Francesco Trinchera: Syllabus Graecarum Membrarum. Atti riguardanti Seminara, N° 2.
SYLLABUS
GRAECARUM MEMBRANARUM
QUAS
PARTIM NEAPOLI IN MAIORI TABULARIO ET PRIMARIA BIBLIOTHECA
PARTIM IN CASINENSI COENOBIO ac CAVENSI ET IN EPISCOPALl TABULARIO NERITINO
IAMDIU DELITESCENTES ET A DOCTIS FRUSTRA EXPETITAE
NUNC TANDEM ADNITENTE IMPENSIUS
FRANCISCO TRINCHERA
NEAPOLITANIS ABCHIVIS PRAEFECTO
IN LUCEM PRODEUNT
IN QUOQUE NON PRAETERMISSIS QUARUM VETUS LATINA TANTUM VERSIO SUPEREST
CUM QUORUMDAM CHARACTERUM ET SIGILLORUM ECTYPIS
RERUMQUE ET VERBORUM INDICE LOCUPLETISSIMO
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NEAPOLI
TYPIS JOSEPHI CATANEO
MDCCCLXV
ATTI RIGUARDANTI SEMINARA
Trascrizione, traduzione e annotazione
Del
Prof. Paolo Martino
2
CCLXXXIV.
1232-Mense Iulio 22 -Indict. V - Seminarae.
Ioannes Agellitanus se ipsum et bona sua dicat monasterio S. Stephani de Nemore.
Giovanni Agellitano consacra se stesso e i propri beni al Monastero di S. Stefano de Bosco.
pagina 391
† Segno di mano di Giovanni detto Agellitano.
Poiché fin dai tempi antichi e dall’inizio santissime e piissime leggi hanno sancito e stabilito che le case sante e sacre fossero opera divina, e fosse vero e accetto a Dio che a tutti i fedeli cristiani che vi abitano, queste sacre case fossero un porto di tranquillità e salute tanto dell’anima quanto del corpo. Perciò io soprascritto Giovanni Agellitano, che ho tracciato di mia mano su questo strumento il segno della onorabile e vivifica croce, ho deciso con buona e fedele volontà, con tutto il mio animo e nel profondo del mio cuore, di donare e consacrare me stesso fin da questo giorno, in anima e corpo, come fratello con tutti i miei beni, cioè con la casa e i fondi che saranno di seguito specificati, al venerabile e sacro tempio del santo Protomartire e Protodiacono Stefano degli Eremiti, per la redenzione e la remissione dei peccati dei miei antenati e dei miei, in modo da essere fratello secondo la regola, l’istituto e i canoni dello stesso santo tempio, e con il patto che il cennato santo monastero abbia da questo giorno e da quest’ora tutti i miei beni, che saranno qui descritti, in sua potestà e perpetuo dominio e possesso, e faccia di essi ciò che vorranno i frati che abitano lo stesso santo monastero. Essi hanno ricevuto da me il diritto e l’autorità, affinché per tutta la mia vita, essendo io debole e nell’età della vecchiaia, possa vivere nella mia casa per elemosina come frate dello stesso santo monastero; e inoltre, dato che posseggo beni mobili, abbia la facoltà di fare di essi ciò che vorrò; mi sia conferita altresì l’amministrazione dei medesimi fondi che ho donato al sacro tempio; i frati, alla mia morte, dovranno farmi il funerale nella forma più adeguata.Dunque a queste condizioni i miei beni rimarranno in perpetuo
presso il suddetto santo monastero e a disposizione dei frati che lo abitano, come sopra si è detto. Se i frati in futuro vorranno restaurare la casa, portandola a una forma più splendida, oppure impiantare viti nei terreni, abbiano la facoltà di farlo come se fossero beni di loro proprietà. Io non voglio percepire alcun reddito dai poderi, ma soltanto abitare la casa e rimanere in essa “pro eleemosyna”.
I miei possedimenti sono i seguenti: la casa che possiedo nella città di Seminara per mia eredità paterna insieme all’orticello e al vestibolo ad essa annessi, con i seguenti confini: dalla pate orientale confina col fondo di Leone figlio di Mesiclo; a occidente con la via; a nord con il vicolo, con la casa del fu Leone Curadi, e con la casa di Giovanni Gudilo; a sud con la casa di mio cugino Leone Cetzenno, con la casa di Giovanni Casiro e con il torrente secco. I fondi che, come detto, abbiamo donato, sono tre porzioni di terreno che danno verso Gagiano, di cui uno è posto accanto ai fondi (detti) di Anguissa del prete Gregorio Logarà, e presso il podere di Pirrhogeno e la via. Un altro podere si trova presso la sorgente di Gagiano, i fondi di Liveri e quelli di Mesiclicho. Il terzo fondo confina con la clausura (chiusa) detta di Silvestro, e consiste in due parti della stessa chiusa con terreni e alberi fruttiferi ubicati presso la vigna di Plutino, il podere di Giovanni, figlio del signor Ugo, e il tempio di S. Giovanni Teologo.
I citati beni li ho donato e consacrato al divino tempio di S. Stefano degli Eremiti, affinché li posseggano lo stesso monastero e i frati, che in esso abitano e abiteranno, in perpetuo possesso e dominio, (con la facoltà) di fare di essi qualunque cosa vogliano, per il bene dello stesso santo monastero. E se per caso in qualche occasione io mi dovessi pentire di essere partecipe di questo sodalizio, e se volessi annullare la donazione di questi beni, possa io incorrere nell’anatema dei trecento diciotto divini Padri e nel laccio di Giuda traditore e cadano su di me tutte le maledizioni, mentre a voi frati dello stesso monastero
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