sabato 30 maggio 2020

1783.



1783, marzo 15. Monteleone. 


Gregorio Badolati e Antonio Aragona, Sindaci dell'Università di Monteleone, dichiarazione sui danni subiti in seguito al terremoto del 5 febbraio 1783 che, com'è noto, distrusse molte città della Provincia di Calabria Ulteriore.

"In esecuzione di Venerato ordine di S. E. il Sig. Marasciallo D. Fran[cesc]o Pignatelli Vicario Generale coll'alter ego in queste due Provincie di Calabria, Attestamo e facciamo Fede anche col n[ost]ro respettivo giuram[en]to noj sot[oscritt]i sindaci di questa Ill.ma, e Fedeliss[i]ma Città di MonteLeone, come la parte bassa di detta Città consistente nella contrada detta delli Forgiari, e la contrada detta la Terravecchia, abitata la prima di Tessitori di seta, Ferrari, Tintori, e persone Civili, e la seconda abitata quasi tutta di contadini al numero di cinquecento case circa, con cinque Chiese, cioè la Parrocchiale di Sª Maria del Soccorso, quella di S. Spirito, quella di Gesù, e Maria, e quella di S. Francesco di Paola in unione  del Convento de'PP. Paolotti, quella della Maddalena rovinarono tutti al suolo. Nella parte di Mezzo rovinarono molte case di Particolari cittadini, metà del Convento de'PP. Osservanti, parte del Convento de' PP. Predicatori, e parte del Convento de' PP. Carmelitani, e quelle case e Palazzi, che rimasero in piedi sono tutte patite, rotte, ed inabitabili. Nella parte superiore rovinò la maggior parte del Castello Ducale, la Chiesa de' PP. Capuccini, quantità di Case de' particolari Cittadini, e quelle che rimasero in piedi, sono anche rotte, patite, ed inabitabili, di maniera che dal giorno cinque del prossimo passato Febbraio, fu la Città sudetta abandonata dagli abitatori, e questi abitano in campagna sotto picciole , ed angustissime Baracche, ma non bastanti per il ricovero di tutta la Populazione, di modoche una gran quantità va dispersa per la campagna, non avendo modo nè materiale a formarsi altre baracche, rovinarono al suolo totalmente tutti li nove Casali adjacenti alla Città sudetta, che furono Piscopio, Zammarò, S. Gregorio di Mezzo, S. Gregorio Superiore, Vena Superiore, Vena Inferiore, Triparni, S. Pietro di Bivona e Longobardi che formavano la maggior parte di questa Uni[versi]tà; rovinarono ancora quasi tutti li Casini e Casette di Campagna, e quelli pochi che remasero in piedi, sono tutti rotti, ed inabitabili, 

rovinò parimenti il Castello ducale della Marina detto il Castello di Bivona.

Si certifica ancora che nel Territorio di questa Uni[versi]tà non vi fu danno, ma si mantiene nello stesso stato ch'era prima del flagello.

Certifichiamo ancora, che tutti j Cadaveri rimasero sotto le rovine, tanto quelli della Città, quanto quelli delli Casali, e Campagne furono subito seppelliti, e non possono inferire infez[ion]e alcuna nell'Aere.

Si certifica parimenti, che l'Annona  era sufficiente si per la Città, che per li Casali, ma avendo dovuto provvedere ne' primi giorni del Flagello la Populazione di quaranta miglia all'intorno in circa, e per il gran concorso che abbiamo avuto, e tuttavia abbiamo de' Forestieri per essere la Città sud[dett]a situata nel centro della Provincia, in oggi appena basta per un altro mese.

Si certifica che i Mulini tanto del distretto di Città, quanto quelli dei Casali sudetti sono macinanti.

Si certifica che j Forni furono redificati anzi in detta Città se n'è formato uno nuovo in luogo sicuro , e sono sufficientiss[im]i per la Panizzazione.

Ed in fine certificamo che Coltura del Territorio di questa Città, e Casali consiste in ortaggi, grani bianchi, grani mischi, grano germano, Avena, orzi, Granone, vino, olio, celsi, e Frutta, e la gente remasta in vita è sufficiente per la coltura sud[dett]a, con quella forza istessa, che si faceva prima del Flagello. E però in fede di tal verità abbiamo fatto la presente scritta dal n[ost]ro Cancelliere, sott[oscritt]a di nostre proprie mani e roborata col solito universal suggello


MonteLeone li 15 marzo 1783

D. Gregorio Badolati Sindaco D. Antonio Aragona Sindaco

Sigillo Università di Monteleone








[Da: http://www.archiviodistatovibo.beniculturali.it/index.php?it/154/iorestoacasa ]


30.05.2020. Waterhouse.





John William Waterhouse (Roma, 6 aprile 1849 – Londra, 10 febbraio 1917)

Nymphs Finding the Head of Orpheus, 1900.























mercoledì 27 maggio 2020

2019. Bibliografia.














1659. BISOGNI D.J. 1659, Hipponii seu Vibonis Valentiae, vel Montelionis, Ausoniae Civitatis accurate Historia, Napoli. (2007. Preta, Castello) HO





1855. Tipo documento Risorsa grafica


Autore principale Cirelli, Filippo


Titolo Il castello di Vibona nella marina di Monteleone / Giuli dis. ; Lit. Cirelli


Pubblicazione [Napoli] : Lit. Cirelli, [1855?]


Descrizione fisica 1 stampa : litografia seppiata ; 200x280 mm.


Dati specifici [tipologia:] stampa [supporto:] carta [colore:] misto [tecnica stampa:] litografia


Nomi: [Litografo] Cirelli, Filippo + [Disegnatore] Giuli, Augusto <sec. 19.>


Soggetti: Monteleone di Calabria - Castello di Bivona - Iconografia


Lingua di pubblicazione ITALIANO


Paese di pubblicazione ITALIA


Codice identificativo IT\ICCU\NAP\0520184

Inventario: LP 61583

Collocazione: L.P. Iconografia A 1648

Note: 1 stampa


Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli - NA





1947. MAZZOLENI J. 1947[2], Gli apprestamenti difensivi dei castelli di Calabria Ultra alla fine del Regno aragonese 1494-1495, «Archivio Storico per le Province


1965. ALBANESE F. 1965, Vibo Valentia nella sua storia, ivi 1974, 2, ed. I. (2007. Preta, Castello)


1983. MATACENA G. 1983, Architettura del lavoro in Calabria tra i secoli XV e XIX, Napoli. (2007. Preta, Castello)


1992. MARTORANO F. 1992, Il castello di Bivona, «Quaderni PAU», anno II n. 1, Università degli studi di Reggio Calabria, pp. 29-40. (2007. Preta, Castello)


1996. MARTORANO F. 1996, Chiese e Castelli della Calabria Medievale, Soveria Mannelli. (2007. Preta, Castello)


1999. MONTESANTI A. 1999, Tra mare e terra. Il ruolo dei traffici marittimi nella storia del territorio costiero vibonese, Roma. (2007. Preta, Castello) HO


2006. NOYÈ G. 2006[3], Le città calabresi dal IV al VII secolo, in A. AUGENTI (a cura di), Le città italiane tra Tarda Antichità e Medioevo, Atti del convegno (Ravenna, 26


2012. SOGLIANI F. 2012[4], Repertorio delle fonti scritte per la ricostruzione della vicenda insediativa di Vibo valentia tra Tarda Antichità e Medioevo, in M. D'ANDREA ZINZI E. 1999[5], Calabria. Insediamento e trasformazioni territoriali dal V al XV secolo, in A. PLACANICA (a cura di), Storia della Calabria Medievale. Cultura Arti. 


2014. CUTERI F.A. 2014[1], Da Vibona a Monteleone. Metamorfosi dell'identità urbana tra Tarda Antichità e Medioevo, in M.T. IANNELLI (a cura di), Hipponion i volti











[1]CUTERI F.A. 2014, Da Vibona a Monteleone. Metamorfosi dell'identità urbana tra Tarda Antichità e Medioevo, in M.T. IANNELLI (a cura di), Hipponion i volti della città, Reggio Calabria. (2007. Preta, Castello) HO CUTERI




[2]MAZZOLENI J. 1947, Gli apprestamenti difensivi dei castelli di Calabria Ultra alla fine del Regno aragonese 1494-1495, «Archivio Storico per le Province Napoletane», n.s. 30, pp. 132-144. (2007. Preta, Castello)




[3]NOYÈ G. 2006, Le città calabresi dal IV al VII secolo, in A. AUGENTI (a cura di), Le città italiane tra Tarda Antichità e Medioevo, Atti del convegno (Ravenna, 26-28 febbraio 2004), Firenze, pp. 477-517. (2007. Preta, Castello)




[4]SOGLIANI F. 2012, Repertorio delle fonti scritte per la ricostruzione della vicenda insediativa di Vibo valentia tra Tarda Antichità e Medioevo, in M. D'ANDREA (a cura di), Vincenzo Nusdeo, sulle tracce della storia, Vibo Valentia, pp. 235-271.  (2007. Preta, Castello) HO SOGLIANI 




[5]ZINZI E. 1999, Calabria. Insediamento e trasformazioni territoriali dal ValXVsecolo, in A. PLACANICA (a cura di), Storia della Calabria Medievale. Cultura Arti Tecniche, Reggio Calabria, pp. 11-87. (2007. Preta, Castello)








1136. Bivona. Fonti.

E veniamo ora a:
1136. RUGGERO II. Permuta con l’abate David, del monastero della Trinità di Mileto, alcuni beni per comodità del monastero stesso.
1135. (sic = 1136), gennaio. Ind. XIV. David, abate della Trinità di Mileto, a richiesta di Ruggero II concede alla chiesa di Cefalù le chiese di S.Giovanni di Roccella e S.Cosmo di Cefalù, con le loro dipendenze e 38 contadini.
1136, gennaio. Indizione XIV. Scritto per mano di GUIDONE, notaio. 
Re RUGGERO, figlio del conte RUGGERO, permuta con l’abate DAVID, del monastero della Trinità di Mileto, alcuni beni per comodità del monastero “acceptis”; evidentemente quelli che erano lontani dal monastero:

- la chiesa di S. Cosma nel territorio di Cefalù con tutte le pertinenze,
- le decime della terra di Cefalù,
- la chiesa di S. Giovanni di Roccella con tutte le terre e 39 villani spettanti alle dette chiese.

