martedì 9 febbraio 2010

Nicola Casissa (d.1731) Un leone scolpito su un basamento decorato con un festone di fiori, anatre, rana in ruscello, in un paesaggio e urna scolpita con fiori misti su un tavolo parzialmente drappeggiato con un piatto di dolci, un violino e l'arco, un manoscritto musicale e un libro, sullo sfondo un paesaggio.





Nicola Casissa (d.1731)A sculpted lion on a plinth decorated with a swag of flowers, wirh ducks and a frog at a stream in a landscape; and A sculpted urn with mixed flowers on a partially draped table with a dish of sweetmeats, a violin and bow, a musical manuscript and a book, a view to a landscapc beyond. Borh signed 'NCasissaf (linked)' (Jower left). Oil on canvas, 61x50 in. (156.3 x 128.3 cm).






Nicola Casissa (d.1731)

Un leone scolpito su un basamento decorato con un festone di fiori, anatre, rana in ruscello, in un paesaggio e urna scolpita con fiori misti su un tavolo parzialmente drappeggiato con un piatto di dolci, un violino e l'arco, un manoscritto musicale e un libro, sullo sfondo un paesaggio. Firmato 'NCasissaf (collegati)' (Jower sinistra). Olio su tela, 61x50 pollici (156,3 x 128,3 centimetri).



























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I libri di Losfeld


Scansioni di GP, da:









Annibale Carracci, Roma, Palazzo Farnese, Galleria, soffitto, affreschi.


Roma, Palazzo Farnese, Galleria, Soffitto. Annibale Carracci, affreschi.


 




Annibale Carracci, Roma, Palazzo Farnese, Galleria, soffitto, affreschi.


 




Annibale Carracci, Roma, Palazzo Farnese, Galleria, soffitto, affreschi.


 




 Annibale Carracci, Roma, Palazzo Farnese, Galleria, soffitto, affreschi. 


 




 Annibale Carracci, Roma, Palazzo Farnese, Galleria, soffitto, affreschi. 


 







Annibale Carracci, Roma, Palazzo Farnese, Galleria, soffitto, affreschi.


 







Annibale Carracci, Roma, Palazzo Farnese, Galleria, soffitto, affreschi.


 




Annibale Carracci, Roma, Palazzo Farnese, Galleria, soffitto, affreschi.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


NOTE


a cura di Losfeld


 


Ill. da: Arnauld Brejon De Lavergnée, I Maestri dell'Illusione (in: Il Corriere Unesco, 1987, n° 11, contributo pp.30 sgg; pp. centrali fra 22-7.  Copyright: Il Corriere Unesco)








 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 





Blog a cura di Giovanni Pititto
(E-mail: parzifal.purissimo@gmail.com
)














































lunedì 8 febbraio 2010

Mostre. Larkin. Gallè. Santos Silva. Bayol d'Angers. Ghana.




William  Larkin, Frances Howard, contessa di Essex /


Frances Howard, comtesse d'Essex, circa / vers 1614. Particolare / Détail.


Woburn Abbey, Bedfordshire. (1)


 




Emile Gallé (1846-1904), Vaso con ninfee / Vase aux nénuphars.


Nantes, Musée Dobrée (2)






Lisa Santos Silva, Ritratto femminile / Portrait de femme,


Coll. privata / particulière.


 







Coronamento di bastone da poliglotta/ Pommeau de baton de polyglotte Ghana, Tribù Akan / Tribù Akan Ginevra / Genève, Coll. Barbier-Muller.


 







 Bayol d'Angers, Cavallo impennato / Cheval cambré. Elemento di giostra in legno scolpito e dipinto / Sujet de manège en bois sculpté et peint, circa / vers 1900. Coll. Laumonier


 


 


 


 


 


 


 


 


 





NOTE


(a cura di Losfeld)


 


(1) William Larkin, Frances Howard, contessa di Essex / Frances Howard, comtesse d'Essex, circa / vers 1614. Particolare / Détail. Woburn Abbey, Bedfordshire (In FMR - Guida del viaggiatore curioso, ill. p.3; scheda p. 24, n° 90: Dynasties: Painting in Tudor and Jacobean England (1530-1630). Uno Sguardo alle opere d'arte eseguite in Inghilterra tra il 1530 e il 1630: oltre 130 opere di Rubens, Larkin... (ill. p. 3) - Un aperçu des oeuvres d'art exécutées en Angleterre de 1530 à 1630: plus dc 130 oeuvres. 12 ottobre / octobre - 7 gennaio / janvier 1996").


