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giovedì 15 luglio 2021

1797. Istrumento stipulato l’8.1.1797 da Notar Girolamo Maria Catalano di Mileto, efficacemente sintetizza la nascita della nuova Mileto, riedificata a seguito del terremoto del 1783.

CALABRIA. MILETO. 2007. ROMANO. Corrado Romano, "Mileto e dintorni, fra tardo XVIII e inizio XIX. Protocolli notarili. Prima parte (1787-1799)".

"Così, in un istrumento stipulato l’8.1.1797 da Notar Girolamo Maria Catalano di Mileto, viene efficacemente sintetizzata la nascita della nuova Mileto nel terreno denominato la Villa, di proprietà della Mensa Vescovile, dopo la distruzione della vecchia Mileto ad opera del terremoto del 1783 .
"Esse Sudette Signore Persone sopra nominate, e cognominate , e rispetto a detti Signori di Sodero, Comerci, e Lo Schiavo come persone chiesastiche acconsentendo prima in Noi, Spostaniamente, con giuramento, hanno asserito, ed asseriscono nella riferita nostra presenza come, mediante gli orrendi Flagelli de’ Tremuoti accaduti nell’anno mille Settecento ottanta tre, dall’in tutto si destrusse l’antica Mileto, tantoché, in virtù de’ venerati Ordini del Nostro Sovrano, che Dio benedetto feliciti, e conservi , si è dovuto costruire la nuova Città Sudetta in questa Coltura, o sia Terreno denominato La Villa, di spettanza di detta Mensa, sippure in altri terreni di altri particolari, e Luoghi Pij , come apparisce dal disegno Servatis Servandis fattosi per detta nuova Città, approvato il disegno antedetto dalla riferita Sovranità Sua, e così da’ Signori Deputati, eletti pure Servatis Servandis in pubblico Parlamento, detta Coltura la Villa si è divisa in più parti, e porzioni, e queste da’ medesimi Signori Deputati per l’effetto sudetto distribuite nel modo seguente, cioè…"
È da qui che dobbiamo necessariamente partire se vogliamo delineare alcuni aspetti di vita quotidiana nella Mileto della fine del settecento e degli inizi dell’ottocento.
Ma il terremoto non era stata certamente la prima delle sventure che si erano abbattute sulla città e sui suoi dintorni, né sarà l’ultima, se ad essa seguono gli anni turbinosi che accompagnano la nascita ed il successivo crollo della Repubblica Napoletana, tra cui si frammezza il passaggio delle milizie del Ruffo, il rinvigorirsi delle bande brigantesche strettamente collegato alla caduta dei Borbone ed al loro desiderio di rientrare in possesso del Regno, l’arrivo dei Francesi, la battaglia di Mileto, per culminare, infine, con il ritorno dei Borbone.
Avvenimenti tutti che le popolazioni hanno vissuto sulla loro pelle, affrontando disagi e sofferenze che meriterebbero di essere ampiamente ricordati e descritti (...).
Malgrado tutto, però, a Mileto la vita continuava, con il suo solito alternarsi di gioie e di dolori.
I cittadini avevano ben presto imparato a coesistere con quel mondo in cui regnavano la confusione e l’incertezza, in cui un avvenimento terribile si succedeva all’altro senza dar loro tempo di riprendersi da quello precedente.
Essi, tra una tempesta e l’altra, continuavano ad attendere, senza lasciarsi vincere dallo scoraggiamento, alle loro consuete attività.
In questa quotidianità contrassegnata dall’incertezza e dalla precarietà, dallo scatenarsi degli elementi e dalla ferocia degli uomini, cercheremo di penetrare attraverso alcuni episodi che, meglio di qualunque dotto discorso, possono aiutarci a capire come si viveva effettivamente a Mileto e dintorni in quel periodo difficile.
Trattandosi di una città che era anche sede vescovile, è ovvio che il posto d’onore nella nostra trattazione spetti di diritto al clero.
Era, quello di Mileto, un clero né migliore, né peggiore di quello del resto d’Italia.
Accanto ai sacerdoti colti ed illuminati, che svolgevano con passione e zelo il loro ministero sacerdotale, ve n’erano molti che non brillavano per cultura, o che eccellevano nel turpiloquio, infiorando i loro discorsi di vocaboli che avrebbero ben figurato nelle taverne, altri che addirittura non ci pensavano due volte a passare a vie di fatto ed a servirsi di schioppi e pugnali per l’esercizio delle loro ragioni, altri che indulgevano senza farsi troppi scrupoli ai piaceri della carne, altri, infine, che percepivano lauti guadagni esercitando di fatto uno strozzinaggio che teneva poco davvero poco conto sia della bolla di Papa Nicola sui censi bollali, sia dell’insegnamento di Gesù Cristo.
Uno di questi sacerdoti, probabilmente non il migliore, ma sicuramente non il peggiore, era don Domenico Calabrò della Città di Mileto, il quale il 26 maggio 1787 ferì mortalmente il magnifico Giuseppe Talotta della medesima Città (morirà nella mattinata del 28 maggio dello stesso anno).
Non sappiamo molto sul conto di Don Domenico Calabrò, né forse è importante cercare di saperne di più.
La sua vicenda è, tuttavia, esemplare e ci permette di toccare con mano e di constatare dal vivo quale fosse il funzionamento della giustizia in Calabria nel tempo preso in esame.
La Corte Vescovile, una volta informata del grave fatto di sangue accaduto in Mileto ad opera di un ecclesiastico, “chiede il braccio” della Corte Laicale per citare i testimoni, come del resto era tenuta a fare per la notifica di alcuni suoi decreti e per rendere esecutive le sue sentenze e le sue ordinanze.
A visitare il ferito e, dopo la di lui morte, ad eseguirne l’autopsia, sono due medici, con l’attiva partecipazione di un barbiere, dato che a quel tempo i componenti di questa benemerita categoria erano considerati, naturalmente con le debite proporzioni, alla stregua di medici specializzati in chirurgia.