Lascia al monastero i beni più vicini,
- cioè la tintoria di Bivona,
- LEONE il giudeo con tutta la famiglia
- e il Palazzo di Bivona.

Ugualmente, nelle pertinenze di Mileto,
- la vigna presso S. Elia
- e il mulino di Dafinà.

In Umbriatico:
- due colture col canneto

e 38 villani in diversi luoghi.
Incipit: 
"IN NOMINE DOMINI DEI ETERNI ET SALVATORIS NOSTRI IESU CHRISTI, ANNO AB INCARNATIONE EIUSDEM MILLESIMO CENTESIMO TRICESIMO QUINTO, mense ianuario, indictione quartadecima.

"Notum sit omnibus, tam posteris quam presentibus, quia ego, David, sancte Trinitatis melitensis monasterii abbas, e consilio et consensu omnium eiusdem monasterii monachorum, magnifici rogerii regis Sicilie et Italie presentiam adii sollecitis et efflagitans precibus ut ecclesiam sancti Iohannis, quam iuxta maris rochellam monasterium nostrum in sicilia possidebat et ecclesiam sancti Cosme, ecclesie Cephaludi tenendas hac (sic) possidendas concedert, tali tenore ut monasterio nostro, tam in vineis quam in agris et villanis redditus, in Calabrie partibus viciniores restituiret. Gloriosus igitur Rogerius rex iustis peticionibus nostris assensum prebuit". 
(...)

Diamo qui alcuni dei nominativi degli elencati villani (1)
• Nicolaus de lo mocheti;
• Joseph filius Ianuarii;
• Nicolaus filius Leonis;
hii sunt christiani.

Sarraceni vero:
• Abdelcherin, filius Yse;
• Hamor, filius Abdelcherin;
• Sidi, filius eiusdem Abdelcherin;

Quicumque han combinacionem infringere vel permutare temptaverit anathema sit.
+Ego Rogerius rogatus monachus cenobi sancte Trinitatis subscripsi.
+Ego Robertus monacus subscripsi.
+Ego Romanus monacus subscripsi.
+Ego Rogerius monacus subscripsi.
+Ego Eavardus monacus subscripsi.
+Ego Robertus monacus subscripsi.
+Ego Sergius eiusdem cenobii prior et huius privilegi scriptor subscripsi". //

Il documento è affiancato da altri due:
- uno, pari data, con la ratifica reale.
- altro, del 1145: Il Gran Consiglio degli Arconti (una sorta di Consiglio dei ministri), esaminata la documentazione del 1136 inerentemente la permuta con l'Abbazia di Mileto; verificata la platea dei villani (2) della Chiesa di Cefalù, ratifica ed approva. Il documento è in arabo.
Vi è altro, nel diplomatico adalasiano e ruggeriano. Su Mileto?
No.


















NOTE: 
(1) Villano è denominazione giuridica coeva, denotante indicante stato servile; di status: servo della gleba. Ancorato alla platea che lo designa appartenente ad un dato territorio.
(2) Idem.

ILLUSTRAZIONI:
2. Archivio Abbazia di Mileto. Beni in Bivona. Registro.
(Inedito. La documentazione integrale in corso di pubblicazione in ASC-NS).

lunedì 25 maggio 2020

2020. Pignatelli.

Le presenti note sono dell'ASN

Pignatelli Aragona Cortès, duchi di Monteleone, duchi di Terranova, principi del Sacro Romano Impero (secc. XVII-); 

Napoli, Palermo

collocazione locale 

160 locale

161 locale 

162 locale 

163 locale 

165 locale 

168 locale 

232 locale 

233 ambiti e contenuto

Nell'ambito della "querelle" sugli archivi privati che si svolse in Europa e in Italia, tra la fine dell' '800 e gli inizi del '900, rientra l'iniziativa intrapresa dalla Direzione dell'Archivio di Stato di Napoli nel 1926, che provocò l'emanazione di un decreto dell'Alto Commissario della provincia di Napoli, con il quale l'archivio Pignatelli Aragona Cortes, uno dei più importanti dell'Italia Meridionale, fu dichiarato indivisibile e inalienabile.

Per evitare la dispersione e la divisione del patrimonio documentario che questo archivio conserva, fu necessario l'intervento sistematico da parte di organi dello Stato Italiano, della Magistratura e delle autorità amministrative e archivistiche.

L'archivio Pignatelli Aragona Cortes era in origine conservato a Palermo, nel maggiore palazzo della famiglia. All'atto dello sgombero del palazzo avvenuto nel 1922, l'archivio fu trasportato a Napoli dove un altro membro della famiglia lo prese in consegna. Ma proprio il trasporto aveva arrecato i primi danni all'archivio, essendoci stata una dispersione di materiale documentario. In seguito, le liti sorte poi tra i diversi membri della famiglia e la mescolanza delle scritture con l'archivio personale del nuovo detentore, misero in allarme le autorità locali. La Direzione dell'Archivio di Stato di Napoli infatti convinse l'Alto Commissariato della Provincia di Napoli, come già anticipato, ad applicare l'articolo 5 e l'articolo 8 della legge del 20 giugno 1909 sulle Antichità e Belle Arti anche all'archivio Pignatelli Aragona Cortes. Infatti fu notificato alla famiglia il citato decreto del 1926 con il quale le si vietava "di vendere, alienare, dividere l'archivio senza il preventivo parere del Ministero dell'Interno".

In seguito ad una seconda lite scoppiata tra i componenti della famiglia nel 1929 per la proprietà dell'archivio e di quelle carte, come i titoli di proprietà, che certificavano le diverse quote ereditarie, fu intentata una causa presso il Tribunale di Napoli. Per dirimere la questione, il Tribunale decise di avvalersi del parere dei funzionari archivistici in qualità di periti. Nella sentenza pubblicata il 13 maggio 1929 si dichiarava nella premessa che la documentazione di un archivio di accertato valore storico, interessando non soltanto il soggetto che lo ha prodotto, ma anche la comunità nazionale, deve pertanto essere considerato "patrimonio ideale comune della Nazione". La sentenza così recitava: "Per quanto grandi possano essere il valore morale o l'affezione per l'archivio privato da parte dei componenti la famiglia più nobile, è interesse pubblico che archivi del genere, come fonti di preziose notizie storiche e raccolte di importante interesse...non siano smembrati a ogni apertura di successione". L'archivio Pignatelli Aragona Cortes fu pertanto dichiarato indivisibile e inalienabile e gli fu riconosciuto lo status di "universitas rerum". Si stabilì inoltre che il detentore dell'archivio, nominato di comune accordo dai coeredi o dall'autorità giudiziaria in mancanza di accordo, non avesse alcun diritto esclusivo di proprietà, ma semplicemente il compito di custodire il complesso documentario e di permetterne la consultazione agli aventi diritto. A questo punto si stilò un inventario di consistenza che vide la stretta collaborazione tra i funzionari archivistici e i membri della famiglia Pigantelli Aragona Cortès. Dall'inventario di consistenza emersero i primi dati relativi all'archivio formato da circa 10.000 unità cartacee e 1954 pergamene. Tale documentazione, di eccezionale valore storico, supera i confini territoriali dell'Italia Meridionale per estendersi al resto della penisola, ma anche alla Spagna e, fuori dall'Europa, al Messico, terra nella quale giunse il conquistatore spagnolo Hernan Cortès.

Consegnatario e custode dell'archivio fu fino al 1930 Diego Aragona Pignatelli Cortès. Dopo la sua morte, Egildo Gentile, archivista di casa Pignatelli dal 1925, fu nominato dalla principessa Rosina, consegnatario del complesso documentario cui aveva dedicato circa trent'anni di cure.

Nel 1956 questo importante complesso archivistico fu trasferito dalla dimora di famiglia sita alla riviera di Chiaia, la Villa Pignatelli, oggi Museo "Diego Aragona Pignatelli Cortès", in deposito presso l'Archivio di Stato di Napoli. Il deposito avvenne per volontà testamentaria della principessa Rosa Fici dei Duchi di Amafi, moglie di Diego Pignatelli, che aveva anche donato allo Stato la villa alla Riviera di Chiaia perché vi fosse istituito il museo. L'incarico di curare il trasferimento dell'archivio, avvenuto in 4 mesi, da gennaio ad aprile del 1956, fu affidato dal Conte Riccardo Filangieri di Candida a Jolanda Donsì Gentile, che aveva affiancato già il padre Egildo nella sua opera di ricostruzione delle serie documentarie. Al deposito del 1956, seguirono le integrazioni del 1958, in seguito al versamento di circa 180 tra volumi e buste, effettuato dal Ministero degli esteri contenenti documentazione relativa all'amministrazione dell'Ospedale di Gesù Nazareno di Città del Messico, all'azienda di Atlacomulco e ai beni dell'Italia Meridionale per i secc. XVIII-XX.