 


(2) Emile Gallé (1846-1904), Vaso con ninfee / Vase aux nénuphars. Nantes, Musée Dobrée (In FMR - Guida del viaggiatore curioso, ill. p. 7; p. 14, scheda n° 49: Nantes. Musée Thomas-Dobrée, Rue Voltaire. Evocation de l'Art Nouveau. Ecole de Nancy. Una quarantina di vetri e ceramiche di fine '800 della Scuola di Nancy, uno dei centri europei più importanti di produzione dell'Art Nouveau. Quelque 40 vitraux et céramiques fin XIX siècle créés par l'Ecole de Nancy, l'un des plus grands centres de production Art Nouveau. 1 luglio / julliet - 29 ottobre / octobre 1996").


 


 


 


 


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I libri di Losfeld

(scansioni di GP)

 


 







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giovedì 4 febbraio 2010

Claude Joseph Vernet (Avignone 1714-1789 Parigi). Un porto del Mediterraneo al tramonto con pescatori e commercianti su una banchina.


Claude Joseph Vernet (Avignon 1714-1789 Paris)
A Mediterranean harbour at sunset with fisherfolk and merchants on a quay signed,


inscribed and dated, 28, 1/4 x 38, 7/8 in. (71.6 x 98.7 cm.).






Claude Joseph Vernet (Avignone 1714-1789 Parigi)

Un porto del Mediterraneo al tramonto con pescatori e commercianti su una banchina; firmato, iscritto e datato, 28, 1/4 x 38, 7/8 pollici (71,6 x 98,7 centimetri).


 


 


 


 


 


 


 


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martedì 2 febbraio 2010

S. Bolswert, C. Galle, P. de Jode, P. Pontius, C. Visscher, L. Vorstermans and others oeuvres de P. P. Rubens et de A. van Dyck engravings, title, text and set of ninety-eight plates, published in 1808.


S. Bolswert, C. Galle, P. de Jode, P. Pontius, C. Visscher, L. Vorstermans and others oeuvres de P. P. Rubens et de A. van Dyck engravings, title, text and set of ninety-eight plates, published in 1808.


 




Old Master, Nineteenth and Twentieth Century Prints


S. Bolswert, C. Galle, P. de Jode, P. Pontius, C. Visscher, L. Vorstermans and others

oeuvres de P. P. Rubens et de A. van Dyck engravings, title, text and set of ninety-eight plates, published in 1808.




From a large private collection of engravings after Peter Paul Rubens by Pontius, Vorterman, Bolswert and others.


London, 30 November 1999.



Catalogues: Christie's, 8 King Street, London or New York. 





 


Vecchi Maestri dell'Ottocento e Stampe XX secolo.

S. Bolswert, C. Galle, P. de Jode, P. Ponzio, C. Visscher, L. Vorstermans e altre opere di Pietro Paolo Rubens e Antonio van Dyck, incisioni, testo e una serie di 98 tavole, pubblicato nel 1808.

Da una grande collezione privata di incisioni.

Londra, 30 novembre 1999.

Catalogo: Christie's, 8 King Street, London - New York.







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I libri di Losfeld


Scansioni di GP: Old Master Pictures, Christie's, 8 King Street, London or New York. Wednesday 15 december 1999, p. 150.



lunedì 1 febbraio 2010

Viviani Giuseppe. Libro figurato Autore.Viviani Giuseppe, Opera grafica. A cura di Piero Chiara. Presentazione di Franco Russoli, Cittadella di Padova, B. Rebellato, 1960. Esempi. XIII/C. Con un'acquaforte (tav. 89).


 


 




Viviani Giuseppe
269.Viviani Giuseppe, Opera grafica. A cura di Piero Chiara. Presentazione di Franco Russoli, Cittadella di Padova, B. Rebellato, 1960. Esempi. XIII/C. Con un'acquaforte (tav. 89).


 


 


270.Viviani Giuseppe, Romanzo nero. 10 litografie di Giuseppe Viviani per lo Studio di Villa Giulia, Roma, Studio di Villa Giulia (stampatore: l. Alessandrini), 1946. Esempi. 40/80. Litografia.


 


 


 


Viviani Giuseppe
269.Viviani Giuseppe, Opera grafica. A cura di Piero Chiara. Presentazione di Franco Russoli, Cittadella di Padova, B. Rebellato, 1960. Esempi. XIII/C. Con un'acquaforte (tav. 89).


