giovedì 22 giugno 2023

1980. BENE. Carmelo Bene, interpreta: Manfred, di George Gordon Byron.

Memorie. Colme di Cassetti. 
Perle. Perle di Sacro. 

BENE. Carmelo Bene, interpreta: 
George Gordon Byron, Manfred
[Lord George Gordon Byron - Schumann, Manfred (Versio italica, riduzione, interpretazione di Carmelo Bene. Con la partecipazione di Lydia Mancinelli. Milano, Orchestra e Coro del Teatro alla Scala. 1980. Abstract].


Dante Gabriele Rossetti, Astarte Syriaca (1877)

George Gordon Byron, Manfred

"Spirito: Che vuoi? /
Voce altro Spirito: Che vuoi? /
Manfred: Tu non mi puoi rispondere. Chiama i morti! / La mia domanda a loro! /
Voce altro Spirito: Grande Arhiman, la tua volontà / consente ai desideri di questo mortale? /
Arhiman: Sì! /
Voce altro spirito: Chi vuoi disseppellire? /
Manfred: Una che non ha tomba. Evoca Astarte. /
Voce Nemesi: Ombra, Spirito chiunque tu sia, / che serbi ancora, in tutto o in parte, / la forma della nascita, l'involucro / d'argilla che ritorna alla terra, / riappari! ... /
Riporta con te / quello che tu portavi: cuore e forma / sottrai ai vermi l'aspetto che fu tuo / Appari. Appari. Appari! /
(Glaciale Silente Apparizione Ectoplasma Astarte)
Manfred: Possibile che questa sia la morte? / Le guance sono rosse. Ma ora / vedo, non un colore vivo, / ma stranamente febbrile; / il rosso innaturale che l'autunno imprime / sulle foglie morte. / ... Lei! ... La stessa ... Oh Dio! / Ch'io debba raggelare nel guardarla? ... / Astarte! ... Perdonami ... o dannami!... / Io non posso, ma ditele di parlare! /

PERLE. PERLE DI SACRO. 03
Voce Nemesi: Per quel potere che ha infranto la tomba / che ti rinchiudeva, / rispondi a questi che ti ha parlato! / Parla a chi ti ha evocato. /
Manfred: Tace. Questo silenzio mi risponde. /
Voce Nemesi: Il mio potere si ferma qui. Principe / dell'aria, tu solo puoi. Comandale / di parlare. /
Arhiman: Spirito, obbedisci a questo scettro! /
Nemesi: Tace sempre. Non del nostro ordine. / Appartiene ad un altro potere. Mortale, / la tua ricerca vana /
Manfred: Odimi, odimi, Astarte, / amata, parlami! Tanto ho sofferto / e soffro ancora tanto. Guardami / La tua fossa non ti ha mutato tanto / quant'io son mutato per te. / Troppo mi amasti, come io ti amai. / Non eravamo tatti per torturarci cos, / quantunque fosse il pi empio dei peccati / amarci come noi ci amammo ... / Dimmi che tu non mi detesti ... / Che io sconto il castigo per entrambi, / che tu sarai del numero beato, / e io morr ... Perch finora tutto / quel che odio cospira a incatenarmi / all'esistenza, a una vita che mi esclude / dall'immortalit, dove il futuro / simile al passato. Non ho tregua. / Non so che cosa chiedere o cercare. / Sento soltanto quello che tu sei / e io sono. Ma, prima di morire / vorrei udire di nuovo quella voce / che era la mia musica. / Parlami! Ti ho invocato nelle notti / serene, ho spaventato gli uccelli / addormentati tra i silenziosi rami, / per chiamare te ... / Ho risvegliato i lupi montani / ho appreso alle caverne a riecheggiare / invano il nome tuo adorato; tutto / rispose, tranne la tua voce. Parlami! / Ho errato sulla terra e non ho mai / trovato a te l'uguale.

PERLE. PERLE DI SACRO. 04
Parlami! / T'ho cercato tra le stelle a venire, / ho contemplato il cielo inutilmente, / senza trovarti mai. Parlami! Guarda, / i demoni a me attorno, hanno pietà / di me che non li temo ed ho piet / per te soltanto. Parlami! Sdegnata, / se vuoi, ma parlami! ... Dimmi / non so che cosa, ma che io ti senta / una volta ancora ... /
Fantasma d'Astarte: Manfredi! /
Manfred: Parla, continua! Io vivo in questo suono. / la tua voce. /
Fantasma d'Astarte: Manfredi; domani avranno termine / le tue sventure terrene. Addio. /
Manfred: Ancora una parola: ho il tuo perdono? /
Fantasma d'Astarte: Addio. /
Manfred: Dimmi: ci rivedremo ancora? /
Fantasma d'Astarte: Addio. /
Manfred: ... Piet ... Dimmi che m'ami. /
Fantasma d'Astarte: Manfredi! / /

(Glaciale come pervenuto, il Fantasma d'Astarte scompare)

[Lord George Gordon Byron - Schumann, Manfred (Versio italica, riduzione, interpretazione di Carmelo Bene. Con la partecipazione di Lydia Mancinelli. Milano, Orchestra e Coro del Teatro alla Scala. 1980. Abstract].




APPENDICE I

 