L'archivio è costituito da diversi nuclei documentari, a loro volta composti da serie e sottoserie, formatisi in epoche diverse e che si riferiscono soprattutto ai beni e ai feudi che i vari rami della famiglia possedettero nelle province napoletane, in Sicilia, in Spagna e in Messico. Si evidenziano due grossi nuclei documentari principali, uno formatosi a Napoli e uno in Sicilia con sede nel palazzo Monteleone a Palermo, dimora dei Pignatelli duchi di Monteleone, archivi che, prima di essere riuniti, ebbero storie separate.

Un primo riordinamento del complesso documentario esistente in Napoli fu affidato da Maria Carmela Caracciolo di Brienza, moglie di Diego Pigantelli Aragona Cortes seniore, duca di Monteleone, all'archivario Michelangelo Pacifici. Questi, completando il lavoro entro il 1802, divise i documenti per materia fino a costituire CXLII Scansie dove il materiale venne conservato. Il Pacifici redasse un inventario analitico e predispose due enormi pandette alfabetiche, note appunto come "pandette Pacifici" e consultabili presso l'Archivio di Stato di Napoli.

La documentazione che costituisce l'Archivio di Napoli, così riordinato e relativo ai feudi e ai beni che la famiglia possedeva in Italia Meridionale, fu trasferita a Palermo, verso la metà dell'800, nel Palazzo Monteleone e riunita all'Archivio di Sicilia. Quest'ultimo, fu riordinato da Fedele Pollaci-Nuccio per incarico ricevuto da Diego Pignatelli Aragona Cortès, duca di Monteleone e da sua moglie Rosa Fici dei Duchi di Amafi. Nel 1921, al momento dello sgombero del palazzo Monteleone a seguito di espropriazione, si decise di trasferire i due Archivi in Napoli, costituendo nella Villa alla Riviera di Chiaia un "Archivio generale della famiglia". Nel 1925 finalmente l'archivio fu trasferito. La stessa principessa Rosina interpellò il conte Riccardo Filangieri per incaricare persona esperta del suo riordino. Questo incarico fu affidato ad Egildo Gentile. Il materiale documentario fu custodito in scaffali e stipi di legno al II piano delle "dipendenze" di Villa Pignatelli su S. Maria in Portico.

Il lavoro di ricostituzione delle serie dei due archivi, integrate da quelle di recente acquisizione, terminò nel 1930.

Successivamente si provvide allo stralcio di tutte le pergamene che si trovavano ripiegate e inserite nelle diverse serie, al fine di costituire un fondo unico, mantenendo, con delle annotazioni, i riferimenti alle serie di provenienza. Furono estrapolate 1954 pergamene, ordinate secondo un criterio diplomatico e cronologico che, conservate in appositi armadi a cassettiera, andarono a costituire il cosiddetto "Tabulario" e delle quali se ne redasse un inventario.

L' archivio Pignatelli Aragona Cortes, il più cospicuo e certamente uno tra i più completi tra quelli conservati presso l'Archivio di Stato di Napoli, risulta oggi articolato nelle seguenti serie:

1) "Pergamene" o "Diplomatico", contenente tutte le pergamene (1212-1926, con documenti in copia dal 1101);

2) "Museo" contenente documentazione di natura patrimoniale e corrispondenza, oltre alle carte relative al Teatro Carolino (1516-1893);

3) "Pretorato", contenente la documentazione relativa all'ufficio di pretore della città di Palermo, esercitato da uno dei membri della famiglia tra il 1838 e il 1856 (1791; 1812-1856);

4) "Grande Almirante", contenente la documentazione relativa a questa carica che fu concessa da Carlo V a Giovanni Aragona il 25 novembre 1536 (1338-1797);

5) "Feudi" o "Scaffi", ovvero l' "Archivio portato da Palermo a Napoli", con la documentazione relativa all'amministrazione di tutti gli stati feudali e beni posseduti dalla famiglia in Sicilia (1205- sec. XIX);

6) "Messico", contenente la documentazione relativa agli stati feudali e ai beni posseduti dalla famiglia in Messico (1525-1926);

7) "Napoli", ovvero l'archivio ordinato da Michelangelo Pacifici, trasportato a Palermo e poi da Palermo a Napoli, contenete la documentazione relativa ai beni feudali sparsi nelle province dell'Italia Meridionale appartenuti o pervenuti alla famiglia in seguito a vincoli di parentela con altre famiglie (secc. XIII-XVIII);

8) "Alberi genealogici e piante topografiche" (secc. XVII-XX);

9) "Pignatelli-Messico": si tratta delle carte depositate dal Ministero degli Esteri e già appartenenti alla famiglia, relative all'amministrazione dei beni in Messico dal XVIII al XIX secolo;

10) "Archivio Moderno" (1858- sec. XX), in corso di ordinamento.

Si sottolinea che nell'Archivio Pignatelli Cortès è conservato lo stemma che ripercorre la storia genealogica della famiglia, derivata dall'unione delle tre famiglie principali: gli Aragona di Sicilia, i Pignatelli di Monteleone e i Cortès del Vaglio, oltre alle parentele con numerose famiglie del Regno. Meritano di essere segnalati alcuni documenti originali che riguardano, in particolare, il conquistatore spagnolo Herñan Cortès, la sua conquista del Messico e i titoli conferitigli dai sovrani spagnoli, riconfermati alla sua discendenza e pervenuti in eredità ai Pignatelli di Monteleone. 

Si tratta del diploma datato 1522 con il quale Carlo V nominò Herñan Cortès Capitano generale e Governatore della Nuova Spagna; il diploma datato 1522 con il quale si intimò a Velasquez, luogotenente del governatore di "Ilamada Cuba", di non armare spedizioni contro Cortès; il diploma datato 1529, con il quale Carlo V conferì ad Herñan Cortès il titolo di Marchese della Valle di Oaxaca; il privilegio di Filippo II con cui il titolo di Marchese venne confermato a Martino Cortès; il testamento di Herñan Cortès, nonché alcune piante relative alla Valle di Oaxaca e all'Ospedale Gesù Nazareno di Città del Messico.

All'archivio Pignatelli Aragona Cortès, giunto con le scaffalature e la mobilia originale, è annessa anche una biblioteca.

Di alcune serie dell'Archivio è in corso la revisione.strumenti di ricerca presenti in Sala di Studio inv. 608-647.  Inventari coevi, elenchi parziali e inventari recenti

STRUTTURA GERARCHICA

04449 -  Pignatelli Aragona Cortes secc. XII - XX 

serie

Pignatelli Aragona Cortes - Diplomatico

livello di descrizione

liv.2

titolo e estremi cronologici

Diplomatico , 1212 - 1928  con documenti in copia dal 1101

descrizione fisica pergamene  1954

soggetto produttore

Pignatelli Aragona Cortès, duchi di Monteleone, duchi di Terranova, principi del Sacro Romano Impero (secc. XVII-); Napoli, Palermo

storia archivistica

Nel 1925 la principessa Rosina Fici, dei duchi di Amafi, vedova del duca di Monteleone, don Diego Pignatelli, avendo preso a cuore le sorti delle carte di famiglia, incaricò il dott. Egildo Gentile della sistemazione delle scritture che costituivano il grande "Archivio della famiglia Pignatelli Aragona Cortes".

Alla fine degli anni '30 il lavoro di sistemazione delle scritture poteva dirsi ultimato: i due nuclei, di Napoli e Palermo erano stati unificati nell'unico grande archivio " Pignatelli Aragona Cortes".

Fu allora che il Gentile prospettò alla principessa Rosina l'opportunità di stralciare dalle diverse serie tutti i documenti in pergamena, per costituire un Tabulario o Diplomatico. Molti documenti in pergamena si trovano ancora rilegati in volume nella serie Museo dello stesso fondo.

Furono reperite ben 1954 pergamene che vennero raggruppate in quattro nuclei:

Atti Giudiziari  nn. 1 -  38  ( aa. 1411 - 1748), Decisioni emesse da autorità giudiziarie;

Bolle         nn. 1 - 141 (aa.1256 - 1926), Atti prodotti da autorità ecclesiastiche d'ogni ordine e grado;

Diplomi       nn. 1 - 694 (aa.1212 - 1928),Atti emanati da autorità sovrane non solo della Corte di Sicilia e Napoli, ma anche da altre Corti di Europa; ricordiamo, ad esempio, quelli concessi dall'imperatore Carlo V al conquistatore del Messico, Fernando Cortes

Istrumenti     nn. 1 - 1081 ( aa. 1276 - 1706), Atti privati stipulati per la maggior parte a Napoli e in Sicilia e in parte in Italia ed altri paesi europei nei quali si svolgeva l'attività dei personaggi dell' illustre Casa.

Terminata questa prima fase di lavoro si sarebbe dovuto procedere alla stesura dei regesti dei singoli atti. Il lavoro, però, a causa del trasferimento di Gentile da Napoli a Palermo si interruppe e sembrava destinato a non essere più ripreso.

