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giovedì 29 giugno 2017

PITITTO. Giovanni Pititto. 1111 - 1135. Materiali per una storia documentaria della Calabria. Di Mileto. Della Sicilia.

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Giovanni Pititto
1111 - 1135. Materiali per una storia documentaria della Calabria. Di Mileto. Della Sicilia.
Mileto vive di Ricordi. Di un Passato glorioso. Ma passato lontano. Troppo lontano. 
Vive di alcuni Momenti. Pochi. Intensi. Brevi. 
Troppo, brevi.

Che siano stati i Normanni l'unica forza dominante significativa.
Che sia stato Roger d'Hauteville, condottiero normanno, Conte di Calabria e Sicilia, ad aver istituito fondato edificato la superba Chiesa abbaziale dedicata alla Santa Maria, a San Michele Arcangelo; molto posteriormente alla SS.ma Trinità.
Che detto Conte, deceduto - questo è vero - in Mileto il 22 giugno 1101, sia stato seppellito nella precitata chiesa abbaziale.
Che una miniatura nel Codice bernense di Petrus de Eboli raffiguri le sequenze del funerale di Ruggero, conte (padre).
Che un cassone marmoreo funerario del II sec. d.C. sia stato il sarcofago del Conte.
Che lo stesso, dal 1101 al 1783, siasi sempre trovato nella menzionata chiesa abbaziale.
Che alla morte del Conte Mileto si trovasse con il rango di Capitale; di una - così viene detta - Contea Melitana.
Che nulla possa infrangere tali certezze.
Che di niun conto sia e debba essere il fatto che la dominazione normanna, fase diretta con insediamento in Mileto, sia al massimo durata 30-40 anni. A fronte dei secoli antedecenti; di cui veramente poco o nulla sappiamo. 
E dei certi e sicuri restanti 782 anni, sino al distruttivo sisma del 1783; 782 anni di cui tutto, o quasi, si conosce.

E, non ultimo, nessun conto si debba fare del silenzio successivo alla fatidica data del 1101; e silenzio della corte normanna - prima a San Marco; poi a Messina; indi e definitivamente a Palermo. 
Silenzio quasi totale, su Mileto. 
Su di una Mileto che, come si sostiene dagli anzidetti punti la corte normanna aveva lasciato ben significative Memorie e di anche umano e familiare spessore. Di intimi affetti e legami, non solo di militari gesta o di politici progetti ed azioni.

Non sono stati i Normanni l'unica forza dominante, significativa.
Non esistono prove documentarie, certe indiscutibili sicure, sia stato Roger d'Hauteville, condottiero normanno, Conte di Calabria e Sicilia, ad aver istituito fondato edificato la superba Chiesa abbaziale. 
Quanto esiste non è certo; non è indiscutibile; in quanto non è: originale, autentico, sicuro.

Non esiste alcuna prova memorialistica coeva o documentaria, che il Conte sia stato seppellito nella chiesa abbaziale. 
Nelle fonti medievali al massimo si dice sia stato sepolto in Mileto. 
In alcune si precisa nella Chiesa di Mileto: il che nella dizione medievale vuol dire Cattedrale (fonti medievali). 
Altre fonti dicono di un trasferimento del frale, successivamente, a Messina; indi a Palermo (idem). 
E non manca chi precisa che solo il capo di Ruggero sia stato portato via (fonti rinascimentali).

E' totalmente falso una miniatura nel "Liber ad honorem Augusti" di cui al Codice 120 della Biblioteca di Berna, di Petrus de Eboli, raffiguri le sequenze del funerale di Roger d'Hauteville, conte di Calabria e di Sicilia. 
E tale falso venne - deliberatamente, scientemente - costruito da Marilisa Morrone in un proprio saggio.

Il falso della Morrone è una deliberata manipolazione di una tavola.
Questa che qui segue è invece la corretta esposizione e sequenza della Tavola miniata:
La miniatura in oggetto: Tav. II - Carta 3 (96)a, raffigura le sequenze - miniate de: "Fatti della vita di Ruggero II. Nascita di Costanza. Enrico VI e Costanza sposi. Loro partenza per la Germania". Ed icnonicamente illustra i versi 1 – 34 contenuti nella carta 2 (95)b del codice.
Si suddivide nei seguenti riquadri:
Prima zona - Rappresenta le tre fasi principali della vita di Ruggero: duce, re e sposo.
Seconda zona - Ruggero passa in seconde nozze.
Terza zona - Ruggero passa in terze nozze.
9a – Hic sepelitur [rex cum u]xore (Qui viene sepolto il re con la moglie). Legenda molto sbiadita. Delle parole fra parentesi restano appena le tracce. Nella tomba si vede la sola figura del re supina con corona e drappo sul corpo, come nella figura quarta e sesta. Dal soffitto pendono tre lampade.

Quarta zona
10a , 11a - Regina Costantia - Rex Henricus.

