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lunedì 17 gennaio 2011

Magris. Claudio Magris. Hoffmann fra l' ombra e la fiamma.La parabola dello scrittore romantico tedesco, geniale e febbrile, precursore della moderna disgregazione dell' Io.

Rileggere i classici

MAESTRI

La parabola dello scrittore romantico tedesco, geniale e febbrile, precursore della moderna disgregazione dell' Io.
Hoffmann fra l' ombra e la fiamma
di CLAUDIO MAGRIS
 
La vita è fonda oscurità e luce fioca ma tenace.
Una discesa negli abissi dell' inconscio, una vita bruciata per illuminare la realtà Hoffmann, il cavaliere che varcò il confine proibito degli incubi.
IL GIUDIZIO C'è lo sforzo di cogliere insieme il tutto e il nulla.
IL TEMA Crescere significa guardare in faccia il proprio sosia.
 
«Esiste un' enorme zona d' ombra - ha scritto Javier Marìas - in cui solo la letteratura e le arti in genere possono penetrare; di certo, come disse il mio maestro Juan Benet, non per illuminarla o rischiararla, ma per percepirne l' immensità e la complessità: è come accendere una debole fiammella che perlomeno ci consenta di vedere che quella zona è lì e di non dimenticarlo». La vita è insieme questa fonda oscurità e questa luce fioca ma tenace. Le filosofie, le religioni, le articolate visioni del mondo devono responsabilmente scegliere tra queste due verità, pur facendo i conti con entrambe; devono dire se prevale la luce o la tenebra, se l' esistenza è illuminata da un significato o se è un precipitare nell' abisso. La letteratura invece non ha doveri di coerenza ideologica, non ha messaggi da proporre né sistemi filosofici e morali da enunciare; può e deve rappresentare la contraddittoria esperienza del tutto e del nulla della vita, del suo valore e della sua assurdità. Per questo lo scrittore più grande è spesso quello che non sembra avere una filosofia e forse nemmeno una personalità precisa; come Shakespeare, è un nessuno che parla per tutti, dando voce alla disperazione come alla felicità. Hoffmann, il geniale e febbrile scrittore romantico tedesco che brucia la sua vita e crea la sua opera in un brevissimo arco di anni, è il poeta di quell' enorme zona d' ombra e insieme di quella fiamma che permette di accorgersi del buio. Nato a Königsberg, nella Prussia orientale, nel 1776, e morto di tabe dorsale nel 1822, contemporaneo di eventi che trasformano violentemente il mondo come la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche e della straordinaria fioritura letteraria, filosofica, musicale della Germania classica e romantica, Hoffmann consuma vorticosamente la sua esistenza tra il lavoro di magistrato prussiano in varie città tedesche e polacche, gli amori tumultuosi, la passione per la musica e il teatro che lo induce a farsi critico, capocomico e autore di opere musicali, lo studio disordinato ma profondo delle nuove «scienze dell' anima» che si addentravano nell' inconscio, l' uso e l' abuso di alcol e vari eccitanti, la malattia che lo divora con dolori insopportabili e la stesura di una vasta, proliferante opera narrativa composta con inesausta creatività in pochi anni. Il primo racconto, Il cavalier Gluck, è del 1809; la prima raccolta, I racconti fantastici alla maniera di Callot, del 1814-15 e sette anni dopo, alla sua morte, lo scrittore lascia numerosi romanzi e novelle, uno dei grandi corpi narrativi dell' 800 già proteso verso le inquietudini più torbide e sconvolgenti dell' età contemporanea. Non a caso Hoffmann sarà tanto amato da Baudelaire, influenzerà Gogol e Dostoevskij, sarà letto e interpretato da Freud come una chiave di volta per capire la dinamica dell' inconscio e il fenomeno del «perturbante». Il primo racconto, Il cavalier Gluck, presenta un personaggio, vestito in abiti antiquati e affetto da un' idea fissa, quella di essere Gluck, il grande musicista morto da tempo. Egli è un folle, ma - come certi minimi spiragli narrativi forse non escludono - «potrebbe» anche essere veramente Gluck. Hoffmann, che si avventura nelle pieghe più oscure della psiche e della realtà, talora non meno indecifrabile dell' inconscio, le indaga senza compiaciute civetterie, con inesorabile razionalità e insieme con scatenata fantasia, ben sapendo che solo la fiammella può rendere conto dell' ombra, ma che, dopo ogni spiegazione, vi è sempre un residuo ineliminabile d' ombra e di ambiguità. Egli è uno dei primi e dei più grandi poeti del sosia e anche per questo Dostoevskij sarà un suo appassionato lettore. Sconvolto dalla dottrina fichtiana dell' io e del non-io, Hoffmann la interpreta come uno sdoppiamento psicologico, con una geniale scorrettezza filosofica che, se non rende giustizia al pensiero di Fichte, gli consente di scavare nella psiche e nella fantasia con sorprendenti intuizioni che fanno di lui anche un precursore dell' angoscia moderna e della pirandelliana dissociazione della personalità. Molti suoi personaggi si trovano dinanzi al proprio sosia, dal suo alter ego Kreisler, straziato musicista paralizzato da un eccesso di incontrollata sensibilità e destinato a naufragare nella follia, a frate Medardo, protagonista degli Elisir del diavolo, stupendo romanzo d' avventura, scavo psicologico e ricerca morale, sorta di Delitto e castigo dell' età romantica in forma di tenebroso romanzo gotico o romanzo giallo, come molti racconti di Hoffmann pieni di mistero. Per crescere e per vivere, l' uomo deve saper incontrare il proprio sosia, guardarlo in faccia anziché rimuoverlo, compiere il viaggio ulissiaco negli abissi del proprio inconscio; spesso, tuttavia, egli appare debole e impreparato a questo viaggio, senza il quale non v' è salvezza ma nel quale è facile perire. Buon conoscitore della nuova medicina romantica, dei nuovi campi che essa sia pur confusamente apriva e dei suoi nuovi metodi - l' interpretazione dei sogni, il sonnambulismo, la depersonalizzazione, l' ipnotismo, il magnetismo - Hoffmann narra gli aspetti fisiologici e morali della fenomenologia psichica. La disgregazione della personalità appare ora una tentazione morale, l' indistinto delle pulsioni anche più violente, contro il quale lotta, fino all' ultimo, mai vincitore e mai vinto, frate Medardo, ora una festosa liberazione dalla prigione dell' io. Se per frate Medardo la follia è male e dolore, per un altro personaggio del romanzo, Belcanto, essa è invece un' altra, più libera organizzazione dei tanti nuclei che formano la personalità, non più imprigionata nella rigida corazza della coscienza né irreggimentata come in una marcia militare, ma sciolta in un gioioso carnevale, in un libero fluire della vita e del desiderio. Hoffmann è insieme romantico e illuminista, o meglio un fantasioso illuminista autocritico e pessimista. Spesso egli smaschera la banalità della tenebra, il fascino pacchiano dell' irrazionale e delle fumisterie misticheggianti che invitano ad abdicare alla ragione, promettendo mirabolanti rivelazioni esoteriche, che si rivelano misteri da baraccone. Egli sa bene che, senza la fiammella, non ci si accorge nemmeno della notte. Ma egli sa pure quanto fragile e precaria sia spesso la razionalità del singolo individuo - e anche di tutta una cultura - che soccombe così facilmente all' irrazionale ed egli sa dunque quanto precario sia pure il sussiegoso ottimismo razionalista. Ingiustamente rifiutato dagli spiriti olimpici quali Goethe e Hegel - i quali, miopemente, vedevano nella sua opera una bizzarria compiaciuta del caos - Hoffmann, amato da grandi esploratori del male quali Baudelaire o Dostoevskij, fu respinto dai surrealisti, i quali - giustamente, dal loro punto di vista - fiutavano e avversavano in lui il poeta che è affascinato dal sogno, ma non rinuncia a tentare di spiegarlo. La rovina arriva talora anche da ciò che v' è di più profondo e amato nel cuore dell' uomo, ad esempio dall' arte. Nel più grande dei suoi racconti, L' uomo della