Fu solo negli anni '90 che Iolanda Gentile riprese tra le mani i vecchi appunti dell'archivista Egildo Gentile, suo padre, e insieme all'archivista Laura Mazzarotta, si procedette alla collazione dei regesti delle serie diplomi e bolle.

Il presente lavoro è stato completato rispecchiando la quadruplice classificazione delle pergamene; ciascun regesto è preceduto dalla data cronologica e topica, ed è corredato da opportune relative alla pergamena ed ai sigilli.

Il diplomatico presente nel nucleo siciliano fu studiato nel 1858 da Isidoro La Lumia, il quale, come afferma Pipitone, sarebbe stato l'autore dell'Indice topografico di pergamene e diplomi …edito a Palermo nel 1858 e ne avrebbe fatto tesoro per gli "Estratti di un processo per lite feudale" e per gli " Estratti di un processo per lite feudale" che costituiscono la fonte principale per la sua opera "I quattro Vicari".

Nel 1906 Federico Pipitone pubblicò a Palermo il "Regesto dei diplomi dell'Archivio Pignatelli di Palermo", nel quale sono comprese solo una piccola parte delle pergamene e che non risponde esattamente al titolo poiché molti dei diplomi esistenti nel Tabulario ne sono esclusi ed invece molti dei documenti compresi nel testo non sono diplomi né hanno alcun legame con la diplomatica.ambiti e contenuto.

Questa serie comprende tutte le pergamene che, originariamente erano inserite nelle diverse serie dell'Archivio Pignatelli Aragona Cortès. Esse nel numero di 1954 furono stralciate al fine di costituire un fondo unico, il "Diplomatico", mantenendo, con delle annotazioni, i riferimenti alle serie di provenienza. Le pergamene, conservate oggi in 20 cartelle, sono sistemate in ordine diplomatico, ossia per tipologia e per solennità del documento, e nell'ambito di tale suddivisione, in ordine cronologico e ricollocate nel loro armadio originario.

La serie comprende:

a) "Diplomi", numerati da 1 a 694, 1101(1212-1928), ai quali sono state aggiunte sei lettere autografe su carta dell'imperatore Carlo V dirette a Fernando Cortès o ad altri funzionari dell'imperatore;

b)"Bolle", numerati da 1 a 141, (1256-1926);

c)"Atti giudiziari", da 1 a 38, (1411-1748);

d) "Istrumenti", atti notarili da 1 a 1081, (1276-1706).

Delle singole pergamene fu redatto anche il regesto nel corso di molti anni di lavoro.

Alcuni regesti si trovano nelle "pandette Pacifici" attualmente consultabile in Sala pandette.strumento di ricerca 0608 

Pignatelli Aragona Cortes - Diplomatico

informazioni redazionali

L'inserimento dati degli schedoni cartacei del Diplomatico è stato coordinato dall'archivista Francesca Chiara Calcagno.

La digitazione dati è stata realizzata dalle assistenti Vincenza Natoli e Lucia d'Angelo.

Responsabile della pubblicazione l'archivista Ferdinando Salemme.

STRUTTURA GERARCHICA

04449 -  Pignatelli Aragona Cortes secc. XII - XX 

04449.00001 -  Diplomatico 1212 - 1928 

serie Pignatelli Aragona Cortes - Diplomatico livello di descrizione unità archivistica livello di descrizione liv.3 titolo e estremi cronologici Diplomi , 1101 - 1928descrizione fisicapergamene  694


STRUTTURA GERARCHICA

04449 -  Pignatelli Aragona Cortes secc. XII - XX 

04449.00001 -  Diplomatico 1212 - 1928 

seriePignatelli Aragona Cortes - Diplomaticolivello di descrizioneunità archivisticalivello di descrizioneliv.3titolo e estremi cronologiciAtti giudiziari , 1411 - 1748descrizione fisicapergamene  38


STRUTTURA GERARCHICA

04449 -  Pignatelli Aragona Cortes secc. XII - XX 

04449.00001 -  Diplomatico 1212 - 1928 

seriePignatelli Aragona Cortes - Diplomaticolivello di descrizioneunità archivisticalivello di descrizioneliv.3titolo e estremi cronologiciBolle , 1256 - 1926descrizione fisicapergamene  141

soggetto produttorePignatelli Aragona Cortès, duchi di Monteleone, duchi di Terranova, principi del Sacro Romano Impero (secc. XVII-); Napoli, Palermo


STRUTTURA GERARCHICA

04449 -  Pignatelli Aragona Cortes secc. XII - XX 

04449.00001 -  Diplomatico 1212 - 1928 

seriePignatelli Aragona Cortes - Diplomaticolivello di descrizioneunità archivisticalivello di descrizioneliv.3titolo e estremi cronologiciIstrumenti , 1276 - 1706descrizione fisicapergamene  1081


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Pignatelli Aragona Cortes - Diplomatico 20 documenti

Bivona

04449.00001 -  Diplomatico 1212 - 1928  / 04449.00001.00001 -  Diplomi 1101 - 1928 

001 - Ruggiero, conte di Calabria e Sicilia dona al monastero della Santissima Trinità di Mileto, da lui fondato, la terra ed il porto di Bivona, con la tonnara e sue pertinenze.1101  

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04449 - Pignatelli Aragona Cortessecc. XII - XX 
04449.00001 - Diplomatico1212 - 1928 
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04449.00001 -  Diplomatico 1212 - 1928 
04449.00001.00004 - Istrumenti1276 - 1706 




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001 - Ruggiero, conte di Calabria e Sicilia dona al monastero della Santissima Trinità di Mileto, da lui fondato, la terra ed il porto di Bivona, con la tonnara e sue pertinenze.1101 



266 - Federico re di Sicilia ecc. vende a favore di Ettore Pignatelli, per il prezzo di ducati 15.000 le terre di Borrello, Rosarno e Mesiano, Monteleone con gli uffici della bagliva e mastrodattia, la torre di Bivona, la terra di Cinquefrondi con il feudo di Morbogallico1501, giugno 8 



267 - Federico re di Sicilia ecc. vende a favore di Ettore Pignatelli, per il prezzo di ducati 15.000 le terre di Borrello, Rosarno e Mesiano, Monteleone con gli uffici della bagliva e mastrodattia, la torre di Bivona, la terra di Cinquefrondi con il feudo di Morbogallico1501, giugno 8 



278 - Luigi re di Francia, Napoli ecc. conferma a favore di Ettore Pignatelli l'acquisto della terra di Borrello col titolo di contea, la terra di Monteleone con la torre, il porto e la dogana di Bivona, le terre di Rosarno, Mesiano e Cinquefrondi col feudo detto Morbogallico1502, ottobre 



279 - Contiene lo stesso privilegio del documento precedente, relativo alle terre di Borrello, Monteleone, Bivona, Rosarno, Mesiano, Cinquefrondi e Morbogallico1502, ottobre 



335 - Il Vicerè ordina al governatore di Calabria che, nonostante la proibizione generale, permetta al Conte di Monteleone di far fabbricare e fortificare le sue castella e particolarmente quelle di Monteleone e Bivona1509 set. 25 



343 - Re Ferdinando, il Cattolico, considerando i meriti del conte di Monteleone Ettore Pignatelli, il quale, fra l'altro, aveva partecipato alla spedizione portata contro i Francesi, che invadevano lo Stato Romano, e valorosamente aveva combattuto nella battaglia di Ravenna, concede a lui ed ai suoi eredi e successori, in feudo immediate et in capite e col peso dell'adoa, ducati annui 200, sugli introiti del fondaco della gabella nuova e terziaria del ferro e degli altri diritti che si riscuotevano nel caricatoio di Bivona1513 lug. 01 



356 - Giovanna regina e il figlio Carlo, re di Castiglia, Aragona ecc. confermano al conte di Monteleone Ettore Pignatelli tutti i privilegi dei loro predecessori, concernenti particolarmente le concessioni urgenti: la terra di Monteleone col titolo di contea, con il castello, il porto e la dogana di Bivona, la riscossione di annui ducati 200 sui diritti della gabella nuova e della terziaria del ferro, che si esigono nel caricatoio di Bivona, la terra di Borrello col titolo di contea, le terre di Rosarno, Mesiano, Mottafilocastro, Ioppolo, il casale di Cuccorino, il feudo di Santa Venera, la terra di Cinquefrondi col feudo di Morbogallico e, nella provincia di Terra di Lavoro, la baronia di Trentola, il feudo di Giugliano e il castello di Belvedere, abitato.1517, giugno 20 



357 - Giovanna regina e il figlio Carlo, re di Castiglia, Aragona ecc. confermano al conte di Monteleone Ettore Pignatelli tutti i privilegi dei loro predecessori, concernenti particolarmente le concessioni urgenti: la terra di Monteleone col titolo di contea, con il castello, il porto e la dogana di Bivona, la riscossione di annui ducati 200 sui diritti della gabella nuova e della terziaria del ferro, che si esigono nel caricatoio di Bivona, la terra di Borrello col titolo di contea, le terre di Rosarno, Mesiano, Mottafilocastro, Ioppolo, il casale di Cuccorino, il feudo di Santa Venera, la terra di Cinquefrondi col feudo di Morbogallico e, nella provincia di Terra di Lavoro, la baronia di Trentola, il feudo di Giugliano e il castello di Belvedere, abitato.1517, giugno 20 