CARMELO BENE


  Gerarda Del Gaiso, Omaggio a Carmelo Bene


  In seguito alla scomparsa di Carmelo Bene, avvenuta lo scorso 16 marzo 2002 alle ore 22,30 ca. nella sua casa di Roma, vorrei prendere spunto da un’affermazione da lui più volte ripetuta per presentare il suo straordinario percorso artistico. A dire il vero l’aggettivo “artistico” è al quanto limitativo e non sarebbe gradito  nemmeno dal Maestro (come spesso lo si appellava meritatamente); la sua arte, infatti, è stata sempre una contro-arte e non si è mai scissa dallo scavo esistenzialistico compiuto dentro di sé. Egli è (da concedersi il presente) una delle figure più affascinanti e dirompenti del secondo ‘900. L’affermazione è questa: <<Il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può>>. E C. B. dal suo grande genio ha succhiato tutte le risorse che ha potuto, coniugando, in una sinergia eccellente, le sue doti naturali (mi riferisco precipuamente ai suoi infiniti registri vocali) e la tecnologia. Il vero genio, d’altronde, è proprio colui che non ripudia il nuovo, i cambiamenti che lo circondano, ma li rende strumentali alla produzione delle sue creazioni, alla diffusione delle sue idee. Nel suo teatro Bene, come ha lui stesso dichiarato sia in interventi scritti che verbali, ha impiegato l’amplificazione in maniera rivoluzionaria. Portata al massimo,  essa gli ha consentito di annullare il soggetto parlante e le parole stesse nei suoni, di far scalzare il significato dal significante fino a rendere superflue le traduzioni dei testi. Proprio in virtù di questo processo, infatti, indipendentemente dalla propria lingua di appartenenza, ogni pubblico  ha partecipato  (direbbe il Maestro “incoscientemente”) ad un fenomeno che sarebbe ridicolo definire rappresentazione teatrale e che è meglio descrivere con le parole dello stesso C. B.: <<Prima e dopo la Storia (della committenza) dell’arte nel suo addobbato infingimento consolatorio, prima e dopo il suo caleidoscopico intrattenimento sociale, l’attorialità è finalmente estranea al suo prodursi. Vocalità vestita di riverbero. E ciò può intendere solo chi sia stato chissà dove visitato da questo altrove del dover – non – essere – estetico che recide il (non più suo) fluire del prodursi-articolarsi in opera>> (maggio ’95)
  Carmelo Bene ha consentito, con le sue doti fisiche e metafisiche, ai personaggi shakespeariani, all’Adelchi di Manzoni, al Pinocchio di Collodi e tanti altri, di ri-crearsi  nel non-luogo della scena. Nei suoi spettacoli testo e contesto risultano superflui. Il dolore, la morte, la gelosia, la follia, le contraddizioni irrisolvibili dell’esistenza calcano il palcoscenico come fermentanti nella mente dell’autore hic et nunc.
   Non voglio però ulteriormente prolungarmi rischiando una retorica commemorazione. Preciso soltanto, usando sempre espressioni “beniane”, che l’intento di questo omaggio è far sì che “l’oblio non ci attraversi” nel momento in cui è venuto a mancare un uomo che ” ha fatto di sé un capolavoro”: tutto il suo operato (che qui di seguito sarà ampiamente descritto*) e tutto ciò che il suo genio “ha potuto” produrre ne sono la palese dimostrazione.

                                                                                                          

SPETTACOLI TEATRALI:



