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venerdì 22 maggio 2020

1287.

Del 1287 negli Archivi abbaziali. Note storico-diplomatiche a cura di Giovanni Pititto. 

1287. "Concordia frà il vescovo di Mileto e l’abb(at)e della SS. (m)a Trinità. An(n)o 1287". [(ACGR. Sez. Mileto, ms. 070, note di Calcagni, f...)].
Roberto conte d’ARTOIS, fratello di Filippo l’ARDITO re di Francia, balio del Regno di Napoli per conto di Carlo, prigione in Catalogna da Pietro re d’Aragona poichè figlio di Carlo d’ANGIOU ed erede ai diritti sui regni di Napoli e di Sicilia alla di lui morte (+ 7 gennaio 1282), con forte contrasto del menzionato Pietro, aspirante ai diritti translatigli dalla moglie Costanza, figlia di Manfredi, e perciò nel 1282 occupante della Sicilia stessa. 
Giordano TOMARCHELLO, giudice di Mileto. Giovanni CARSI, scrittore, sostituto del pubblico notaio. 

Per di rilievo strategici motivi ed anche al fine di assicurarsi la fedeltà di due importanti centri del potere ecclesiastico calabrese di quell’agitato e confuso periodo, con il presente pubblico istromento -  avente giuridica valenza di charta confirmationis - confermano, dichiarano, pubblicano l’ennesima [vana] transazione avvenuta fra  le parti contraenti indicate in SABA, vescovo di Mileto, con capitolo medesima sede episcopale, e RUGGERO, abate della SS. Trinità di Mileto, con capitolo medesimo monastero. 
  
SABA vescovo, e RUGGERO abate, con ciò si collocano ancora una volta, nell’agone delle aspre contese politico-militari, alleandosi al nuovo potere francese emergente, cosa che non certo fu dimenticata, come testimonia la copiosa susseguente serie di privilegi e confirmazioni angioine all’una ed all’altra parte. 

Per quanto attiene all’oggetto specifico dell’azione giuridica, gli stessi, così dal duplice potere politico ed apostolico confermati ed autorizzati, unitamente al consenso dei rispettivi capitoli, dichiarano, pubblicano, espongono la forma della pacificazione tra loro intercorsa, avente ad oggetto pregresse e moderne controversie di natura giurisdizionale e territoriale su Monteleone e centri urbani vari, un tempo indipendenti e ritenuti ora della Montis Leonis casali. 
  
Autori come sopra, Giordano Tomarchello, funzione indicata, Giovanni Carsi, idem, con pubblico documento pertanto dichiarano che detta transazione così nuovamente sancisce: 

*     le parti congiuntamente rinunciano al precedente atto di riappacificazione, stipulata con formale avallo di Giuseppe, canonico di Cosenza, a ciò apostolico delegato, con la quale Anselmo, predecessore di Saba, aveva stipulata con (...) abate della Trinità miletese, entrambi con assenso dei rispettivi capitoli; 

*     le parti addivengono ad un formale compromesso, concernente tale nuova riappacificazione, che, giurato, viene depositato presso il vescovo di Tropea; 

*     tale nuova riappacificazione è - si ribadisce - in merito ai distinti punti, ossia: 

*     vescovo e capitolo cedono al monastero tutto lo ius spirituale sui casali di S. Gregorio, Cremastà, Bivona, Larzona; viene così superata la riserva sulle chiese degli stessi, apposta dal vescovo proprio predecessore, unitamente al preesistente capitolo; ossia che tutti  gli ecclesiastici di questi possedimenti, una volta chiamati al sinodo siano obbligati andarvi, ed ivi possa di loro determinare e giudicare il vescovo anche quanto riservato al solo abate. 

*     rinunciano, vescovo e capitolo, alle quattro oncie d’oro che il predetto monastero per convenzione annualmente doveva ai canonici vescovili in cambio delle decime; viene così anche superata l’ulteriore sostanziale riserva, già apposta dal vescovo proprio predecessore, unitamente al preesistente capitolo, ossia il diritto di riscossione delle decime nei possedimenti dell’abbazia, appunto in S. Gregorio, in Cremastà, in Casale Larzonis che è nel possesso di Mesiano, in Castellario, in Bivona;

*     ugualmente alla coltura, detta di Carrà, che nell’accordo precedente il monastero aveva ceduto alla sede vescovile; 

*     a fronte di ciò, abate e monastero cedono alla sede episcopale tutto lo ius spirituale che avevano sulla Terra di Monteleone, e sue pertinenze;

*     abate e monastero, pur così cedendo predetto ius spirituale sulla Terra di Monteleone, in stesso centro urbano formalizzano però piena riserva, ritenendola,   sulla chiesa di S. Nicola, qu(a)e est prope domum Benedicti q(uonda)m Io(hann)is de S(an)cto Lucido, pro oratorio..., con facoltà per lo stesso abate di nominarne, e rimuoverne, cappellano privilegiato. Tale unicamente sia tenuto a partecipare al sinodo vescovile; se chiamato.   

