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venerdì 22 giugno 2012

ITALCEMENTI: LA PROVA D'AUTORE ... HA FUNZIONATO?

Rassicuriamo tutti. Ma non perchè la paura di quanto accadrà nei prossimi mesi è svanita, ma solo perchè per almeno un mese ... abbiamo deciso che non scriveremo più di Italcementi!
Non scriveremo dunque  - per non influenzare le altalenanti borse - della finta definitiva chiusura dell'Italcementi Vibo (perchè in realtà qui cesserà solo la produzione di cemento), della finta del licenziamento di tutti gli 82 dipendenti (perchè per la  - già decisa e comunicata - destinazione di produzione di clinker e deposito di materiale primo e secondo, di operai ne serviranno certamente tanti), della finta sorpresa dei sindacati della mobilità (perchè la Cassa integrazione era già stata decisa il 7 maggio), delle finte delibere di autorizzazioni  a far bruciare CDR, usare cave e porto per come si vuole (perchè tutti sanno - amministratori pubblici e privati - di essere sottoposti alle tante leggi di tutela ambientale, per le quali se i pareri sono stati ad oggi negativi, tali resteranno finchè l'azienda non convicerà Nuclei di Valutazione e Soprintendenze,  investendo concretamente nella tutela certa), della finta vittoria romana della delegazione politica e sindacale vibonese (perchè, come lascia intendere il comunicato diramato dal Presidente della Giunta Regionale [vedi post precedente], l'azienda sembra aver già compiuto la sua scelta, sulla quale la politica non conta più nulla [ed ascolta dichiarazioni Sindaco];[leggi lettera prefettura]), della finta folta partecipazione della comunità alle manifestazioni operaie (perchè in realtà - come dicono gli operai stessi - la città non c'era, solidale si, ma divisa non certamente a metà).



Non scriveremo nemmeno più di bonifica e valorizzazione di una eventuale area in dismissione, proponendo usi alternativi ecocompatibili o culturalmente e finanziariamente possibili, per un futuro migliore alla comunità (perchè è ormai chiaro che l'Italcementi manterrà per intero tutta l'area in suo possesso, con i depositi, concessioni e aree di rispetto), nè scriveremo del peso della verità più grande emersa in questi giorni, vale a dire che il rapporto di forza tra azienda e operai è saltato e che la posizione degli operai non è più l'elemento che condizionerà le scelte aziendali, essendosi il rapporto tra addetti interni all'azienda ridotta ad 1/4 rispetto ai lavoratori delle ditte esterne. Il che va benissimo all'azienda, la quale, anche mantenendo il suo presidio aziendale limitato alla sola mulinatura di clinker e depositi vari (pet-coke compreso), mantiene e manterrà inalterato il suo consenso con la maggior parte (tre quarti dunque) d'imprese locali legate all'indotto della manutenzione, dello smistamento del materiale di cava, del deposito e smistamento petcoke (e qui, paradossalmente, la disponibilità della Capitaneria a raddoppiare il tonnellaggio d'accesso al porto si rivelerà un boomerang, utile solo a confermare la destinazione ad area di deposito, piuttosto che a riavviare la produzione) ed alla "vigilanza".
Non ne parleremo dunque per un mese (o forse più) perchè è tutto deciso. Era tutto deciso.
Non sappiamo in realtà se quella che abbiamo considerato sin dall'inizio una prova ... una sorta di "esercitazione d'emergenza" d'autore ... abbia dato all'azienda le informazioni che si attendeva.
Di fatto ... la politica ha dimostrato il suo peso, la comunità e gli operai anche. Ad un certo punto però l'azienda deciderà di dire d'aver deciso. E comunicherà, dall'alto della sede centrale bergamasca, la sua scelta. Secondo noi dirà che "salverà" dalla Cassa Integrazione, riassumendoli, un tot di dipendenti (magari tra essi un bel numero di sindacalisti), ne trasferirà un tot in altre sedi (quelli legati al controllo e gestione della produzione) e ne licenzierà (ahinoi, questa volta davvero)  un'altro tot! Con molta più lucidità e freddezza di come possa apparire facciamo noi ora. 
E passerà il messaggio, nonostante la congiuntura, si saranno mantenuti i posti di lavoro, non quanti si voleva, ma è comunque un risultato positivo rispetto ai primi di giugno, bla, bla e bla ...
E' una mossa già pronta, rinviata solo perchè bisogna stare attenti a non far abbassare il prezzo delle proprie azioni in borsa (proprio ora che viaggiano sul + 0,02 quotidiano è una fase molto delicata), e supponiamo,  perchè non è ancora compresibile a chi  fare andare per intero ... il merito del "salvataggio" del lavoro, della famiglia e dei figli vibonesi.
Ovviamente siamo conviti che sarà più facile continuare a riflettere obiettivamente su questa vicenda senza le nostre considerazioni, anzi ... il nostro temporaneo silenzio servirà a rafforzare le idee di quanti credono sulla storica missione dell'azienda nel nostro territorio!