-         Caligola, di Albert Camus (I edizione), versione italiana di C. B. e A. Ruggiero, protagonista C. B., scene e costumi di T.Vossberg, Roma, Teatro delle Arti, ottobre 1959;
-         Sèettacolo-concerto Majakovskij (I edizione), protagonista solista C. B., musiche-live di S. Bussotti, Bologna, Teatro della Ribalta, 1960;
-         Caligola, di Albert Camus (II edizione), regista e protagonista C. B., scene di G. Bignardi, Genova, Teatro Politeama, maggio 1961;
-         Lo strano caso del dott. Jekill e del signor Hyde, da R.L. Stevenson, due atti di C.B., traduzione, rielaborazione e regia di C. B. , scene di G. Bignardi, Genova, Teatro La bOrsa di Arlecchino, 1961;
-         Tre atti unici, di M. Barlocco, regista e protagonista C. B., Genova, Teatro E. Duse, maggio 1961;
-         Gregorio: cabaret dell’800, regista e protagonista C. B., Roma, Teatro Ridotto dell’Eliseo, 1961;
-         Pinocchio, da C. Collodi(I edizione), adattamento scenico, regia e protagonista  C. B., Roma, Teatro Laboratorio, 1961;
-         Amleto, di W. Shakespeare (I edizione), regista e protagonista C. B., Roma, Teatro Laboratorio, 1961;
-         Spettacolo-concerto Majakovskij (II edizione); protagonista solista C. B., musiche-live di A. Rosselli, Roma, teatro Laboratorio, 1962;
-         Spettacolo-concerto Majakovskij (III edizione), protagonista solista C. B., musiche-live di G. Lenti, Roma, Teatro Laboratorio, 1962;
-         Addio Porco, (II edizione rivisitata di Gregorio: cabaret dell’800), regista e protagonista C. B., Roma, Teatro Laboratorio, 1963;
-         Cristo ’63, regista e protagonista C.B., Roma Teatro Laboratorio, 1963;
-         Edoardo II, da C. Marlowe, regista e protagonista C. B., Roma, Teatro Arlecchino, 1963;
-         I polacchi (Ubu Roi), regista e protagonista C. B., Roma, Teatro dei Satiri, 1963;
-         Salomè, di Oscar Wilde, regista e protagonista C. B., scene di S. Vendittelli, Roma, Teatro delle Muse, 1964;
-         La Storia di Sawney bean, di. R. Lerici, regista e protagonista C. B., Roma, Teatro delle Arti, 1964;
-         Manon,  dal romanzo dell’Abate Prévost, direzione-live di C. B., protagonista A. Vincenti, Roma, Teatro Arlecchino, 1964;
-         Faust e Margherita, di C. B. e F. Cuomo, regista e protagonista C. B., scene di S. Vendittelli, Roma, Teatro dei Satiri, 4 gennaio 1966;
-         Pinocchio ’66, da C. Collodi (II edizione), regista e protagonista C. B., Roma, Teatro Centrale, 1966;
-         Il rosa e il nero, invenzione da Il monaco di M. G: Lewis, adattamento, regista e protagonista C. B., scene di S. Vendittelli, musiche di S. Bussotti e V. Gelmetti, Roma, Teatro delle Muse, 12 ottobre 1966;
-         Nostra Signora dei Turchi (I edizione), regista e protagonista C. B., Roma, Teatro Beat 72, 1 dicembre 1966;
-         Amleto o le conseguenze della pietà filiale, da W. Shakespeare e Jules Laforgue (II edizione), regista e protagonista C. B., Roma, Teatro Beat 72, marzo 1967;
-         Salvatore Giuliano, vita di una rosa rossa, di N. Massari, regista C. B., protagonista L. Mezzanotte, Roma, Teatro Beat 72, aprile 1967;
-         Arden of Feversham, di Anonimo elisabettiano, rielaboratore, regista e protagonista C. B., Roma, eatro Carmelo Bene, 15 gennaio 1968;
-         Spettacolo-concerto Majakovskij (IV edizione) protagonista solista C. B., musiche-live di V. Gelmetti, Roma, Teatro Carmelo Bene, febbraio 1968;
-         Don Chisciotte,  di M. de Cervantes, a cura di C. B., e L. De Bernardinis, protagonista C. B., Roma, Teatro delle Arti, ottobre 1968;
-         Nostra Signora dei Turchi, (II edizione), regista C. B., scene di G. Marotta, Roma, Teatro frllr Arti, 10 ottobre 1973;
-         La cena delle Beffe, di S. Benelli, secondo C. B. (I edizione), regista e protagonista C. B., e con L. Proietti, musiche di V. Gelmetti, Compagnia del Teatro Stabile dell’Aquila, Firenze, Teatro La  Pergola, 11 gennaio 1974;
-         Amleto,  da W. Shakespeare e J. Laforgue (III edizione), regista e protagonista C. B:, Prato, Teatro Metastasio, settembre 1974;
-         S.A. D. E., ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della gendarmeria salentina, regista e protanista C. B., scene e costumi di G. Bignardi, musiche di S. M. Romitelli, direttore d’orchestra L. Zito, Milano, Teatro Manzoni, 3 ottobre 1974;
-         Faust-Marlowe-Burlesque, di A. Trionfo e L. Salveti, regia di A. Trionfo, protagonista C. B., scene di E. Luzzati, costumi di G. Panni, Prato, Teatro Metastasio, 22 marzo 1976;
-         Romeo e Giulietta (storia di W. Shakespeare), secondo C. B., collaboratori al testo e alla traduzione italiana R. Lerici e F. Cuomo, regista e protagonista (Mercuzio) C. B., musche originali di L. Zito, colonna sonora di C. B., Prato, Teatro Metastasio, 17 dicembre 1976;
-         Riccardo III, da W. Shakespeare, secondo C. B., regista e protagonista C. B., musiche originali di L. Zito, colonna sonora di C. B., Cesena, Teatro Bonci, 22 dicembre 1977;
-         Otello o la deficienza della donna, da W. Shakespeare, secondo C. B., regista e protagonista C. B., Roma, Teatro Quirino, 18 gennaio 1979;
-         Manfred, di Byron, musiche di R. A. Schumann, traduzione italiana , regista e voce solista C. B., orchestra e coro dell’Accademia di S. Cecilia diretta da P. Bellugi, Roma, Auditorium di via della Conciliazione,  6 maggio 1979 e nello stesso anno al Teatro alla Scala di Milano;
-         Spettacolo-concerto Majakovskij (Majakovskij-Blok_Esenin-Pasternak) (V edizione), protagonista solista C. B., musiche di G. G. Luporini, percussioni live A. Striano, XXXV Sagra musicale umbra, Perugia, Teatro Morlacchi, 21 settembre 1980;
-         Hyperion, di B. Maderna, suite dall’opera per flauto, oboe, voce recitante, coro e orchestra (da F. Hölderlin), traduzione italiana, adattamento, voce solista C. B., orchestra e coro dell’Accademia di S. Cecilia diretta da M. Panni, Roma, Auditorium di via della Conciliazione, 23 novembre 1980;
-         Divina Commedia, “Lectura Dantis” per voce solista, voce solista C. B., musiche introduttive di S. Sciarrino, flauto solista D. Bellugi, Bologna, Torre degli Asinelli, 31 luglio 1981;
-         Lectura dantis e  Eduardo recita Eduardo, di C. B. e E. De Filippo, Roma, Palaeur, novembre 1981;
-         Pinocchio,  da C. Collodi (III edizione), regista e protagonista C. B., musiche di G. G: Luporini, Pisa, Teatro Verdi, 5 dicembre 1981;
-         Canti Orfici,  poesia e musica, da D. Campana, voce solista C. B., chitarra solista F. Cucchi, Milano, Palazzo dello Sport, 13 marzo 1982;
-         Macbeth, da W. Shakespeare, due tempi di C. B., musiche di G. verdi, regista e protagonista C. B., orchestrazione e direzione di L. Zito, Milano, Teatro Lirico, 4 gennaio 1983;
-         Egmont (un ritratto di Goethe), versione italiana ed  elaborazione da Goethe, musiche di L. van Beethoven, voce solista C. B., orchestra dell’Accademia di S. Cecilia, P.zza del Campidoglio, 30 giugno 1983;
-         Mi presero gli occhi…, da F. Hölderlin e G. Leopardi, voce solista C. B., musiche di G. G. Luporini, Torino, Teatro Colosseo, 3 novembre 1983;
-         L’Adelchi di A. Manzoni in forma di concerto, rielaboratore, regista e protagonista C. B., musiche di G. G. Luporini, percussionista A. Striano, Milano, Teatro Lirico, 23 febbraio 1984;
-         Lorenzaccio, al di là di de Musset e Benedetto Varchi, regista e protagonista C. B., Firenze, Ridotto del Teatro comunale, 4 novembre 1986;
-         Canti,  di G. Leopardi, voce solista C. B., Recanati, Piazza Leopardi, 12 settembre 1987;
-         Hommelette per Hamlet, operetta inqualificabile da J. Laforgue (IV edizione), regista e protagonista C. B., scene e costumi di G. Marotta, basso U. Trama, Bari, Teatro Piccinni, 10 novembre 1987;
-         La cena delle beffe, da S. Benelli, secondo C. B. (II edizione), regista e protagonista C. B., musiche di L. Ferrero, Milano, Teatro Carcano, 12 gennaio 1989;
-         Pentesilea la macchina attoriale-attorialità della macchina,  momento n. 1 del progetto ricerca  Achilleide, da Stazio, Kleist, Omero e post-omerica, voce solista C. B., Milano, Castello  Sforzesco, 26 luglio 1989;
-         Pentesilea, cit., momento n. 2, voce solista C. B., Roma, Teatro Olimpico,19 maggio 1990;
-         Hamlet Suite, spettacolo-concerto da J. Laforgue (V edizione), regista e protagonista C. B., musiche di C. B., XLVI Festival Shalkespeariano, Teatro Romano, 21 luglio 1994.


