venerdì 25 maggio 2012

CHE LA DOMENICA DEDICATA A GIANKI SIA UN NUOVO GIORNO!


La nostra 
è una realtà difficile ... 
Noi stessi diciamo che non ci sono più
uomini in gamba o ragazzi audaci.
In verità di giorno
non sappiamo riconoscerci:
la caparbietà con cui  ricordiamo orgogliosi
le passioni dei giovani, presi dalla notte, lo rivela. 
Ricordiamo Gianky dunque
per rifiutare le vuote giornate
in cui ci dividiamo
crogiolanti.   

venerdì 11 maggio 2012

TONNARA DI BIVONA: DA IERI L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE CONOSCE UFFICIALMENTE IL D.L. 85/2010!





Apprendiamo dalla stampa che nei giorni scorsi la Fondazione Carical ha promosso un incontro al quale hanno partecipato rappresentanti dell'Anci e di Mecenate 90, per sottoscrivere una convenzione utile a sostenere, anche economicamente, gli enti locali nelle richieste di utilizzo e valorizzazione dei beni demaniali monumentali, da inviare allo Stato per la gestione dei Beni Demaniali.
La Fondazione, ribadendo che la condizione per il trasferimento dallo Stato agli Enti Locali è che questi siano mantenuti e valorizzati con un progetto ben definito, è rimasta positivamente colpita dal numero delle richieste avanzate dal Comune di Vibo Valentia, uno dei soli due comuni intervenuti.
Noi,   che da un anno ormai abbiamo illustrato obblighi e vantaggi del Decreto Legislativo 85/2010, in particolare riferendoci alla paradossale vicenda della Tonnara di Bivona, continuiamo ad augurarci  che l'incontro possa aver aperto la mente ai nostri amministratori.
E' certo comunque che da ieri, dalla data di quell'incontro nella sede della Fondazione Carical a cui ha partecipato il nostro Assessore alla Cultura (vedi filmato),  nessuno a Vibo Valentia può più far finta che il Decreto Legislativo che disciplina i modi e le forme con cui gestire i Beni Demaniali, non esista! Certo, localmente a nulla sono valse le denuce, a nulla le interpellanze ed a nulla la discussione in Consiglio Comunale ... e le prospettive non sono molto entusiasmanti. Anche i  resoconti di stampa non sono forieri di notizie positive: tra le 6 proposte di assistenza avanzate figura, ad esempio,  il Castello di Bivona, che seppur sottoposto a vincolo risulta sia stato acquistato dal Comune proprio lo scorso anno, mentre ahinoi sembra non compaia ... proprio la Tonnara di Bivona, che attualmente non risulta nemmeno essergli data in concessione!
C'è da sperare sia un refuso di stampa ... o siamo destinati a restare vittime dell'incapacità?


martedì 8 maggio 2012

ALLUVIONE: QUEL TORRENTE IN UN TUBO DA 30 CENTIMETRI!


E' vero. Ormai di quel tragico 3 luglio 2006 non importa che a pochi. C'è una frenesia nella rimozione di quell'evento, che trae origine dalla voglia di ritornare alla normalità. Normalità che però, dalle nostre parti, è altro, che è ben descritto nelle parole del Procuratore citate nell'articolo di Nicola Lopreiato di oggi: la normalità è che nessuno controlli e che nessuno segnali.
Qualunque sarà l'esito del processo, già oggi, quasi a sei anni dall'alluvione, possiamo ben dire che siamo ritornati alla normalità! Buona Lettura.