Ci congediamo però linkandovi questo ironico articolo apparso oggi su Il Quotidiano della Calabria, di Pino Paolillo del WWF Calabria, al quale basta dare un piccolissimo accenno al nostro paradosso più grande nella relazione tra comunità e politica, per darci l'idea di come un "territorio migliore" di questo ... l'Italcementi non lo trova (a parte quello di Porto Empedocle, come direbbe Alfano a Pesenti - vedi filmato)!
Buona lettura.  

NB: Ribadiamo che la nostra indignazione è tutta indirizzata alle scelte dell'azienda e del sistema politico/affaristico che gliele consente. Non rappresentare la propria contrarietà a quanto accade solo perchè i padri di famiglia assunti dall'azienda (che volendo alternative lavorative potrebbe darne) non avrebbero di che vivere ... per noi sarebbe come non essere contro la 'ndrangheta (che alternative non vuole darne) solo perchè da di che vivere a padri di famiglia!







giovedì 21 giugno 2012

ITALCEMENTI: UN ALTRO MESE ... SOLO PER CAPIRE SE I PROBLEMI LOCALI SONO LA GIUSTIFICAZIONE DI UNA SCELTA GIA' FATTA!


Riportiamo integralmente il recentissimo comunicato stampa della Regione Calabria. Il nostro commento  lo pubblicheremo nei prossimi giorni, agli esiti effettivi, ancora poco chiari, dell'incontro romano ... però questo comunicato, al contrario di quello pacioso e tranquillizzante di polici locale, tradisce una delusione che lascia sbigottiti e che non promette nulla di buono: 
è come dire, "Come? gli abbiamo promesso tutto e di più, come prima e più di prima e non è servito a spostare di un millimetro la scelta ... già presa? Vi facciamo veder noi se, dinanzi agli scenari del mercato internazionale, non contiamo niente!". 
E così, di fronte ad un Governo neutro ed ininfluente, ed all'azienda che consiglia agli operai di ritornare in fabbrica, ai nostri politici non rimarrà che sperare di poter vendere - entro il prossimo mese - la Calabria (Vibo ha già dato il porto, il petcoke, il cdr)... dove non solo si spenderanno tanti soldi (ci sono 1 miliardo e 200 circa milioni i fondi del piano per il Sud, c’è una disponibilità di fondi FESR per circa 800 milioni, da tre o quattro ospedali che dovremo costruire per oltre 450 milioni ... c'è pure la costruzione del Ponte sullo Stretto con le opere accessorie) ... ma sarà possibile farlo anche con pochi vincoli normativi!





Vertenza Italcementi; Il Presidente Scopelliti e la Vicepresidente Stasi hanno partecipato al tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico

Folta presenza delle istituzioni calabresi al tavolo tecnico sulla chiusura degli stabilimenti della Italcementi in Calabria e Sicilia che si è tenuto presso il Ministero dello Sviluppo Economico a Roma. Assieme al Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, alla vicepresidente Antonella Stasi, al sen. Francesco Bevilacqua ed al Prefetto di Vibo Valentia Michele Di Bari erano presenti anche il Presidente della Provincia di Vibo Valentia Francesco De Nisi e il sindaco della città Nicola D’Agostino.
I rappresentanti della Italcementi hanno illustrato le problematiche che hanno indotto la società alla decisione di chiudere alcuni stabilimenti al Sud, tra cui Vibo Valentia. Su tutti il forte decremento della produzione di cemento dovuto alla mancanza di mercato nell’edilizia residenziale, commerciale e delle infrastrutture.

Il Presidente Scopelliti, a tal proposito, ha sottolineato che l’azienda non ha mai manifestato alcuna difficoltà in questi anni. "Noi confermiamo la nostra disponibilità ad affrontare i problemi che sono stati esposti per la Calabria. Ciò che vorrei capire a questo tavolo – ha sottolineato il Presidente – se i problemi sui quali siamo disposti a lavorare per trovare soluzioni sono una semplice motivazione per giustificare una scelta già fatta. La Calabria non è disponibile a far ricadere sulla sua classe dirigente politica scelte che non le appartengono. Ci viene detto che c’è un problema per l’autorizzazione all’uso delle cave, ma a noi non risulta e sul porto di Vibo c’è la disponibilità del comandante a rivedere le limitazioni attualmente esistenti”.