CINEMA:


-         Ventriloquio, mediometraggio, produzione C. B., 1967;
-         Hermitage,  mediometraggio, produzione Nexus Film, 1968;
-         Nostra Signora dei Turchi, lungometraggio, produzione C. B., Italia,1968;
-         Capricci,  lungometraggio, da Arden of Feversham, produzione BBB (Barcelloni, Bene, Brunet), Italia, 1969;
-         Don Giovanni, lungomtraggio, produzione C. B. , 1971;
-         Salomè, lungometraggio, Cinecittà, produzione C. B., 1972;
-         Un Amleto di meno, Cinecittà, produzione C. B. e Donatello Cinematografica, 1973


DISCOGRAFIA:


-         Manfred-Byron-Shumann, orchestra e coro del Teatro alla Scala, direzione di D. Renzetti, Fonit Cetra, 1980;
-         Majakovskij, musiche di G. G. Luporini, Fonit Cetra, 1981;
-         Lectura Dantis, musiche di S. Sciarrino, CGD, 1981;
-         Pinocchio, musiche di G. G. Luporini, CGD, 1981;
-         L’Adelchi, musiche di G. G. Luporini,Garzanti, 1984;
-         Hamlet Suite,  Nostra Signora s. r. l., 1994:


SPETTACOLI PER LA TELEVISIONE (TITOLI PRINCIPALI):


-         Quattro diversi modi di morire in versi: Majakovskij-Blok-Esenin-Pasternak, adattamento di C. B. e R. Lerici, 1974;
-         Un Amleto di meno, da W. Shakespeare,e J. Laforgue, 1974;
-         Riccardo III, da W. Shakespeare, 1977;
-         Manfred, da Byron-Shumann, 1979;
-         Otello, da W. Shakespeare, 1979;
-         L’Adelchi, da A. manzoni, 1984:
-        

RADIOFONIA (TITOLI PRINCIPALI):

-         Interviste impossibili, di G. Manganelli e G. Ceronetti, 1973;
-         Marco Aurelio,  di V. Sermonti, 1973;
-         Cassio governa Cipro,  di G. Manganelli, 1973;
-         Amleto,  da W. Shakespeare, 1974;
-         Pinocchio, da C. Collodi, 1974;
-         Salomè,  da e di Oscar Wilde, 1975;
-         Tamerlano il Grande,  di C. Marlowe, protagonista C. B. e regia di C. Quartucci, 1975;
-         Romeo e Giulietta, da W. Shakespeare, secondo C. B., 1976;
-         Cuore, di E. De Amicis, 1979;
-         Manfred, da Byron –Shumann, 1979;
-         Otello, da W. Shakespeare, 1979;
-         Egmont, da Goethe-Beethoven, 1983;
-         L’Adelchi, da A. Manzoni, 1984;


BIBLIOGRAFIA :



-         Pinocchio e Proposte per il teatro,  Lerici, 1964;
-         Nostra Signora dei Turchi,  Sugar, 1966;
-         Credito Italiano V.E.R.D.I., Sugar, 1967;
-         L’orecchio mancante, Feltrinelli, 1970;
-         A Boccaperta, Giuseppe Desa, S.A.D.E., Masoch, Einaudi, 1976;
-         Sovrapposizioni, di Carmelo Bene e G. Deluze, Feltrinelli, 1978;
-         Il rosa e il nero, Giusti, 1980;
-         Manfred, Giusti, 1980;
-         Otello o la deficienza della donna, Feltrinelli, 1981;
-         La voce di Narciso, Il Saggiatore, 1982;
-         Sono apparso alla Madonna, Longanesi, 1983;
-         L’Adelchi o della volgarità del politico,  di C. B. e G. Di Leva, Longanesi 1984;
-         Lorenzaccio, con studio di M. Grande, Nostra Signora Editrice, 1986;
-         Il teatro senza spettacolo, con saggi critici, Marsilio 1990;
-         La ricerca impossibile, Biennale Teatro ’89,  con saggi critici, Marsilio, 1990;
-         Vulnerabile invulnerabilità e necrofilia in Achille, Nostra Signora Editrice, 1994



* Gli elenchi seguenti sono stati tratti da: Carmelo Bene, Opere (autografia di un ritratto), Bompiani 1995

Carmelo Bene - Morte di Un Poeta (Esenin). By: anais61_1    
Carmelo Bene. By: Viaumidaestretta.  
Carmelo Bene. All'Amato Me Stesso. By: alogicoVideo   
- 04. http://video.libero.it/app/play?id=9d0a4d6ca5f7b836c9e3cd38ba552546
Carmelo Bene. La maschera di Narciso...  By: alogicovideo5  
Carmelo Bene. All'amato Me Stesso...  By: alogicovideo5 

Carmelo_Bene_Lectura_Dantis_01

DANTE, Inferno: Canto V. Video:http://video.libero.it/app/play?id=0c65b1167566a71a2de1e31ea0ed633e / Carmelo Bene recita Dante. By: Affaritaliani.it    



martedì 20 giugno 2023

1559. MINTURNO. DE POETA, AD HECTOREM PIGNATELLUM, VIBONENSIUM DUCEM, LIBRI SEX. Traduzioni a cura di Maura Pini.

MINTURNO. DE POETA, AD HECTOREM PIGNATELLUM, VIBONENSIUM DUCEM, LIBRI SEX

Autore: SEBASTIANI MINTURNO, Antonio (ca. 1497-1574)

Tipografo: (Francesco Rampazetto [for Giordano Ziletti])

Dati tipografici: Venezia, 1559




UN COLOSSO TRA LE ARTES POETICAE” (WEINBERG)

4to (205x145 mm). [8], 567, [1 bianco] pp. Fascicolazione: *4 A-BBBB4. Impresa di Ziletti al frontespizio. Vitello pannellato del XVIII secolo dorato, dorso dorato nei compartimenti, scritta in marocchino rosso, bordi cosparsi (estremità e dorso sfregati). Al contropiatto anteriore ex libris inciso dei Conti di Macclesfield (cfr. The Library of the Earls of Macclesfield, Part Twelve, London, Sotheby's, 2008, n. 4619).