Quasi sempre, anzi, erano proprio essi a brandire i coltelli ed a procedere materialmente alle incisioni dei cadaveri.
Nei paesi più piccoli, poi, dove non esistevano medici, erano proprio i barbieri a prendersi cura della salute dei malati, il che non sempre rappresentava un danno per costoro, dato il livello di preparazione non eccellente dei medici del tempo.
L’autore del delitto, rimasto a sua volta ferito (ma sarà stata presa in considerazione l’eventualità che il Calabrò abbia agito in stato di legittima difesa?), “non essendosi potuto esso sacerdote trasportare nelle Carceri di Monteleone, o del Pizzo, per non ritrovars’in questa nascente Città [ = Mileto] publiche Carceri, si è custodito in una della Stanze di questo Venerabile Seminario con raddoppiare guardie, per trasportarsi subito sarà in grado nelle mentovate carceri del Pizzo”.
Si aggiunga che la Corte Capitolare di Mileto, e per essa il suo Vicario Generale Canonico Don Pasquale Malecrinis , pur potendo “rettamente procedere all’accapo della giudiziaria informazione”, “per non dare neppur ombra alla parte offesa di particolarità verso il mentovato di Calabrò…, per essere stato antico Curiale di questa Curia”, ha fatto in modo che “avesse proceduto in tal causa il Regio Tribunale di Provincia, come di fatti un Subalterno di quel Regio Tribunale “ne compilò il Processo”.
Questa delega delle sue funzioni alla giustizia regia da parte della Curia vescovile, però, anziché rendere più snello ed imparziale il funzionamento della giustizia, fece sì che nascessero dei conflitti di competenza tra la giurisdizione ecclesiastica e quella civile.
Fatto sta che, a ben cinque anni di distanza dal compimento del delitto, il Sacerdote Calabrò marcisce ancora nelle carceri del castello del Pizzo senza che il suo processo sia ancora neppure iniziato, dal momento che nessuno voleva pagare le spese “tanto per la ripetizione de’ testimoni fiscali, quanto per il trasporto del Calabrò in Nicastro”.
Questa situazione si protrae fino a quando finalmente da parte del Re s’impone alla Curia di Mileto di sobbarcarsi tutte le spese relative.
A.S.V.V., Nr Girolamo Maria Catalano di Mileto, 8.1.1797, folio 22 a tergo
“… Esse Sudette Signore Persone sopra nominate, e cognominate…”: Indicate con il loro nome e cognome.
“… Che Dio benedetto feliciti, e conservi…”: Allorché si pronunciava, o si scriveva il nome del re, si aveva l’obbligo di pronunciare, o di scrivere una delle tante frasi beneauguranti per il sovrano, come che Dio guardi, che Dio Benedetto conservi, e feliciti per più, e più Lunga Serie di anni, ecc..
Luoghi pii: Era chiamata luogo pio un’istituzione laica o ecclesiastica con finalità generalmente assistenziali o caritative.
Servatis servandis: “Essendosi osservato quanto c’era da osservare”.
Dottor Pasquale Melecrisis: Canonico della collegiata del Pizzo, è stato vicario capitolare della Diocesi dall’11 luglio 1786 all’11 luglio 1792.
La diocesi di Mileto è stata retta da uno o più vicari capitolari da quando, da parte del ministero, sono stati frapposti ostacoli al ritorno a Mileto, dopo il terremoto del 1783, del vescovo Monsignor Giuseppe Maria Carafa, il quale nel 1778 era stato chiamato a Roma ad occupare il posto di segretario della congregazione de’ vescovi e regolari.
( Seguirà con l'Apparato dei documenti ...
§ 01. 1787, maggio 26. Mileto. Nella Reverendissima Curia Capitolare di Mileto comparisce Nicola Sesto, Cursore della Medesima, e dice come l’è pervenuto a notizia che quest’oggi 26 del Corrente Mese di Maggio fu mortalmente ferito il Magnifico Giuseppe Talotta di quest’anzidetta Città, e per quanto si è divulgato, dal Reverendo Don Domenico Calabrò della medema. (etc.)
§ 02.1787, maggio 26. Mileto. Curia Capitolare di Mileto. - Pasquale Canonico Melecrinis dei Baroni di Ioppolo e Coccorino, Dottore di entrambe le leggi, e Vicario Generale di detta vacante Chiesa negli affari spirituali e temporali.
Essendo stato denunciato alla nostra Curia che oggi alle ore diciannove circa il Sacerdote Don Domenico Calabrò di questa Città ha esploso uno schioppo corto, chiamato comunemente pistola, caricato con pallini di piombo contro la persona del Magnifico Giuseppe Talotta di questa medesima Città e lo ha ferito gravemente...(etc.)
§ 03.1787, maggio 26. Mileto. Il giorno ventisei del Mese di Maggio 1787, a Mileto, nella Curia Capitolare, e di fronte al Reverendissimo Signor Dottore dell’una e dell’altra legge Canonico Don Pasquale Melecrinis, Vicario Capitolare Generale, ed a me, è stato esaminato il Magnifico Don Saverio La Badessa della Città di Monteleone, figlio del fu Cristoforo, dell’età di anni 40 circa, come ha detto, Dottore Chirurgo perito... (etc)...".
§ 04. 1787, maggio 26. Mileto. Successivamente, nel medesimo luogo, e di fronte al medesimo, ed a me, è stato esaminato il Magnifico Don Benedetto Accorinti di questa Città, figlio del fu Francesco Antonio, dell’età di anni 37 circa, come ha detto, Dottore Chirurgo perito...(etc.).
§ 05. 1787, maggio 26. Mileto. Successivamente, nel medesimo luogo, e di fronte al medesimo, ed a me, è stato esaminato Mastro Pasquale Corigliano, figlio del fu Mastro Domenico, dell’età di anni sessanta circa, come ha detto, Dottore Chirurgo perito...(etc).
  • et Alii --
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NOTE
Pubblicato in: Saverio Di Bella - Giovanni Pititto (a cura di),
Data di pubblicazione: 2010
Titolo: Un bandiera per vivere, una bandiera per morire. Battaglia di Mileto: 1807.
Lingua: Italiano
Editore: Pellegrini
Luogo di pubblicazione: Cosenza
Nazione editore: ITALIA
Pagina iniziale: 3
Pagina finale: 583
ISBN: 9788881016761