Disponibilità confermata anche dalla vicepresidente Stasi che parteciperà a un tavolo in cui verranno affrontate le questioni sollevate sia dalla Italcementi ma anche da altre aziende. “Ora dobbiamo capire prima di intraprendere una battaglia per il diritto al lavoro – ha continuato Scopelliti - se i problemi sono quelli enunciati e allora ci impegneremo a trovare le soluzioni adeguate, o indipendentemente dalle scelte aziendali su cui non esprimiamo considerazioni ma che ci sembrano già predefinite, se dobbiamo concentrare le nostre azioni sul governo centrale. Io guardo alla Calabria dove ci sono 1 miliardo e 200 circa milioni i fondi del piano per il Sud, c’è una disponibilità di fondi FESR per circa 800 milioni, la costruzione del Ponte sullo Stretto con le opere accessorie, ai tre o quattro ospedali che dovremo costruire per oltre 450 milioni. In prospettiva, sul territorio ci sono importanti interventi e se esiste un problema temporale la Regione farà la sua parte”.

Il tavolo è terminato con la proposta di una nuova riunione a breve tra gli attori principali della vicenda e per trovare soluzioni per il mantenimento degli stabilimenti a rischio chiusura.
Nel frattempo il delegato della Italcementi ha ricordato che l’azienda ha ribadito di aver acconsentito al ritiro della procedura di mobilità con l’obiettivo di individuare, nella cabina di regia istituita presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ogni soluzione che consenta il mantenimento dell’attuale presidio produttivo e industriale nel territorio vibonese.
In attesa di individuare possibili alternative imprenditoriali da implementare entro l’arco temporale coperto dal ricorso di altri ammortizzatori sociali, i dipendenti sono stati riammessi integralmente al lavoro.


Comunicato stampa Presidenza
Data pubblicazione: 21-06-2012

lunedì 18 giugno 2012

ITALCEMENTI: ONLINE IL BRUTTO DELIBERATO DEL CONSIGLIO COMUNALE, CHE VENDE FUMO AI CITTADINI E ALL'AZIENDA!!!


 Abbiamo atteso con trepidazione la pubblicazione online della delibera del consiglio comunale aperto di Vibo Valentia, con la quale - dopo ampia discussione, secondo le cronache dei quotidiani locali, si recepisce l'atto approvato in prefettura qualche giorno fa.
La trepidazione era tutta legata a capire quali "forti contenuti" conteneva il documento ufficiale, amministrativo, che sarebbe poi stato portato nei confronti diretti con l'azienda o nei tavoli istituzionali come grimaldello utile a scardinare la strategia economico-produttiva dell'azienda, che la porta oggi a chiudere la produzione e ad destinare l'area, le sue strutture ed i suoi uomini a semplice mulino di clinker e deposito di materiali vari.
Ebbene di quel deliberato ... SIAMO DELUSI. Molto delusi, talmente delusi che con difficoltà potremmo definirlo un documento amministrativo che possa produrre alcun frutto. Sia a favore degli operai che a favore di quei poveri illusi ambientalisti.
Per noi, che abbiamo letto delibere del nostro civico municipio, dell'800 o del 900, specialmente quelle convocate "aperte" alla cittadinanza ... beh! E' amara sorpresa, sia nella forma che nei contenuti. 
Ve la facciamo leggere integralmente, affinchè possiate apprezzarla voi stessi.[scarica pdf dall'albo online]

Ma a parte la delusione di ritrovarvi un testo che riporta malamente  tutto ed il  contrario di tutto, e che mette tra parentesi le competenze tutti i limiti dell'amministrazione (?) ... la delusione è non trovarvi alcun accenno al valore del nostro territorio; un territorio con molti settori produttivi, alcuni dei quali messi in secondo ordine, ai quali si pongono dei limiti rispetto ai bisogni attuali e futuri dell'azienda bergamasca.
Non capiamo perchè una premessa ed una conclusione ai punti dichiarati in deliberato, che paiono una resa totale ed incondizionata ad un nemico del quale non si conoscono le intenzioni, non sia stata posta!
Un deliberato così ... si presenta del tutto inutile a garantire una sorte diversa ... agli operai al pari di tutti gli altri cittadini.