 

Prima edizione. “In confronto ai suoi predecessori abbastanza brevi, abbastanza scarni, abbastanza risoluti, il De poeta (1559) di Antonio Sebastiano Minturno è un colosso tra le 'artes poeticae'. I sei libri di dialoghi formano un aggregato di quasi seicento pagine. Inoltre, piuttosto che attingere quasi esclusivamente all'Ars poetica, l'opera incorpora (oltre a Orazio) quasi tutta la Poetica e abbondanti materiali da Platone (Repubblica, Leggi, Ione, ecc.), dalla Retorica di Aristotele, da Quintiliano, e da tutti gli scritti retorici di Cicerone. È dunque la prima delle arti poetiche veramente estese, la prima a tentare una dettagliata discussione di ogni aspetto della dottrina e della tecnica, la prima ad ampliare considerevolmente la gamma dei riferimenti e delle 'autorità'. Queste caratteristiche non sono prive di importanti conseguenze per la natura stessa dell'opera; perché gli danno un eclettismo di ampio respiro, che si riflette nella teoria elaborata in ultima analisi da Minturno […] Dal modo in cui si sviluppano queste varie distinzioni, dalle varie chiusure nelle direzioni del poeta o della natura o del poema o il pubblico, dovrebbe essere chiaro, il trattato di Minturno rimane principalmente eclettico e sincretico. Nessuno dei termini di riferimento ultimo arriva a dominare gli altri, a imporre un'organizzazione sistematica all'opera. Nella misura in cui c'è un ordinamento delle idee, è un ordinamento dei principi retorici. A un'estremità di ciascuna delle catene di relazione c'è un effetto sul pubblico; all'altro capo, qualche facoltà del poeta capace di produrre quell'effetto; al centro, la poesia che serve da mezzo o strumento […] Per Minturno, il poeta, la sua arte e le sue facoltà occupano una simile posizione di preminenza. Quello che fa Minturno, in sostanza, è riprendere tutto lo schematismo retorico del suo tempo, sostituire all'oratore il poeta, e introdurre - in quelli che gli sembravano i punti più verosimili del ragionamento - tutto il materiale conosciuto su l'arte della poesia. In tal modo sia la Poetica che l'Ars poetica sono, se non assimilate, almeno incorporate in un vasto compendio sull'arte” (B. Weinberg, A History of Literary Criticism in the Italian Renaissance, Chicago-Toronto, 1961, pp. 737-743)

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L'AMORE INNAMORATO.

RIME ET PROSE DEL SIG. ANTONIO MINTURNO, NUOVAMENTE MANDATE IN LUCE. ALL'ILLUSTRISSIMO SIG. DON GIROLAMO PIGNATELLO. Venezia, Francesco Rampazetto, 1559. [Bound with:] L'amore innamorato [...] [followed by:] Panegirico in laude d'amore [...]

Autore: SEBASTIANI MINTURNO, Antonio (ca. 1497-1574)

Tipografo: Francesco Rampazetto

Dati tipografici: Venezia, 1559

 

Due parti in un volume, 8vo (148x98 mm). I: [16], 247, [17] pp. Collazione: *8 A-Q8 R4. Marca tipografica al frontespizio. II-III: 157, [3] pp. Collazione: a-k8. La foglia k8 è uno spazio vuoto. Marca tipografica su entrambi i frontespizi. Il Panegirico inizia a l. h1r (p. [113]). Pergamena rigida del XVIII secolo, titolo inchiostrato al dorso, margini spruzzati. Tracce di tarlo sulle prime carte riparate, restauro marginale sul primo fascicolo e sulle ultime 35 carte, macchie marginali ovunque.

Prima edizione di queste tre opere di Minturno. Le Rime, a cura di Girolamo Ruscelli (1504-1566), segnano una svolta nella storia della lirica dell'Italia meridionale, poiché con il suo nuovo stile sperimentale "napoletano" abbandonano il modello tradizionale di Bembo e Petrarca e impostano uno stile nuovo. Con L'amore innamorato Minturno si rivolge idealmente ad altri modelli, in particolare all'Arcadia di Sannazaro e all'Ameto di Boccaccio, come egli stesso dichiara nella sua Arte poetica del 1564. Il testo, che narra le avventure di Amore, figlio di Venere, è un prosimetro, cioè alterna parti in prosa ad altre in versi, e può essere descritto come una specie di romanzo. L'autore immagina il racconto come il risultato della conversazione tra alcune ninfe in Sicilia, impegnate a discutere il tema dell'amore. Sulla stessa linea anche il Panegirico che celebra l'amore.

