di ogni forma erratica, desueta, scorretta, una propria interpretazione, ma così l’originario testo ne muterebbe ai limiti dell’eccesso.
–Oppure e più prosaicamente, come anche tanto lo si dichiara in onesta premissiva tabula declaratoria, esperire l’unica che ne sembri in scelta corretta: limitarsi e molto, negli interventi; offrire per il resto i testi cosi come ne appaiono: nella di loro pur scorretta veste testuale. In fonti però avvalorandosi, di per ciò stesso sul veridico e molto dello spirito ed usi dei tempi sul piano sostanziale.
Tale ultima scelta è quella che ci sorregge; con tali parole ed intenti e programmi le affidiamo – tali squarci in trascrittiva su di un’oscurità ancora abbaziale - man mano che ne appaiono in questo documentale spazio web, alla benevola cortese attenzione.
[47] Che - come altre - ci permettono sottrarci, e non possiamo che ritrovarcene confortati, al surreale e completo stravolgimento della storia di quel luogo, sito antico di Mileto; di quei luoghi: abbazia e giurisdizione abbaziale; di quella gente: poveri e laceri e dignitosi contadini in tutto soggetti alle tre emergenze istituzionali: potere politico, ecclesiastico, baronale.
Trasformati, e tutti, - poichè così leggendo la localistica produzione almeno a noi sembra - in aristocratici intellettuali ozianti in esperidi valli ubertose, del tutto ricoverte di candidi marmi, e colonne, che solo Atene o Roma o Bisanzio od altre ma poche ancora se mai in storica realtà ne ebbero ad avere.
Intellettuali anche, così da tali apologici prodotti se ne trae, che, proserpinandosi e - frascheggiandosi (ed i termini sono tutti del ‘701) - a braccetto con le pizzocche in tutto bibonanti, ruggerianti, frascheggianti sultavano iti.
Ove proprio non si saprebbe. Forse verso la Storia. Così – leggendosi – si ripete ne sembrerebbe.
Iti. Verso la Storia iti. Mentre ne perdevano ogni appuntamento. Ma di ciò purtroppo in cotali pubblicistici a vario titolo prodotti non se ne legge. Del mesto perdersi. Il treno. Veloce. Della Storia. Per Sempre. Solo gloriosamente Iti.
Che del frascheggio molto sia rimasto è vero, l’abbiamo constatato. Rimanendo però a noi in dubbio, ed in verità su di alcuni di quei pubblicisti solo, se ne alimenti in loro mente che abbazia di cui tanto vollero inventarsi una ben strana storia tutta e solo loro, n’ebbe, se mai, un solo e per secoli problema: BISCARDIANTI o ROKERIANTI ?
Di come può darsi – documentalmente e repertiziamente - ne siasi tale antiquo problema risolto ne diamo a seguito qualche linea. Che marmi ve ne siano stati è vero; certo anche è che ne sono rimasti: invero, come ci è occorso visitando il bel recente museo locale, in maggior parte di quelli più pesanti. Il resto ed ogni punto di quella storia, è tutto ancor da scrivere; come anche, ma ciò è solo personal giudizio, per quanto sin qui edito tutto da riscrivere.Non vi è un foglio, néè un punto, nè un asserto, infatti, che del comparto intero di quegli archivi, abbaziale ed episcopale, allorchè concernono problemi alcuni, ben roventi nei reciproci dissidi come anche contrastati e contrastanti interessi, che non siano da sottoporre ad opportuni riscontri plurimi.
Che non basta certo la mera lettura o trascrizione di uno o pochi fogli, o la edizione di una o più discutibili planimetrie a collocare al giusto posto frammenti d’una possibile verità che detti contrasti e detti interessi secolari hanno volutamente reso in buona parte inconoscibile.