Sarebbe stato utilissimo ribadire all'azienda che, in caso tenga ferma la decisione di chiudere la produzione l'amministrazione non avrebbe accolto altra destinazione alternativa! 


Sarebbe stato utilissimo ribadire che, in caso di rifiuto del riavvio della produzione e della riassunzione degli operai, l'amministrazione avrebbe rivisto tutte, proprio tutte - comprese quelle in itinere - le posizioni concessorie fatte in 70 anni all'azienda!

Con poche parole in più la Delibera 26 del 2012 avrebbe certamente ribaltato i rapporti di forza tra interessi dell'azienda azienda ed interessi del territorio!

Cosa costava ai nostri amministratori affermare in deliberato ... ad esempio, che in caso contrario avrebbero sostenuto finanziariamente l'idea cooperativistica degli operai?
Cosa costava deliberare che, ad esempio, si sarebbe preteso entro ottobre un piano di recupero e risanamento ambientale e riuso a fine pubblico delle strutture? cosa costava ribadire in delibera che si sarebbe altrimenti preteso che il Piano di Recupero, avrebbe dovuto vedere coinvolte esclusivamente le maestranze oggi vilipese nonchè tutte le ditte esterne per la sua realizzazione ...

Del resto, ad un uso diverso dell'impianto ... anche a fini turistico-culturale, si lavora da tempo, come rivela la pubblicazione "Le cattedrali del Mare", in cui su riflette su una possibile riconversione di alcuni insediamenti industriali, che hanno scandito i "templi laici del lavoro lungo il complesso confine tra terra ed acqua. Per ogni regione italiana si è scelto un esempio emblematico (Italcementi Vibo, per la Calabria) di questo intreccio, nel suo delicato equilibrio tra riconversione ed implosione, tra opere della natura e dell’uomo. Si è posta l'attenzione su tanti manufatti dimenticati ma anche sui sistemi culturali territoriali di riferimento". Insomma ... viste le aziende che hanno promosso quel percorso è facile dedurre che non poche guardino senza pregiudizi all'area industriale occupata dall'impianto, il quale probabilmente si potrebbe meglio valorizzare ... vendendolo!
La politica locale che fa, invece? Non immagina scenari diversi e con la solita cecità continua a vendersi il territorio ... con una bruttissima delibera. Brutta perchè è priva di una sola considerazione o proposta in grado di dare dignità e valore al territorio ed alla comunità vibonese!

In ogni caso, visto che tale deliberato avrebbe dovuto indirizzare ad un futuro contrario a quanto meriti tutta la comunità ..possiamo esclamare: per fortuna lo hanno partorito così, con questo modo così grossolano ed evidente di vendere fumo... proprio all'Italcementi!

venerdì 15 giugno 2012

ITALCEMENTI: CASSA INTEGRAZIONE? LA SCELTA FATTA ... E' L'UNICA ASSUNTA!


"L'azienda ha firmato con le organizzazioni sindacali un verbale in base al quale si prevede un percorso che, partendo dal ritiro della procedura di mobilità, porterà all’utilizzo di diversi e alternativi ammortizzatori sociali, al fine di contenere l’impatto sociale della chiusura degli impianti di Vibo Marina e Porto Empedocle. La decisione di cessare l’attività nei due impianti rimane confermata, non essendo cambiato il difficile quadro economico che ha portato l’Azienda ad assumerla"

Esito dell'incontro in Federmaco Confindustria a Roma del 14 giugno. 

Mentre aspettiamo i commenti della triplice, riportiamo i primi commenti della politica e dei sindacati. Tassone (Udc) Sangue (Ugl) ; Centrella (Ugl)

Per essere più completi nell'informazione però ... è il caso di approfittare di quanto rintracciamo su un altro blog, su questa drammatica vicenda, il cui lato occupazionale è drammaticissimo ... ma ancor più drammaticamente inquietante è l'atteggiamento dei protagonisti locali, che giocano con sorprendente leggerezza sulla pelle degli operai al pari di come fanno con la pelle dei cittadini.
Eh, si! Si perchè, tra le altre cose, scopriamo che quello che oggi ci viene venduto come risultato dell'attuale "lotta sindacale ed impegno politico" alla chiusura dello stabilimento, vale a dire la CIGS , in realtà risulta già decisa e firmata dal Ministero del Lavoro a maggio scorso, esattamente il 7/5/2012, con Decreto n. 65650(leggi il decreto online dal sito del Ministero) , e tutti ... e ancor più sindacati degli stabilimenti elencati ... ne erano al corrente! E questo dunque conferma quanto dice l'azienda, di non aver fatto alcun atto che non fosse già noto, smentendo così quanti ancora oggi affermano che la chiusura è un colpo a tradimento, a sorpresa!


