domenica 24 gennaio 2021

1679. MESSINA. Pergamene sottratte dagli Spagnoli.

ITALIA. CALABRIA. SICILIA. SPAGNA. FONTI PERGAMENACEE IMPORTANTISSIME, ANCHE SU MILETO COME SU ALTRI LUOGHI E PERSONAGGI DELLA CALABRIA NELLA PRIMA FASE DELL'INSEDIAMENTO NORMANNO. Sichelgaita, principessa longobarda consorte di Roberto il Guiscardo. Eremburga, principessa normanna, feudataria di Nicastro. Il nobile normanno Robert de Grantmesnil (?), Categumeno del Sant'Angelo di Mileto. Atti del Monastero di San Pancrazio, antecedenti e posteriori alla soppressione della Cathedra di Vibona, del cui Territorio faceva parte (Briatico). Feudatari normanni di quella fascia costiera: Guglielmo Capriolo, e Ruggero suo figlio ed erede.
MESSINA: la memoria storica ritrovata
La memoria storica di Messina era stata cancellata la sera del 9 gennaio 1679
Verso la metà del Seicento Messina, in compenso della sua fedeltà alla Corona spagnola durante la sollevazione napoletana di Masaniello, ottiene l'ultimo suo grande privilegio, quello del monopolio della seta, non soltanto della Sicilia orientale, ma di tutta l'Isola. Contro Messina si scatena la reazione di Palermo e della Sicilia intera la quale non intende più sottostare all'egemonia economica di tutta una città che a forza di privilegi assorbe e intende assorbire tutte le risorse e le attività dell'Isola. D'altra parte la Corona si avvede che è andata troppo avanti nelle concessioni.
La posizione strategica di Messina che fino a ieri è stata un vantaggio finché la città si è mantenuta fedele, può diventare una grave minaccia. Da una forma di autonomia così accentuata alla indipendenza, il passo è breve. La Francia in perpetua lotta con la Spagna, va creando una potente marina militare, con la quale tende a strappare alla Spagna l'egemonia del Mediterraneo. S'inizia una politica nuova del governo madrileno verso Messina, e questa politica mira a togliere alla citta i suoi privilegi ed assoggettarla alla comune obbedienza.
Messina nella esasperata difesa dei suoi privilegi insorge e nel 1674 scaccia con le armi la guarnigione spagnola rinnovando, assediata, le epiche gesta della guerra del Vespro. Chiede e ottiene aiuto dalla Francia...
Dopo la pace di Nimega del 1678 tra Francia e Spagna, il Re Sole Luigi XIV, ormai pago delle vittorie ottenute nel nord Europa, abbandona con freddo egoismo Messina al suo destino. La citta non può da sola reggere il peso di fare fronte ad un impero e, così, capitola dopo quattro anni di dura e accanita resistenza tra sofferenze e patimenti indicibili della popolazione. La ribellione di Messina del 1674 al dominio di Carlo II sara' pagata a caro prezzo: la vendetta spagnola, infatti, sara' inesorabile.
Di una violenza inaudita sono le feroci repressioni che il viceré Benavides ordina, molti nomi illustri sono costretti ad abbandonare la città per l’esilio. Sarà attuata la soppressione a tappeto di tutti i privilegi di cui Messina godeva a cominciare dal Porto franco, viene chiusa l’Università e la Zecca ed abbattuto il Palazzo Senatoriale sulle cui rovine viene sparso il sale in dispregio della passata magnificenza. Tutte le fortificazioni saranno ampliate con il concorso del tedesco Nuremberg (1679-81), sarà costruita la Cittadella sulle rovine di magnifici palazzi e monumenti bellissimi che furono il vanto e lo splendore della città.
La vendetta, però, non è ancora compiuta.
Il viceré spagnolo Francisco de Benavides, duca di Santo Stefano, mandato dal re perché impartisse una dura punizione alla città che si era macchiata di lesa maestà, quella sera del 9 gennaio 1679, alle ore 22, colpisce la città ribelle proprio nell'orgoglio del suo fasto passato: si reca alla Torre del Campanile del Duomo e sottrae le Pergamene del Fondo Messina sulle quali erano impresse la potenza e la grandezza di Messina, le gloriose vicende storiche che le derivavano dai grandi privilegi che nel corso dei secoli la città aveva ricevuto dai vari regnanti che si erano succeduti.