[48]AA. VV-. Sigilli ecclesiastici, pp. 259-60, n.681. Alla p.cxxiv bella ill.b.n.n.t., appunto n. 681. La pubblicazione riporta le seguenti notazioni d’interesse per l’abbazia: “Questa abbazia fu fondata nel 1050 dai benedettini,quindi passò sotto la protezione della Santa Sede. Nel 1581 fu unita al Collegio dei greci di Roma. Il sigillo dovrebbe appartenere a quest'ultimo periodo. G.F.S.F. 383772. Bibliografia Manoscritta: Tonini, scheda 397 (A166); Rossi, scheda 1606/A.166. FIRENZE. MUSEO NAZIONALE, detto del BARGELLO. Istituito nel 1859 dal Governo Provvisorio Toscano, venne finalizzato alle raccolte d'arte. Continuamente incrementato, vi ebbe destinazione, nel 1888, il lascito della preziosa collezione CARRAND di arti minori. La ricchezza delle collezioni aumentò nei 1899 con la raccolta d'armi RESSMAN e nel 1906 con la collezione di stoffe FRANCHETTI.. Il nostro sigillo, ci dicono le note, era già delle collezioni bargelliane sin dal 1876. In merito alle collezioni: PRIMO: SALONE DEL PODESTA' O DEL DUCA D'ATENE : "...un'altra vetrina contiene una ricchissima collezione di sigilli medioevali e moderni." T.C.I. (a cura del), Firenze, 1974, Milano, p. 159.
[49] Compete giustificare l’inserzione in questo luogo, 1609, di una così lunga digressioni su questioni che ben ne sarebbero maggiormente da collocare alla datazione più probabile in di loro afferenza: 1287. Ma i motivi vi sono, e li riterremmo di spessore. Memorie, testimonianze, citazioni, fugaci rammemorazioni del reperto marmoreo definito da molti ‘sarcofago di ruggero d’Altavilla’, in verità a noi pare solo attinente alla tipologia di celebrativo mausoleo, di certo non mancano nella documentazione d’archivio precedente l’anno 1609. Ma, se tali permettono agevolmente di collocarne la prima al 1513 (atti beneficiali Sanso), nessuna delle menzioni è sì completa da permetterci quanto gli atti di visita del 1609 e segg. citt. Agevolmente cosme si vede ci consentono: una in equivoca identificazione in scritture attestative, sicure fonti queste, dei reperti descritti quindi individuabili con precisione. Prima no, non è possibile: ne esiste solo l’attestativa declaratoria; meramente nominalistica: ‘… iuxta sepulcro serenissimi comiti Roggerio…” e non altro. Ma, nella rincorsa alla retrodatazione che unicamente sembra animare i citati Sogni di alcuni, ebbene se ciò basti lo si intenda pure presente nello stesso luogo al 1513. Prima è probabile, anzi dal 1287 innanzi quasi sicuro, ma ci collocheremmo nella letteratura interpretativa. Cui – ma lo dichiariamo – attiene anche gran parte della presente digressione sul mausoleo detto ‘ruggeriano’.
Cmpletamente come precisa descrittiva, si è detto, assenti negli atti ricognitivi, di visita alla chiesa abbaziale, del tardo XVI, da Malinconico a Bonamico, la presenza dei tre interessanti reperti in fonti si attesta – certo non massiccia – solamente nelle prime tre decadi del XVII. Dei primi due: del supposto avello di Ruggero, che riterremmo mausoleo, come di quello analogamente preteso di Eremburga, ne abbiamo una ben continuata letteratura; e sono non solo noti ma anche oggi esplorabili. Del terzo, però, e purtroppo, se ne perde rapidamente ogni traccia. E solo nella minuziosa visita Felicelli ne abbiamo almeno la descrittiva di una sua tipologia: “pilae more romano”.
Purtroppo, anche qui, la descrizione è meramente celebrativa; nulla infatti attende ad una disamina della provenienza od altro di effettivo interesse. Solamente negli atti di visita di Luca Felicelli, vicario (1 giugno 1616), che vedremo, si ha uno sprazzo di curiosità con un pur vano interrogatorio a meramente iterativi di santificanti taumaturgiche mirabilia priore e monaci. Ma ben altro interessava Felicelli: proprio a lui dobbiamo quell’inizio di una formalizzazione in rituali funerari di una simbolica traslata del potere, inerente tale mausoleo. Nel frattempo ne avremo ancora una gradazione ritualizzante negli atti di visita di Andrea Pineglia, vicario, specie nella ricognizione dei delegati De Borgos, Sicoli, Fiaschè (12 giugno 1623). Che, pur prendendo spunto da Felicelli, venne successivamente perfezionata sino agli scenografici apparati del 1698-1700 da Diego Calcagni.