Ciò pertanto premessosi in regesto, addiveniamo al punto d’interesse per la chiesa di S. Nicola, poi denominata "de pauperorum".   Reservata tamen d.o abbati, et conventui in terra Monsleonis ecclesia S.ti Nicolai, que est prope domum Benedicti q.m Iois de S.cto Lucido pro oratorio, in qua licebit ipsi abbati, et successoris suis ponere cappellanum, qui nullo ipsi epo teneatur, nisi ad synodum venire vocatus, parochiani vero ejusdem cappelle S.cti Nicolai subsint spiritualite epo, et Ecclesie Mileten, sic homines Montisleonis, in primitiis autem, et oblationibus dcti parochiani ejusdem ecclesie S.cti Nicolaj teneantur cappellano constituto per abbatem, et conventum monasterij pcti, et reservatis pto epo, et Ecclesie Mileten. in dicti casalibus illis ecclesiis, et jure villarum Ecclesie Mileten., et quod in antiqua compositione prenominato, sed predecessor suus Mileten. epus reservaverat

Perveniamo ora alle note diplomatiche:    

Scriptum Mileti, anno, die, mense, et indictione premissis.   
Sottoscrizioni: [lato sx=3] 

*     Ego, Iordanus Cimathellus, qui supra iudex Mileti ? me subscripsi

*     Ego Sabbas, miseratione divina Mileten. epus ptam concordiam accpto, et me subscripsi. 

*     Ego presbiter Nicolaus de Monteleone, decan Mileten., me subscrpsi.   [lato dx=3] 

*     Nos, Rogerius, abbas Monasterij S.cte Trinitatis p.tam concordiam accepto, et me subscripsi. 

*     Ego, frater Nicolaus, prior p.ti monasterij, predicta omnia accepto, et me subscripsi. 

*     Ego, frater Nicolaus de Salo, predicta omnia rata habeo, et accepto.   

[seguono, in settore inferiore della pergamena, lato sx, altre 6 sottoscrizioni]   

  • *    Ego, Ioannes de Larzon, me subscripsi. 
  • *     Ego, Guilelmus Tanchen, de Nicotera, testis sum. 
  • *     Ego, Philippus Michellen. , testis. 
  • *   Ego. Ioannes Fazarus, de Mileto, interfui, et me subscripsi. 
  • *     Ego, Leo de p.b.ro Ioanne, me subscripsi. 
  • *     Ego, Goffredus Fazar., interfui, et me subscripsi.  
[segue, in settore centrale della pergamena, altra sottoscrizione]   

*    Ego, Bernardinus de Agnesia, me subscripsi.   
[segue, prima della plica, ed ultimo rigo, sottoscrizione dello scrittore] 

*     Ego qui supra Ioannes Carsi, scriptor Terre Mileti, in defectum notarij apostolici nondum in eadem Terra Mileten. per regiam Curiam ordinat. predicta scripsi, et me subscripsi.  

+ + Loco SS.PP. [ due cordule canapis pendenti, sine sigilla] 

Sul verso, due note tergali e tre notazioni d’archivio:   

*     la prima, rubrica di mano del XV, risulta ben difficoltosa a leggersi poichè quasi completamente deleta. Da antiche fonti ci verrebbe attestata quale "Transactio inter abb.e Meliten., et episcopu( ) ibidem Militen., sup. nonnullis differentiis inter ipsos verten, et presentim sup. eccla S. Nicolai in Terra Montis Leonis".
 
*     la seconda è di mano del XVI, così risultando "Tra(n)sath(i)o(n)e tra  lo ep(isco)po de Melito et lo abbate de l’abbatia de alcune differe(n)ze (che) erano tra loro". 

Delle notazioni d’archivio, la prima risulta l’usuale cartellino apposto sul verso di cadauna pergamena del diplomatico ACGR, questa portando la sigla C.XII, corrispondente all’inventariazione del 1762 ed alla conseguente sistematica per classi alfabetiche, al cui interno comunque cronologiche, delle pergamene tutte; legate da un continuo numero di corda. 

L’uno e l’altro, abbinati, costituiscono ancora oggi un valido, ed invero unico, modo di prontamente reperire le pergamene. 

Ed in effetti tale pergamena è al progressivo n. 52, classe C, posizione XII all’interno della classe [1]. 

Delle notazioni d’archivio, la seconda non altro è che la dicitura C.XII, scritta a penna direttamente sulla pergamena. 

E che presumibilmente corrisponde al preparatorio lavoro di classificazione di Silverio Orbini, celebre forense partenopeo (1763). che ne produsse poi opera ms; ancora oggi inedita. [2]

Delle notazioni d’archivio, la terza non altro è che la dicitura "n(umer)o 76"; che offre la particolarità di presentare un punto dopo il 7, separativo. Che avrà pure il suo senso. La cifra sembra comunque essere vergata da mano del XVI. 

Lo specchio scrittorio dell'insieme (22 righe + 14 sottoscrizioni) sembra assolutamente della stessa mano della lunga, alla trascrizione defatigante, pergamena C.II. Le due distinte cordule (l’una minore, in corrispondenza del lato sottoscrizione episcopale, l’altra di maggiore sezione, in corrispondenza di lato verso sottoscrizione abbaziale), sostentive dei rispettivi SS.PP, sembrano essere, anche all’esame dei fori e del condizionamento della plica, assolutamente credibili.   

Note
[1] Serva, per il quadro d’insieme il codice ms., ACGR 46 (1762) [Ms. che stiamo integralmente trascrivendo;  e pubblicando]. Elenco dei regesti delle pergamene di quasi tutto il diplomatico ivi serbato; ed elenco a sua volta esemplato e sul riscontro diretto, e su due importanti fonti: i codici A e B (rispettivamente voll. 20 e 21), contenenti molte copie del diplomatico. 

Già Antonio Scordino però segnalava, e nel 1973, che il 21 mancava da circa un ventennio. 
E non è scomparsa da poco, stante che molte pergamene risultano disperse rispetto alle inventariazioni dei secc. XVI - XVII, e di varie d'esse v’era copia solo in quell’unico codice. 
Attengono infatti a tale serie ad es. quelle consegnate agli agenti di Bernardini, vescovo, nel 1718, in Roma.

[2] Anche questa, dicansi, stiamo integralmente trascrivendo;  e pubblicando]. 



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