Archivio Storico della Calabria a cura di Giovanni Pititto. Repertorio bibliografico per autore e argomento. "C".

http://www.archiviostoricodellacalabria-ns-giovannipititto.it

Archivio Storico della Calabria a cura di Giovanni Pititto; Sezioni: Longobardi e Bizantini; Mezzogiorno dai  Bizantini al Regno Normanno di Sicilia; Federico II ed il Regno Svevo; Regno di Napoli Angioino; Reame Aragonese Utriusque Siciliae; Viceregno;  Regno Borbonico delle Due Sicilie; Questioni " unitarie". Finalità del Progetto © ASC (NS.): risorse culturali d’interesse archeologico e storico  artistico nei territori del già Regno delle Due Sicilie. Centri vari: Abruzzo_Molise; Calabria; Campania; Puglia; Sicilia. Fonti, rassegna stampa,  ricerche, studi, sussidi. presentazione. Nelle finalità del Progetto © ASC (NS.): particolare rilievo assumerà la Sezione Mileto (VV): divulgazione delle  fonti inerenti la medievale importante Abbazia di S. Michele Arcangelo e della SS.ma Trinità, sita nell'antico centro urbano di Mileto Antica e con  esso definitivamente distrutta dal sisma del 1783. La Sezione Mileto sarà così articolata: Ambiti: Bibliografia; Cartografia; Culto; Emergenze  ecclesiastiche; Governo; Lexicon; Onomastico; Scavi archeologici; Toponomastica; Varia. Fonti: pubblicazione di fonti edite ed inedite da: archivi di  stato; archivi ecclesiastici; biblioteche ed istituti di cultura; istituti e collezioni. Napoli: Archivio di Stato; Biblioteca Nazionale; biblioteche ed istituti di  cultura; istituti e collezioni vari, gesuiti; varia. Roma: Archivio Centrale dello Stato; Archivio di Stato; Archivi Parlamento Italiano; Biblioteca  Nazionale Centrale; biblioteche ed istituti di cultura, Curia Generalizia Compagnia di Gesu'; curie generalizie ordini e congregazioni; istituti e  collezioni; Pontificio Collegio Greco: archivio, biblioteca, istituto. Sicilia: archivi di stato; Biblioteca Regionale; biblioteche ed istituti di cultura; istituti  e collezioni vari. Vaticano: Archivio Segreto; 
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Almanacco perpetuo di Rutilio Benincasa cosentino, illustrato, e diuiso in cinque parti, da Ottauio Beltrano di Terranoua di Calabria Citra, come segue nella seguente pagina. Opera molto necessaria e diletteuole, come anco di gran giouamento & vtile a ciascheduno ... con due copiosissime tauole di tutto quello che si contiene nel presente almanacco