270.Viviani Giuseppe, Romanzo nero. 10 litografie di Giuseppe Viviani per lo Studio di Villa Giulia, Roma, Studio di Villa Giulia (stampatore: l. Alessandrini), 1946. Esempi. 40/80. Litografia.


 


 


 


 


 


 


 

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domenica 31 gennaio 2010

Delos Cyberzine. William Gibson. Franco Forte. Luigi Pachì.

ARCHIVIO STORICO DELL'ARTE

A CURA DI GIOVANNI PITITTO

DELOS

Delos Cyberzine 01 - Dicembre 1994

 INTERVISTE 

Intervista con William Gibson

di Franco Forte e Luigi Pachì

"Delos: Dopo dieci anni dalla nascita ufficiale del genere "cyberpunk" - che viene generalmente associato al suo romanzo Neuromante - cosa è cambiato nel vostro movimento letterario? Crede che il termine fantascienza sia ancora accostabile a quello più autonomo di cyberpunk?

Gibson: Non sono mai stato davvero convinto che il cyberpunk fosse un movimento letterario in senso formale. Questa visione viene di molto distorta dal piacere di Sterling nell'utilizzare la retorica di un movimento radicale, pur sospettando che un certo elemento di umoristica autoconsapevolezza si perda nella traduzione. Non che egli non prenda ciò che dice seriamente, ma è totalmente cosciente della oltraggiosità di alcune delle sue asserzioni. Per cyberpunk io intendo una tendenza nella cultura pop degli ultimi dieci anni circa, qualcosa che noi possiamo scorgere nella narrattiva, fumetti, musica, cinema, videoclip, moda.

Delos: Quale è stata la ragione principale che l'ha spinta a scrivere per la rima volta di reti computerizzate e decadenti megaconglomerati, in un complesso stile neologistico?

Gibson: Stavo semplicemente cercando di scoprire un modo di fare narrativa che potesse servire come fantascienza nel nostro momento storico.

Delos: L'oligarchia capitalista che descrive nei suoi romanzi, all'interno di un mondo ricco di tecnologie cibernetiche e bioingegneristiche, è qualcosa in cui crede veramente, o si tratta, piuttosto, di una società da grande incubo di cui sente la necessità di narrare?

Gibson: Penso principalmente al mondo che descrivo nei miei romanzi come ad un tipo di riflesso impressionista della realtà contemporanea. Ho sempre respinto l'idea che la fantascienza potesse avere una particolare capacità produttiva.

Delos: Bruce Sterling, crede nel cyberpunk come si trattasse di uno strumento ideologico, anziché letterario. Cosa ne pensa a riguardo?

Gibson: Penso che Sterling stia semplicemente cercando di utilizzare gli strumenti degli scrittori "classici" di fantascienza nel mondo strano, complesso e spesso tragico in cui oggi viviamo.
 
Delos: Quale sensazione prova nello scrivere racconti a quattro mani con autori come Bruce Shirley, Michael Swanswick e Bruce Sterling?

Gibson: La collaborazione è attualmente una tradizione radicata nella cultura della fantascienza americana. Il fatto che essa sia del tutto aliena al mondo della narrativa contemporanea rende il tutto più interessante. La società moderna si ha progredito molto dal 1984, ma certamente non come la teoria del villaggio globale. Pensa che raggiungeremo fantascienza americana. Il fatto che essa sia del tutto aliena al mondo della narrativa contemporanea rende il tutto più interessante. Relativamente al nostro futuro, l'unica cosa di cui sono assolutamente certo é che esso sarà infinitamente più strano di ciò che io abbia mai potuto prevedere. Ho sempre immaginato che "Neuromancer" si svolgesse nel 2035. Il vero 2035 ha una buona possibilità di essere molto più strano di quanto descritto. Non potevo ad esempio, nel 1982, immaginare la dissoluzione dell'Unione Sovietica... Non potevo immaginare l'AIDS...

Delos: Cosa pensa delle etichette, della fantascienza "tradizionale", del "cyberpunk"...?

Gibson: Sono molto in dubbio davanti alle etichette. Non sono mai stato interamente soddisfatto né con "fantascienza", né con "cyberpunk". Ammiro gli scrittori come Thomas Pynchon e William Burroughs il cui lavoro mi ha suggerito che elementi di fantascienza sono ora strumenti necessari per ogni profonda ricerca della realtà contemporanea. Il nostro mondo è diventato fantascienza.

Delos: Quale dei suoi lavori considera maggiormente profetico?