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Biografia

Antonio Sebastiani nacque a Minturno, presso Latina, intorno al 1497. Nel 1511 si trasferì a Sessa Aurunca per studiare con Agostino Nifo, che seguì poi a Padova e Pisa, dove, alla fine del 1520, divenne docente di poetica e oratorio. Alla fine del 1521 si trasferì a Roma come docente di teologia e filosofia. A Roma, grazie forse all'intercessione di un altro allievo del Nifo, Galeazzo Florimonte, entrò in contatto con Ludovico Beccadelli, Girolamo Seripando, Gasparo Contarini e Filippo Gheri, poi segretario del cardinale Giovanni Morone. Nel 1524 prese servizio come precettore della famiglia Colonna a Genazzano, e fu in questo periodo che entrò nell'Ordine dei Teatini. L'anno successivo torna a Napoli per riprendere gli studi; qui frequentò Girolamo Carbone, Pomponio Gaurico, Pietro Summonte, Pietro Gravina, e nobildonne come Maria di Cardona, Giulia Gonzaga e Beatrice d'Appiano d'Aragona. È molto probabile che in questo periodo abbia adottato il nome Minturno (da Minturnae, nome latino della sua città natale), che ha conferito alla sua persona una gravitas umanistica. Dall'ottobre 1527 fu precettore prima in casa di Camillo Pignatelli, conte di Borrello, e poi di Girolamo e Fabrizio Pignatelli, figli di Ettore, viceré di Sicilia. La maggior parte della produzione letteraria di Sebastiani Minturno è concentrata nel periodo 1526-1542. La vicinanza a Francesco Maria Molza, Claudio Tolomei, Luigi Tansillo e agli ambienti letterari spagnoli gli permise di sviluppare già all'inizio della sua attività letteraria nozioni e teorie estetico-critiche sulla sua produzione, che confluirono poi nelle stesure finali del De poeta e Arte poetica. Nel 1542, dopo quindici anni di servizio presso la famiglia Pignatelli, gratificato da una pensione annua di duecento ducati, tornò a Minturno. Già l'anno successivo, però, si recò a Napoli per insegnare teologia ma, a causa dei problemi sorti nel tentativo di imporre l'Inquisizione in città, fu costretto a trasferirsi in Sicilia, dove rimase almeno fino al 1548; in questa occasione fu saccheggiata e smembrata tutta la sua biblioteca, per essere recuperata solo successivamente grazie alla collaborazione di Andrea Cossa. A questo periodo risale la composizione delle Rime e dell'Amore innamorato, opere entrambe concepite all'interno del circolo letterario orbitante attorno a Maria di Cardona. Dal 1548 al 1551 tornò a Napoli, e dal 1554 al 1558 visse in Calabria. Nel 1556 tentò di far stampare a Venezia il De poeta (ma l'edizione sarebbe stata preparata solo nel 1559), e nel 1558 fu nominato vescovo di Ugento. Per intercessione di Girolamo Seripando fu convocato al Concilio di Trento. La composizione del Diocle, dei Poemata, delle Orationes, di una Moseida perduta e di altre opere e scritti testimonia il vero interesse dell'autore per la produzione latina e sottolinea il suo interesse a trasferire al tema biblico i codici ei modelli della poesia greca antica. Nel 1565 fu nominato vescovo di Crotone. Tra il 1564 e il 1565 iniziò la compilazione della Synopsis historiae patriae de episcopis Minturnensibus et Traictensibus poi pubblicata da De Gennaro nel 1570. Le opere più importanti di Minturno sono senza dubbio il De poeta, le quattro parti dell'Arte poetica.


SEBASTIANI MINTURNO, Antonio

di Gennaro Tallini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SEBASTIANI MINTURNO, Antonio

Nacque a Traetto (oggi Minturno, prov. di Latina), probabilmente nel 1497, se è vero quanto riportato in un documento sui fuochi di Terra di Lavoro del 18 gennaio 1507 (in base al quale risulterebbe all’epoca di dieci anni d’età), o nel 1500 secondo altre fonti. Incerte le notizie sui genitori.

Orfano di padre a quattro anni, tra il 1507 e il 1510 studiò inizialmente a Minturno, presso la scuola di Florio Bovaccio; nel 1511 si trasferì a Sessa Aurunca per studiare con Agostino Nifo che poi seguì a Padova e quindi a Pisa dove, alla fine del 1520, era già docente di poetica e oratoria.

Alla fine del 1521 passò a Roma come docente di teologia e filosofia, e dove, grazie forse ai buoni uffici di un altro allievo di Nifo, Galeazzo Florimonte, entrò in contatto con Ludovico Beccadelli, Girolamo Seripando, Gasparo Contarini e Filippo Gheri, poi segretario del cardinale Giovanni Morone. Nel 1522 alcune fonti lo danno di nuovo a Minturno a causa della peste ed entro la fine del 1524 si trovava a Napoli. Nello stesso 1524 assunse servizio come precettore dei Colonna a Genazzano ed è a questo periodo (o al massimo entro la fine del 1525) che deve farsi risalire l’ammissione all’Ordine dei teatini da alcuni fissata al 1521, cosa non vera perché l’Ordine venne ufficialmente fondato solo nell’autunno del 1524.

L’anno successivo (e non nel 1526 come attestato da tutte le fonti) fece ritorno a Napoli per riprendere in maniera più completa i propri studi, frequentando Girolamo Carbone, Pomponio Gaurico, Pietro Summonte, Pietro Gravina, e nobildonne come Maria di Cardona, Giulia Gonzaga e Beatrice d’Appiano d’Aragona, signora di Fondi e Traetto, che con i Colonna, Florimonte, Seripando, Nifo e forse anche Mario Equicola furono importanti per il rafforzamento dei rapporti e per la sua stessa formazione. È molto probabile che in questi frangenti egli abbia adottato il nome Minturno (da Minturnae nome latino della città natale), utile a costruirsi un’aura completamente umanistica.

Dall’ottobre del 1527 fu precettore prima in casa di Camillo Pignatelli conte di Borrello e, in seguito, di Girolamo e Fabrizio Pignatelli, figli di Ettore viceré di Sicilia.

Nel periodo 1526-42 si concentra la maggior parte della produzione letteraria di Sebastiani Minturno e si riscontrano i contatti più vivi e utili alla costruzione della sua teoria letteraria. La vicinanza a Francesco Maria Molza, Claudio Tolomei e Luigi Tansillo e agli ambienti letterari spagnoli gli permisero di sviluppare già agli inizi dell’attività letteraria nozioni e teorie estetico-critiche sulla sua produzione che poi, affinata la propria riflessione nel tempo, furono riversate nelle stesure definitive del De poeta e dell’Arte poetica. Al biennio 1525-27 risale la composizione di un trattato in forma di dialogo dal titolo L’Accademia, perduto durante le vicende che colpirono Napoli nel 1527-28 e i cui estratti ci sono pervenuti attraverso le citazioni inserite nel Petrarcha con la spositione di M. Giovanni Andrea Gesualdo (Venezia 1553).

Nel 1542, dopo quindici anni di servizio presso i Pignatelli, gratificato da una pensione annua di duecento ducati, fece ritorno a Minturno, dove nel 1545 fu censito come capofamiglia. Già l’anno dopo, però, si recò a Napoli per insegnare teologia ma, a causa dei problemi sorti nel tentativo di imporre in città l’Inquisizione, si vide costretto a recarsi in Sicilia almeno fino al 1548; in questi frangenti tutta la sua libraria fu saccheggiata e smembrata: fu recuperata in seguito grazie alla collaborazione di Andrea Cossa. A questo periodo risale la composizione delle Rime e dell’Amore innamorato, opere ideate all’interno del circolo letterario orbitante intorno a Maria di Cardona.