Il Benavides, dopo la sottrazione, torna a Palazzo Reale, per fortuna non distrugge le pergamene, vi trova la bellissima Biblioteca donata da Costantino Lascaris e la porta via in Spagna insieme alle pergamene.
Si perdono le tracce, per tre secoli non si è saputo più nulla, sembra che questa straordinaria memoria storica non sia mai esistita, eppure... avviene il miracolo!
Casualmente l'incontro di uno studioso siciliano con uno spagnolo di Siviglia porta alla scoperta che in quella città esistono documenti che riguardano la città di Messina.
Ciò che sembrava perduto definitivamente torna alla luce: nell'archivio del duca di Medinaceli a Siviglia vengono ritrovate le Pergamene del Fondo Messina.
Grazie all'interessamento dell'ing. Cesare Fulci, il quale sollecitò l'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro perché intervenisse a far restituire all'Italia una documentazione di così grande valenza scientifica e storica, le pergamene, per il tramite del Ministero degli Affari Esteri e dei Beni Culturali e Ambientali, sono finalmente restituite all'Italia e consegnate per il restauro al laboratorio Paolo Ferraris a Torino.
La consegna delle pergamene al laboratorio da parte del comitato scientifico italo-spagnolo avviene il 26 aprile 1992 e qui inizia l'accurato restauro. Dopo l'intervento di recupero, 1310 pergamene ritornano a Siviglia nel settembre del 1993 mentre 115 sono state esposte nella grande mostra "Messina, il ritorno della memoria storica" sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana On. Oscar Luigi Scalfaro e di S.M. il Re di Spagna Don Juan Carlos I.
Messina, Palazzo Zanca - 1 marzo/28 aprile 1994.
• Catalogo della mostra (Messina, Palazzo Zanca, 1 marzo - 28 aprile 1994), a cura di Grazia Fallico e Aldo Sparti con la collaborazione di Umberto Balistreri.
• Aldo Sparti, Il Fondo Messina nell’Archivio della Casa Ducale Medinaceli di Siviglia in "Messina: il ritorno della memoria". aldo.sparti@beniculturali.it
• F. Martino, Documenti dell'Universitas di Messina nell'Archivio ducale Medinaceli a Siviglia.
• Palermo, Edizioni Novecento, 1994, pp. 191-199 - 193.
MESSINA. IL RITORNO DELLA MEMORIA. Fondazione Casa Ducale Medinaceli.
Un viaggio nella storia alla riscoperta della memoria. Il restauro delle 1425 pergamene del Fondo Messina.
Tra gli interventi di restauro più significativi...
Un viaggio nella storia alla riscoperta della memoria
Il restauro delle pergamene del Fondo Messina
Fondazione Casa Ducale Medinaceli.
L'avvenuta vicenda di queste pergamene ha inizio la notte del 9 gennaio 1679, quando il viceré spagnolo Francisco de Benevides conte di Santo Stefano le portò via dalla Torre del Duomo di Messina, come conquista personale per arricchire gli archivi della sua nobile famiglia. Tale atto costituì l'umiliante vendetta degli spagnoli nei confronti della città, rea di essersi ribellata al dominio di Carlo II con una sollevazione iniziata nel 1674 e durata cinque anni.
Fino ad allora Messina aveva conosciuto un lungo periodo di ricchezza e fioritura:
le più dirette e preziose testimonianze di tale civiltà e dell'evolversi della società,dell'economia e delle istituzioni messinesi - dal dominio normanno nella Sicilia orientale dell'XI e XII secolo, ai privilegi concessi alla città dall'anno Mille sino al '600 - erano contenute proprio in quei documenti, custoditi negli archivi della Torre.
Ecco perché gli spagnoli, per vendicarsi dei presunti torti subiti, asportarono gli archivi, cancellando anche simbolicamente l'identità di Messina e dichiarando al contempo la città "morta civilmente e indegna di ogni onore". Passano i secoli. Messina subisce altre perdite e distruzioni in occasione del terribile terremoto del 1908 e dell'ultimo conflitto bellico.