Gibson: Non credo che la mia funzione sia di quelle da profeta. Al momento faccio persino fatica a vedermi come futurista. Penso che la mia funzione coinvolga le interrogazioni della realtà contemporanea con alcune tecniche associate al profetico. Tra i miei libri il preferito è "The Difference Engine", perché realizza le sue interrogazioni in maniera metodica.

Delos: Da quale opera ha tratto maggiori soddisfazioni?

Gibson: Anche in questo caso si tratta di "The Difference Engine". E' l'unico dei miei libri che rileggo per puro piacere.

Delos: Nel suo ultimo romanzo "Virtual Light" (pubblicato da Mondadori: Luce Virtuale) parla di gioventù bruciatatra le rovine tecnologiche di una civiltà consumistica. Da dove attinge per ottenere la rabbia e la frustrazione che descrive?

Gibson: Per molta gente vivere oggi nel nostro mondo è sicuramente un incubo. Non certo in Vancouver o Roma, ma noi siamo (al momento) i più fortunati. In una certa misura scrivo come se fossi in circostanze meno privilegiate.

Delos: Da dove nascono personaggi atipici come Turner, il Samurai cibernetico che appare nel suo secondo romanzo "Count Zero"?

Gibson: Il personaggio fu un vero e coscienzioso sgretolamento del mito dell'eroe americano. In effetti viene letteralmente distrutto (con una bomba) nelle prime righe e successivamente ricostruito da operazioni chirurgiche che sostituiscono i suoi occhi e i suoi genitali con quelli di qualcun altro. (Di chi? Turner non pensa mai di chiederlo.)

Delos: Gli scrittori americani sono gli indiscussi leader di romanzi, dalla fantasy a giallo. Quali sono le ragioni di questo successo, secondo lei?

Gibson: Con l'inglese (scusatemi) la lingua franca del mondo post-bellico, gli scrittori americani con la loro vasta economia di mercato sono stati in grado di assicurarsi una larga fetta del mercato globale. Personalmente, in questo periodo, quando cerco un'esperienza di lettura soddisfacente tendo verso gli scrittori britannici.

Delos: Quale lavoro avrebbe voluto fare se non avesse ottenuto successo con i suoi romanzi?

Gibson: Se non avessi fatto questo lavoro penso che starei probabilmente lavorando in una libreria. Per natura non sono una persona estremamente ambiziosa e i miei libri sono andati oltre le mie migliori aspettative. A questo punto la mia ambizione è sforzarmi di ignorare l'intero "business" del successo e semplicemente cercare di scrivere i libri che voglio scrivere.

Delos: Crede che la realtà virtuale sostituirà nel prossimo futuro le sensazioni naturi?

Gibson: Soltanto se credi che la televisione "sostituisce per natura i sentimenti umani". La realtà virtuale è semplicemente l'ultima oggettivazione di un numero di cose che stiamo già facendo. Sospetto realmente che i primi articoli sulla televisione diedero voce alla stessa paura. Avevano ragione? Non lo so.

Delos: Religione e cyberpunk. Un difficile connubio. Ha mai scritto qualcosa a questo proposito? Pensasia possibile collegare le due cose? E come?

Gibson: Credo che ci siano molti palesi pensieri religiosi nei miei romanzi, sebbene nessuno dei miei personaggi sembri credere in Dio nel senso tradizionale (eccezion' fatta forse per i "Rastafarians" di "Neuromancer"). Nel mondo di questi romanzi le principali religioni sembrano essere cadute nel silenzio, sebbeno io pensi che ciò non accadrà realmente.

Delos: Quali sono i nuovi autori emergenti, non solo in ambito cyberpunk, che lei considera interessanti?

Gibson: Ammiro molto Jack Womack e Steve Erickson, negli Stati Uniti. Lo scrittore britannico Iain Sinclair è uno dei mie grandi favoriti, così come Iain Banks (scozzese).

Delos: In conclusione, può spiegare ai nostri lettori cosa realmente si intende con il neologismo di cyberpunk?

Gibson: Il cyberpunk è sia un movimento letterario all'interno della fantascienza nato nei primi anni '80 e ora largamente diffuso all'interno della cultura popolare contemporanea che tenta di abbracciare l'avvento di nuovi modi di percezione, tecnologicamente perfezionati. L'abbraccio è profondamente ambivalente e contraddistinto dalla consapevolezza di quello che può essere chiamato "il postmoderno sublime" - il mescolarsi inquieto e simultaneo di paura ed estasi".