358 - Giovanna regina e il figlio Carlo, re di Castiglia, Aragona ecc. confermano al conte di Monteleone Ettore Pignatelli tutti i privilegi dei loro predecessori, concernenti particolarmente le concessioni urgenti: la terra di Monteleone col titolo di contea, con il castello, il porto e la dogana di Bivona, la riscossione di annui ducati 200 sui diritti della gabella nuova e della terziaria del ferro, che si esigono nel caricatoio di Bivona, la terra di Borrello col titolo di contea, le terre di Rosarno, Mesiano, Mottafilocastro, Ioppolo, il casale di Cuccorino, il feudo di Santa Venera, la terra di Cinquefrondi col feudo di Morbogallico e, nella provincia di Terra di Lavoro, la baronia di Trentola, il feudo di Giugliano e il castello di Belvedere, abitato.1517, giugno 20 / 



407 - L'imperatore Carlo V presta l'assenso all'istrumento rogato in Palermo per notaio Giovanni de Marchesio il 19 ottobre 1531, col quale Ettore Pignatelli, vicerè in Sicilia, istituisce il fidecommesso sullo stato di Monteleone, incorporandovi altri feudi e palazzi, giusta la facoltà concessagli con privilegio del 7 dicembre 1526, e cioè sottoponendo al fidecommesso la terra di Monteleone con i casali, la torre, la dogana, il porto e il caricatoio di Bivona, il reddito di annui ducati 200 sulla secrezia di detto porto, il feudo di Santa Venera, la terra di Borrello, la baronia di Mesiano, le terre di Filocastro, Rosarno, Ioppolo, i diritti che possiede sulla terra di Cinquefrondi e sul feudo di Morbogallico, e tutti i beni burgensatici ed allodiali dei detti feudi, il castello di Belvedere, presso Napoli, nelle vicinanze di sedile di Nido ed altre case, pure in Napoli e inoltre il diritto delle 4 grana da riscuotersi sulle estrazioni della Sicilia oltre il faro, secondo il privilegio del 9 dicembre 1526, stabilendo che tutti i beni, così uniti, costituiscano il fidecommesso.1533 ago. 30 



477 - ll vicerè Afan de Ribera, duca d'Alcala presta il regio assenso all'atto da stipularsi tra Ciarletta Caracciolo e il Duca di Monteleone, i quali dopo una lite, svoltasi nel Sacro Regio Consiglio e dopo l'apprezzo compiuto dall'Arcivescovo di Sorrento e da Dionisio Caracciolo, quali arbitri, addivengono ad accordo, per il quale il detto Ciarletta promette di vendere per ducati 1.800 al detto Duca i diritti pretesi sulla tonnara di Bivona, i quali teneva in suffeudo dal detto Duca con il peso dell'adoa di una di ferro, di poi ridotto a ducati 39 per ciascuna adoa.1562 ott. 27 



0042 - Giovanni, figlio di Ferdinando Re d'Aragona, vicerè di Sicilia, sull'istanza presentata dal procuratore del Fisco, attore, contro Ruggiero de Marino, convenuto, affinchè questi come spurio, fosse dichiarato inabile ed incapace a succedere nella terra di Muxiario e in quelle di Gibellini e Guastanello, spettanti al regio Fisco, in considerazione dei documenti e delle difese, pronuncia la sentenza, con la quale, ritenendo non sufficientemente provata l'istanza, assolve il convenuto1416 apr. 10 / 



0313 - Ettore Pignatelli dichiara di aver comprato dalla regia corte le terre di Borrello, Rosarno e Mesiano e, sotto titolo di governo e amministrazione, la terra di Monteleone con la torre ed il porto di Bivona e nomina suo procuratore Giacomo Pignatelli, non potendo prenderne personalmente possesso.1501 giu. 03 / 



0319 - Il sindaco e gli eletti dell'Università di Monteleone, in adempimento di lettera, del 15 agosto 1501, di Consalvo de Cordova, luogotenente del Re e della regina di Spagna, con la quale Ettore Pignatelli, già spogliato del possesso delle terre di Monteleone, Mesiano e Rosarno e del castello di Bivona, ne era stato poi reintegrato, all'arrivo del detto luogotenente, immettono nel reale possesso della loro terra il procuratore di Ettore Pignatelli, il quale si obbliga ad osservare e far osservare i capitoli e le grazie che Ettore aveva concesso.1501 ago. 19 



0322 - Ettore Pignatelli, utile signore delle terre di Borrello, Rosarno, Mesiano e Monteleone, con la torre ed il porto di Bivona, nomina suo procuratore il fratello fra Fabrizio per recuperare dalle mani di Consalvo de Cordova le dette terre e per ricevere il giuramento di assicurazione dai vassalli.1501 ago. 26 / 



0343 - Fabrizio Pignatelli, quale procuratore del fratello Ettore, prende possesso della terra di Bivona.1507 feb. 01 / 



0401 - Ettore Pignatelli, conte di Monteleone, Diana Pignatelli, vedova di Giovanni Francesco Brancaccio e tutrice dei figli, Giacomo Antonio Brancaccio, di lei figlio, e Coluccio Coppola, procuratore dell'Università di Monteleone, dichiarano che re Ferdinando II aveva donato e dato in governo la terra di Monteleone con il castello, il porto e la dogana di Bivona a Gio. Battista Brancaccio ed agli eredi, in perpetuo; che, dopo la morte di Giovan Battista, l'Università di Monteleone, rifiutando di stare sotto il governo dei figli di lui, si era obbligata a pagare ducati 2000 per passare in demanio, e re Federico aveva convenuto con la detta Diana che ella rinunziasse, mediante il compenso di ducati 3000, ad ogni diritto sulla stessa terra. Diana quindi e suo figlio Giacomo Antonio dichiarano di aver ricevuto da re Federico ducati 1000, dall'Università di Monteleone ducati 700 e da Ettore Pignatelli gli altri 1300, e ne fanno ampia e finale quietanza.1509 giu. 04 / 



0741 - Nicola Brigliano vende al duca Ettore Pignatelli, per ducati 350, due magazzini siti nel luogo detto Bivona, redditizi ogn'anno, l'uno per un rotolo, e l'altro per un rotolo e 6 once di cera, a favore della badia della Santissima Trinità di Mileto.1543 ago. 25 
STRUTTURA GERARCHICA
04449 - Pignatelli Aragona Cortes secc. XII - XX 
04449.00001 - Diplomatico 1212 - 1928 
04449.00001.00004 - Istrumenti 1276 - 1706 

serie: Pignatelli Aragona Cortes - Diplomatico
livello di descrizione: unità archivistica
titolo e estremi cronologici: Nicola Brigliano vende al duca Ettore Pignatelli, per ducati 350, due magazzini siti nel luogo detto Bivona, redditizi ogn'anno, l'uno per un rotolo, e l'altro per un rotolo e 6 once di cera, a favore della badia della Santissima Trinità di Mileto. , 1543 ago. 25 , Monteleone Indizione I
segnature: segnatura definitiva: Pignatelli Aragona Cortes, Diplomatico, Istrumenti 0741
descrizione fisica: annotazioni: Originale in pergamena. 
pergamena 01
dimensioni (altezza x larghezza in mm): 0,89 x 0,53
ambiti e contenuto: Per notaio Paolo Donadio, di Nocera.


0742 - Nicola Brigliano vende al duca Ettore Pignatelli, per ducati 350, due magazzini siti nel luogo detto Bivona, redditizi ogn'anno, l'uno per un rotolo, e l'altro per un rotolo e 6 once di cera, a favore della badia della Santissima Trinità di Mileto.(Duplicato)1543 ago. 25 




domenica 24 maggio 2020

1287. Malaspina, Saba.


  
Beth Hart - Tell Her You Belong To Me


Malaspina, Saba
di Berardo Pio - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

Nacque, probabilmente a Roma, nella prima metà del secolo XIII. L'origine romana è confermata dallo stesso M. che nell'explicit della sua cronaca si dice "de Urbe", nel corso dell'opera definisce "patrium crimen" l'imboscata organizzata nel 1260 dal nobile romano Raul de Surdis, nipote del cardinale Riccardo Annibaldi, a danno degli ambasciatori bavaresi inviati presso il pontefice da Corradino di Svevia e chiama "concives" i responsabili di quel misfatto. Nella descrizione di eventi e ambienti relativi alla città di Roma, inoltre, il M. appare sempre ben informato, "circostanziato come solo un romano poteva esserlo" (Dupré Theseider, p. 110). Il M. fu probabilmente membro della stessa famiglia alla quale appartennero, nella seconda metà del secolo XIII, Nicola Malaspina de Urbe - che nel novembre del 1272 fu nominato dal re di Sicilia Carlo I d'Angiò, nella sua veste di senatore di Roma, giudice presso il suo vicario in Roma e nel 1279 venne assegnato come giudice a Bertoldo Orsini, rettore della Romagna, da papa Niccolò III - e un dominus Angelo Malaspina, cittadino romano del rione Trastevere, che in un documento del 1290 compare come "Urbis aedificiorum magistrorum iudex". Il M. fu probabilmente vicino al gruppo di potere cristallizzatosi intorno alle famiglie Orsini e Savelli: nella sua opera il cardinale Gian Gaetano Orsini, dapprima punto di riferimento del partito interno alla Curia sempre più insofferente della supremazia angioina, successivamente papa con il nome di Niccolò III, viene celebrato come campione dell'indipendenza e dei diritti della Sede apostolica; altrettanto positivo è il giudizio sul cardinale Giacomo Savelli, il futuro papa Onorio IV, artefice della promozione episcopale del M., e su Giovanni Savelli, senatore di Roma nel 1260, indicato come "homo securi cordis et animi" (Die Chronik, p. 147) e "homo probate fidei" (p. 187), sincero alleato di Carlo I d'Angiò e desideroso della pace e della tranquillità di Roma.