L'operazione, indebita, della Morrone, fu quella di "ritagliare" dalla sequenza pittografica solo l'immagine di: "Nella tomba si vede la sola figura del re supina con corona e drappo sul corpo, come nella figura quarta e sesta. Dal soffitto pendono tre lampade".
Espungendo tale frammento da tutto il contesto della narratio picta.
Non specificando che trattavasi di funere del re Ruggero II. 
Affermando se mai essere l'imago di quello di Rogerius comite, padre.

Tali operazioni - di costruito e deliberato falso - sono, in letteratura artistica, estremamente gravi! 
E per delicatezza ci si ferma qui.

Non esiste alcuna prova che il cassone marmoreo funerario romano sia stato il sarcofago del Conte. 
E che lo stesso dal 1101 al 1783 siasi sempre trovato nella menzionata chiesa abbaziale gli è meramente una tradizione orale di epoca prettamente moderna.

Nessun documento del Diplomatico abbaziale consente una simile libertà.
Di sicuro, però, si può tranquillamente affermare che compare - letteralmente dal nulla - in un carteggio inerente benefici ecclesiastici. 
Ma dell'anno 1513. 
Quale esistente nella chiesa abbaziale. Non prima.

Da tale anno è presenza nei documenti abbaziali, sino al 1783.
Nel 1784 viene raffigurato in una incisione. 
Nel 1835 in una edizione. 
Nel 1846 viene trasportato al Reale Museo Borbonico. 
Ove oggi si trova. Presso l'aulico Museo Archeologico.

Non esiste alcun presupposto politico, da ciò storico, che al 1101 Mileto si trovasse Capitale. 
L'appellativo di Capitale postula uno Stato.

Sino al 1130 di stati ve ne furono due: sino ad oltre la morte di Robert le Guiscard, dux Northmannorum (1085) lo Stato era il Ducatus Apuliae. 
In cui era incorporata la Calabria.

Successivamente, ma solo in fase di costruzione del progetto dinastico pattuizioni ed accordi politici tra il prossimo Ruggero II ed i successori di suo zio apportarono ad una seconda fisionomia statuale: che, incentrandosi sulla Sicilia venne gradualmente ad incorporare la Calabria. 
Sino ad essere, la Calabria, parte integrante ed in una - politicamente - con la Sicilia.

La "Contea Melitana" fa, semplicemente, sorridere.
Se pur la Storia ha toccato con l'auliche ali l'insediamento sociale in Mileto, se pur al massimo per 30-40 anni, dotandola di ogni possibile Signa che una civitas medievale potesse avere, andati via i normanni, nei restanti certi e sicuri 782 anni ha dimostrato di non avere le forze sociali e politiche e organizzative per potenziare quei Signa e renderli solida e costante urbica realtà.
Al 1783 venne devastata dal terremoto.
Abbandonata.
Relitta alla silente categorie delle Città Morte. 
Ricostruita in altro luogo. 
Ove ora la Moderna.

Ed eccoci dunque all'interrogativo: Il Silenzio. Di una Corte. Verso Mileto.
Fugge come esposto Adalasia da Mileto nel 1101; e con i due figli minori si rifugia prima a San Marco; poi a Messina.
E Mileto? Dimenticata? Strano.
A Mileto si era sposata. 
Ivi aveva trascorso anni, se pur molto spesso sui campi di battaglia con il guerriero suo consorte. 
Nati i suoi figli. 
A Mileto - si sostiene ma solo dai moderni - lasciava la tomba del marito.

Eppure silenzio quasi totale, su Mileto. 
Su di una Mileto in cui aveva lasciato ben significative Memorie e di anche umano e familiare spessore. 
Di intimi affetti e legami, non solo del marito e suoi politici progetti ed azioni.

Ma Silenzio. 
E non solo suo. Ma anche del re suo figlio: Ruggero II. Pur nato a Mileto.

Ma forse la risposta è in nostro sentire tutto contemporaneo quel: in cui aveva lasciato ben significative Memorie e di anche umano e familiare spessore. Di intimi affetti e legami...
Eppure tale umana sensibilità è evidente, nella pur lapidaria epigrafe che di sicuro dettato di Ruggero II si legge alla base del sarcofago odierno della Magnifica Signora: Adalasia del Vasto, nella Cattedrale di Patti.
Solo tre sono i documenti che concernono Mileto, durante la reggenza di Adalasia e tutto il regno di Ruggero II.
Tre. 
Uno è del 1111. Di Adalasia. Sotto elencato. 
Uno del 1135. Che qui si presenta. 
Uno del 1148 e riguarda un episcopo di Mileto. 
Il resto Silenzio.

Un Silenzio sì grave, sì anomalo che una qualche spiegazione deve pur averla. Ma che a noi non è dato sapere. 
Perchè è un Silenzio che - in una - fa crollare tutto il portato delle plurisecolari asserzioni, su Mileto.

Ascriviamo indubbiamente alla Magnifica Signora, che ivi in greco si sottoscrive, questo particolare documento del 1111. Sulla di cui esposizione rinviamo, in questa posizione FB, ad un precedente post.
1111, gennaio, Ind. V. Messina. Adelasia, comitissa, alla badessa (suor Macheldi) del monastero di S. Opli, in territorio di Mileto. 
- Molibdullo con cui conferma al monastero di S. Opli delle moniali di Mileto una donazione del conte Ruggero - di cui è vedova - e ne aggiunge delle proprie.