Ma ecco che di recente, a Siviglia, ciò che sembrava perduto per sempre ritorna alla luce: nell'archivio del Duca di Medinaceli vengono ritrovate le pergamene del Fondo Messina. Il grande interesse scientifico e le implicazioni emotive suscitate da questa scoperta danno impulso ad un affascinante progetto : restituire a Messina la propria memoria storica, recuperando a vantaggio della comunità ( e non solo di un più ristretto gruppo di studiosi e ricercatori) un ingente patrimonio di documenti, che consentono una più ampia conoscenza di eventi che vanno ben oltre i confini della Città e dell'Italia stessa.
Sviluppando tale progetto congiuntamente con il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, il Ministero per gli Affari Esteri, la Fondazione Casa Ducale di Medinaceli di Siviglia e il Ministero della Cultura spagnolo, la Società Paolo Ferraris riceve l'incarico di progettare e realizzare l'intervento di restauro conservativo delle 1425 pergamene del Fondo Messina: intervento che ha coperto un arco temporale di tre anni e si è svolto in stretta collaborazione con i responsabili ministeriali incaricati del progetto e la Fondazione Medinaceli.
Alla fine del mese di gennaio del 1990 un gruppo di esperti della nostra società si è recato presso il Ducale Archivio, compiendo una prima identificazione delle unità archivistiche, l'analisi dello stato di conservazione generale delle pergamene e delle cause principali di degrado, e la definizione di un progetto di restauro globale.
Nel maggio e nel giugno dello stesso anno il lavoro è proseguito con la schedatura di ogni pergamena al fine di rilevarne le caratteristiche e valutare l'entità dell'intervento di restauro da eseguire; è stata conseguentemente redatta la carta del rischio per ogni singolo pezzo.
Successivamente, con un apposito progetto tecnico-organizzativo, è stato installato un laboratorio mobile presso l'archivio della Casa de Pilatos di Siviglia, per eseguire i saggi degli interventi che sarebbero poi stati realizzati presso la nostra sede operativa di Torino. Il 28 ottobre 1991 il Duca di Segorbe, accompagnato dal suo archivista Dott. Antonio Sanchez Gonzales e dal Comitato Scientifico italo-spagnolo, hanno visitato la nostra sede operativa per prendere visione della struttura nella quale sarebbero state restaurate le pergamene, dei dispositivi di sicurezza presenti e per definire la tipologia dell'intervento.
Il 26 aprile 1992 le pergamene del Fondo Messina sono giunte a Torino presso il nostro laboratorio di restauro, la microfilmatura in bianco e nero e la documentazione fotografica a colori. Dopo l'intervento, che si è differenziato in base alle tipologie di degrado di ciascun documento, 1310 pergamene sono ritornate a Siviglia ( settembre 1993), mentre 115 sono state esposte nella grande mostra "Messina, il ritorno della memoria storica" allestita a Palazzo Zanca, Messina, dal 1 marzo al 28 aprile 1994. Una ricchissima documentazione di tale mostra si può ammirare nel bel volume ad essa dedicato, curato dalle Edizioni Novecento, Palermo 1994.
***
FONDAZIONE PAOLO FERRARIS S.p.A. Centro per la conservazione, il restauro e la valorizzazione di beni archivistici, bibliografici e museologici. Via Andorno, 2/4 10153 Torino - Italia Tel. 011/8127590 Fax 011/8127504
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Presentazione
Costituita nel luglio 1989 con la volontà di dare concreta espressione ed indirizzo all'impegno socio-scientifico-culturale della Paolo Ferraris SpA, la Fondazione Paolo Ferraris ha ottenuto il riconoscimento regionale nel giugno 1991, ed il riconoscimento della Personalità Giuridica Nazionale dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali nel gennaio 1993.
Sono organi della Fondazione: il Socio Fondatore, il Consiglio di Amministrazione, il Presidente e il Vicepresidente, il Comitato Esecutivo, il Comitato Scientifico, il Collegio dei Revisori dei Conti. La Fondazione, senza fini di lucro, ha lo scopo principale di favorire studi, la formazione, pubblicazioni, ricerche, convegni, mostre ed ogni altra iniziativa tesa a promuovere la conoscenza, la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale librario, cartografico e archivistico, quale testimonianza di un Bene comune indispensabile alla promozione dell'Uomo.