Il titolo di magister, di cui il M. si fregia nell'explicit, fu sicuramente conseguito presso uno Studium, ma non conosciamo né la sede né la qualità della sua formazione universitaria. Con ogni probabilità si spostò nel Regno di Sicilia in seguito alla conquista angioina; nell'estate del 1268 era sicuramente in Calabria e nei primi giorni di settembre fu testimone, probabilmente dalla costa calabrese o da quella della Sicilia nordorientale, della fuga delle navi provenzali comandate da Roberto di Lavena di fronte alla flotta pisana al largo di Messina.

Il M. compare per la prima volta nella documentazione come canonico e decano della cattedrale di Mileto in un mandato al secreto di Calabria, datato 8 luglio 1274, con il quale Carlo I d'Angiò dispose il pagamento in suo favore di alcune decime sulle rendite dell'amministrazione, del trasporto del grano, delle regalie e delle tintorie di Messina nonché di altri redditi. Nel 1275 fu uno dei subcollettori della decima destinata al finanziamento della crociata bandita l'anno precedente, in occasione del secondo concilio di Lione, dal pontefice Gregorio X. In questa veste raccolse la decima da cinque monasteri nei dintorni di Mileto: l'abbazia della Ss. Trinità e quattro delle nove fondazioni greche della stessa diocesi.

Nel corso del triennio 1283-85 il M. fu impiegato come scriptor presso la Curia pontificia; forse era stato chiamato a questo incarico alcuni anni prima da Niccolò III, che nel 1278 aveva provveduto alla riforma della Cancelleria papale, tuttavia egli è testimoniato solo come estensore di una lettera pontificia datata Orvieto 20 genn. 1283. Nel 1284, approfittando del tempo che il poco lavoro presso la Curia gli concedeva, iniziò la stesura del Liber gestorum regum Sicilie, portato a termine il 29 marzo 1285, lo stesso giorno in cui morì a Perugia il pontefice Martino IV.

Il 12 luglio 1286 Onorio IV nominò il M. vescovo di Mileto, una diocesi immediatamente soggetta alla S. Sede che era stata amministrata fino a pochi anni prima dal vescovo Domenico, più volte incorso nelle censure ecclesiastiche come fautore di Manfredi di Svevia e dal 1274 fedele sostenitore di Carlo I d'Angiò. La nomina del M. alla guida di una diocesi che si trovava al centro del teatro dello scontro tra Angioini e Aragonesi era finalizzata al rafforzamento dello schieramento filoangioino dell'episcopato calabrese.

Dopo la morte di Domenico, nel 1282, i canonici della Chiesa di Mileto si erano divisi sulla scelta del nuovo vescovo, al punto che Martino IV aveva affidato l'amministrazione della diocesi al presule di Agrigento. Questi, non volendo lasciare l'amministrazione della diocesi calabrese, si oppose alla scelta del capitolo - che in una successiva elezione e con voto unanime aveva eletto il decano M. come nuovo vescovo - e si rivolse al cardinale Gerardo di S. Sabina legato pontificio nel Regno il quale, a sua volta, rimise la decisione alla Curia. Onorio IV affidò il compito di esaminare le qualità dell'eletto e la correttezza del procedimento elettorale a una commissione composta da tre cardinali, Girolamo d'Ascoli, Gervais de Clinchamp e Benedetto Caetani.

Personaggio inquieto e in continuo movimento, il M. nei primi mesi del 1287 si trovava in Abruzzo: il 22 gennaio da Serramonacesca concesse 40 giorni di indulgenza a quanti avessero visitato la chiesa di S. Nicola di Polegra in diocesi di Chieti; il 13 febbraio concesse indulgenze a coloro che avessero visitato la chiesa di S. Eufemia in Fara Filiorum Petri, sempre nella diocesi teatina, o inviato elemosine alla stessa chiesa.

Il principale risultato conseguito dal M. nel governo della sua diocesi fu l'accordo, raggiunto nel 1287 con l'abate Ruggero della Ss. Trinità di Mileto, grazie al quale fu risolta un'annosa questione di carattere giurisdizionale: il vescovo ottenne l'assegnazione definitiva della giurisdizione su Monteleone, l'odierna Vibo Valentia, mentre l'abate conservò i diritti spirituali su San Gregorio e altri centri minori.

Nel 1288-89 una violenta offensiva aragonese in Calabria costrinse gli Angioini ad abbandonare la regione: Ruggero di Lauria occupò il castello di Monteleone, e le milizie siculo-catalane si impadronirono di Mileto. Il M. fu spogliato dei beni e fatto prigioniero; riuscito a fuggire, abbandonò la sua diocesi e riparò nei territori controllati dagli Angioini. Niccolò IV il 6 ag. 1289 scrisse a Berardo da Cagli, cardinale vescovo di Palestrina e legato apostolico nel Regno di Sicilia, per chiedergli di provvedere al vescovo di Mileto "ab hostibus spoliato e manibusque eorum evaso" (Les registres de Nicolas IV, p. 237). Il M. ottenne l'amministrazione della diocesi di Larino nel Molise - una Chiesa sensibilmente più povera rispetto a quella di Mileto - che si trovava senza pastore in seguito alla sospensione del vescovo Perrone, accusato dopo la morte di Carlo I d'Angiò di aver spinto i suoi fedeli alla ribellione contro gli Angioini e quindi contro la Chiesa romana.

Durante gli anni dell'esilio il M. compare spesso nel gruppo dei vescovi dell'Italia meridionale che si ritrovavano intorno agli arcivescovi Filippo di Salerno e Ruggero di Santa Severina, come testimoniato da alcune lettere di indulgenza quale, per esempio, quella concessa da Eboli il 13 sett. 1289 o 1290 in favore di quanti avessero contribuito alla costruzione della chiesa del monastero femminile di S. Maria di Borgonuovo, nella diocesi di Penne. Il 13 sett. 1291 Niccolò IV confermò al M. l'amministrazione della diocesi di Larino e scrisse al capitolo e al clero di quella diocesi "ut eidem Sabae de redditibus et proventibus episcopatui Larinensi debitis respondeant" (ibid., p. 803).

Nel 1294 il M. fu coinvolto in un'aspra contesa insorta a causa dei continui danni arrecati dagli animali appartenenti agli abitanti di San Martino nelle vigne e nei campi chiusi del casale di Ururi, dominio feudale del vescovo di Larino.

Probabilmente il M. approfittò del momento di relativa tranquillità assicurato dall'armistizio di Figueras, concluso sul finire del 1293 tra Carlo II d'Angiò e Giacomo d'Aragona e durato fino alla ripresa delle ostilità da parte di Federico III d'Aragona nella primavera del 1296. Apprendiamo, infatti, da una delle note marginali presenti in un sinassario della Biblioteca Ambrosiana di Milano (D 74 sup.) che nel 1294 il M. consacrò Atanasio a catigumeno del monastero greco dei Ss. Pietro e Paolo di Arena, prova evidente che in quell'anno egli era tornato a occuparsi della sua diocesi. Nel 1295 il M. raggiunse un accordo con lo stesso monastero mediante il quale venne fissato l'ammontare della prestazione annua dovuta dai monaci. Sempre nel 1295 incontriamo di nuovo il M. a Roma intento a concedere, insieme con un nutrito gruppo di presuli, lettere di indulgenza. L'8 aprile dello stesso anno Bonifacio VIII, accogliendo la richiesta del M., gli confermò la cura e l'amministrazione "spiritualiter et temporaliter" della diocesi di Larino. La ripresa delle ostilità a opera di Federico III d'Aragona, che nell'estate 1296 si impadronì di buona parte della Calabria, può aver indotto il M. ad abbandonare nuovamente la sua diocesi. Nell'estate del 1297, infatti, egli era di nuovo a Roma dove, insieme con l'arcivescovo Filippo di Salerno e altri vescovi, sottoscrisse l'ennesima lettera di indulgenza. Sempre nel 1297, il 13 giugno, il capitolo di Larino, riunito con il consenso e l'autorità del M. amministratore della diocesi, considerato che le rendite non erano più sufficienti a far fronte ai bisogni del clero della cattedrale, decretò la riduzione a quindici del numero dei canonici, compresi l'arcidiacono e l'arciprete.

Il M. morì tra la fine del 1297 e l'inizio del 1298; in quest'ultimo anno, infatti, fu eletto come suo successore nella diocesi di Mileto il vescovo Andrea.

Il nome del M. è legato alla Chronica o Liber gestorum regum Sicilie, che è una delle fonti letterarie più importanti per la ricostruzione della storia dell'Italia meridionale nel periodo che va dalla morte di Federico II di Svevia alla morte di Carlo I d'Angiò. L'opera, divisa in dieci libri e dedicata agli ufficiali e ai procuratori in audientia della Curia pontificia, descrive le circostanze del crollo della potenza sveva in Italia, le battaglie di Benevento e Tagliacozzo, l'avvento di Carlo I d'Angiò, la dura amministrazione angioina, la sollevazione del Vespro siciliano, di cui il M. individua con precisione le cause, e i primi anni dello scontro con Pietro d'Aragona. Nell'economia dell'opera un'attenzione particolare è riservata ad alcuni momenti della storia della città di Roma, attenzione che denota la vicinanza dell'autore agli interessi della nobiltà romana e la sua sprezzante avversione per la fazione popolare e per le sue simpatie ghibelline. La narrazione è basata su una ricca e precisa documentazione, tratta essenzialmente dalla Cancelleria pontificia, ma anche sui ricordi personali dell'autore e sulle testimonianze orali di persone da lui conosciute che avevano partecipato direttamente agli eventi narrati. Impressionante la dettagliata enumerazione delle violenze e delle iniquità degli ufficiali angioini, esempi concreti di una testimonianza diretta degli eventi narrati, di fatti di cui il M. stesso afferma di essere stato testimone oculare.