Dal 1548 al 1551 tornò a Napoli e dal 1554 al 1558 si spostò in Calabria. Nel 1556 cercò di far stampare a Venezia il De poeta (l’edizione verrà approntata solo nel 1559) e nel 1558 fu nominato vescovo di Ugento. Per intercessione di Girolamo Seripando fu convocato al Concilio di Trento.

La composizione del Diocles, dei Poemata, delle Orationes, di un perduto Moseida e di altre opere e scritti testimonia i veri interessi dell’autore nella produzione in latino ed evidenzia il suo interesse nel trasferire sul tema biblico i codici e i modelli della poesia greca antica. Le narrazioni estratte dall’Antico Testamento, dunque, nella progettazione lirica minturnina assolvono alla stessa funzione delle «favole pagane» di cui scrive al cardinal Morone nella lettera prefatoria ai Poemata Tridentina. Nel Concilio fu impegnato nella commissione che si occupava del sostegno economico ai titolari di piccoli vescovadi, mentre i suoi interventi furono poi raccolti nel De Officis ecclesiae prestandis, edito con altre opere nel 1564 a Venezia sotto il suo diretto controllo.

Nel 1565 fu nominato vescovo di Crotone, dove svolse compiti esclusivamente pastorali, le cui tracce emergono dalle lettere a Federigo Borromeo e a Guglielmo Sirleto. Tra il 1564 e il 1565 iniziò la compilazione della Synopsis historiae patriae de episcopis Minturnensibus et Traictensibus pubblicata poi da De Gennaro nel 1570, e due anni più tardi avviò il processo contro Ottavio Ruffo di fronte al tribunale dell’Inquisizione di Napoli.

Le opere più importanti di Minturno sono sicuramente il De poeta, i quattro ragionamenti dell’Arte poetica, l’Amore innamorato e le Canzoni sopra i salmi. I due trattati si occupano di delineare, l’uno, la figura del poeta e le conoscenze che deve acquisire in materia di costruzione poetica e, l’altro, di delineare modelli e generi della poesia volgare.

Il progetto del De poeta va ricondotto ai primi anni Venti del secolo ma, solo nella lettera a Miguel Mai del 5 gennaio 1541, l’autore ne parla come di un’opera conclusa e circolante manoscritta tra diversi amici. Nel primo dei sei libri di cui è composto il trattato, Minturno delinea i caratteri principali dell’invenzione poetica, dell’organizzazione delle parole e della materia da trattare; nel secondo libro descrive l’idea di poesia rispetto alla pittura e alla scultura sulla base di Orazio e Virgilio; nel terzo traccia il profilo della tragedia e della commedia secondo le lezioni di Pomponio Gaurico e Lucio Vopisco; nel quarto tratta della poesia melica, nel quinto della elegiaca e nel sesto del linguaggio poetico e della sua diversità tra autori.

L’Arte poetica (stampata nel 1563, ma circolante manoscritta già dal 1557) presenta anch’essa problemi di datazione che ne fissano la creazione più o meno in contemporanea con il De poeta: il trattato latino ha costituito una solida base per quello in volgare, in cui l’autore dialoga con Vespasiano Gonzaga della poesia in generale, dell’epica e del romanzo, con Angelo di Costanzo di tragedia e commedia, con Bernardino Rota di poesia melica, con Ferrante Carafa della funzione delle parole, del numero, delle figure retoriche e delle forme generali del parlare.

Morì a Crotone, nel gennaio del 1574, mentre era ancora intento a scrivere e progettare opere letterarie.

Opere. Rime, in Rime diverse [...] libro quinto, raccolte da L. Domenichi, Venezia, Giolito, 1546; Lettere di meser Antonio Minturno, in Vineggia, Scoto, 1549 (rist. Venezia, Scoto, 1559); Rime, in Rime di diversi [...] autoriraccolte da L. Dolce, Venezia, Giolito, 1556; Rime, in Rime et prose [...] nuovamente mandate in luce, raccolte da G. Ruscelli, Venezia, Arrivabene, 1559; Antonii Sebastiani Minturni de Poeta..., Venetiis, Rampazetto (ma Giordano Ziletti), 1559; Antonii Sebastiani Minturni Poemata Tridentina, Venetiis, Vavassori, 1559 (rist. Venezia, Vavassori, 1564); Rime et prose del sig. A. Minturno nuovamente mandate in luce, in Vineggia, Rampazetto, 1559; L’Amore innamorato del sig. Antonio Minturno, in Venetia, Rampazetto, 1559; Del s. Antonio Sebastiano Minturno vescovo d’Ugento canzoni sopra i salmi, in Napoli, Scoto, 1561; Antonii Sebastiani Minturni Poemata, Neapoli, Scotum, 1562; L’arte poetica del sig. Antonio Minturno nella quale si contengono i precetti [...] d’ogni altra poesia..., in Venetia, Vavassori, 1563 (2ª ed. Venezia, Vavassori, 1564). Antonii Sebastiani Minturni episcopi Uxentini De officiis Ecclesiae praestandis..., Venetiis, Vavassori, 1564; Antonii Sebastiani Minturni Epigrammata et elegiae, Venetiis, Vavassori, 1564; Antonii Sebastiani Minturni Poemata ad Consalvum Pyretium summi consilij apud catholicum regem virum primarium, Venetiis, Vavassori, 1564; Antonii Sebastiani Minturni Poemata ad ill. principem m. Antonium Columnam, Venetiis, Vavassori, 1564; Antonii Sebastiani Minturni episcopi Vxentini, De officiis ecclesiae praestandis, orationes Tridentinae. Habes hic omnia, quae per sexdecim fere menses Pio IIII pont. max. in s. Synodo Tridentini, Venetiis, apud Io. Andream Valuassorem, 1564; Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., IX.G.5, A. Sebastiani Minturni decreta diocesanae synodi Uxentinae (1564?); Basilii imperatoris romanorum Praecepta ad Leonem filium et imperii collegam. Minturno episcopo Crotoniensi interprete, Neapoli, apud Io. M. Scotum, 1565; Precetti a Leone suo figlio e imperadore, tradotti di greco in volgare dal Minturno vescovo di Crotone, in Napoli, Gio. M. Scotto, 1565; Musica de virtuosi [...] a cinque voci con le rime del sig. Antonio Minturno Libro primo, in Vineggia, Scoto, 1569; Antonii Minturni Sebastiani de Adventu Caroli V imp. in Italiam libri tres..., in Monteregali, excudebat Petrus Franc. Burghesius ciuis Vercellensis, 1570; Synopsis historiae patriae de episcopis Minturnensibus et Traiectensibus, Napoli, Amato [?], 1570.