- Incipit: "Privilegium factum a me Adelasia comitissa et datum tibi, reverende abbatisse monasteri Sancti Opli monialium de Mileto, mense ianuarii, quinte indicionis, morante me in Messana".
E veniamo ora a:
1136. RUGGERO II. Permuta con l’abate David, del monastero della Trinità di Mileto, alcuni beni per comodità del monastero stesso.
1135. (sic = 1136), gennaio. Ind. XIV. David, abate della Trinità di Mileto, a richiesta di Ruggero II concede alla chiesa di Cefalù le chiese di S.Giovanni di Roccella e S.Cosmo di Cefalù, con le loro dipendenze e 38 contadini.
1136, gennaio. Indizione XIV. Scritto per mano di GUIDONE, notaio. 
Re RUGGERO, figlio del conte RUGGERO, permuta con l’abate DAVID, del monastero della Trinità di Mileto, alcuni beni per comodità del monastero “acceptis”; evidentemente quelli che erano lontani dal monastero:

- la chiesa di S. Cosma nel territorio di Cefalù con tutte le pertinenze,
- le decime della terra di Cefalù,
- la chiesa di S. Giovanni di Roccella con tutte le terre e 39 villani spettanti alle dette chiese.

Lascia al monastero i beni più vicini,
- cioè la tintoria di Bivona,
- LEONE il giudeo con tutta la famiglia
- e il Palazzo di Bivona.

Ugualmente, nelle pertinenze di Mileto,
- la vigna presso S. Elia
- e il mulino di Dafinà.

In Umbriatico:
- due colture col canneto

e 38 villani in diversi luoghi.
Incipit: 
"IN NOMINE DOMINI DEI ETERNI ET SALVATORIS NOSTRI IESU CHRISTI, ANNO AB INCARNATIONE EIUSDEM MILLESIMO CENTESIMO TRICESIMO QUINTO, mense ianuario, indictione quartadecima.

"Notum sit omnibus, tam posteris quam presentibus, quia ego, David, sancte Trinitatis melitensis monasterii abbas, e consilio et consensu omnium eiusdem monasterii monachorum, magnifici rogerii regis Sicilie et Italie presentiam adii sollecitis et efflagitans precibus ut ecclesiam sancti Iohannis, quam iuxta maris rochellam monasterium nostrum in sicilia possidebat et ecclesiam sancti Cosme, ecclesie Cephaludi tenendas hac (sic) possidendas concedert, tali tenore ut monasterio nostro, tam in vineis quam in agris et villanis redditus, in Calabrie partibus viciniores restituiret. Gloriosus igitur Rogerius rex iustis peticionibus nostris assensum prebuit". 
(...)

Diamo qui alcuni dei nominativi degli elencati villani (1)
• Nicolaus de lo mocheti;
• Joseph filius Ianuarii;
• Nicolaus filius Leonis;
hii sunt christiani.

Sarraceni vero:
• Abdelcherin, filius Yse;
• Hamor, filius Abdelcherin;
• Sidi, filius eiusdem Abdelcherin;

Quicumque han combinacionem infringere vel permutare temptaverit anathema sit.
+Ego Rogerius rogatus monachus cenobi sancte Trinitatis subscripsi.
+Ego Robertus monacus subscripsi.
+Ego Romanus monacus subscripsi.
+Ego Rogerius monacus subscripsi.
+Ego Eavardus monacus subscripsi.
+Ego Robertus monacus subscripsi.
+Ego Sergius eiusdem cenobii prior et huius privilegi scriptor subscripsi". //

Il documento è affiancato da altri due:
- uno, pari data, con la ratifica reale.
- altro, del 1145: Il Gran Consiglio degli Arconti (una sorta di Consiglio dei ministri), esaminata la documentazione del 1136 inerentemente la permuta con l'Abbazia di Mileto; verificata la platea dei villani (2) della Chiesa di Cefalù, ratifica ed approva. Il documento è in arabo.
Vi è altro, nel diplomatico adalasiano e ruggeriano. Su Mileto?
No.

(Inedito. La documentazione integrale in corso di pubblicazione in ASC-NS)
NOTE: 
(1) Villano è denominazione giuridica coeva, denotante indicante stato servile; di status: servo della gleba. Ancorato alla platea che lo designa appartenente ad un dato territorio.
(2) Idem.

ILLUSTRAZIONI:
1. RUGGERO II. MORTE E SEPOLTURA. Miniatura del "Liber ad honorem Augusti" secondo il Codice 120 della Biblioteca di Berna, di Petrus de Eboli. Tav. II - Carta 3 (96)a. 9a – Hic sepelitur [rex cum u]xore (Qui viene sepolto il re con la moglie). Legenda molto sbiadita. Delle parole fra parentesi restano appena le tracce. Nella tomba si vede la sola figura del re supina con corona e drappo sul corpo, come nella figura quarta e sesta. Dal soffitto pendono tre lampade.
2. Archivio Abbazia di Mileto. Beni in Bivona. Registro (Inedito).

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