Convinto sostenitore della supremazia papale - al punto da apparire "prigioniero della sua concezione teocratica" (Fuiano, p. 286) - il M. è espressione di quel guelfismo italiano che, dopo l'iniziale entusiasmo, cominciò a prendere le distanze dalla politica di Carlo I d'Angiò, cercò un'alternativa all'avida amministrazione angioina e alla politica repressiva portata avanti dai Francesi nel Regno e, nonostante la sua mentalità essenzialmente guelfa e ostile agli Svevi, non esita a dare un giudizio prevalentemente negativo del primo sovrano angioino, al punto che Pietro d'Aragona viene identificato come lo strumento del castigo divino, per punire le colpe di Carlo e la malvagità dei suoi rappresentanti.

La prima edizione del Liber gestorum regum Sicilie, limitata alla parte iniziale dell'opera, fu pubblicata nel 1713 da Étienne Baluze. Successive edizioni, sempre parziali e non di rado inaffidabili, furono curate da Giovanni Battista Caruso (Palermo 1723), Pieter Burmann e Johann George Graeve (Leiden 1723), Ludovico Antonio Muratori (Milano 1726), Rosario Gregorio (Palermo 1792). Nel 1868 Giuseppe Del Re fornì la prima edizione completa della cronaca riunendo la prima parte (1250-76) pubblicata dal Baluze e la seconda (1276-85) pubblicata dal Gregorio e affiancandola con una traduzione in italiano curata da Bruto Fabbricatore (Saba Malaspina, Rerum Sicularum historia, in Cronisti e scrittori sincroni napoletani, a cura di G. Del Re, II, Napoli 1868, pp. 203-408). Nel 1999 l'esigenza più volte rimarcata di un'edizione critica della cronaca malaspiniana è stata soddisfatta con la pubblicazione dell'ottima edizione curata da W. Koller e A. Nitschke, Die Chronik des Saba Malaspina, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXXV, Hannover 1999.

Fonti e Bibl.: Thesaurus novus anecdotorum, a cura di E. Martène - U. Durand, I, Lutetiae Parisiorum 1717, col. 1271; Les registres de Boniface VIII, a cura di A. Thomas, I, Paris 1884, col. 25; Les registres d'Honorius IV, a cura di M. Prou, II, Paris 1886, col. 387; Les registres de Nicolas IV, a cura di E. Langlois, Paris 1886, pp. 237, 803; I registri della Cancelleria angioina, a cura di R. Filangieri, XI, Napoli 1958, p. 91; Le carte di S. Liberatore alla Maiella conservate nell'Archivio di Montecassino, a cura di M. Dell'Omo, I, Montecassino 2003, p. 231; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 955; G.A. Tria, Memorie storiche civili ed ecclesiastiche della città e diocesi di Larino, Roma 1744, pp. 217, 219, 303 s., 568; B. Capasso, Le fonti della storia delle provincie napolitane dal 568 al 1500, Napoli 1902, pp. 102, 106, 108; R. Sternfeld, Einige Bemerkungen zur Geschichtschreibung des S. M., in Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung, XXXI (1910), pp. 45-53; L. Genuardi, S. M. e le fonti del suo "Liber gestorum", in Atti del Congresso della Soc. per il progresso delle scienze, Catania, 1923, Roma 1924, pp. 185-196; M. Inguanez, Frammenti di codici abruzzesi, in Miscellanea Giovanni Mercati, VI, Città del Vaticano 1946, p. 281; M.-H. Laurent, Les monastères basiliens de Calabre et la décime pontificale de 1274-1280, in Revue d'ascétique et de mystique, XXV (1949), pp. 340 s.; E. Dupré Theseider, Roma dal Comune di Popolo alla signoria pontificia, Bologna 1952, ad ind.; A. Nitschke, Untersuchungen zu S. M., in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, XII (1956), pp. 160-164, 177-182, 185 s., 473-484, 486, 488-491; M.-H. Laurent, Une lettre d'indulgence collective en faveur du monastère de S. Maria di Borgonovo à Penne, in Studi in onore di Riccardo Filangieri, I, Napoli 1959, pp. 335-337; M. Fuiano, Studi di storiografia medioevale, Napoli 1960, pp. 237-245, 248, 250-265, 267-272, 275-287; F. Russo, La guerra del Vespro in Calabria nei documenti vaticani, in Arch. stor. per le provincie napoletane, n.s., XLI (1962), pp. 199, 207, 209, 211; P. De Leo, Per il testo di S. M., in Vichiana, n.s., IV (1975), pp. 215-218, 220-222, 225, 227 s., 230; N. Kamp, Kirche und Monarchie im Staufischen Königreich Sizilien, III, München 1975, pp. 1272 s.; IV, ibid. 1982, pp. 1286 s., 1326; P. Herde, Guelfen und Neoguelfen. Zur Geschichte einer nationalen Ideologie vom Mittelalter zum Risorgimento, Stuttgart 1986, pp. 24, 26-32, 34, 44; S. Tramontana, Gli anni del Vespro, Bari 1989, pp. 43, 47, 53 s., 152, 192, 371-373, 383; V.F. Luzzi, I vescovi di Mileto, Mileto 1989, pp. 73 s.; E. Pispisa, L'immagine della città nella storiografia meridionale del Duecento, in Quaderni medievali, XXX (1990), pp. 95-100, 105; W. Koller, Studien zur Õberlieferung der Chronik des S. M., in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, XLVII (1991), pp. 441 s., 444, 446-449, 456-458, 461, 463, 472-479, 481 s., 493-496, 499-507; G. Fasoli, Cronache medievali di Sicilia. Note d'orientamento, Bologna 1995, pp. 6, 10, 14 s., 20 s., 33, 37, 46, 50, 70; C. Carozzi, S. M. et la légitimité de Charles Ier, in L'État angevin. Pouvoir, culture et société entre XIIIe et XIVe siècle, Roma 1998, pp. 81-97; W. Koller, Vergil in der Chronik des S. M., in Gli Umanesimi medievali, a cura di C. Leonardi, Firenze 1998, pp. 297-306; S. Lucà, ΓεώϱγιοϚ ΤαυϱόζηϚ copista e protopapa di Tropea nel sec. XIV, in Boll. della Badia greca di Grottaferrata, LIII (1999), p. 305; G. Occhiato, La diocesi di Mileto, in Storia della Calabria medievale, a cura di A. Placanica, I, Roma 2001, pp. 357 s., 361; E. D'Angelo, Storiografi e cronologi latini del Mezzogiorno normanno-svevo, Napoli 2003, pp. 2-8, 54 s., 66 s., 69, 122 s., 157, 173-175, 183; Hierarchia catholica, I, pp. 294, 340; Enc. Italiana, XXI, pp. 1001 s.; Lexikon des Mittelalters, VI, col. 164; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VII, pp. 414 s.; Federico II. Enc. fridericiana, II, pp. 593-596.

B. Pio

Titolo :  Guido de Columna, historiae Trojanae libri tres posterioresTitolo :  Epistolae inter papas et reges diversosTitolo :  La chronique de Guillaulme de Nangis, depuis Pharamond jusqu'à l'an 1300 (continuée par un anonyme jusqu'en 1467)Autore :  Guido delle Colonne (1210?-1287?). Auteur du texteAutore :  Guillelmus de Nangiaco (12..-1300?). Auteur du texteData di edizione :  1301-1500Tipo :  manuscritLingua :  latinoFormato :  ParcheminDescrizione :  Numérisation effectuée à partir d'un document de substitution.Descrizione :  1.° Guidonis de Columna, Messanensis Siculi, historiae Trojanae libri tres posteriores. — 2.° Honorius III, epistola ad Fredericum II. Imperatorem, data anno 1226. — 3.° Bonifacius VIII, ad Episcopos Galliae epistola adversùs Philippum Regem. — 4.° Epistola Populi Romani ad Joannem XXII. qua illum,...Seguito del testoDescrizione :  BaluzianusDiritti :  domaine publicIdentificativo :  ark:/12148/btv1b10721161vSegnatura :  Bibliothèque nationale de France. Département des manuscrits. Latin 5696Relazione :  http://archivesetmanuscrits.bnf.fr/ark:/12148/cc646750Provenienza :  Bibliothèque nationale de FranceData di pubblicazione online :  27/02/2019

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Dipartimento manoscritti> Latino> Latino> Latino 3858-8822 [Old lats fonds]> Latin 5501-5785

Latino 5696

Indice

Prenotazione 

Numero telefonico: latino 5696 

Guido de Columna , historiae Trojanae libri tres posteriores

Epistolae inter papas et reges diversos

La cronaca di Guillaulme de Nangis , da Pharamond fino all'anno 1300 (continuata da un anonimo fino al 1467)

XIV-XV esimo secolo

Pergamena.