Fonti e Bibl.: G. Toffanin, La fine dell’Umanesimo, Milano 1920, pp. 102-113; R. Calderisi, Antonio Sebastiano Minturno, poeta e trattatista del Cinquecento dimenticato, Aversa 1921; A. De Sanctis, Di Antonio Minturno umanista del Cinquecento, in Archivio della R. Società romana di storia patria, 1927, vol. 50, pp. 309-318; B. Weinberg, The poetic theories of Minturno, in Studies in honor of Frederick W. Shipley, in Washington University Studies, n.s., XIV (1942), pp. 101-129; B. Croce, Umanisti del primo e del secondo Rinascimento, Bari 1947; P.G. Ricci, Antonio da Traetto cioè il Minturno, in La Rinascita, II (1956), pp. 363-367; M. Pecoraro, Minturno, Antonio (1500-1574), in Dizionario critico della letteratura italiana, a cura di V. Branca, II, Torino 1973, pp. 611-614; La “locuzione artificiosa”. Teoria ed esperienza della lirica a Napoli nell’età del Manierismo, a cura di G. Ferroni - A. Quondam, Roma 1973; S. Ussia, Note al lessico critico in A. S. detto il Minturno, in Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Napoli, n.s., XVII (1975), pp. 157-171; G. Belloni, Di un «parto d’elephante» per Petrarca. Il commento del Gesualdo al «Canzoniere», in Rinascimento, XX (1980), pp. 359-381; A. Greco, Quindici lettere inedite di Antonio Minturno, Marina di Minturno 1983; P. Sabbatino, L’arte poetica del Minturno. L’integrazione della lirica al sistema aristotelico dei generi, in Id., Il modello bembiano a Napoli nel Cinquecento, Napoli 1986, pp. 103-124; G. Belloni, Laura fra Petrarca e Bembo. Studi sul commento umanistico-rinascimentale al «Canzoniere», Padova 1992, pp. 188-225; M. Rizzi, A. S.M. e G.A. Gesualdo, Marina di Minturno 1998, pp. 21-104; B. Grazioli, L’amore innamorato di Antonio Minturno, in Il prosimetro nella letteratura italiana, a cura di A. Comboni - D. Riccio, Trento 2000, pp. 351-401. S. Ussia, Amore innamorato. Riscritture poetiche della novella di «Amore e Psiche» (sec. XV-XVII), Vercelli 2001; D. Colombo, La struttura del «De Poeta» di Minturno, in ACME. Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Milano, LV (2002), 2 (maggio-agosto), pp. 187-200; D. Colombo, La cultura letteraria di A. Minturno, in Giornale storico della letteratura italiana, CLXXXI (2004), pp. 544-557; F. D’Alessandro, Il Petrarca di Minturno e Gesualdo. Preistoria del pensiero poetico tassiano, in Aevum, LXXIX (2005), pp. 615-637; C. Bobes Naves, Teoría de la comedia en la «Poética toscana» de Sebastiano Minturno, in Revista de literatura, LXX (2008), 140 (luglio-dicembre), pp. 371-404; A. Minturno, Amore innamorato, ed. critica a cura di G. Tallini, Roma 2008; G. Tallini, Docere e delectare nel pensiero critico di Antonio Minturno, in Esperienze letterarie, XXXIII (2008), pp. 73-100; F. D’Alessandro, «Mentre che l’un coll’altro vero accoppio»: il Petrarca di Minturno e la tradizione cristiana, in Poesia e retorica del sacro tra Cinque e Seicento, a cura di E. Ardissino - E. Selmi, Alessandria 2009, pp. 205- 234; A. Minturno, Arte poética, ed. critica e trad. a cura di C. Bobes Naves, Madrid 2009; J. Bellsolell Martínez, Miguel Mai y Antonio Sebastiano Minturno en la corte de Carlos V, in Studia aurea, IV (2010), pp. 139-178; D. Colombo, “Aristarchi nuovi ripresi”. Giraldi, Minturno e il riuso dell’antico nella trattatistica del Cinquecento, in Uso, riuso e abuso dei testi classici, a cura di M. Gioseffi, Milano 2010, pp. 153-182; R. Béhar, Le «De adventu Carolis imperatoris in Italiam» (ca. 1536) de Minturno: le célébration héroïque et mythique de Charles Quint, in La lyre et la pourpre. Poésie latine et politique de l’Antiquité tardive à la Renaissance, a cura di M.J.-L. Perrin - N. Catellani-Dufrêne, Rennes 2012, pp. 117-132; C. Burgassi, Gesualdo Lettore di Petrarca e la “prova degli artisti” (RVF 77), in Studi di filologia italiana, LXX (2012), pp. 169-181 (in partic. p. 172 n. 10); A. Minturno, Canzoni sopra i salmi, a cura di R. Morace, Roma 2014; G. de la Torre Ávalos, «... Al servitio de la felice memoria del Marchese del Vasto». Notas sobre la presencia de Bernardo Tasso en la corte poética de Ischia, in Studia aurea, X (2016), pp. 363-392; G. Toffanin, Minturno, Antonio, in Enciclopedia Italiana, XXIII, Roma 1951, p. 410.

papa, santo. - Karol Wojtyła (Wadowice, Cracovia, 1920 - Roma 2005). Primo papa non italiano dell’epoca moderna dopo Adriano VI (1522-23) e primo papa slavo della storia. ● Nato da modesta famiglia, fu studente in lettere e, durante l’occupazione nazista della Polonia, anche operaio in una cava di pietra ...a, l'Amore innamorato e le Canzoni sopra i salmi. Morì a Crotone nel gennaio 1574, mentre era ancora intento a scrivere e concepire nuove opere letterarie (cfr. G. Tallini, Sebastiani Minturno, Antonio, in: “Dizionario Biografico degli Italiani”, vol. 91, 2018, s.v.).

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