(Versione integrale dell'intervista apparsa sul quotidiano "L'Avvenire" il 18/2/94.)
(c) Luigi Pachì e Franco Forte 

lunedì 18 gennaio 2010

SOSPESI ... IN ATTESA DI RISCONTRO!

E' un periodo strano questo ... tutto è sospeso, per aria.

Sospeso è il destino della Tonnara di Bivona;
Sospeso l'iter per la messa in sicurezza del Torrente S. Anna;
Sospeso quello per la messa in sicurezza del Porto;
Sospeso quello per il Piano Strutturale;
Sospeso quello per l'ASPO;
Sospeso quello per il Piano Spiaggia;
Sospeso quello per il Piano Portuale;
Sospeso quello per la nostra prosposta di Legge;
Sospesi i Partiti
Sospese le Primarie;
Sospese le Candidature; gli Scrutatori; le Previsioni, le Informazioni, le Promesse, le Speranze, i Doveri, i Diritti, l'Etica, le Garanzie, la Legalità, la Partecipazione ... e chi più ne ha più ne metta.

A Vibo tutto è sospeso ... ed in attesa che la sorte compia le sue scelte, si scrivono missive come quella che pubblichiamo, che, ricordando le suppliche settecentesche che l'Università di Monteleone inviava ai Sovrani del Regno, si auspicavano l'intervento risolutore del distante Stato:

"Onorevole Nitto Francesco Palma, l’escalation criminale che ha segnato l’anno appena concluso ha fatto registrare nel territorio vibonese uno stillicidio pressoché quotidiano di attentati e intimidazioni di stampo mafioso ai danni di amministratori pubblici, dirigenti e imprenditori, segno di un tentativo sempre più pernicioso e invasivo di condizionare il sistema politico e sociale di questa provincia, che già detiene il ben poco invidiabile record italiano di amministrazioni comunali sciolte per mafia. Una situazione insostenibile che mina le basi stesse della convivenza civile e dello Stato di diritto, frutto di problemi endemici legati al sottosviluppo del Mezzogiorno, ma anche alla perversa deriva culturale di una società che non ha ancora trovato il coraggio e la forza di un rigetto definitivo ed inequivocabile della ‘ndrangheta.
A ciò si aggiunga la vicinanza del nostro territorio alla Piana di Gioa Tauro, regno incontrastato dei clan più sanguinari e potenti d’Europa, che finisce inevitabilmente per esprimere una contiguità criminale con le ‘ndrine della provincia vibonese.
Un pericoloso sodalizio che si consolida intorno ad enormi interessi economici, che spaziano dal traffico internazionale di stupefacenti al racket, dal riciclo del denaro sporco in grandi attività imprenditoriali allo smaltimento abusivo dei rifiuti. Eppure, nonostante un contesto così compromesso dalla violenza e dall’arroganza della criminalità organizzata, si assiste da alcuni anni ad una forte presa di coscienza da parte della società civile e della politica sana, grazie anche agli enormi sforzi fatti da magistratura e forze dell’ordine, che con mezzi insufficienti sono comunque riusciti a segnare importanti vittorie. Cresce, insomma, la consapevolezza che la mafia si può sconfiggere, ma soltanto se si riesce a opporre a essa un fronte compatto che non le consenta di fare breccia. Per ottenere questo risultato epocale, però, non bastano la volontà e il coraggio di pochi, occorre soprattutto che lo Stato centrale si faccia garante di questo ambizioso e irrinunciabile obiettivo, mettendo a disposizione i mezzi e le risorse per combattere e vincere questa battaglia di libertà.
Premessa imprescindibile, dunque, è il potenziamento delle forze dell’ordine e degli uffici giudiziari che operano sul territorio, la creazione di presidi di polizia nelle zone attualmente scoperte e l’avvio di una massiccia campagna a favore della legalità che punti soprattutto alla formazione dei più giovani. La reazione decisa e ferma dello Stato ai recenti fatti di Reggio Calabria, con la mobilitazione diretta dei ministri dell’Interno e della Giustizia, che hanno deciso un immediato rafforzamento degli apparati giudiziari e di pubblica sicurezza, ci conforta sulla volontà del Governo di agire in maniera efficace per contrastare la criminalità organizzata.
Alla stregua di quanto fatto per Reggio, dunque, chiediamo che anche la situazione nella provincia vibonese sia percepita da Palazzo Chigi come una priorità e come tale sia affrontata, senza attendere l’ennesimo attentato o intimidazione prima di intervenire.
Sicuri della sua attenzione e in attesa di un riscontro ufficiale alle nostre istanze, porgiamo cordiali saluti»
Missiva estratta dal Blog dell'Ufficio Stampa Provincia di Vibo Valentia

In questa "sospensione" però c'è chi si dà dafare, organizzandosi in branchi silenziosi: quelli che nel buio offrono candidature ... e quelli che nel buio elargiscono scazzottature!
[vedi articolo di Calabria Ora di oggi]
Dire che siamo indignati per quanto accade è poco. Anche offrire la nostra solidarietà alle vittime della nostra piazza "senza nome e senza luce" è poco ...

domenica 3 gennaio 2010

Veneziano, Antonio, pittore.