Non possiamo dunque che riprendere l'articolo integralmente - del quale condividiamo interamente  il contenuto - segnalandovene il link, perchè gli spunti di documentazione e riflessione, meritano di essere conosciuti ed approfonditi! Ovviamente se queste cose dovessero trovare una autorevole (?) smentita, saremo pronti a chiedere venia, rettificare e rimuovere l'articolo. Ma, mentre dubitiamo che vi sia in giro ormai l'ombra dell'autorevolezza, ci poniamo un quesito grande come un "altoforno":  è ancora possibile l'etica della correttezza in questo territorio?

"La stampa, oggi, riporta che “da parte di Comune di Vibo Valentia, Provincia di Vibo Valentia e Regione Calabria è stata prospettata la possibilità che l'azienda ottenga il permesso di utilizzare il combustibile da rifiuto e la rivisitazione delle autorizzazioni per le attività estrattive all'acquisizione della materie prime e la riduzione delle limitazioni degli arrivi di nave che trasportano il carbone” (fonte: corrieredellacalabria.it). La stessa stampa riporta che anche le organizzazioni sindacali si dicono unitariamente d’accordo (fonte: ilquotidianoweb.it ). Mentre ieri il Governatore Scopelliti ha annunciato urbi et orbi che chiederà immediatamente un tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo economico”. 
Cosa vuol dire ciò?
Semplicemente, che ancora una volta si adotta la politica del fatalismo e del “caliamo le brache” e che lo si fa fino a mettere la rischio la pelle e la salute dei cittadini vibonesi tutti?
La trattativa sulla CIGS si è conclusa nel gennaio scorso e i sindacati lo sapevano, come si evince dalle rassegne stampa delle loro dirette organizzazioni sindacali (vedi qui). E il Ministero del Lavoro ha concesso la CIGS (firmata con decreto n.65650 del 7/5/2012) a partire dal 1 febbraio 2012 fino al 31/01/2013.  
Dov’erano le rappresentanze sindacali vibonesi? Non è, quindi, giustificabile la “caduta dal pero” delle rappresentanza sindacali, istituzionali e politiche vibonesi, visto che le stesse sapevano da oltre 5 mesi che sarebbe arrivata la “tegola”.
Questo porta, inevitabilmente, a fare delle considerazioni sulla reale capacità, di certi “sindacalisti” e certi politici locali, di rappresentare (realmente e lealmente) i lavoratori e i cittadini vibonesi: quali presunzioni si celano dietro un comportamento del genere? E, soprattutto, a chi giova?
La “vertenza Italcementi” di Vibo Marina appare chiaramente come la classica “polpetta avvelenata” che la Comunità vibonese dovrà ingoiare sotto ricatto. Solo che questa volta – a differenza di ciò che si vuole fare credere - il “ricatto” è endogeno, non esogeno.
Infatti, il “ricatto” non lo fa l’Italcementi (essa persegue i suoi interessi, magari con metodi rozzi, se si vuole, ma pur sempre legittimi), che si prende anche il lusso di “cazziare” le “istituzioni” locali praticamente dicendo loro che si potevano svegliare prima. Bensì le Istituzioni – pubbliche e private – che hanno la presunzione e la supponenza di “gestire” un territorio e il suo fragile tessuto economico con un’incoscienza amaramente disarmante.
Come si fa a dare fiducia a certi rappresentanti (politici e sindacali)?
Perché accettare di partecipare – palesemente dalla parte del torto, peraltro – a quella che, ogni giorno che passa, si trasforma in una guerra tra poveri e disperati?

Basta leggere la relazione al resoconto intermedio di gestione al 31 marzo 2012 (trimestrale) di Italcementi, per capire quali sono le strategie di sviluppo del gruppo: utilizzare le dismissioni in Italia, per fare investimenti in Bulgaria e India. In altre parole, delocalizzare. O, in alternativa, abbattere i costi di energia (ed incrementare gli utili) con attività di revamping (CDR, PFU, petcoke).