sabbia, così ammirato da Freud, il protagonista, un artista perseguitato da un incubo infantile che distrugge la sua esistenza e la sua psiche, a un certo punto è quasi guarito, ma si sforza di ritrovare quell' incubo e di riprovare quell' angoscia, perché ne ha bisogno per la sua arte. Così riscatena i propri demoni e ne viene distrutto. Romanticamente innamorato dell' arte e specialmente della musica quale suprema conoscenza ed espressione della vita - individuale, storica e cosmica - Hoffmann ne intuisce pure il terribile potenziale demonico e distruttivo, il devastante egoismo, la seduzione infera e intuisce, senza accettarlo, che il male e il negativo stanno diventando gli unici e o più autentici - ma non per questo meno disumani - temi di un' arte veramente moderna, che affronti le lacerazioni della propria epoca senza consolazioni moraleggianti. Il nuovo rapporto fra l' arte e il denaro fa spesso dell' artista insieme una vittima e un complice, un clown che giustifica con l' ottusità filistea e brutale della società la propria impotenza stridula e crudele; molti personaggi di Hoffmann sono degli artisti falliti. Ancor più acuta è la critica alla scienza, di cui lo scrittore coglie il sinistro potere di simulare la vita, divenendo più vitale di essa: spesso i suoi personaggi s' innamorano sessualmente delle donne meccaniche, fabbricate in laboratorio, più che di quelle in carne e ossa. Ma la scienza ai suoi occhi ha un potere ancor più inquietante e totalitario: quello di livellare e appiattire ogni anomalia e ogni diversità, imponendo un modello umano uniforme e asservito. Interprete del nichilismo che inizia allora a erodere la civiltà europea, Hoffmann traduce questa profonda problematica in una narrativa affascinante e avventurosa, piena di misteri e di colpi di scena, popolata da spettri, legnosi e grotteschi consiglieri, automi, briganti, fanciulle eteree e vampiresche donne fatali, ufficiali, medici apprendisti stregoni, violini sezionati da fanatici musicisti ansiosi di carpire il segreto della loro armonia, artisti straziati e criminali, sullo sfondo di una vecchia Germania provinciale, ora placidamente borghese ora spettrale e paurosa come ogni passato che non vuol morire e ritorna. Diseguale nei risultati delle diverse opere, talora indulgente a esuberanti difettacci dovuti alla sua straripante fantasia, Hoffmann sa raccontare anche il vuoto con scatenata vitalità. Soprattutto sa creare strutture narrative di estrema complessità, in cui l' intrecciarsi dei punti di vista e l' alterazione dell' ordine temporale del racconto sgretolano ogni certezza e ogni salda prospettiva. Non ha alcun messaggio definitivo da lasciare. Alcuni dei suoi ultimi racconti fantastici sono una festa dell' armonia, in cui l' io, uscito da se stesso e dai propri incubi, si scopre uguale fratello a ogni altra creatura dell' universo; resta se stesso uscendo da sé e ritrovandosi nei fiori, negli altri, in tutta la molteplicità del mondo che è come uno specchio, continuamente variato ma fedele, di lui stesso. Così, in una borghesissima casa di Dresda, si può trovare l' Atlantide, l' infinito della natura. Ma in quegli stessi giorni estremi della sua esistenza Hoffmann scrive La finestra d' angolo del cugino, terribile e anticipatrice parabola dell' assenza moderna, storia di uno scrittore che non riesce più a scrivere perché il pensiero, passando dalla mente alle dita, gli si inceppa e non riesce a raggiungere la carta, che resta bianca. «Per me, egli dice, e forse non parla solo per sé, è finita». LA FILOSOFIA Interprete del nuovo nichilismo, lo traduce in una narrativa affascinante e avventurosa, piena di colpi di scena, automi, spettri e donne vampiro I DISCEPOLI Amato da Baudelaire, ispiratore di Dostoevskij, letto da Freud come chiave per comprendere la dinamica della coscienza e il fenomeno del «perturbante»
Magris Claudio
Pagina 001.025
(1 settembre 2003) - Corriere della Sera