Valorizzare i beni culturali è lo scopo della "Fondazione Paolo Ferraris". Promuovere la valorizzazione per i beni culturali "minori" è più che uno scopo è un impegno costante che risale alle origini della Fondazione e trova i suoi fondamenti nella volontà della Paolo Ferraris S.p.A. socio fondatore.

La stessa Società è una delle più importanti esponenti nell'ambito della conservazione a livello europeo, nella sua attività di quasi mezzo secolo ha sempre ricercato una politica dedicata alla formazione, qualificazione e alla ricerca, investendo principalmente nella formazione professionale senza tralasciare la ricerca scientifica.

Il motivo per cui la Fondazione Paolo Ferraris ha realizzato per il terzo millennio il piccolo museo

"Gli arnesi della memoria, Memory tales and tools", è stato quello di voler consentire un viaggio nei percorsi costellati dagli antichi monumenti della nostra cultura. Una fuga immaginifica tra antichi attrezzi, caratteri e testimonianza nell'ambito dell'editoria, della legatura e delle tecniche di conservazione della carta, pergamene, sino al XXI secolo. Il nostro museo vuole essere un piccolo qualificante contributo verso la cultura e l'umanità, rappresentando il tempo, quindi la memoria, il ricordo non come un romantico e forse sorpassato bene antico ma come una vitale esigenza di ciascun uomo, di ogni tempo e luogo.

Centro per la conservazione, il restauro e la valorizzazione di beni archivistici, bibliografici e museologici

La nostra azienda trae le sue origini da una lunga tradizione familiare e dall'esperienza artigiana volta alla conservazione e al restauro di testi antichi; a partire dagli anni settanta e sino ad oggi ha poi progressivamente trasformato la propria natura ed i propri obiettivi, con la precisa volontà di far coesistere gli antichi sistemi artigianali con le più moderne tecnologie.
Oggi la Paolo Ferraris SpA realizza progetti ed interventi di elevata qualità non solo in ambito nazionale ma anche nei Paesi dell'Unione Europea e rappresenta una primaria realtà a carattere privato nel settore della conservazione e del restauro dei beni archivistici, bibliografici e museologici.
Occupa esclusivamente personale specializzato e provvede direttamente alla formazione professionale specifica cooperando e collaborando con alcuni Istituti Universitari torinesi, in modo particolare con la Scuola diretta ai Fini Speciali di Scienza ed Arti della Stampa del Politecnico di Torino.
Un risultato importante, dovuto alla costante ricerca delle problematiche inerenti al restauro su cui si fonda e si rinnova lo stimolo e l'obiettivo primario del nostro sviluppo e del nostro operare. Ricerca che non può mai considerarsi conclusa, limite perché in continua evoluzione.
In tale prospettiva uno dei nostri aspetti più distintivi e caratterizzanti è quello di essere passati da una cultura di tipo orale ed empirica ad una testimonianza scritta e scientifica sulla storia del restauro, investendo tempo, risorse e professionalità nella creazione di programmi scientifici per costituire e alimentare la banca dati dei sistemi di lavorazione, individuare le più diverse applicazioni che sono rappresentative degli oggetti su cui intervenire, formare le professionalità specifiche utilizzando le nuove tecnologie.
[Si desume dal bellissimo Catalogo. GP]

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    MOSTRA: MESSINA. IL RITORNO DELLA MEMORIA. Messina, Palazzo Zanca - 1 marzo/28 aprile 1994.
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    Aldo Sparti, in "Messina: il ritorno della memoria". aldo.sparti@beniculturali.it



Contatti: giovanni.pititt2013@libero.it

martedì 19 gennaio 2021

1714.

19.01.2021.

CALABRIA. MILETO ANTICA. FONTI MANOSCRITTE O A STAMPA. Progetto coordinato da Giovanni Pititto, di edizione o riedizione di Fonti documentarie su


Mileto Antica, ed in particolare sull'ivi Abbazia della Santissima Trinità.