Il progetto ravamping (CDR, PFU e petcoke) è un progetto criminale per tutta la Comunità! Per capirlo, al di là delle annose inefficienze delle istituzioni e degli enti che dovrebbero tutelare la salute pubblica, basta leggere le relazioni e le “condizioni” poste  dall’Italcementi (e avallate da Comune, Provincia e Regione) per portare a termine il progetto. (Proprio su questo blog è stato coniata, a suo tempo, la definizione “Cemento Armato” riferita al progetto revamping CDR, PFU e petcoke all’Italcementi di Vibo Marina).
E se tale progetto non è stato ancora avviato, non si deve certo alle iniziative delle istituzioni e/o dei rappresentati politici e/o sindacali del vibonese, chiedendo precise garanzie per la tutela della salute pubblica. Si deve principalmente a quelle (in apparenza) poche persone che hanno cuore la salute pubblica e l’ambiente di Vibo Marina. Persone che s’informano e obiettano con argomenti concreti alle parole vane e meramente propagandistiche di chi è stato eletto per rappresentare gli interessi della Comunità tutta.

Per fortuna, la Calabria fa ancora parte dell’Italia. E in Italia vigono leggi sulla tutela della salute pubblica e ambientale, che hanno reso, fino ad oggi, inattuabile il “progetto revamping” (che – è bene specificarlo - non è altro che un inceneritore di ogni schifezza possibile e immaginabile, senza avere però le caratteristiche, i “filtri” e le “garanzie” di un inceneritore vero e proprio).

Infine, per chiudere il cerchio del ragionamento: a cosa serve il tanto proclamato “tavolo di crisi da aprirsi presso il Ministero dello Sviluppo economico”, di cui il Governatore Scopelliti ne ha annunciato la “immediata” richiesta, nei giorni scorsi? E’ troppo scaltro il “caro Beppe” – evidentemente, già in rampa di lancio per candidarsi al Parlamento nazionale nel 2013 -, per confondere il Ministero del Lavoro (che si occupa di CIGS) con il Ministero dello Sviluppo Economico. La sua non è una gaffe. Infatti, il messaggio è stato subito recepito dai sindacalisti e dai politici vibonesi, i quali hanno immediatamente avviato l’operazione di fine strategia “caliamo le brache”. 
Alta politica allo stato puro… Purtroppo, solita vecchia politica dell’emergenza. Quella “politica” che porta a gestire il tutto “in deroga”. 
Anche di quelle leggi che salvaguardano la salute pubblica e l’ambiente. Per questo, si chiede un “tavolo” presso il Ministero dello Sviluppo Economico: per superare i limiti imposti dalla legge (e non tenuti in nessuna considerazione dalle Istituzioni calabresi che a suo tempo hanno avallato il progetto revamping, con la scusa dell’emergenza rifiuti…) e ri-presentarsi candidamente agli elettori con l’ennesima operazione “re-virgination” truffa. A spese della salute e della dignità di tutta la Comunità vibonese.
Ma, del resto, da personaggi così “sensibili” e “responsabili cosa ci si può aspettare? In tutta questa messe di parole in libertà, da nessuno si è sentito esprimere un concetto semplice e dignitoso: Cara Italcementi, se decidi di andare sei libera di farlo, ma non prima di aver ripristinato e bonificato le aree che la tua attività ha inevitabilmente intaccato."


estratto da TimpaJanca

mercoledì 13 giugno 2012

ITALCEMENTI: ECCO IL DOCUMENTO SOTTOSCRITTO DA TUTTI IN PREFETTURA.


A futura memoria pubblichiamo integralmente il documento sottoscritto in Prefettura:

"Con la presente facciamo seguito alla comunicazione unilaterale della direzione Italcementi spa, che in data 8.6.2012 anticipava con raccomandata a mano ai componenti Rsu dello stabilimento di Vibo Valentia, l’apertura della procedura di messa in mobilità di tutte le maestranze con conseguente dismissione dello stabilimento.
Pertanto le scriventi organizzazioni sindacali di concerto con le Rsu dello stabilimento chiedono all’Italcementi spa l’apertura di un nuovo tavolo di trattative ritenendo prioritari alcuni punti per una successiva fase di contrattazione:


A) Il ritiro immediato del provvedimento consegnato in data 8.06.2012 e di conseguenza l’annullamento dei licenziamenti di tutte le maestranze e della relativa decisione di dismettere lo stabilimento di Vibo Valentia;


B) L’impegno da parte delle amministrazioni comunale e provinciale di Vibo Valentia con il testa il sindaco D’Agostino ed il presidente della Provincia De Nisi, e la disponibilità della Regione Calabria (come previsto dall’ordine del giorno del consiglio regionale del 11.06.2012) affinché da subito venga concessa l’autorizzazione per l’utilizzo del Cdr nello stabilimento di Vibo Valentia;


C) La rivisitazione delle autorizzazioni da parte delle amministrazioni comunali per quanto riguarda cava Monaca e le altre attività estrattive che riguardano l’escavazione della materie prime;


D) L’impegno da parte delle istituzioni locali sull’utilizzo del porto di Vibo Valentia Marina, attivandosi in tempi brevi ad evitare le limitazioni sull’arrivo delle navi che trasportano il carbone.