"È un quadro impietoso quello "dipinto" dal procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo dentro il quale sono state tratteggiate le cause principali della disastrosa alluvione del 3 luglio 2006. Un evento drammatico che portò alla morte del piccolo Salvatore Gaglioti, di appena 16 mesi, e di due guardie giurate, Ulisse Gaglioti (zio del piccolo) e Nicola De Pascale. Tutti travolti e uccisi in due momenti differenti sulla Statale 18, nel tratto tra Vibo e Longobardi. Valanghe di fango e detriti spazzarono via i loro corpi trascinandoli per centinaia di metri.
Una vera e propria catastrofe ambientale che provocò, tra l'altro, feriti, danni per decine di milioni di euro e centinaia di sfollati. Intere famiglie si ritrovarono senza casa, senza auto e con tutti i loro beni ed effetti personali seppelliti sotto il fango.
Le valutazioni del procuratore Mario Spagnuolo di fronte al giudice delle udienze preliminari Alessandro Piscitelli sono partite da una sentenza, tra l'altro di «non luogo a procedere» scaturita dalla prima inchiesta avviata dalla Procura sull'alluvione del 3 luglio del 2006. In quel procedimento erano stati coinvolti i vertici nazionali della Protezione civile, i responsabili regionali dell'Anas e dell'assessorato ai Lavori pubblici. Un verdetto attraverso il quale il giudice se da una parte non individuava alcuna responsabilità a carico delle persone coinvolte, dall'altra «fotografava – ha rilevato il Procuratore – il disastro del 3 luglio 2006». 
Un "giudizio" che già allora stabiliva che quei danni erano stati causati dalla massiccia cementificazione che era stata realizzata a monte dai luoghi del disastro (Cocari e Zufrò su tutti). «Indagini rigorose – ha spiegato il pm – attraverso interrogatori, consulenze e avvisi di conclusione indagini. Nulla è stato lasciato al caso. Sappiamo bene che il nostro sistema giuridico per quanto concerne i reati ambientali è piuttosto debole. Fino ad oggi, infatti, sono state solo due – ha ricordato il Procuratore – le sentenze passate in giudicato per quanto riguarda reati di natura ambientale».
E soffermandosi sulle cause che hanno provocato quella alluvione, Spagnuolo ha, a più riprese, posto una serie di interrogativi lasciando chiaramente intendere le risposte: 
«Cosa sarebbe successo se gli uffici competenti avessero tenuto fede alle condotte imposte dall'ordinamento giuridico? E cosa sarebbe successo, se in località Cocari, la parte alta della città non fosse stata permessa tutta quella edificazione come la normativa in materia avrebbe voluto? E ancora, cosa sarebbe successo se a valle i canali ed i fossi non fossero stati ostruiti dalla mano dell'uomo?»
Tutti quesiti che portano, secondo il pm, ad una conclusione: se non ci fosse stata quell'urbanizzazione selvaggia che per anni ha caratterizzato l'intero territorio molto probabilmente le conseguenze di quel violento nubifragio sarebbero state meno disastrose. Nella sua discussione il Procuratore ha focalizzato gran parte del suo intervento su contrada Cocari, la zona residenziale della città, «che non gode assolutamente – ha sottolineato – di una immunità extraterritoriale... In questa zona sono state realizzate ville con piscine, senza alcuna opera di urbanizzazione. Si è consentito inoltre di costruire sui fossi Zufrò e Bravo. In particolare nel primo caso il torrente è stato sostituito da un tubo di appena 30 centimetri».
Spagnuolo prima di arrivare a chiedere il rinvio a giudizio per tutti i 15 imputati, ha brevemente ripercorso l'origine del grande evento alluvionale tornando a ribadire che la concentrazione d'acqua è stata in prossimità della cabina del gas di località Cocari. Una enorme massa d'acqua che non ha trovato i suoi sbocchi naturali, bensì ha trovato davanti a sè lottizzazioni, muri di recinzione, giardini, ville e fossi del tutto insufficienti a smaltire quella enorme valanga di melma che mano a mano si andava ingrossando. Il tutto ha provocato due grandi colate fuori da ogni controllo che hanno completamente invaso la Statale 18, il punto dove furono travolti e uccisi il piccolo Salvatore Gaglioti e le due guardie giurate.
 «Cosa sarebbe accaduto – si è chiesto ancora il Procuratore – se il territorio fosse stato posto sotto controllo, se i tecnici avessero fatto il loro dovere e il comandante della Polizia Municipale avesse posto sotto sequestro quelle opere abusive o fatto le dovute segnalazioni agli uffici tecnici?».
Infine, il procuratore ha ricordato che nel 2001 la Regione ha adottato il Pai, lo strumento che perimetra le zone a rischio. Ma gli enti istituzionali (Provincia, Comune e Consorzio industriale) secondo quanto accertato dalla Procura non avrebbero provveduto a disporne l'attuazione attraverso le valutazioni tecniche dei rispettivi uffici.
Nel corso della stessa udienza il procuratore ha provveduto a depositare la perizia Aronica-Scalamandrè relativamente allo studio sulle portate dei fossi. L'avv. Ernesto D'Ippolito, del foro di Cosenza, difensore degli indagati Ugo Bellantoni e Domenico Corigliano ha chiesto la nullità della richiesta di rinvio a giudizio perché non sufficientemente esplicitate le contestazioni. 
Nel procedimento in qualità di responsabili civili anche Comune con l'avv. Nicola Lo Torto e la Provincia con l'avv. Emilio Stagliano. Il giudice ha poi fissato le date delle prossime udienze per le discussioni della difesa: 28 maggio e 18 giugno."

Articolo di Nicola Lopreiato, Gazzetta del Sud del 08.05.2012