Manoscritto in latino

Biblioteca nazionale di Francia. Dipartimento del manoscritto

Storia della conservazione

Baluzianus


Presentazione del contenuto

1. ° Guidonis de Columna , Messanensis Siculi, historiae Trojanae libri tres posteriores. - 2. ° Onorio III , epistola ad Federico II. Imperatorem, dati anno 1226. - 3. ° Bonifacio VIII , ad Episcopos Galliae epistola adversùs Philippum Regem. - 4. ° Epistola Populi Romani ad Joannem XXII . qua illum, minis etiam additis, hortatur ut ad Urbem veniat. - 5. °Salvas, sive Sallas Malaspinelibri sex rerum Sicularum, ab anno 1250. ad anno 1276. - 6. ° Anonymi carmen adversùs Ludovicum Bavarum, Imperatorem. - 7. ° Innocenzo III , epistola di Philippum Augustum, Regem Francorum, Adversùs Ottonem IV, Imperatorem - 8. ° Ejusdem epistola ad Principes Alamanniae, adversùs eumdem. - 9. ° Ejusdem epistola ad Joannem, Regem Angliae, in causa archiepiscopatus Cantuariensis. - 10. ° Eduardus III , Regis Anglorum, epistola ad Benedictum III, adversùs Philippum Valesium, quem vocat usurpatorem regni Franciae. - 11. ° Cronaca di Guillaulme de Nangis , da Pharamond fino all'anno 1300. e proseguita da un anonimo fino all'anno 1467. partim decimo quarto, partim decimo quinto saeculo videtur exaratus.


Bibliografia

1995

citata nell'ambito dello studio in appendice ai cronogrammi p. 329

Peter S. LEWIS, "Gioco dei cubi: riflessioni su alcuni testi e manoscritti", inPratiche della cultura scritta in Francia nel XV secolo: atti del Colloquio internazionale del CNRS, Parigi, 16-18 maggio 1992,Federazione internazionale degli istituti di studi medievali, a cura di M. ORNATO e N. PONS, Louvain-La-Neuve, 1995, pag. 313-330

Mss [8 ° Stampa. 7335


1999

ms di proprietà della famiglia Ranchin, identificata nei cataloghi di Bernard de Montfaucon (citato a p. 350) e Henri Ranchin (citato a p. 358)

Mathieu LESCUYER, "Guillaume Ranchin (1559-1605) protestante e studioso gallicano. Sa biblioteca e famiglia ", Bollettino della Società di storia del protestantesimo francese, 145 (1999), pag. 323-358

Mss. [8 °. Stanza 6432


1999

Vedi recensione n. 3542 in BAMAT, 11 (2001)

[Walter KOLLER -August NITSCHKE éd., Die Chronik di Saba Malaspina, Hannover, Hahnsche Buchhandlung, 1999]

Mss. [P 197


2003

citato pagg. 41, 43

Isabelle GUYOT-BACHY, "La cronaca abbreviata dei re di Francia di Guillaume de Nangis: tre tappe nella storia di un testo", Religione e mentalità nel Medioevo. Miscele in onore di Hervé Martin, S. Cassagnes-Bouquet et alii, Rennes, PUF de Rennes, 2003, pag. 39-46

Tolbiac [2003-134337


Bibliografia

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Term


Chronica

(Chronik)


Repertorium Fontium 7, 414


Autor Malaspina, Saba

Entstehungszeit 1260-1285

Berichtszeit 1232-1285

Gattung Landeschronik

Region Italien ab 1200

Schlagwort 

Sprache Latein

Beschreibung

Editionstitel, in der Überlieferung auch Ystoria de hiis que contigerunt in Sicilia tempore regis Caroli (Hs. San Marino) und Liber gestorum regum Sicilie a nativitate Manfredi usque ad tempora Karoli filii Lodovigii regis Francorum compilaus per magistrum Sabam Malaspinam (Vat. lat. 3972). Chronik des Königreichs Sizilien vom Jahr 1232 bis zum Tod König Karls I. von Neapel 1285, verfasst während Sabas Tätigkeit an der römischen Kurie, abgeschlossen 1285. Inc.: Honorabili cetui et reverende universitati officialium curie domini pape (Prolog), Olim de semine Frederici Lombarda quadam parturiente Manfredum (Text).


Handschriften – Mss.

Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3972, f. 93r-164r saec. xiv

Paris, Bibliothèque nationale de France, Ms. lat. 5696, f. 10r-37v saec. xiv, unvollständig

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b10721161v/f13.image

San Marino (CA), The Huntington Library, HM 1034, f. 159r-178v saec. xiv, unvollständig

Literatur zu den Handschriften allgemein

v. Comm. Nitschke, pp. 480-492

W. Koller, Studien zur Überlieferung der Chronik des Saba Malaspina, Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters 47 (1991) 441-507 (ZDB – ZDBdigital)

W. Koller – A. Nitschke (MGH SS, 35), 1999, 42-64 (dMGH)

W. Koller, Fehler im Text? Zur Edition der Chroniken von Saba Malaspina und Nicolaus de Jamsilla, in: Historiographie, Briefe und Korrespondenzen, editorische Methoden. Editionswissenschaftliche Kolloquien 2003/2004 (Publikationen des Deutsch-Polnischen Gesprächskreises für Quellenedition, 3), hg. von M. Thumser – J. Tandecki, Toruń 2005, 39-50 hier 41-45

http://www.mirabileweb.it/title/chronica-saba-malaspina-n-ante-1250-m-1297-1298-title/4887

Ausgaben – Edd.

E. Baluze, Miscellaneorum liber sextus, Lutetiae Parisiorum 1713, 197-348 (BV) aus Paris, Bibliothèque nationale de France, Ms. lat. 5696, nur bis zum Jahr 1276, unter dem Titel Libri VI rerum Sicularum

J. G. Graevius – P. Burmannus, Thesaurus antiquitatum et historiarum Siciliae, 5, Lugduni Batavorum 1723, 1-80 aus ed. Baluze

L. A. Muratori, Rerum Italicarum scriptores, 8, Mediolani 1726, 785-874 (BV) unter dem Titel Rerum Sicularum historia sex libris comprehensa, nur bis zum Jahr 1276

E. Baluze – J.-D. Mansi, Miscellanea novo ordine digesta, 1, Lucae 1761, 231-265 (https://archive.org)

R. Gregorio, Bibliotheca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, 2, Panormi 1792, 331-423 (BV) nur von 1276 bis 1285

G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni Napoletani, 2, hg. von G. Del Re, Napoli 1868, 205-408 (BV) unter dem Titel Rerum Sicularum historia, mit ital. Übers. parallel zum lat. Text

W. Koller – A. Nitschke, Die Chronik des Saba Malaspina (MGH SS, 35), 1999, 89-375 (dMGH)

Übersetzungen – Transl.

Italienisch

F. de Rosa, Saba Malaspina: Storia delle cose di Sicilia (1250-1285) (Collana di testi storici medioevali, 19), Cassino 2014 parallel zum lat. Text

Literatur zum Werk – Comm.

v. Edd. Gregorio, pp. 327-330

v. Edd. Koller – Nitschke, pp. 1-41

v. Edd. Muratori, pp. 781-784

B. Capasso, Le fonti della storia delle provincie napoletane dal 568 al 1500, Napoli 1902, 108-109

E. Sternfeld, Einige Bemerkungen zur Geschichtschreibung des Saba Malaspina, Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung 31 (1910) 45-53 (ZDB)

L. Genuardi, Saba Malaspina e le fonti del suo "Liber Gestarum", Palermo 1925

G. Fasoli, Cronache medievali di Sicilia, Catania 1950, 26 erneut Bologna 1995, p. 33

M. Fuiano, Saba Malaspina, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli 1 (1951) 1-31 (ZDB)

A. Nitschke, Untersuchungen zu Saba Malaspina, Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters 12 (1956) 160-186, 473-492 (ZDB – ZDBdigital)

P. De Leo, Per il testo di Saba Malaspina, Vichiana. Rassegna di studi Classici (Napoli), N. Ser. 4 (1975) 215-230 (ZDB – ZDBdigital)

M. Fuiano, Studi di storiografia medioevale ed umanistica (Geminae ortae, N. S., 9), Napoli 1975, 231-280

E. Pispisa, L'immagine della città nella storiografia meridionale del Duecento, Quaderni medievali 30 (1990) 95-101 (ZDB)

W. Koller, in: Lexikon des Mittelalters, 6, München - Zürich 1993, 164

W. Koller, Vergil in der Chronik des Saba Malaspina, in: Gli Umanesimi medievali. Atti del II Congresso dell' Internationales Mittellateinerkomitee, Firenze, Certosa del Galluzzo, 11-15 settembre 1993, hg. von Cl. Leonardi, Firenze 1998, 297-306

W. Koller – A. Nitschke (MGH SS, 35), 1999, 1-41 (dMGH)

B. Pio, in: Dizionario biografico degli italiani, 67, Roma 2006, 803-806

I. Braisch, Eigenbild und Fremdverständnis im Duecento. 1: Saba Malaspina und Salimbene da Parma (Grundlagen der Italianistik, 12,1), Frankfurt/Main u.a. 2010, 49-364

R. Lamboglia, in: The Encyclopedia of the Medieval Chronicle, hg. von G. Dunphy, Leiden – Boston 2010, 1061-1062



Letzte Änderung: 10.09.2019

[Da: https://www.geschichtsquellen.de/werk/3425 ]