Gli impegni assunti dalle istituzioni locali e regionali di concerto con le scriventi organizzazioni sindacali troverebbero interessanti risvolti di natura gestionale favorendo l’azienda con un abbattimento dei costi di gestione e produzione. Facciamo notare inoltre che in questi anni di crisi lo stabilimento di Vibo Valentia ha mantenuto la sua quota di mercato nonostante l’azienda abbia deciso di attuare uno spostamento delle quote di mercato dal sito di Vibo in favore del sito di Castrovillari. Inoltre, nonostante la crisi economica e del settore in particolare, ricordiamo che i lavoratori dello stabilimento di Vibo Valentia non sono mai stati collocati in cassa integrazione ordinaria, mantenendo nonostante le difficoltà le quote di mercato. L’eventuale messa in mobilità di tutte le maestranze e i relativi licenziamenti chiuderebbero definitivamente le attività dell’azienda nel territorio vibonese, con conseguente dismissione dello stabilimento ed inevitabile bonifica dell’area interessata. Pertanto riteniamo indispensabile l’apertura di un tavolo di confronto al fine di condividere le scelte sul futuro di uno dei più prestigiosi siti produttivi della provincia vibonese che tra dipendenti Italcementi e indotto conta circa 400 posti di lavoro, che in un momento economico e sociale come questo non è pensabile poter dismettere dall’oggi al domani senza le dovute consultazioni con le parti sociali ed istituzionali del territorio".

Vibo Valentia lì 12.06.2012
I segretari delle organizzazioni sindacali di categoria e confederali
di Cgil, Cisl, Uil e Slai Cobas

NB: Abbiamo alfabetizzato le condizione poste per consentirne la migliore lettura.

martedì 16 novembre 2010

ITALCEMENTI, CDR E PFU: UN PROGETTO DA RIFIUTARE PERCHE' CARENTE (COME DA VERBALE)!

La nostra contrarietà a trasformare l'Italcementi in un inceneritore è nota, così come sono note le ragioni. Basta cliccare sull'argomento CDR del nostro blog per riportarle a memoria.
E' triste però notare come all'aumento delle paure per tale proposta, la politica nostrana - con la solita preoccupante cecità e superficialità di giudizi - preferisca dividersi sul niente, piuttosto che informare i cittadini.
Noi preferiamo continuare ad informare sui fatti. Lo avevamo fatto pubblicando il Progetto
[Relazione Tecnica sull'uso del CDR (8 mb); Relazione Tecnica sull'uso del PFU (5,3 mb); Relazione SIA completa (10,5 mb)], e sfogliandolo semplicemente, ci sorprese l'assoluta uniformità di quel progetto con la Relazione Tecnica dell'Italcementi di Vibo e quella della stessa società per lo stabilimento di Scafa (a parte l'altezza ed il diametro della ciminiera -la nostra è più grande - le relazioni non hanno praticamente molte differenze: stesse parole, stessi capitoli, stesse procedure, stesso anno d'elaborazione (2007). Date un'occhiata per verificare! Nessuno di noi azzardò che fosse una copia perfetta, ma il dubbio che non fosse proprio realizzato secondo le caratteristiche della nostra cementeria, in pieno centro urbano ed in un territorio che punta il suo futuro sul turismo, era più che leggittimo.
Che quel progetto presentasse "anomalie" dunque, rispetto alla sicurezza ambientale richiesta per un simile impianto, era prevedibile ma tutto ci aspettavamo meno che rilevarlo dalla Conferenza di Servizi che in qualche modo avrebbe dovuto dare il via alla fabbrica. Oltre a non specificare come fronteggiare l'aumento del traffico di mezzi pesanti, il controllo sulle polveri, le ceneri incombuste dei rifiuti, gli imprevisti, le autorizzazioni pregresse (avute o meno)etc. ... gravi lacune presenta rispetto al sistema di monitoraggio delle emissioni in atmosfera!
Insomma ... la comunità corre grossi rischi consentendo alla fabbrica di alimentarsi con i rifiuti (provenienti da chissà dove) solo per spendere sempre meno - anzi guadagnandoci - in combustibili, aumentando così i suoi profitti.