Editing integrale della Fonte documentaria di cui qui stralcio, a cura della d.ssa 
Maura Pini
. Che molto si ringrazia.
Del presente lungo documento, esito forense di analisi di una Commissione pontificia sul plurisecolare dissidio fra le due emergenze ecclesiastiche maggiori in Mileto, in questa Sede si segnala il quesito n° VII: "An Episcopus Mileten. tamquàm Delegatus Apostolicus possit dictas Ecclesias visitare".
Verso cui e da molto tempo la Dirigenza romana dell'Abbazia aveva risposto e ancora nel 1714 rispondeva essere solamente strumentale e capzioso.
Problema non era, e mai fu, se l'episcopo di Mileto ove mai per disposizione suprema avesse facoltà di accedere alla soglia della Chiesa abbaziale in ragione della eventuale qualità di insignito pro tempore dell'Inphula pontificale, potesse entrare a "visitare" detta Chiesa.
Problema, e solo, era se detta "Visita" Episcopo la compisse quale Delegato Pontificio e su punti o problemi specifici; o in qualità di Vescovo di Mileto in Visita a Chiesa soggetta.
Tanto non poteva essere possibile.
In quanto l'Abbazia di Mileto da tempo immemorabile rivendicava l'aulico privilegio di essere soggetta solamente al Sommo Pontefice ed ai suoi Delegati al Governo dell'Abbazia medesima.
Ove l'Abbazia avesse accolto la richiesta, avrebbe di fatto costituito un vulnus gravissimo alla totale esenzione dalla potestà (tridentina) dell'Ordinario. (GP)
Certo, punti di ragione vi erano ovviamente anche nel versante episcopale.
Che si rivolgevano al Sommo Pontefice - o cardinali del Sacro Collegio, o ancora a importanti monsignori di Curia, così con molto ovvio ossequio esponendo:
  • Concilio di Trento obbliga Ordinario a Residentia.
  • Ma anche i Vicari abbaziali per il versante Abbazia erano soggetti a vincolo di Residentia.
  • Ove in Territorio urbano veramente limitato nei decenni si trovassero - come si erano trovati - a forzatamente coesistere ben due "episcopi", la buona creanza dei livelli apicali non bastava.
  • Era accaduto e più di una volta che le tensioni si scaricassero nel reciprocamente bastonarsi - nell'area della Piazza maggiore: diaconi silvaggi e famigli. Servitori insomma.
  • Si chiedeva, si supplicava, si sollecitava comunque una soluzione.
  • Tale venne posta in essere nel 1717. L'Abbazia venne sciolta dalla dipendenza gerarchica dal Collegio Greco ed annessa alla Mensa Episcopale di Mileto. Che avrebbe corrisposto un annua pingue pensione a favore del Collegio.
***
1714. Roma. Franciscus Marascellus Marianus. SACRA | CONGREGATIONE | CONCILII | R.P.D. | PETRA | SECRETARIO | Mileten. Iurisdictionis. | PRO | Il.mo, & R.mo Episcopo, necnon R. D. | Promotore Fiscali Curiae Episcopalis | Miletensis. | CONTRA | V. Collegium Græcorum Urbis , & R. | P. Vicarium Abbatis SS. Trinitatis | Miletensis. | Facti. | Typis De Comitibus 1714 [1]|
||f.521r||
Mileten. Iurisdictionis.
Stantibus &c.
D U B I A
I. An Venerabili Collegio Græcorum Urbis competat Iurisdictio quasi Episcopalis cum Territorio separato super Ecclesijs, & Populo Oppidorum, & Castrorum Abbatiæ Sanctissimæ Trinitatis Mileti, & quatenùs negativè.
II. An vicario, seù Ministro pro gubernio d. Abbatiæ deputato, competat Ius congregandi Synodum in prædictis Ecclesijs.
III. An d.Vicario competat Ius convocandi concursus occasione providendi vacantes Ecclesias Parochiales, eiusdem Abbatiæ, & quatenùs negativè.
IV. An hoc Ius convocandi dictos cuncursus, & auctoritate Institutionis concedendæ novis Parochis spectet Episcopo Mileten.
V. An sit locus purgationi attentatorum, & quomodò in casu &c.
VI. An praedictæ ecclesiæ, quae denominantur Abbatiales, subsint ordinariæ Iurisdictioni Episcopi Mileten. quoad curam Animarum, Sacramentorum administrationem, & sacramentalia in Populum.
VII. An Episcopus Mileten. tamquàm Delegatus Apostulicus possit dictas Ecclesias visitare.