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Paesaggi dell'Anima. 0015.
Progetto Parzifal
Dolci Presenze del Viandante seguono l'Ombra in questo Silenzio popolato di Assenza.
 
Viaggiare. Dentro. Fuori.
Occhi. Lago di Nuvole.



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- blog a cura di Giovanni Pititto
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NOTIZIE
(a cura di Parzifal)

Classico dei tre caratteri, Franco Zazzeri, bronzo, cm 64x47, 2012, edizione in 10 esemplari, Libreria Bocca Editore
Il Classico dei tre caratteri è un testo sapienziale dell’Antica Cina, scritto da Wang Ying Lin. Novanta rime, che la storica Libreria Bocca ha pubblicato nel 1993, tradotte dal cinese da Eileen Chen Mei Ling e commentate da Edoardo Fazzioli. La copertina è una scultura in bronzo di Franco Zazzeri. La scatola libro contiene novanta opere originali raccolte in altrettanti volumetti Pulcinoelefante impressi da Alberto Casiraghi.
Gli artisti sono:
ABBASCIANO LUCIA
ALVARO
ANGELINI VITALIANO
ARRIVABENE AGOSTINO
BACCI ORAZIO
BECCA GIUSEPPE   
BENEDINI GABRIELLA
BENCINI ENNIO
BOLIS GIANNI
BORIO FERNANDA
BORIOLI ADALBERTO
BUSSOLA MARIANNA
CAPPELLETTI MAURO
CASARI DAVIDE
CHARAP FRED
COLNAGHI FRANCO
COLOMBO ALFREDO
COLOMBO ANGELA
CORREGGIARI LAMBERTO
D’OORA DOMENICO
DALMAZIO LUCA
DANGELO SERGIO
DAVOLI ANGELO
DE ALEXANDRIS SANDRO
DE BIASI MARIO
DE SANCTIS NICO
DELHOVE LUCE
DEL PEZZO LUCIO
DELLA TORRE ENRICO
DIANA PIETRO
DOCCI ALESSANDRO
DOSSI FAUSTA,
ESPADA RAFAEL,
FEDI FERNANDA,
FORINO ROSANNA,
FRANCISKELLI CARLO,
GABAI SAMUEL
GINI GINO,
GRIENTI MICHELA,
HO-KAN,
IACCHETTI PAOLO,
IANUARIO GIANCARLO
JEZEK MOJMIR
KUSTERLE ROBERTO
MANTOVANI LICIA
MARI ALBERTO
MARINI MIRELLA
MARONATI ADELIO
MARRA MAX
MATSUIAMA SHUE
MAZZOLENI MAURIZIO
MILANI MILENA
MORANDI ALBANO
MORETTI GUIDO
MUCHA MARCO
NESPOLO UGO
NOTO CAMPANELLA FILIPPO
NUZZO GIACOMO
OLIVIERI CLAUDIO
ORIGGI ROBERTO
PANCHERI ALDO
PANNO LAURA
PARROCCHETTI CLEMEN
PECORARO LEONARDO
PEDEFERRI PIETRO
PEDROLI GIGI
PERUZ GUIDO
PIEMONTI LORENZO
PIGNATELLI ERCOLE 
PIGNATELLI FRANCESCO
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PRIORI TIZIANA
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RAGOZZINO LUCIANO
RAMPINELLI ROBERTO
REISTER KARL-HEINZ
ROSSI BRUNELLA
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RUBEN BEHR CLEMEN
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