Ma più delle nostre osservazioni valgono gli atti, percui pubblicando l'intero verbale della Conferenza di Servizi tenutasi il 15 settembre 2010 [clicca quì per scaricarlo in pdf], presso il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, diamo a tutti la possibilità di comprendere la complessità della trasformazione dell'impianto e le posizioni effettive degli enti intervenuti, che in breve riassumiamo, anche se è utile preliminarmente sottolineare le due sorprendenti "discrasie politiche" che emergono dal verbale: Seppur sulla stampa locale emerge una posizione "quasi favorevole" del comune di Vibo (al pari dello schieramento di destra) sul CDR, nel verbale risulta in realtà molto riluttante: non esprime alcun parere, subordinandolo alla piena conoscenza dei dati pregressi e del futuri, oltre che alla stipula di una convenzione compensativa. Stesso discorso per la Provincia: seppur sulla stampa locale emerge una posizione contraria (al pari dello schieramento di sinistra), l'Ente si esprime favorevolmente sul CDR, con qualche riluttanza sulle emissioni in atmosfera.
Ma leggiamo attentamente le posizioni espresse dagli enti presenti alla riunione:

Il Comune di Vibo Valentia ritiene fondamentale che il monitoraggio sia specificamente dettagliato da ARPACal, con particolare riferimento alla necessità della ditta di utilizzare CDR come combustibile alternativo, le cui ricadute non sono note al Comune. Il Comune chiede che gli sia chiarito l'iter concessorio dello stabilimento e gli aspetti urbanistici, oltre a conoscere quali siano le emissioni che si individueranno al camino, con particolare riferimento al rispetto dei limiti di legge. Ulteriore richiesta da parte del Comune è sapere qual è la compensazione ambientale agli eventuali impatti ambientali arrecati al territorio, e che venga stipulata apposita convenzione prima del rilascio del parere conclusivo. Ritiene inoltre che, per poter esprimere il proprio parere di competenza, sia necessario acquisire preventivamente la VIA.

II Consorzio Industriale di Vibo Valentia fermo restando il rilascio dei previsti pareri ambientali, ricorda che è opportuna la stipula di un atto aggiuntivo alla convenzione in essere con la ditta perché sia migliorato l'afflusso all' impianto in modo da alleggerire la viabilità esistente prima della conclusione dell 'iter del procedimento.

L'ARPACal per gli aspetti ambientali, che specifica la necessità di acquisire la compatibilità ambientale, senza la quale non si ritiene possa essere chiuso il procedimento. Chiede che il piano di monitoraggio sia rettificato ed integrato con una serie di indicazioni che vengono allegate, che la ditta si riserva di presentare. Entrando nei contenuti le prescrizioni introdotte servono ad effettuare controlli più stringenti sulle emissioni (controllo in continuo con accesso da parte di ARPACal) per la verifica dei limiti di legge, oltre ad avere analisi periodiche sui prodotti (rifiuto) in ingresso ed in uscita all'impianto. In merito all'utilizzo del CER 16.01.03 sia specificato che si tratta esclusivamente di pneumatici fuori uso e non altre parti di gomma dei veicoli. Particolare attenzione deve essere anche dedicata alle caratteristiche del cdr in ingresso utilizzato come combustibile. L'ARPACal segnala l' esigenza di poter fare un sopralluogo sull'impianto.

La Provincia, in linea di massima rilascia parere favorevole relativo ai rifiuti a condizione che vengano rispettati i limiti previsti dalla legge, mentre per le emissioni in atmosfera si riserva di rilasciare il parere previa valutazione del piano di monitoraggio delle emissioni diffuse e convogliate.

L'ASP di Vibo Valentia fa proprie le prescrizioni dell 'ARPACal vista la necessità di conoscere quali siano le emissioni dei camini e di averne un controllo in continuo e comunque vincola il proprio parere al parere di compatibilità ambientale.


Se dunque quel progetto presenta tali carenze, come messo a verbale, è di fatto del tutto inattuabile, dunque non approvabile da nessun ente per come è stato presentato!
Ma una domanda però ci gira in testa come un tarlo:
Come è possibile che si discuta di autorizzare o meno CDR e PFU, modificando l'impianto di una azienda che ancora oggi immette nell'atmosfera i suoi fumi, filtrati o meno, senza/priva (come risulta dal verbale pubblicato oggi) l'Autorizzazione Integrata Ambientale e ... ancor più la Valutazione d'Impatto Ambientale per l'attuale impianto?