Veneziano, Antonio

(Documentato tra il 1369 e il 1388)
Vita di Antonio Viniziano, pittore 

Molti, che si starebbono nelle patrie loro dove son nati, essendo trafitti dai morsi dell'invidia et oppressi dalla tirannia de' suoi cittadini, se ne partono, e que' luoghi dove trovano essere la virtù loro conosciuta e premiata elegendosi per patria, in quella fanno l'opere loro, e sforzandosi d'essere eccellentissimi per fare in un certo modo ingiuria a coloro da chi sono stati oltraggiati, divengono bene spesso grand'uomini, dove nella patria standosi quietamente, sarebbono per aventura poco più che mediocri nell'arti loro riusciti.

Antonio Viniziano, il quale si condusse a Firenze dietro a Agnolo Gaddi per imparare la pittura, apprese di maniera il buon modo di fare, che non solamente fu stimato et amato da' Fiorentini, ma carezzato ancora grandemente per questa virtù e per l'altre buone qualità sue. Laonde, venutogli voglia di farsi vedere nella sua città per godere qualche frutto delle fatiche da lui durate, si tornò a Vinegia; dove, essendosi fatto conoscere per molte cose fatte a fresco et a tempera, gli fu dato dalla signoria a dipignere una delle facciate della sala del consiglio; la quale egli condusse sì eccellentemente e con tanta maestà che secondo meritava n'arebbe conseguito onorato premio; ma la emulazione o, più tosto, invidia degl'artefici et il favore che ad altri pittori forestieri fecero alcuni gentiluomini, fu cagione che altramente andò la bisogna; onde il poverello Antonio, trovandosi così percosso et abbattuto, per miglior partito se ne ritornò a Fiorenza, con proposito di non volere mai più a Vinegia ritornare, deliberato del tutto che sua patria fusse Fiorenza. Standosi dunque in quella città, dipinse nel chiostro di Santo Spirito, in un archetto, Cristo che chiama Pietro et Andrea dalle reti, e Zebedeo et i figliuoli. E sotto i tre archetti di Stefano, dipinse la storia del miracolo di Cristo ne' pani e ne' pesci, nella quale infinita diligenza et amore dimostrò, come apertamente si vede nella figura d'esso Cristo, che nell'aria del viso e nell'aspetto, mostra la compassione che egli ha delle turbe e l'ardore della carità con la quale fa dispensare il pane. Vedesi medesimamente in gesto bellissimo l'affezione d'uno Apostolo, che dispensando con una cesta il pane grandemente s'affatica; nel che s'impara da chi è dell'arte a dipignere sempre le figure in maniera che paia ch'elle favellino, perché altrimenti non sono pregiate. Dimostrò questo medesimo Antonio nel frontespizio di sopra, in una storietta piccola della Manna con tanta diligenza lavorata e con sì buona grazia finita, che si può veramente chiamare eccellente. Dopo, fece in Santo Stefano al ponte Vecchio, nella predella dell'altar maggiore, alcune storie di Santo Stefano con tanto amore che non si può vedere né le più graziose né le più belle figure, quand'anche fussero di minio. A Santo Antonio ancora al ponte alla Carraia, dipinse l'arco sopra la porta che a' nostri dì fu fatto insieme con tutta la chiesa gettare in terra da monsignor Ricasoli, vescovo di Pistoia, perché toglieva la veduta alle sue case; benché, quando egli non avesse ciò fatto, a ogni modo saremmo oggi privi di quell'opera, avendo il prossimo diluvio del 1557, come altra volta si è detto, da quella banda portato via due archi e la coscia del ponte, sopra la quale era posta la detta piccola chiesa di Sant'Antonio.
Essendo, dopo quest'opere, Antonio condotto a Pisa dallo Operaio di Camposanto, seguitò di fare in esso le storie del beato Ranieri, uomo santo di quella città, già cominciate da Simone sanese, pur coll'ordine di lui. Nella prima parte della quale opera fatta da Antonio, si vede in compagnia del detto Ranieri, quando imbarca per tornare a Pisa, buon numero di figure lavorate con diligenza, fra le quali è il ritratto del conte Gaddo, morto dieci anni innanzi, e di Neri suo zio stato signor di Pisa; fra le dette figure, è ancor molto notabile quella d'uno spiritato, perché, avendo viso di pazzo, i gesti della persona stravolti, gl'occhi stralucenti e la bocca che digrignando mostra i denti, somiglia tanto uno spiritato da dovero, che non si può immaginare né più viva pittura né più somigliante al naturale. Nell'altra parte, che è allato alla sopra detta, tre figure che si maravigliano, vedendo che il beato Ranieri mostra il diavolo in forma di gatto sopr'una botte a un oste grasso che ha aria di buon compagno e che tutto timido si raccomanda al Santo, si possono dire veramente bellissime, essendo molto ben condotte nell'attitudini, nella maniera de' panni, nella varietà delle teste et in tutte l'altre parti. Non lungi, le donne dell'oste anch'elleno non potrebbono essere fatte con più grazia avendole fatte Antonio con certi abiti spediti e con certi modi tanto proprii di donne che stiano per servigio d'osterie, che non si può immaginare meglio. Né può più piacere di quello che faccia l'istoria parimente, dove i canonici del Duomo di Pisa, in abiti bellissimi di que' tempi et assai diversi da quegli che s'usano oggi e molto graziati, ricevono a mensa S. Ranieri, essendo tutte le figure fatte con molta considerazione. Dove poi è dipinta la morte di detto Santo, è