E.me, & R.me D.ne.
Monasterium cum Ecclesia sub titulo Sanctissimæ Trinitatis, situm in medio Civitatis Mileti, erectum magnificis sumptibus, & pingui censu ditatum, donavit de annis 1091. & 1102. pijssimus Rugerius Comes Calabriæ, & Siciliæ una cum pluribus Oppidis, Castris, & Fundis Terrarum Ruberto Abbati, & Monacis Sancti Benedicti. Quam donationem supponunt confirmatam de ann. 1178 ab Alexandro III., qui paritèr dicitur recepisse dictum Monasterium sub protectione Beatorum Petri, & Pauli Sanctæ Sedis Apostolicæ.
Hæc Abbatia, vulgaritèr nuncupata Sanctissima Trinitatis Miletensis, à Summis Pontifìcibus, supremis omnium Beneficiorum moderatoribus, successivè commendata fuit præclaris Viris Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Prælatis, & Cardinalibus. Sed in ea, etiam hoc tempore Episcopus Miletensis exerçuit jurisdictionem, ut apparet ex quodam documento, quod superest ex scripturis Archivij Episcopalis Miletensis, igne consumpti, idest ex concursu habito ab Episcopo Miletensi diei 17. Novembris anni 1573. in quo examinatus, & approbatus fuit Ioannes Thomas Iarzolinus ad parochialem Ecclesiam S. Nicolai Casalis Larzonæ [2] ||f.521v|| Iurisdictionis Abbatiæ Sanctissimæ Trinitatis Miletensis, ut sunt præcipua verba documenti Summ. num.I.
Summus Pontifex Gregorius XIII. san. mem. cum speciali Constitutione inter ejus impressas Bullar. to. 2. la 42. erexit in Urbe Collegium Græcorum, ad cujus mensam subjecit, & univit hanc Abbatiam Sanctiss. Trinitatis Miletensis; Et de hac unione habentur bina documenta apostolica, data ab eodem Pontifice Gregorio XIII. eodem tempore, idest 16. kal. Iunij 1581. alterum scilicet expressum Summ. num.2. datum ab eisdem adversarijs, ut mihi supponitur coràm Eminentissimo Pro-Datario, occasione excussorum ibidem jurgiorum, de quibus infrà; alterumque enuncians d. num.2.
(...)
NOTE
[1] (...in questa sede Omissis...) (ff. 521r-530r). Testo a stampa. La numerazione è ms., a foliazione, in mg sup. dx. Si precisa che il fascicolo si conclude con una (ed unica) parte manoscritta: il f. 531r. In cui è annotato un prospetto cronologico: dal 1655 al 1664 contenente dati inerenti il Collegio Greco; prospetto suddiviso in: Anno, alunniconvittoripadri della Compagnia (S.J.),servitori, convittori secolari. Tale prospetto non è, a mio avviso (GP), parte del testo originario, bensì un foglio aggiunto; o meglio: una facciata bianca del fascicolo a stampa, poi appuntata con queste annotazioni.
[2] Il toponimo è: Larzonae; in testo: Carzonæ
***
Il menzionato Progetto di edizione o riedizione di Fonti documentarie su Mileto Antica, ed in particolare sull'ivi Abbazia della Santissima Trinità fa parte delle Ricerche pubblicate su: "© Archivio Storico della Calabria - Nuova Serie. Diretto da Giovanni Pititto. Edito dalla Casa Editrice Pellegrini. Cosenza. Direttrice di Sezione d.ssa Marta Pellegrini
Entony Mazzamurro e Maura Pini
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    A maggior chiarimento si aggiunge: la Fonte di cui qui presentato uno stralcio, attiene al blocco di documentazione concernente la lunga serie di esposti, ricorsi, appelli, denunce che in lunghi anni: ma in modo quasi parossistico dal 1642, i vescovi di Mileto presentavano al Vaticano. A che risolvesse quello che, secondo loro, era un vero problema: giuridico, canonico, disciplinare, di costume e certo non ultimo sociale. Che, cioè, in una certo non enorme dimensione urbana vi fossero due molto rilevanti emergenze architettoniche - veri complessi monumentali -, non solo non comunicanti e quasi estranei, ma, e qui avevano ragione: in continua lotta fra di loro cosa che prima o poi avrebbe potuto comportare problemi di ordine pubblico. Accadde? Più volte.
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