[50] Da altra fonte abbiamo modo di sapere che poggiava su quattro basi.
[51]Segue compendio di non sicura lettura.
[52]Sepellito
[53]rugiero
[54]marmoro
[55]segue, cancellato, Mag.r
[56]E’ d’interesse notare come fonte Atti di visita Felicelli, 1616, conserva parzialmente tale muraria dipinta epigrafe, che ivi è detta …vetustate cancellata…
Di Hoc quic(unque) leges dic sit ei req(ui)es./ Ha(n)c sepultura(m) fecit Petrus Rocerisius, /mag(iste)r romanus, / in memoria(m) Rugerij comitis Calab(ri)e et Sicilie.//
Rimane solamente Rugerij comitis Calab(ri)e et Sicilie.//
Che pur …sed appare(n)t huiusmodi verba… è modificata o comunque resa solo quale Comitis Rugerij comitis Calab(ria).//
Ne dovremmo pertanto desumere che a distanza di pochi anni l’iscrizione siasi deleta.
E’ anche d’interesse notare come in Calcagni (Historia, 1699, p. 9), si conservi memoria di tale muraria dipinta epigrafe, ma derivata da non altri che dalla citata fonte Atti di visita Felicelli, 1616.
Derivata, e modificata. Da Hoc quic(unque) leges dic sit ei req(ui)es./ Ha(n)c sepultura(m) fecit Petrus Rocerisius, /mag(iste)r romanus, / in memoria(m) Rugerij comitis Calab(ri)e et Sicilie.// infatti in Calcagni diviene Rogerius comes Calabri(a)e, ( et) Sicili(a)e./ Hanc sepulturam fecit Petrus Oderisius, magister / romanus in memoriam.//
[57] Aca(n)to
[58] ve sono dui altri sepulchri
[59]co(n) molti impreci rilevati d’intorno
[60] Da altra fonte abbiamo modo di sapere che poggiava su quattro basi.
[61] Ed espunzione in questa pagina non fosse che per il fatto di presentarsi dette notazioni quali non altro che lacerti di erronee asserzioni nella pubblicistica ivi citata [la nota interpretazione di Giuseppe OCCHIATO dell'autenticità e della collocazione al 1581 della tav. A di cui ad ACGR 83, in acritica replica ripresa post 1976 anche da vari autori.
[62] · ACGR, 87, f .202r. Mast. Vicariato. Diego Calcagni. Bilanci mensili. Ottobre 1698. Uscita di ottobre 1698. Cassa havere. Sulle motivazioni degli interventi di ricollocazione del sarcofago preteso ruggeriano, vedasi sopra alla tematica della simbolica di una magnificenza. Cronologicamente e nell'ordine, altre e precise notizie in fonti abbaziali su detto sarcofago Da cui traiamo i significativi e pertinenti passi. Notizie ancora in opera a stampa, 1762, Maria Natale Cimaglia. Altre, 1762, Giuseppe Maria Carafa. Ulteriori notizie in ASN 299, 1760 e vari altri mss.
[63] ACGR, 87, f .219r (Duc. 14). Mast. Vicariato. Diego Calcagni. Bilanci mensili. Ottobre 1699. Uscita di ottobre 1699. Cassa havere. Ulteriori notizie in ACGR 87,
[64] ACGR, 87, f .228r 4.[36]
[65]Il riferimento è al tentativo della Morrone Naymo di voler ritrovare – a tutti i costi – in tale codex la raffigurazione del preteso ‘sarcofago di Ruggero’, conte di Calabria e di Sicilia.
[66] Segue monogramma solito.
Paesaggi dell'Anima. 0044.
Viaggiare.
Dentro. Fuori.
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Progetto Parzifal
Dolci Presenze del Viandante seguono l'Ombra in questo Silenzio popolato di Assenza.
Viaggiare. Dentro. Fuori.
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- a cura di Giovanni Pititto
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