molto bene espresso non solamente l'effetto del piangere, ma l'andare similmente di certi Angeli, che portano l'anima di lui in cielo, circondati da una luce splendidissima e fatta con bella invenzione. E veramente non può anche se non maravigliarsi chi vede, nel portarsi daI clero il corpo di quel Santo al duomo, certi preti che cantano, perché nei gesti, negl'atti della persona et in tutti i movimenti facendo diverse voci, somigliano con maravigliosa proprietà un coro di cantori. Et in questa storia è, secondo che si dice, il ritratto del Bavero. Parimente i miracoli che fece Ranieri nell'esser portato alla sepoltura, e quelli che in un altro luogo fa essendo già in quella collocato nel Duomo, furono con grandissima diligenza dipinti da Antonio, che vi fece ciechi che ricevono la luce, rattratti che rianno la disposizione delle membra, oppressi dal demonio che sono liberati, et altri miracoli espressi molto vivamente. Ma fra tutte l'altre figure merita con maraviglia essere considerato un idropico, perciò che col viso secco, con le labbra asciutte e col corpo enfiato e tale che non potrebbe più di quello che fa questa pittura mostrare un vivo la grandissima sete degl'idropici e gl'altri effetti di quel male. Fu anche cosa mirabile in que' tempi una nave che egli fece in quest'opera, la quale, essendo travagliata dalla fortuna, fu da quel Santo liberata, avendo in essa fatto prontissime tutte l'azzioni de' marinari e tutto quello che in cotali accidenti e travagli suol avvenire. Alcuni gettano, senza pensarvi, all'ingordissimo mare le care merci con tanti sudori fatigate, altri corre a provedere il legno che sdruce, et insomma altri a altri uffizii marinareschi, che tutti sarei troppo lungo a raccontare; basta, che tutti sono fatti con tanta vivezza e bel modo ch'è una maraviglia. In questo medesimo luogo, sotto la vita de' Santi padri dipinta da Pietro Laurati sanese fece Antonio il corpo del beato Oliverio, insieme con l'abate Panuzio e molte cose della vita loro in una cassa figurata di marmo, la qual figura è molto ben dipinta. Insomma tutte quest'opere che Antonio fece in Camposanto sono tali che universalmente et a gran ragione sono tenute le migliori di tutte quelle che da molti eccellenti maestri sono state in più tempi in quel luogo lavorate; perciò che, oltre i particolari detti, egli lavorando ogni cosa a fresco e non mai ritoccando alcuna cosa a secco fu cagione che insino a oggi si sono in modo mantenute vive nei colori, ch'elle possono, ammaestrando quegli dell'arte, far loro conoscere quanto il ritoccare le cose fatte a fresco poiché sono secche con altri colori, porti, come si è detto nelle teoriche, nocumento alle pitture et ai lavori, essendo cosa certissima che gl'invecchia e non lascia purgargli dal tempo l'esser coperti di colori che hanno altro corpo, essendo temperati con gomme, con draganti, con uova, con colla o altra somigliante cosa, che appanna quel di sotto e non lascia che il corso del tempo e l'aria purghi quello che è veramente lavorato a fresco sulla calcina molle, come avverrebbe se non fussero loro sopraposti altri colori a secco.
Avendo Antonio finita quest'opera che, come degna in verità d'ogni lode gli fu onoratamente pagata da' Pisani che poi sempre molto l'amarono, se ne tornò a Firenze, dove a Nuovoli fuor della porta al Prato, dipinse in un tabernacolo a Giovanni degl'Agli un Cristo morto, con molte figure, la storia de' Magi et il dì del Giudizio, molto bello. Condotto poi alla Certosa, dipinse agl'Acciaiuoli, che furono edificatori di quel luogo, la tavola dell'altar maggiore, che a' dì nostri restò consumata dal fuoco, per inavvertenza d'un sagrestano di quel monasterio, che avendo lasciato all'altare appiccato il turibile pien di fuoco, fu cagione che la tavola abruciasse, e che poi si facesse, come sta oggi, da que' monaci l'altare interamente di marmo. In quel medesimo luogo fece ancora il medesimo maestro, sopra un armario che è in detta capella, in fresco una Trasfigurazione di Cristo ch'è molto bella; e perché studiò, essendo a ciò molto inchinato dalla natura, in Dioscoride le cose dell'erbe, piacendogli intendere la proprietà e virtù di ciascuna d'esse, abandonò in ultimo la pittura e diedesi a stillare semplici e cercargli con ogni studio; così di dipintore medico divenuto, molto tempo seguitò quest'arte.
Finalmente, infermo di mal di stomaco, [o] come altri dicono, medicando di peste, finì il corso della sua vita d'anni 74, l'anno 1384 che fu grandissima peste in Fiorenza, essendo stato non meno esperto medico che diligente pittore, perché, avendo infinite sperienze fatto nella medicina per coloro che di lui ne' bisogni s'erano serviti, lasciò al mondo di sé bonissima fama nell'una e nell'altra virtù. Disegnò Antonio con la penna molto graziosamente e di chiaro scuro tanto bene, che alcune carte che di suo sono nel nostro libro, dove fece l'archetto di Santo Spirito, sono le migliori di que' tempi. Fu discepolo d'Antonio Gherardo Starnini fiorentino, il quale molto lo immitò e gli fece onore non piccolo Paulo Ucello, che fu similmente suo discepolo.
Il ritratto d'Antonio Viniziano è di sua mano in Camposanto in Pisa.
FINE DELLA VITA D'ANTONIO VINlZIANO PITTORE


Antonio Veneziano (pittore)

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Antonio Veneziano (da "Le Vite" del Vasari)
Antonio Veneziano, propriamente Antonio di Francesco da Venezia[1] (Venezia, ... – Firenze1388), è stato un pittore italiano.
'Madonna con Bambino', Antonio Veneziano, tempera su tavola, c. 1380, Museum of Fine Arts, Boston

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Documentato tra il 1369 e il 1388, fu allievo del celebre pittore Taddeo Gaddi. Nel 1387 completò gli affreschi del Camposanto di Pisa lasciati incompiuti da Andrea da Firenze ed ora danneggiati da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Stando alle informazioni tramandateci da Vasari nelle sue Vite, tornato a Venezia lavorò nella sala del consiglio della Signoria. A Firenze affrescò il Chiostro di Santo Spirito.
Nel 1388 gli fu commissionata dalla confraternita palermitana dei disciplinati di San Nicolò lo Reale la pittura su tavola contenente l'elenco o ruolo dei confratelli defunti oggi conservata al Museo Diocesano di Palermo. Lavorò quindi con Andrea Vanni e poi a Firenze, nella basilica di Santa Maria Novella. Fu maestro di Gherardo Starnina.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marco Chiarini, Dizionario biografico degli italiani, vol. 3, 1961.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ghiberti, Lorenzo, Lorenzo Ghiberti, I commentarii, Biblioteca nazionale centrale di Firenze, Firenze, Giunti, 1998.
  • Ladis, AndrewAntonio Veneziano and the Representation of Emotions, Apollo 124/295 (September 1986), 154-161.
  • Vasari, Giorgio, Le Vite delle più eccellenti pittori, scultori, ed architettori.

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